giovedì 30 aprile 2009

La piccola bottega degli orrori (1986)

Al mattino sono solita, prima di andare al lavoro, guardare un film a pezzetti, giusto per rilassarmi un po’ e non svegliarmi proprio del tutto bruscamente. Ultimamente è toccato a La piccola bottega degli orrori (Little Shop of Horrors), film del 1986 diretto da Frank Oz, remake del film omonimo diretto da Roger Corman nel 1960 e trasposizione cinematografica del musical off Brodway datato 1982 e tratto proprio dalla pellicola di Corman.

 



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La trama: Seymour è uno sfigatissimo commesso nello squallido negozio di fiori del signor Mushnick. Un giorno, durante un’eclissi, trova una strana piantina che presto diventa l’attrazione della bottega e gli porta clienti a frotte, così come un successo personale inaspettato e l’attenzione della ragazza da cui è da sempre innamorato, Audrey. Peccato che la pianta (ribattezzata Audrey II) per sopravvivere ha bisogno di un inquietante nutrimento: il sangue. E mentre la pianta cresce, cresce anche il suo appetito…

 



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Quante volte da piccola ho visto questo film, pur non capendo un’acca delle canzoni che, se non erro, nella versione italiana non sono sottotitolate. E’ ovvio che ci sono molto affezionata, nonostante tutti dicano che il film di Corman sia nettamente migliore. Ma come si fa a non amare un musical che ha per protagonista la pianta carnivora più espressiva della storia del cinema? Audrey II rischierebbe di eclissare i protagonisti in carne ed ossa, se non fosse che gli attori sono la crema del Saturday Night Live dell’epoca, ed ogni guest appearence all’interno della pellicola è un’iniezione di nostalgia per ogni persona nata e cresciuta negli anni ’80. Rick Moranis, Bill Murray, Steve Martin, John Candy e James Belushi nella stessa pellicola sono un must per ogni appassionato ma in generale tutti gli attori della pellicola sono perfetti, così come perfette sono la voce e le movenze di Audrey II e delle sue piccole figliole.

 



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La storia è abbastanza stringata, un pretesto per far cantare i protagonisti, però è molto carina. L’idea della pianta venuta dallo spazio con un piano di conquista del mondo affonda le radici nella storia Faustiana dell’uomo che vende l’anima al diavolo per realizzare i suoi desideri: lo sfigatello Seymour passa le giornate desiderando di uscire dal malfamato quartiere di Skid Row, e di poter coronare il suo sogno d’amore con la sciacquetta dal cuore d’oro Audrey e, nonostante l’ovvio disgusto, accetta di scendere a compromessi con la pianta spinto dalla consapevolezza che solo lei potrà aiutarlo ad avere il successo sperato. Come nella migliore tradizione delle commedie, tuttavia, il buon Seymour dopo aver toccato il fondo si accorgerà che la disperazione lo aveva reso cieco su parecchie cose, riguardo a sé stesso e a ciò che lo circonda, e la morale del film potrebbe essere “credi in te stesso sempre”. Frustrazione, sogni infranti, ingenui desideri, amore, redenzione, tentazione e follia, sono tutti temi che arricchiscono la splendida colonna sonora. Tutti i cantanti sono bravissimi e alcune canzoni sono diventate assai famose, in primis l’iniziale Little Shop of Horror, per continuare con Dentist (con un esilarante Steve Martin che racconta l’infanzia e la vocazione del suo sadico dentista), Suddently Seymour, Downtown, e la canzone creata apposta per il film, l’assolo di Audrey II Mean Green Mother from Outer Space. Da sottolineare la presenza del graziosissimo “coro greco” formato dalle tre grazie di colore Crystal, Chiffon (Tisha Campbell – Martin, ovvero la moglie di Kyle in Tutto in Famiglia) e Rochelle.

 



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Ovviamente, come già detto, questo film non esisterebbe neppure senza la presenza di Audrey II, un perfetto animatronic che, pur privo di occhi in quanto pianta, canta, prende in giro, mangia, incombe come una presenza grottesca ed inquietante in tutto il film. Esilarante quanto tenta di morsicare le chiappe di una ragazza mentre Seymour è distratto nella sala d’attesa della radio e tenerissima nella sua “infanzia” quando comincia a ciucciare alla vista del sangue sul dito del suo padroncino. Certo, fa molto anche la voce che le fornisce Levi Stubbs, componente del gruppo motown Four Tops, azzeccatissima e molto molto cool.

Un film da vedere assolutamente se ancora non l’avete fatto (e cosa state aspettandoooo???).

 

Frank Oz è il regista della pellicola. Basta solo dire che presta la voce, in originale ovviamente, alla Miss Piggy dei Muppet per sottolineare quanto quest’uomo sia degno di stima. Tra i film del regista inglese ricordo Tutte le manie di Bob, Moglie a sorpresa, In & Out, La donna perfetta e Funeral Party. Ha 65 anni.

 



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Rick Moranis interpreta lo sfigatello Seymour. Indelebile nella memoria di ogni bravo bambino figlio degli anni ’80 dovrebbe esserci la sua performance nei panni di Louis (alias il Guardia di Porta) negli splendidi Ghostbusters e Ghostbusters II. Tra gli altri film di questo meraviglioso e ahimé scomparso, pare, caratterista, ricordo l’altrettanto geniale Balle spaziali, Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi, Tesoro mi si è allargato il ragazzino, The Flinstones. Ha prestato la voce per il film Koda fratello orso. L’attore canadese ha 56 anni e un solo, importante film di prossima (si spera!) uscita, Ghostbusters III. Prego perché sia assolutamente all’altezza degli altri due!

 



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Ellen Greene interpreta Audrey. Mi commuove vedere che di recente è apparsa davanti ai miei occhi proprio di recente, mentre guardavo Heroes, e neppure l’ho riconosciuta nei panni della madre di Sylar. L’attrice newyorchese ha partecipato anche al bellissimo Talk Radio, Una pallottola spuntata 33 e1/3: l’insulto finale, il meraviglioso Léon (era la mamma di Mathilda), Un giorno per caso e, per la tv, anche ad un episodio di X-files. Ha 58 anni e un film in uscita.

 



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Steve Martin interpreta il folle Orin Scrivello, rigorosamente D.D.S. E’ un attore che mi piace molto ma, chissà perché, non ha mai avuto troppo successo in Italia, ed è un peccato. Tra i suoi film ricordo Ho sposato un fantasma, Roxanne, Il padre della sposa, Moglie a sorpresa, Il principe d’Egitto (ovviamente come doppiatore), Looney Tunes: Back in Action, La Pantera Rosa ed il suo seguito. Per la TV ha dato la voce ad un episodio de I Simpson. Ha 64 anni e tre film in uscita.

 



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Bill Murray interpreta il masochista Paul Denton, unico paziente felice di Scrivello. Non esiste un film di Bill Murray che sia migliore dell’altro, ogni sua interpretazione, anche la più becera, è una perla. Posso dire con assoluta certezza che stiamo parlando di uno dei miei attori preferiti, se non IL preferito, anche perché mi ha praticamente cresciuta con i suoi film, tra i quali cito: Tootsie, i già citati Ghostbusters e Ghostbusters II, lo splendido S.O.S. Fantasmi, Tutte le manie di Bob, il geniale Ricomincio da capo, Lo Sbirro, il Boss e la Bionda, il meraviglioso Ed Wood, Sex Crimes: giochi pericolosi, Rushmore, Charlie’s Angels, Osmosis Jones, I Tenenbaum, Lost in Translation, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Broken Flowers, Il treno per il Darjeeling. Ha 59 anni e tre film in uscita, tra cui, ovviamente, Ghostbusters III!

 



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James Belushi interpreta Patrick Martin, in una piccola comparsata. I miei sentimenti verso costui sono sempre stati altamente contrastanti, non è ovviamente mai arrivato ai livelli del divino fratello John, di cui è sempre stato una pallida imitazione. Ma negli ultimi anni ha trovato la sua dimensione con l’esilarante La vita secondo Jim, che personalmente adoro. Tra i suoi non eccelsi film ricordo Una poltrona per due, Danko, Poliziotto a 4 zampe (e tutti i suoi seguiti..), Mister Destiny (che pur conta tra gli attori lo zio Quentin), Una promessa è una promessa, Cappuccetto Rosso e i soliti sospetti (doppia il Boscaiolo). Ha anche doppiato, tra l’altro, il Pinocchio di Benigni, e per la TV ha prestato la voce a serie storiche come Pinky and the Brain, Gargoyles, Timon & Pumbaa, Hercules, Rugrats, Jimmy Neutron. Ha inoltre partecipato a E.R. Ha 55 anni e due film in uscita.

 



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Il buon John Candy interpreta il dj Wink Wilkinson, piccolo cameo di questo grande (in tutti i sensi) comico canadese venuto a mancare troppo presto. Tra i suoi film ricordo 1941: allarme a Hollywood e The Blues Brothers (entrambi con il geniale John Belushi), Splash – Una sirena a Manhattan, Balle spaziali, Io e zio Buck, Mamma ho perso l’aereo, Bianca e Bernie nella terra dei canguri (come doppiatore), JFK – Un caso ancora aperto. E’ morto all’età di 44 anni, nel 1994, per un attacco cardiaco.





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Vi lascio con la clip della bellissima Mean Green Mother From Outer Space, il trionfo di Audrey II. ENJOY!!!





venerdì 24 aprile 2009

300 (2007)

In questo periodo sto guardando davvero un sacco di film ma il tempo per recensirli è sempre meno.

Ho festeggiato la domenica di Pasqua guardando, dopo mesi di consigli e recensioni altrui, 300 di Zack Snyder, tratto dall’omonima graphic novel di Frank Miller, spinta anche dall’indubbia bellezza di Watchmen. Che dire, si agitano in me opinioni contrastanti…

 



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La trama, come ben mi disse l’amico Toto: “Quale vuoi che sia? E’ storia”. Per gli ignoranti come me che non la conoscessero si parla della battaglia delle Termopili, avvenuta nel 480 a.C. tra gli Spartani, appunto 299 uomini guidati dal prode guerriero Leonida (e con questo fanno 300), e l’enorme esercito del grande re Serse che vorrebbe sottomettere il regno di Sparta. Inutile dire che la battaglia, nonostante gli inaspettati successi, può avere un solo esito, anche grazie al patetico gobbo Efialte.

 



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Questo è uno di quei film che riesce ad essere artistico, epico e trash al tempo stesso. E’ innanzitutto un film assai “visivo”, giustamente. Non avendo mai letto la graphic novel non posso essere certa che, come in Sin City, ogni scena riprenda la sua gemella nel fumetto: certo è, però, che ogni singolo fotogramma della pellicola è curato fin nel minimo dettaglio, grazie anche ad un uso della computer graphic che, pur essendo assai invadente, crea comunque delle immagini che sono indimenticabili.

I colori sono molto intensi, predominano ovviamente il rosso del sangue ed il nero delle armi e delle frecce. Gli sfondi sono uno splendore come le scene di battaglia, meravigliosamente coreografate pur nella loro rozzezza (non è un film alla “Hero” o “La foresta dei pugnali volanti” ma l’immagine del cielo oscurato dalle frecce non ha nulla da invidiare a questi due capolavori). L’aggettivo che mi veniva in mente mentre guardavo il film era “caravaggesco”: gli sguardi intensi dei guerrieri, l’intensità del contrasto tra luce ed ombra, la violenza delle immagini continuava a richiamarmi Giuditta e Oloferne. E anche la scena finale ricorda molto più un martirio dell’iconografia cristiana, un San Sebastiano, piuttosto che un eroe greco.

 



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La trama di per sé è semplice ma, come ben ho detto, non è molto importante quella. Alla fine la pellicola è una sequela ininterrotta di battaglie, condita da qualche risvolto legato al tradimento e al sesso, che sia quello legato all’amore di una moglie, che sia quello libidinoso di vecchi oracoli o quello più orgiastico di Serse e della sua corte. Quello che conta è la retorica di Leonida, la rappresentazione della fierezza di questi guerrieri che si battono per la libertà consapevoli che, se anche loro dovessero venire sconfitti, il loro esempio verrà seguito da tutti i popoli liberi del mondo allora conosciuto. Come film ricorda molto il Gladiatore, le musiche sono assai simili e anche il destino del protagonista, così distaccato all’apparenza, legato al suo ruolo ma in verità animato da sentimenti e idee impossibili per noi comuni mortali. Interessanti gli scorci più o meno realistici che mostrano la vita della società spartana, a cominciare dalla selezione impietosa dei neonati, uccisi se non rispettano determinati canoni di salute e forza, per arrivare agli oracoli arroccati su una rupe, tanto osannati quanto abietti e corrotti. I due personaggi più interessanti, al di là della moglie di Leonida, Gorgo, il cui ruolo di donna “forte” non la rende troppo diversa da tutte le improbabili eroine di film simili, sono quelli di Efialte e Delios.

Efialte è la vittima di una società ingiusta e di leggi troppo rigide. Gobbo, debole nello spirito e nel corpo, rispetta così tanto Leonida da arrivare a trasformare l’amore in odio quando il condottiero lo rifiuta. Nella corte di Serse crede di trovare tutto ciò che ha sempre desiderato: donne, denaro, rispetto. Quando però viene messo di fronte alla morte di Leonida non può fare altro che pentirsi, portando in silenzio il peso del tradimento, accentuato dal palese perdono di Leonida. Un personaggio patetico e tragico fino all’ultimo. Meno delineato il ruolo di Delios, uno fra tanti dei guerrieri, finché ironicamente, una volta perso l’occhio in guerra, diventa l’osservatore e il custode della storia dei 300, colui che poi motiverà i greci fino a condurli nella battaglia di Platea, che segnerà la fine della tirannia di Serse.

 





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E nonostante l’indubbia bellezza… il mio occhio non ha potuto non cogliere la vena trash che pervade tutta la pellicola. Fiumi di inchiostro sono già stati spesi per gli addominali ritoccati al computer, quindi non starò a parlare del fatto che gli Spartani sembrano un branco di gayssimi Big Jimme (come direbbe Elio…) e neppure starò a discutere la famosa scena del “Questa… è… SPARTA!!” con calcione annesso. No, ciò che mi ha colpito di più è stato l’incontro tra Spartani e Arcadi, con il seguente dialogo:

Leonida: Ah, voi siete arcadi. Tu, arcade, cosa sei?

A: Pastore.

L: E tu, Arcade?

A: Fabbro.

L: E tu?

A: Sono un sarto.

L: E noi, cosa siamo, Spartani?

Spartani: UHUHUHHUHHUHUHHUHU!!!!!

Ora, io devo dedurne che gli Spartani non mangino, rubino le armi senza fabbricarle e soprattutto abbiano come vestiario solo quelle mutande che ormai staranno in piedi da sole… ma soprattutto mi immagino il pensiero comune che ha attraversato la mente di ogni Arcade presente: Siete dei gibboni?!?

Altra punta di spicco del trash è Efialte. Già poveraccio sei gobbo e mostruoso… ma all’inizio mentre segue i 300 sembra davvero Gollum che segue la Compagnia dell’Anello, e poi la faccia libidinosa mentre le donnacce del bordello di Serse gli si strusciano contro è tutta un programma; cosa chiede lui all’apice dell’arrunchio? Una corazza nuova. Ora, già fai schifo all’animo, non ti viene in mente che chiedendo una corazza nuova ad uno che è palesemente un trans, come minimo ti ritroverai con un costume da giullare? E infatti. A proposito di Serse, è forse la figura più trash del film, il dio re ricoperto da piercing, dall’aspetto simile a quello di Cher e con la voce profonda da macho, circondato da orde di guerrieri che più che esseri umani sembrano dei mostri usciti dalla penna di Clive Barker. Incredibile ma vero, amici. E nonostante questi elementi weird o forse proprio in virtù degli stessi, questa è una pellicola che decisamente mi sento di consigliare a tutti, seppur con la dovuta cautela: evitate di esaltarvi e farlo diventare il vostro film preferito, a mò di Gladiatore. E’ carino, ben diretto e ben recitato, ma il vero cinema è altro, secondo me.

 

Del regista Zack Snyder ho già parlato qui.

 

Gerard Butler interpreta Leonida. L’attore scozzese è stato uno splendido Fantasma dalla meravigliosa voce ne Il Fantasma dell’Opera di Schumacher, ed inoltre ha partecipato a Il domani non muore mai, Lara Croft Tomb Raider: la culla della vita. Da anche la voce al Capitano nella trasposizione video dei Tales of The Black Freighter, nato da una costola di Watchmen. Ha 40 anni e cinque film in uscita.

 




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David Wenham interpreta Delios. L’attore australiano è diventato conosciuto universalmente per la sua intrerpetazione, seppur breve, di Faramir nella trilogia de Il Signore degli Anelli. Tra le altre pellicole ricordo Dark City, Moulin Rouge, Van Helsing e Australia. Ha 44 anni e tre film in uscita.






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Vi lascio con il trailer non già di 300, ma di Meet the Spartans, ovvero Treciento. Mi sono innamorata della scena con Britney Spears, lo ammetto... ENJOY!!!!






 

 

giovedì 16 aprile 2009

Dragonball Evolution (2009)

La scorsa settimana il buon Dio si è vendicato. Il giorno del Venerdì Santo invece di andare alla Via Crucis come tutti i bravi bambini timorati del Signore sono andata a vedere Dragonball Evolution (2009) di James Wong… e uno dei Bolla Wannasee si è trasformato in un Bolla WannaPUKE.

 


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Andiamo con ordine… la trama: in un’epoca e in una città imprecisata vive uno sbarbatello sfigato di nome Goku, i cui unici interessi sono le ragazze e le arti marziali che il nonno Gohan gli insegna. Il giorno del suo compleanno il nonno gli regala una delle Sfere del Drago che, si dice, riuscirebbero a sconfiggere Lord Piccolo in caso tornasse dopo aver quasi distrutto la Terra epoche addietro ed essere stato imprigionato grazie ad un incantesimo. Peccato che Piccolo ha trovato modo di liberarsi e si rimette a cercare anche lui le Sette Sfere, cominciando intanto a far secco il buon nonno. Parte così per Goku la ricerca delle Sfere, della vendetta e delle donne all’urlo di “Sii te stesso”, con apparizioni più o meno speciali di Bulma, Muten, Yamcha e Chi Chi.


 


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Diceva il buon Kurtz in Apocalypse Now: “Aah… l’orrore. L’orrore.”. E l’orrore è l’unica sensazione che rimane dopo aver visto questo film senza né capo né coda, senza rispetto per l’opera del buon Toriyama che da buon giapponese tamarro non ha capito una mazza di come si costruisce un buon film d’azione e senza rispetto per gli spettatori che han dovuto spendere soldi per questa ciofeca. Analizziamo il film a partire dalla trama che, seppur semplice, ha più buchi che il groviera. Innanzitutto gli sceneggiatori si sono guardati troppe puntate di OC e troppi pochi episodi di Dragonball. Goku non toccherebbe una donna nemmeno ne andasse della sua stessa esistenza, è un campagnolo burino, ignorante e buzzurro con la sola fissa del cibo e delle arti marziali. Nel film il buon Goku cosa fa? Smania per aver la ragazzetta, va a scuola (!) e la sua vita prosegue identica a quella di Peter Parker finché non compare Chichi che lo attizza in mille e più modi (sapevate che la Kamehameha aumenta di potenza di pari passo con l’eccitazione sessuale? No? Sapevatelo, su Rieduchescional Channel!).


Tutto cambia quando compare di nuovo Lord Piccolo. Domanda: come ha fatto a tornare? Chi rammenta bene la saga sa che il colpo Ma Fu Ba (imbottiglia il Demone) viene utilizzato da Dio in persona per imbottigliare Piccolo in una boccetta. Al di là del fatto che qui il Ma Fu Ba viene eseguito su una teiera di ghisa da un certo Si Fu Norris (bonzo nero di origini indiane col un cognome affatto casuale… ma come si fa?!) il bello è che non viene spiegato come fa Piccolo a liberarsene. Forse è stato tirato fuori dalla zoccolona senza nome che lo accompagna? Mistero della fede. Alla fine lo spettatore verrà a scoprire chi è il demone mai sentito nominare che accompagnava Piccolo prima di venire imprigionato, ma è un colpo di scena che porta i fan a rivoltarsi sulle poltrone e tuttora non spiega la liberazione del nostro amatissimo Namecciano (sapevate che i Namecciani sono una razza GUERRIERA che minacciava di distruggere la Terra? No? Sapevatelo, su Rieduchescional Channel!).


Ma torniamo alla morte di Gohan e alle Sfere del Drago: queste sono diventati dei Palantir di Tolkeniana memoria, fanno vedere presente, passato e futuro e ci collegano anche al regno dei morti. Meglio di Sky! Ovviamente si possono trovare col Dragon Radar creato da una Bulma che ha imparato pure ad usare le armi manco fosse un agente segreto. Peccato che questo Dragon Radar trovi le sfere quando ne ha voglia: se un secondo prima lei e Goku provavano a trovare Muten cercando l’indirizzo sull’elenco telefonico, un secondo dopo, immobili nello stesso posto, sentono suonare il radar che indica loro in una botta sola casa di Muten e sfera posseduta dal vecchiaccio. Ora, a meno che la Sfera non goda di vita propria non poteva essersi mossa. Ma, al di là di questo, come diamine fai a non trovare l’unico demente che vive in un Castello diroccato su un isolotto al centro esatto di una città futuristica? Almeno nel manga viveva su un’isola sperduta nell’oceano..


Ma la scena assolutamente più allucinante è quella in cui Piccolo, incarognito a bestia, decide di punire i nostri con dei mostri creati col suo sangue. Premesso che questi mostri non si vedono ma si intuiscono (maledizioni del low budget?), l’unico loro utilizzo è quello di far da passerella di cadaveri affinché Goku possa attraversare la lava di un vulcano al centro del quale si trova la sfera. Peccato che lo sbattimento del nostro eroe si rivela inutile visto che, una volta presa la Sfera, ritorna dai suoi amici… seguendo un sentiero? Volando? Teletrasporto? Ma se è così pippa che non riesce nemmeno a sparare la Kamehameha.. (ah, sapevate che la Kamehameha viene usata anche come defibrillatore e pacemaker? No? Sapevatelo, su Rieduchescional Channel!).


 


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I personaggi e gli attori sono delle barzellette. Justin Chatwin, ovvero Goku, è un bamboccio monoespressivo, mollo come la panissa, incapace di opporsi al nonno e al Maestro Muten (dialogo tipo, ripetuto almeno 10 volte nel film assieme alla frase fatta Credi in te stesso: “Eh, Goku, tu dovresti usare la Kamehameha… ma no, non sei ancora pronto” “….va bene.”). Quest’ultimo è ovviamente ridicolo. Al di là del fatto che Chow Yun Fat è troppo giovane per la parte ma tutta la carica maniaca e porcella di Muten è andata a farsi friggere, inoltre le mosse per richiamare la Kamehameha e quelle per attuare la Masenko fanno schifo, nemmeno Japino avrebbe coreografato cose così trash per la Carrà! Joon Park, che interpreta Yamcha, è forse l’essere più orrendo sulla faccia della Terra, l’unico uomo al mondo con le labbra naturalmente bordeaux. Come direbbe Elio, un tamarro dietro un angolo che voleva in***armi la Sfera del Drago. Sorvolerò sul fatto che Emmy Rossum ha un bozzo sulla faccia grande quanto il Monte Fuji e che gli altri comprimari femminili hanno il carisma di due bambole gonfiabili per concentrarmi su lui: Piccolo!! Niente antenne, un verde che pare più tendente al vomito che ad altro, un trucco orrendo che lascia intravedere sotto la calotta di gomma usata per simulare una testa pelata i capelli di James Marsters.. che poverino, è fico, d’accordo. Ma me lo fanno vedere solo 10 minuti in tutto il film e pure male!! Cacca su di loro!


 


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Cacca: la parola chiave per indicare la fotografia e gli effetti speciali. Un mal di testa continuo con quel vizio maledetto di creare sfondi e nebbie al computer, tutto caotico e sfocato. Dell’orrendo trucco ho già parlato, così come degli inutili mostri che non si vedono ma ci sono. Ma è interessante vedere che in un film che dovrebbe essere di arti marziali queste ultime non ci sono, e le coreografie delle battaglie sono qualcosa di raccapricciante, roba da far rimpiangere i vecchi film con Bud Spencer e Terence Hill (almeno lì si picchiavano…). Bella la scena finale della trasformazione, l’arrivo di Shenron e l’utilizzo improprio che viene fatto delle famose Capsule, che diventano degli enormi oggetti contundenti, ma questi sprazzi di bellezza impallidiscono di fronte alla battaglia finale tra Piccolo e Goku: come ben ha detto il mio compagno di sventura, “Sembra che sia scoppiata una fabbrica di fuochi d’artificio a Napoli” ed infatti c’è uno scambio pressoché ininterrotto di scintille colorate e fischianti, che si conclude in una sboronata conclusiva luminosa difficile da sopportare. Del finale “aperto” tenuto per dopo i titoli di coda non parlo, perché sarebbe come sparare sulla croce rossa. Simpatico il regista, che spera di poter avere un seguito a quest’immondizia. Così simpatico che dopo avervi consigliato di non vedere il film andrò a pregare la Morte affinché lo perseguiti e infine lo colga come nel film Final Destination… sperando che ad Eiichiro Oda non venga mai in mente di lasciare agli americani un’eventuale trasposizione cinematografica di One Piece e confidando che lo Yattaman di Takashi Miike mi mostri un raggio di luce.


James Wong è il regista di codesta ciofeca. Oddio, non che la sua carriera sia stata sfolgorante, ma alcuni suoi film non sono male. Non ho mai visto The One, con Jet Li, ma Final Destination non era male (anche se il terzo episodio, sempre diretto da lui, mi manca.) Ha diretto anche un episodio di X-Files. Nato ad Hong Kong, ha 50 anni ed è anche produttore e sceneggiatore.


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Justin Chatwin interpreta Goku. Poveraccio, il ragazzo è pessimo, ma non a caso è reduce da piccole particine, comparsate insignificanti, seppur in grandi produzioni televisive e cinematografiche americane. Tra i suoi film figurano Identità violateLa guerra dei Mondi, mentre per il piccolo schermo ha lavorato in Taken, Lost, Weeds e Smallville. Ha 28 anni e un film in uscita. 


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James Marsters... è figo, ed interpreta Piccolo. Per me costui rimarrà sempre quel grand'uomo di Spike in Buffy The Vampire Slayer, vampiro sexy e tamarro come pochi, da bava alla bocca ancora adesso a riguardar le puntate. Non che il resto della sua carriera sia stata così fortunata, anche lui perso in piccole particine. Tra i suoi film rammento Il mistero della casa sulla collina mentre per la tv ha partecipato a Millenium, Angel, Senza traccia, Smallville, Numb3rs. Ha 46 anni e due film in uscita.


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Chow Yun - Fat interpreta il Maestro Muten. Nato ad Hong Kong, è uno dei più famosi interpreti del cinema d'azione asiatico ed internazionale, ed è un peccato vederlo così sacrificato. Tra i suoi film ricordo The Killer, Anna and The King, La tigre e il dragone, Il monaco, Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo. Ha 54 anni e tre film in uscita.


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Emmy Rossum interpreta Bulma. Un vero peccato che la Christine de Il Fantasma dell'Opera si sia abbassata a fare questo filmetto che la sgrazia un totale. L'attrice Newyorchese ha recitato anche nello splendido Mystic River e in L'alba del giorno dopo. Ha 22 anni.


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Joon Park lo nomino solo per mostrare ai fedeli lettori la faccia orrenda con cui interpreta Yamcha. Ha partecipato solo a Speed Racer per ora, è cresciuto in America, ha 30 e se Dio vuole nessun altro film in uscita. Si prega di confrontare la bellezza di un cartone animato con la mostruosità di un essere vivente...


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E ora, dopo siffatto scempio, gustatevi il VERO combattimento tra Goku e Piccolo. La finale del Torneo Tenkaichi, e la sconfitta del verde e meraviglioso Namecciano. ENJOY! soprattutto voi che, come me, avete avuto la sfiga di vedere l'Evolution!



 



giovedì 9 aprile 2009

Mostri contro Alieni (2009)

In questi tempi di crisi, economica e cinematografica, una cosa è certa: le commedie demenziali che tanto abbiamo amato negli anni ’70 e ’80 sono morte, come il buon John Belushi. Dan Aykroyd è diventato un bolso e patetico chiattone, Bill Murray un genio per pochi palati raffinati, Lino Banfi oltre a quello spaccapalle di nonno Libero non va, e i Vanzina si sono messi a combattere un’eterna battaglia contro i neuroni degli spettatori, spesso vincendola. Per fortuna che la Pixar e la Dreamworks vengono in nostro soccorso con cartoni animati che non sono assolutamente opere per bambini, anzi. I grandi si divertono assai di più perché sono condite da un sarcasmo, un umorismo e un citazionismo così forte che un bambino non potrebbe mai cogliere, non ha l’esperienza né la capacità necessarie: e questo è il caso di Mostri contro Alieni (Monsters vs Aliens) di Rob Letterman e Conrad Vernon.

 


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La trama è degna di un film di fantascienza anni ’50: il giorno del matrimonio Susan Murphy viene colpita da un meteorite e comincia a crescere a dismisura, fino a diventare una gigantessa. Viene così prelevata da una misteriosa organizzazione legata al governo, che si occupa di trovare, rinchiudere ed allenare i Mostri. Le viene dato il nome in codice di Ginormica e le vengono presentati i suoi compagni di prigionia: il Dr. Scarafaggio, Anello Mancante, B.O.B. e Insettosauro. La vita scorre “tranquilla” finché la Terra non viene attaccata dagli alieni, che vogliono il potere del meteorite che ha colpito Susan. E dove l’esercito non può nulla per sconfiggere l’invasione.. non rimane altro da fare che mettere in campo i Mostri!


 


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Come si può non innamorarsi di un gioiellino simile? Questa pellicola porta in sé i valori di un film Disney, come l’accettazione del diverso, il valore profondo dell’amicizia, la ricerca della fiducia in sé stessi e la convinzione che ognuno ha un proprio, importante posto nel mondo, anche in una piccola realtà. I personaggi sono tutti comunque positivi, i Mostri sono divertenti e buffi, non fanno affatto paura perché sono molto umanizzati, e anche l’Alieno Gallaxhar è un fanfarone ben diverso dai “villains” come la Strega di Biancaneve o lo Scar del Re Leone (quelli erano davvero cattivi e bastardi, sfido qualsiasi bambino d’oggi a non rimanere scioccato a vita). E’ quindi un film positivo per i bambini ma è anche e soprattutto una gioia per gli occhi degli adulti.


 


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Cominciamo dalla realizzazione visiva. Ora, io non so come potesse essere vederlo in 3D (il cinema della mia città è ovviamente sprovvisto di tale mirabilia tecnologica…) ma le scene d’azione sono da bava alla bocca, a partire da quando il robot distrugge il Golden Gate Bridge fino allo scontro finale sull’astronave di Gallaxhar. Sembra di vedere davvero un film con persone in carne ed ossa, colmo di effetti speciali tra i più realistici mai realizzati, arricchito da movimenti di macchina decisamente arditi e riempito di colori vividi ma non pacchiani. I personaggi hanno un design grazioso e sono curatissimi, i capelli bianchi di Susan sono assai più realistici e “morbidi” di quelli di Tempesta nei film degli X-Men e Insettosauro con tutto quel pelo sembra di averlo tra le braccia, caldo e morbidoso, un enorme pupazzotto.


Ma cosa sarebbe un film così curato nell’aspetto tecnico, se non contenesse anche l’anima? Ogni personaggio, anche il più marginale, è caratterizzato alla perfezione, basta una sola frase, un gesto, un tic, per rendere umani e credibili persino i dottori del centro ricerche, che si vedono per un secondo e di sfuggita. E nonostante i personaggi principali siano splendidi ed esilaranti, il mio preferito resterà sempre il Presidente, un incrocio tra Reagan e Bush, cazzuto e sfigato allo stesso tempo, completamente pazzo.


 


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E parlando del Presidente, si arriva a toccare il cuore stesso del film: la serie pressoché ininterrotta di gag. Ad ogni comparsa del Presidente ovviamente c’è da morir dal ridere, sia quando accoglie gli alieni prima con il saluto vulcaniano, poi con una pianola, tentando di imitare il messaggio musicale di Incontri ravvicinati del terzo tipo prima di lanciarsi in un balletto forsennato al ritmo del tema portante di Beverly Hills Cop ; oppure quando si ritrova davanti il pulsante per la distruzione totale del mondo accanto a quello per il cappuccino (il migliore del mondo, peraltro!). B.O.B. è completamente decerebrato, il suo rapporto con una gelatina verde è pari solo al combattimento contro i vari Gallaxhar e al tentativo del dottor Scarafaggio di mandare in tilt il computer dell’astronave sfidandolo con un balletto sulla musica degli Aqua (!)


 


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I cinefili, ovviamente, impazziranno a trovare tutte le citazioni. L’intero film, come ho già detto, è un omaggio ai film horror – fantascientifici degli anni 50, a cominciare dai titoli di testa, quando l’omino che pesca sul logo della Dreamworks viene “rapito” da un disco volante identico a quelli usati nei film di Ed Wood o nel vecchio Ultimatum alla Terra. Insettosauro è un omaggio ai film di mostri giapponesi, che univano le bestie più assurde in un’unica creatura, il Dr. Scarafaggio è tratto dalla serie del Dr K, con Vincent Price, precursore del film La Mosca. B.O.B. è ovviamente Blob, tanto che la scena più famosa del film viene riproposta con la gelatina azzurra anziché rosata, mentre l’Anello Mancante somiglia tanto ai vari mostri della palude e della laguna nera. La storia di Ginormica è ispirata invece a Attack of the 50 Foot Woman.



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Comunque sia, che siate cinefili o semplici spettatori, che siate bambini o adulti, questo è un film assolutamente imperdibile (e ringraziamo il cielo che il doppiaggio italiano è fatto da professionisti, e non da nomi famosi…)!!




Rob Letterman e Conrad Vernon sono i due registi della pellicola. Il primo, hawaiano, ha già diretto Shark Tales nel 2004 e ha un film in uscita. Il secondo, Texano, ha diretto Shrek 2, ha 41 anni e un film in uscita.


 


Premiere+DreamWorks+Monsters+Vs+Aliens+Arrivals+9Kwa5ntpnGWlI due registi con Reese Witherspoon


Reese Witherspoon in originale da la voce a Susan/Ginormica. L’attrice dal faccino pulito ha raggiunto il successo con due film decisamente agli antipodi, come Pleasantville e Cruel Intentions. Tra le altre pellicole ricordo American Psycho, La rivincita delle bionde (con un seguito) e Walk The Line, per il quale ha vinto l’Oscar come miglior attrice protagonista. Per la TV ha doppiato un episodio dei Simpson e partecipato a Friends. Ha 33 anni e due film in uscita.


 


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Il buon (in tutti i sensi) Kiefer Sutherland in originale da la voce al Generale W. R. Monger. Figlio leggermente degenere del mitico Donald Sutherland, è tornato alla ribalta in questi anni con il telefilm 24, dopo che la sua carriera, folgorante negli anni ’80, si era arenata nella decade successiva. Tra i suoi film ricordo Stand By Me – Ricordo di un’estate, Ragazzi perduti, Linea mortale, Fuoco cammina con me, Codice d’onore, The Vanishing – Scomparsa, il divertentissimo I tre moschettieri (quello con Depardieu e Tim Curry *__*), Dark City, L.A. Confidential e Mirrors. Ha doppiato episodi dei Simpson e dei Griffin. Ha 43 anni e un film in uscita.


 


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Hugh Laurie in originale da la voce al Dr. Scarafaggio. L’attore inglese è diventato famoso in tutto il mondo per il ruolo di protagonista in Dr. House ma la sua carriera precedente, tra telefilm e comparsate cinematografiche è sterminata. Ha partecipato, con piccoli ruoli, a Ragione e sentimento, La carica dei 101 – Questa volta la magia è vera, I rubacchiotti, Spice World (cacca sul Dr. House!!! O___O), La maschera di ferro e Stuart Little ( e i suoi due seguiti). Ha partecipato a un episodio di Friends e doppiato uno dei Griffin. Ha 50 anni.


 


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Un altro inglese salito alla ribalta con recenti e demenziali film, Seth Rogen, da la voce a B.O.B. Francamente non ricordo il suo viso, eppure film suoi ne ho visti parecchi, e mi sono rimasti in mente come dei cult: Donnie Darko, The Anchorman – The Legend of Ron Burgundy, e Tu, io e Dupree. E’ anche un ricercato doppiatore, ha infatti lavorato in American Dad!, Shrek Terzo, Ortone e il mondo dei Chi e Kung Fu Panda. Ha 27 anni e due film in uscita, tra cui il remake di Green Hornet, uno dei film più famosi di Bruce Lee.


 


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Will Arnett, canadese, da la voce ad Anello Mancante. Altro caratterista in mille telefilm, tra cui Sex and The City, I Soprano, Law and Order, Will & Grace, Ti presento i miei, anche lui è molto apprezzato per il doppiaggio: ha partecipato a L’era glaciale – Il disgelo, Ratatouille, Ortone e il mondo dei Chi, Sesame Street ed era la terribile voce del falso trailer Don’t, uno dei tanti fake che intervallavano la versione completa di Grindhouse. Ha 39 anni e ben 8 film in uscita.



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Rainn Wilson, americano, da la voce a Galaxxhar. Per la serie: dove ho già visto questa carne da cannone?, il nostro era appunto una delle vittime in La casa dei 1000 corpi. Ha partecipato inoltre a Quasi famosi, I perfetti innamorati, My Super Ex Girlfriend e Juno. Per la TV ha partecipato a Streghe, CSI, Law and Order, Numb3rs e Six Feet Under. Ha 43 anni e due film in uscita.


 


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E ora, invece del solito trailer, beccatevi la mia scena preferita, quella del Presidente ballerino. E' uno SPOILER, non rovinatevi la visione se volete godervi il film fino in fondo. Solo dopo potrete vedervela quante volte volete!!! Decisamente.... ENJOY!!!!


 


giovedì 2 aprile 2009

Bubba Ho-Tep (2002)

Scrivo questa recensione con animo deluso. Qualche giorno addietro mi accingevo a guardare Bubba Ho-Tep, film di Don Coscarelli del 2002, colma di aspettative: c’erano Bruce Campbell e una trama decisamente trash, ai limiti del concepibile. Mi aspettavo un’indelebile pietra miliare, qualcosa per cui comprare 300 DVD di ogni versione possibile mai fatta.. e invece Coscarelli mi ha fregata ancora una volta, dopo aver già distrutto i miei sogni (o meglio incubi?) infantili con l’orrendo Phantasm.

 




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Ma parliamo della trama: ai giorni nostri ritroviamo, udite udite, nientemeno che un vecchio e semiparalitico Elvis Presley ospite in una casa di riposo. Assieme a lui conclude i suoi giorni nella squallida struttura anche JFK, a suo dire trasformato in un nero dagli scienziati assoldati dai suoi nemici politici. Questo duo si trova a dover fronteggiare un’improbabile mummia egizia vestita da cowboy che succhia l’anima dei vecchietti… dalle terga. Dal culo, sì. Onestamente, rileggete la trama dall’inizio alla fine. Come può un film simile essere meno che trash ed esilarante?











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E invece, Coscarelli riesce a rendere mollo anche questo ben di Dio. Per carità, Bruce Campbell è divino e su questo non ci piove, il suo Elvis è a tratti esilarante e commovente e i duetti con JFK e l’infermiera fanno morire dal ridere. Però un film non può vivere tutto sulle spalle di Bruce, deve avere un suo perché, una sua originalità che possa essere scorta oltre l’apparenza e, soprattutto, una coerenza. Questo film parte come un horror, ma in verità è una triste riflessione sulla vecchiaia e le occasioni perdute filtrata dai pensieri di un Elvis che ha perso ogni gloria, la famiglia, il successo, e che sta morendo come un semplice vecchio malato e preso in giro da quelli che sentono la sua storia. Riesce a ritrovare l’entusiasmo per la vita proprio quando qualcuno minaccia la sua, e quella dei suoi amici, impegnandosi per trovare in vecchiaia quella forza e quell’eroismo che non ha mai avuto in gioventù. Poteva venire magari uno splendore come Ricomincio da capo con Jack Nicholson, ma l’horror che ci azzecca?

 



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Nulla, come già detto. Quella di Bubba Ho-Tep è davvero una figura pietosa, già il trucco è orrendo, sembra la nemesi del fu Marshall Bravestarr, quello dei vecchi cartoni animati e la sua pericolosità è ben limitata se l’unica cosa che fa è quella di cercare di succhiare via l’anima da vecchietti paralitici. Anche lo scarabeo gigante dell’inizio non si può guardare, sembra la versione Muppet di un insetto, con Bruce Campbell che cerca di scrollarlo per farlo sembrare più vivo e reale (per inciso quando si arrampica sul muro le zampette non ne toccano nemmeno la superficie, ci mancava solo che si vedesse il filo…). La sceneggiatura è scritta davvero male, tirata per le lunghe solo grazie ai flashback e alle visioni di Elvis e ad alcuni dialoghi brillanti, ma per il resto si vede che c’è davvero poca sostanza, tant’è che il finale arriva con fin troppa facilità ed è molto deludente.

 



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Certo, ci sono delle scene memorabili, come quella in cui Elvis ragiona sui massimi sistemi (ovvero sul perché il suo gingillo non funziona più), la vecchietta che ruba gli occhiali ad un’altra vecchietta bloccata nel polmone d’acciaio, Bubba Ho-Tep che parla lanciando geroglifici molto “espliciti” in aria o che si diverte a fare i graffiti nei cessi… però è davvero troppo, troppo poco, e solo per fan ultradevoti di Coscarelli o Campbell. Speriamo che My Name is Bruce sia meglio.

 

Di Don Coscarelli ho già parlato qui.

 

Bruce Campbell può a buon diritto essere considerato, dopo Robert Englund, come l’icona horror per eccellenza. Nessun fan che si rispetti potrà trovare meno che memorabile la sua performance nei panni di Ash nei film La Casa, La Casa 2 e L’armata delle tenebre, tutti facenti parti della stessa trilogia diretta da Sam Raimi (per il quale ha fatto una comparsata in quasi tutti i film diretti). Tra i suoi film ricordo Within The Woods, il “prequel” della trilogia, Maniac Cop – Poliziotto sadico, Maniac Cop – Il poliziotto maniaco, Darkman, Pronti a morire, Fargo, Fuga da Los Angeles, Dal tramonto all’alba: Texas, sangue e denaro, Spider – Man, Prima ti sposo, poi ti rovino, The Ladykillers, Spider – man 2, Spider – man 3. Per la TV ha lavorato in American Gothic, X – Files, Xena la principessa guerriera, Streghe. Ha 51 anni e due film in uscita.

 



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Ossie Davis interpreta JFK. L’attore è un caratterista veterano, attivo già dal 1950, con una partecipazione in Uomo bianco, tu vivrai! Tra i suoi film ricordo La collina del disonore, Joe Bass l’implacabile, Fa la cosa giusta, Joe contro il vulcano, Jungle Fever, Malcom X, Due irresistibili brontoloni, L’ombra dello scorpione (la versione televisiva del capolavoro dello zio King), Il cliente, Il Dottor Dolittle. E’ morto nel 2005, a 88 anni, per cause naturali.










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E ora vi lascio al trailer, che è assi più bello del film. Non fatevi ingannare dalla messe di premi elencati e dalle ottime recensioni. Basta che si parli di Elvis e gli americani impazziscono e cominciano a sproloquiare.... ENJOY!!!!







 

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