giovedì 31 ottobre 2013

Bolla's Top 5 - La paura fa 90

Buon Halloween! Lo so che oggi avrei dovuto parlare delle uscite italiane settimanali, ma che festa sarebbe se non ci si soffermasse invece un po' sull'horror? La classifica odierna verterà sulle scene più spaventose dei film "de paura" e sarà molto soggettiva perché il criterio di scelta è stato la risposta a questa semplice domanda: quando rimango chiusa in un posto buio, o arrivo a casa di sera, o le luci si spengono mentre scendo le scale di qualche condominio, quali sono le scene che mi tornano alla mente bloccandomi come un cervo abbagliato dai fari dell'auto? Se avete cercato di dimenticare questi terribili momenti cinematografici mi scuso per averli riportati in auge ma insomma, questa è la festa più spaventosa dell'anno, quindi occhio agli inevitabili SPOILER e.... ENJOY!

5. L'appartamento della niña Medeiros (REC, 2007)
Angela, la reporter di Mientras usted duerme, è riuscita a sopravvivere per tutto il film alle orde di indemoniati/zombie famelici ed urlanti che infestavano il condominio barcellonese. Alla fine arriva nell'appartamento dove è cominciato tutto, un luogo pericolosissimo e completamente buio, dove l'unico a poter vedere qualcosa è il suo fido cameraman (e, di conseguenza, lo spettatore), grazie alla telecamera configurata per le riprese in notturna. Momenti di panico agghiaccianti mentre una figura mostruosa, deforme, comincia a vagare nelle tenebre brandendo un martello...



4. Pennywise il Clown Ballerino (IT, 1990) 
Come si fa a scegliere una sola scena? IT mi ha devastata in più di un momento ma, se chiudo gli occhi, sono due le sequenze topiche che ricorderò finché campo: quella iniziale, preceduta da quel Fur Elise che ora non posso più sentire nemmeno per sbaglio, in cui Pennywise compare tra le lenzuola stese e la bimbetta fiduciosa e deliziata gli corre incontro e, ovviamente, quella in cui il piccolo Georgie viene attirato dal clown vicino alla grata del marciapiede. Nel corso degli anni al terrore visivo si è aggiunto anche quello uditivo perché la voce di Tim Curry è semplicemente agghiacciante: "You'll FLOAT too!!".



3. Toshio e Ayako compaiono nei luoghi più impensabili (Ju-On: Rancore, 2002 - Ju-On: Rancore 2, 2003 The Grudge, 2004)
Che abbiate visto The Grudge o Ju-On non importa, molto probabilmente capirete comunque di cosa sto parlando visto che le scene in questione sono state comprese in entrambe le versioni. Dal giorno in cui mi è capitato di vedere uno di questi due film, assieme a Ju-On 2, non sono più riuscita a salire tranquillamente né su un ascensore con il vetro esterno (il timore di vedere Toshio avvicinarsi piano dopo piano mi provoca subitanea tachicardia), né a tornare a casa in macchina da sola senza buttare almeno un paio di volte l'occhio nel vano dove dovrebbero trovarsi i piedi di un eventuale passeggero, convinta di trovarci Toshio rannicchiato a fissarmi coi suoi occhi da panda... E ovviamente, ogni volta che vado a letto faccio gli scongiuri sperando di non trovarci dentro Ayako, pronta a trascinarmi nel mondo degli spiriti. Maledetto Takashi Shimizu e le sue idee balzane.



2. Sadako o Samara escono dalla TV (Ringu, 1998 -  The Ring, 2002)
Tornata a casa dopo la visione di The Ring misi uno strofinaccio sullo schermo della TV e ancora oggi, la sera, guardo con sospetto il punto da dove potrebbero uscire Sadako o Samara. Sarà un'eresia ma preferisco l'"uscita" americana (tutta fatta a scatti, terribile!!!) a quella originale giapponese (che però ha un soundtrack migliore) ma potrebbe semplicemente essere una questione di imprinting o trauma cinematografico.



1. Gage torna in vita (Cimitero vivente, 1989)
Gage Creed, interpretato dall'incredibile (e poi scomparso nel solito limbo dove spariscono tutti gli attori bambini una volta cresciuti) Miko Hugues è un mostro che farebbe scappare a gambe levate Pinhead, Freddy Krueger e compagnia brutta. Credo non esista nulla di più sconvolgente di un bimbetto a malapena in grado di parlare o camminare che torna dalla morte posseduto da un'entità maligna: sicuramente io non ho mai visto nulla di più terrificante. Con tutte le volte che ho guardato Cimitero vivente (per inciso, Gage a parte, uno degli horror più paurosi e commoventi mai girati) ormai so a memoria ogni dettaglio dell'agguato al vecchio Judd, del regalo a mammina e dell'ultimo confronto col "papà cattivo" ma la risatina e la faccetta malvagia di Gage ogni volta mi tormentano per un bel po' di notti.


Fuori classifica: Bob (I segreti di Twin Peaks)
Fuori classifica per un paio di motivi. Innanzitutto, perché il personaggio compare in una serie televisiva (sì, lo so che esiste anche il film Fuoco cammina con me ma non l'ho mai visto) e poi perché farebbe scappare dalla paura anche Reagan de L'esorcista. Avevo nove anni quando l'ho visto spuntare dietro il letto di Laura Palmer, qualche mese dopo mi si è riproposto scavalcando il divano del salotto dei Palmer: sono quasi scoppiata a piangere per il terrore ed è stato quello il momento in cui mia madre ha capito che forse, nonostante i miei capricci, era meglio non lasciarmi guardare la serie TV del momento (secondo me aveva rischiato l'infarto anche lei). Ancora oggi diffido di letti e divani che non siano saldamente attaccati al muro e, scusate la finesse, mi cago in mano a rivedere queste due scene. Godetevele, prima che le tolgano dal Tubo!

mercoledì 30 ottobre 2013

Oscure presenze - Dark Skies (2013)

Nonostante la pessima distribuzione nostrana, in questi giorni sono riuscita a recuperare Oscure presenze (Dark Skies), diretto e sceneggiato da Scott Stewart. Una bella sorpresa, lo ammetto!


Trama: i membri della famiglia Barrett cominciano a venire coinvolti in fatti inspiegabili che li portano a credere che la loro casa sia infestata da strane presenze…


Dopo aver letto la trama immagino che molti di voi avranno esclamato “E che palle!!” e non posso darvi torto: dopo il mega successo di Paranormal Activity le case infestate stanno andando un tanto al chilo e sono davvero pochi gli horror commerciali degli ultimi anni che esulano dallo schema “famigliola felice – eventi inspiegabili che spezzano l’armonia familiare – forsennata ricerca di una soluzione, possibilmente aiutati da un esperto” e Oscure presenze non fa assolutamente eccezione in questo. E allora perché mi è piaciuto parecchio e mi ha anche spaventata? Beh perché, nonostante un finale camurrioso e paraculo e nonostante qualche ingenuità sparsa qui e là, innanzitutto questo film ha una sceneggiatura che non si limita a snocciolare momenti da salto sulla sedia e momenti WTF in cui qualunque streppone può improvvisarsi esorcista, guaritore o santone e risolvere i problemi della famigliola salvo perculata finale atta a produrre mille sequel e altrettanti prequel. Questi momenti ci sono, è vero, ma sono giustamente dosati e mescolati ad un minimo di analisi della situazione familiare e di approfondimento dei personaggi e, paradossalmente, anche ad un po' di verosimiglianza in più, sopratutto per quel che riguarda il personaggio interpretato da J.K. Simmons, che per una volta, nonostante si proclami un esperto, ammette candidamente di conoscere il problema ma di non avere alcun modo di risolverlo.


Senza fare troppi spoiler, in Oscure presenze non c'è la solita infestazione conseguente ad un trasloco ma le cose cominciano a succedere senza un perché e in una situazione che potrebbe essere la stessa in cui versano moltissime famiglie in tutto il mondo, dove i genitori stanno perdendo ogni fiducia nella propria relazione a causa dei problemi economici e della mancanza di lavoro (cosa che, peraltro, porta anche gli amici di sempre a trattarli diversamente e ad essere sospettosi), dove il figlio adolescente sta scoprendo il gusto del proibito anche grazie alle compagnie sbagliate e dove il figlioletto teme più di ogni altra cosa la separazione di mamma e papà. Anzi, siccome Dark Skies tratta un argomento vetusto come le invasioni aliene, si potrebbe dire che la pellicola è lo specchio oscuro di quei film anni '80 dove le famiglie problematiche si ritrovavano unite grazie all'arrivo provvidenziale di esserini extraterrestri in grado di far riscoprire loro i veri valori americani, mentre qui gli alieni vengono dipinti come degli spietati e freddi scienziati interessati solo a studiarci. E quanto fanno paura! Per quanto il loro design sia ormai un cliché, le loro apparizioni vengono centellinate e studiate a tavolino, tanto che l'effetto "salto sulla sedia" è praticamente garantito. Se a questo aggiungiamo una regia classica ma efficace, pochi effetti speciali ma ben dosati e attori comunque dignitosi il risultato è un film sicuramente banale ma anche molto godibile, l'ideale per queste calde serate pre-Halloween.

Scott Stewart è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Legion e Priest. Anche responsabile degli effetti speciali, produttore e attore, ha un film in uscita.


Josh Hamilton (vero nome Joshua Cole Hamilton) interpreta Daniel Barrett. Americano, ha partecipato a film come Alive – Sopravvissuti, Margaret, J. Edgar e a serie come American Horror Story, inoltre ha lavorato come doppiatore nel film L’era glaciale. Anche produttore, ha 44 anni e tre film in uscita.   


Dakota Goyo interpreta Jesse Barrett. Americano, lo ricordo per film come Thor, Real Steel e Le 5 leggende, dove doppiava uno dei ragazzini umani. Ha 14 anni e due film in uscita, tra cui Noè.


J.K. Simmons (vero nome Jonathan Kimble Simmons) interpreta Edwin Pollard. Americano, lo ricordo per film come Extreme Measures - Soluzioni estreme, The Jackal, Le regole della casa del sidro, The Gift - Il dono, The Mexican, Spider - Man, Ladykillers, Spider-Man 2, Spider-Man 3, Burn After Reading - A prova di spia Jennifer's Body; inoltre, ha partecipato a serie come Oz, E.R. Medici in prima linea, Nip/Tuck, Numb3rs e ha lavorato come doppiatore in Megamind e nelle serie I Simpson, Kim Possible, Phineas & Ferb, American Dad! e Robot Chicken. Ha 58 anni e sette film in uscita.  


Se Oscure presenze - Dark Skies vi fosse piaciuto, consiglio la visione di Signs, forse l'ultimo film di Shiabadà che sono riuscita a sopportare prima di bollarlo a vita come "venditore di fumo e m***a", come divevano in Ghostbusters. ENJOY!!




martedì 29 ottobre 2013

Creepshow 2 (1987)

Momento amarcord all’ennesima potenza. Se c’è un film di cui ho consumato la videocassetta a partire dal momento in cui lo registrai durante Notte Horror è CreepShow 2, diretto nel 1987 dal regista Michael Gornick. E siccome stiamo parlando di un film a episodi ecco tre mini recensioni con qualche inevitabile SPOILER!


Old Chief Wood’nhead - Vecchio capo Testa di Legno

Trama: A seguito di una rapina finita male, la statua di un capo indiano si anima e va in cerca di una sanguinosa vendetta.
Il primo episodio di Creepshow 2 è il più debole del trittico ma è quasi sicuramente quello recitato meglio, anche grazie ai due vecchi attori protagonisti, George Kennedy e Dorothy Lamour, che consentono all'appassionato fedele lettore Kinghiano di ritrovare le nostalgiche atmosfere dei suoi racconti migliori. Nonostante ci sia pochissima suspance e ben poca efferatezza, c'è da dire però che la statua semovente non è realizzata male, soprattutto durante la sequenza in cui gli arti legnosi si animano. L'unica cosa davvero imbarazzante dell'episodio è la presenza di un attore truccato da giovane indiano che di pellerossa non ha davvero nulla.


The Raft - La zattera

Trama: Quattro ragazzi rimangono intrappolati in mezzo a un lago da una famelica entità.
Questo è senza dubbio il mio episodio preferito, in primis perché ricordo bene il racconto omonimo di Stephen King da cui è stato tratto, pubblicato nella raccolta Scheletri, poi perché è probabilmente il più sanguinoso e raccapricciante del trittico. Condito da una buona dose di cinismo e da una macabra ironia (il finale differisce completamente da quello del racconto ma per una volta è perfetto e adattissimo per un fumetto da adolescenti), La zattera mantiene la tensione fino all'ultimo e la macchia "d'olio" che bracca i quattro ragazzi è talmente disgustosa che è praticamente impossibile dimenticarla.


The Hitch-hiker - L'autostoppista

Trama: Una facoltosa signora paga a caro prezzo le proprie scappatelle e la propria guida spericolata.
Altra bella dose di sangue e spaventi nell'ultimo episodio della pellicola che, pur se inferiore a La zattera, è un perfetto esempio di horror "punitivo" e mescola l'idea classica dello spirito assetato di vendetta a quella più moderna di zombie. Il risultato finale è amaramente ironico (Thanks for the ride, Lady!!) e gli effetti speciali sono molto grandguignoleschi, l'unica nota dolente è il ridicolo e costante monologo della protagonista che, per inciso, merita tutto quello che le accade durante la sua odissea notturna. Infine, la guest appearance di Stephen King, autore dello script di tutte e tre le storie qui nei panni di uno stralunato e cinico camionista, è un simpatico regalino per tutti i fan del Re.


Per riassumere, due parole sulla pellicola in generale. CreepShow 2, diciamocelo sinceramente e senza paura di offendere nessuno, è una robetta girata malissimo e in gran parte con dei pessimi attori, formata da tre storie di qualità altalenante e, non dimentichiamolo, racchiuse in una cornice (dove il Creep segue la vicenda di un inquietante ragazzino appassionato di horror che si vendica delle vessazioni di alcuni bulli proprio grazie a un articolo acquistato tramite il giornaletto Creepshow)  dall’animazione a dir poco scadente. Eppure non riesco a non amarlo perché è praticamente uno dei primi horror “veri” che sia mai riuscita a vedere per intero e talmente tante volte da ricordare battute, sequenze e musiche a memoria. Rivisto dopo tanto tempo fa l'effetto di quei film che tanto abbiamo amato da bambini e che, visti con l'occhio di un adulto, si rivelano delle sòle di prim'ordine e, soprattutto, cade vittima di un impietoso paragone con il primo Creepshow, molto più stiloso, ironico e anche spaventoso o perlomeno ansiogeno, ma è anche vero che Creepshow 2, nonostante il successo commerciale del suo predecessore, è stato realizzato con un budget a dir poco ridicolo che ha necessariamente portato a diversi cambiamenti al progetto iniziale, come spiegherò nelle solite note a fine post. Quindi, come ho detto, per affrontare la pellicola ci vogliono indulgenza, animo candido e tanto amore. Se non siete nel mood per un nostalgico tuffo negli anni '80 abbandonate pure l'impresa.


Di Tom Savini, che compare nei panni del Creep, ho già parlato qui.

Michael Gornick è il regista della pellicola. Americano, a parte alcuni episodi per delle serie TV questo è l’unico film che abbia mai diretto. E’ anche produttore e attore.


George Kennedy interpreta Ray Spruce nell’episodio Old Chief Wood’nhead. Americano, lo ricordo per film come Quella sporca dozzina, Nick mano fredda (che gli è valso l’Oscar come miglior attore non protagonista), Assassinio sul Nilo e, soprattutto, Una pallottola spuntata, Una pallottola spuntata 2½ - L'odore della paura e Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale; inoltre, ha partecipato alle serie Love Boat e Dallas. Ha 88 anni.


Holt McCallany (vero nome Holt McAloney) interpeta Sam Whitemoon nell’episodio Old Chief Wood’nhead. Americano, ha partecipato a film come Alien³, Alla ricerca di Jimmy, Fight Club, Mumford, Three Kings, A Perfect Getaway – Una perfetta via di fuga, Gangster Squad e a serie come Monk, CSI Miami, Medium, Criminal Minds, Heroes e CSI – Scena del crimine. Ha 50 anni e tre film in uscita.


Durante l’episodio Old Chief Wood’nhead compare, nei panni della moglie di Ray Spruce, Martha, la diva degli anni ’30 Dorothy Lamour, famosa all’epoca per le sue mise esotiche e soprattutto per il suo sarong. Sempre nello stesso episodio compare anche il ciccionissimo David Holbrook (Fatso), che altri non è che il figlio di quel Hal Holbrook che aveva partecipato al primo Creepshow, nell'inquietantissimo episodio The crate. Come ho già accennato durante il post, Creepshow 2 è stato ridotto a tre soli episodi per problemi di budget ma, originariamente, avrebbe dovuto contarne cinque, tutti scritti da Stephen King: uno di essi era The Cat From Hell (Il gatto nero), che è stato poi utilizzato per il film a episodi I delitti del gatto nero, mentre l'altro si intitolava Pinfall e parlava di due squadre rivali di bowling tornate dall'aldilà. Pinfall è rimasto nel limbo e non è stato usato nemmeno per Creepshow III, uscito nel 2006 per il mercato dell'home video; ne ho letto le peggio cose e non l'ho mai visto quindi non ve lo consiglio, ma se vi fosse piaciuto Creepshow 2 vi rimando alla visione di Creepshow, del già citato I delitti del gatto nero e di Ai confini della realtà. ENJOY!

lunedì 28 ottobre 2013

Get Babol! #83

Buon lunedì a tutti! Halloween si avvicina ma, nonostante la ricorrenza imminente, in America non è uscito nemmeno un horror... ma, forse, potrebbero spuntare a sorpresa un paio di film interessanti in mezzo alla fuffa consigliata dal sito Get Glue. ENJOY!

Free Birds
Di Jimmy Hayward
Con le voci di Woody Harrelson, Owen Wilson, Dan Fogler
Trama (da Imdb): Due tacchini a dir poco incompatibili devono mettere da parte le loro differenze e tornare indietro nel tempo per cambiare il corso della storia ed eliminare per sempre i tacchini dal menu festivo.

Il sito lo consiglia perché mi sono piaciuti Alla ricerca di Nemo e A Bug's Life. Lì per lì, quando ho visto il trailer, ho pensato ad un remake tacchino di Galline in fuga (anche perché, furbamente, il titolo italiano sarà Free Birds - Tacchini in fuga, che fantasia!!) ma non avevo calcolato la variante del viaggio nel tempo, argomento che sembrerebbe andare per la maggiore questa settimana negli USA. La pellicola pare comunque divertente o perlomeno innocua anche se, posso dirlo?, questi cartoni ormai cominciano a rompere un po' le scatole. Se il 28 novembre non dovesserci essere altro al cinema potrei anche dargli un'occhiata, altrimenti ciccia.

About Time
Di Richard Curtis
Con Domhnall Gleeson, Rachel McAdams, Bill Nighy
Trama (da Imdb): A 21 anni Tim scopre di poter viaggiare nel tempo e modificare gli eventi della propria vita. La sua decisione di rendere il mondo un posto migliore trovandosi una ragazza non si rivelerà però un'impresa facile.

Il sito lo consiglia perché mi è piaciuto Sliding Doors. La commedia romantica inglese, un genere che non mi ha mai appassionata più di tanto, incontra gli elementi del cinema fantastico: potrebbe venirne fuori un'incredibile belinata oppure una cosa davvero gradevole. Vista la presenza di Domhnall Gleeson e Bill Nighy tra gli attori propenderei per la seconda ipotesi e anche il trailer stuzzica parecchio. In Italia il film uscirà il 7 novembre col titolo Questione di tempo, speriamo venga distribuito anche da queste parti per una serata senza pensieri!

Dallas Buyers Club
Di Jean-Marc Vallée

Con Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Jared Leto
Trama (da Imdb): Storia dell'elettricista texano Ron Woodroof, che ha dovuto combattere contro le aziende farmaceutiche e l'establishment medico dopo essere stato trovato positivo al virus dell'HIV nel 1986.

Il sito lo consiglia perché mi è piaciuto Quei bravi ragazzi. Allora, il trailer mi ha dimostrato che con il capolavoro di Scorsese questo film non ha nulla a che spartire ma, diamine, McConaughey è impressionante, semplicemente mostruoso, e il suo personaggio un cialtrone meraviglioso. Jared Leto en travesti poi è spaziale. Visto anche il modo particolare di trattare una vicenda ambientata negli anni in cui l'HIV era uno spauracchio ancora non compreso e curato sommariamente, questo film si candida come uno dei must see dell'anno. Peccato che non abbia ancora una data di uscita italiana...

domenica 27 ottobre 2013

Hotel Transylvania (2012)

Martedì ho ricominciato con l’amico Toto la vecchissima (e purtroppamente caduta in disuso) usanza di ritrovarci una sera e punirci vicendevolmente con film scelti alla bisogna. Questa volta Toto è stato clemente e, incoraggiato da Muze che indicava una compatibilità oltre misura, ci è andato leggero scegliendo Hotel Transylvania, diretto nel 2012 dal regista Genndy Tartakovsky.


Trama: Dracula ha avuto una figlia e, per proteggerla dai pericolosi umani, ha creato l’Hotel Transylvania, un luogo dove i mostri possono rilassarsi in tutta tranquillità. Un giorno però un umano riesce ad eludere tutti gli inganni del vampiro e a profanare l’ameno luogo di villeggiatura…


Da quando avevo letto il nome del vituperato Adam Sandler tra i doppiatori originali e i produttori non avrei dato un solo euro a questo Hotel Transylvania. Per fortuna, la storia e i personaggi sono talmente simpatici e originali che questo difetto viene presto dimenticato davanti a un film in grado di mescolare l’ovvia parodia del genere horror, una gran quantità di momenti divertenti e anche qualche lacrimuccia, veicolando il tipico messaggio positivo che invita il pubblico infantile ad essere sempre di mente aperta verso i diversi (anche se in questo caso sarebbero gli esseri umani) e possibilmente sinceri e corretti verso le persone amate. A mio avviso, la genialata della trama è quella di incarnare l’elemento di “disturbo” in un umano globetrotter e cosmopolita con l'aspetto da scoppiato, un esempio di come si possa essere allo stesso tempo cool ma con la testa sulle spalle, un ventunenne che nella vita ha provato tutto ed è stato ovunque ma è rimasto comunque un animo candido. Un grande, insomma. L'altra idea simpatica è quella di dipingere Dracula come un matusa nel vero senso della parola, così impegnato a tenere la figlia chiusa in una teca di vetro da dimenticare qualsiasi basilare nozione di divertimento, con grandissimo scorno dei suoi migliori amici mostri, una sterminata banda di chiassosi casinisti.


Tra una gag, una citazione e un momento serio (pochi in effetti) il film mantiene intatto il ritmo accontentando sia adulti che bambini nonostante l'animazione, a tratti, non sia delle migliori e nemmeno il character design, con alcuni personaggi troppo spigolosi, uno su tutti il lupo mannaro. A compensare qualche piccolo difetto nell'animazione ci pensano però i colori, di una vivacità incredibile, l'abbondanza di scene affollatissime che indicano una grandissima cura del dettaglio e i simpatici titoli di coda che, per stile, ricordano qualche vecchio cartone della Hanna & Barbera. Non sono rimasta però molto entusiasta della sdolcinata canzoncina pesudo-zamarra finale, mentre un paio di numeri musicali seriamente truzzi (o un paio di geniali idee come quelle degli scheletri mariachi o degli zombi dei musicisti famosi) contribuiscono all'atmosfera cazzara ed amichevole della pellicola e sono molto gradevoli. Insomma, questo Hotel Transylvania così divertente e tuttavia rispettoso (per la maggior parte) dell'amore che noi horrorofili nutriamo nei confronti delle Creature della notte e delle regole e cliché del genere mi è piaciuto davvero parecchio e lo consiglio per una serata disimpegnata anche se avete dei bimbetti piccoli, che non dovrebbero spaventarsi per un paio di violente ed inaspettate escandescenze del vecchio Dracula.


Di Adam Sandler (Dracula, che in Italia è doppiato da Claudio Bisio), Steve Buscemi (il licantropo Wayne), David Spade (Griffin, l’uomo invisibile) e Jon Lovitz (Quasimodo) ho già parlato ai rispettivi link.

Genndy Tartakovsky è il regista della pellicola. Russo, ha diretto episodi delle serie animate Le superchicche, Il laboratorio di Dexter e Samurai Jack. Anche produttore, sceneggiatore, animatore e doppiatore, ha 43 anni e in produzione un film che dovrebbe uscire nel 2015, Popeye.


Andy Samberg (vero nome Andrew David Samberg) è la voce originale di Jonathan. Giovane comico americano, ha lavorato come doppiatore nei film Piovono polpette, Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi e per le serie Adventure Time, American Dad! e SpongeBob. Inoltre, ha partecipato al film Un weekend da bamboccioni 2 e alla serie 30 Rock. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 35 anni.


Selena Gomez è la voce originale di Mavis (in Italia la doppiatrice è Cristiana Capotondi). Americana, la ricordo per film come Missione 3D – Game Over, Spring BreakersAftershock, inoltre ha partecipato a serie come Zack & Cody al Grand Hotel, Hannah Montana e Wizards of Waverly Place. Anche cantante, produttrice e regista, ha 21 anni e due film in uscita. 


Kevin James (vero nome Kevin George Knipfing) è la voce originale di Frankenstein. Americano, ha partecipato a film come 50 volte il primo bacio, Zohan – Tutte le donne vengono al pettine, Un weekend da bamboccioni, Un weekend da bamboccioni 2 e a serie come Tutti amano Raymond e Più forte ragazzi; inoltre, come doppiatore ha lavorato nel Pinocchio di Benigni e in Monster House. Anche produttore e sceneggiatore, ha 48 anni e un film in uscita. 


Fran Drescher (vero nome Francine Joy Drescher) è la voce originale della moglie di Frankenstein, Eunice. Indimenticabile Tata televisiva, la ricordo per film come La febbre del sabato sera, Cadillac Man, Jack e L’amore è un trucco; inoltre, ha partecipato alla serie Saranno famosi e doppiato un episodio de I Simpson. Anche sceneggiatrice, produttrice e regista, ha 56 anni e un film in uscita.


Molly Shannon è la voce originale della mannara Wanda. Americana, ha partecipato a film come Il tagliaerbe 2: the cyberspace, Terapia e pallottole, Mai stata baciata, Il Grinch, Osmosis Jones, Amore a prima svista, Scary Movie 4, Marie Antoinette, Talladega Nights – The Ballad of Ricky Bobby,  Scary Movie V e a serie come Twin Peaks, Ellen, Sex and the City, Will & Grace, Scrubs, 30 Rock e Hannibal; inoltre, ha lavorato come doppiatrice nella serie American Dad!. Anche sceneggiatrice, ha 49 anni e due film in uscita. 


Nel cast c’è anche (oltre alla famiglia Sandler quasi al gran completo con moglie e una delle figliolette che, rispettivamente, doppiano la moglie di Dracula, Mavis da piccola e la lupacchiotta Winnie) il cantante CeeLoo Green, che presta la voce alla mummia Murray. Per doppiare Mavis invece era stata scelta la leccamartelli Miley Cyrus, che ha rinunciato per dedicarsi ad altri progetti, appunto. Nel 2015 dovrebbe uscire il seguito di Hotel Transylvania ma se nel frattempo avete voglia di vedere all'opera i protagonisti della pellicola sappiate che nel DVD è incluso il cortometraggio Good Night Mr. Foot, realizzato con lo stesso stile d'animazione dei titoli di coda; inoltre, potete sempre guardare Monsters & Co. o Frankenweenie. ENJOY!

venerdì 25 ottobre 2013

The Conspiracy (2012)

Siete ormai stufi dei cosiddetti mockumentary? Vi capisco e, effettivamente, quando ho provato a capire con Muze se questo film mi sarebbe piaciuto o meno il risultato è stato quantomeno tiepido, ma prima di gettare definitivamente la spugna fate come me e date comunque una chance a The Conspiracy, diretto nel 2012 dal regista Christopher MacBride.


Trama: due ragazzi decidono di girare un documentario su Terrance, secidente esperto di teorie cospirazioniste. Quando l’uomo scompare nel nulla, i due si rendono conto di essere andati troppo in là con le loro ricerche…


Quando ormai credevo che il genere mocku non avesse più nulla da dire e fosse ormai appannaggio esclusivo di wannabe copioni e senza idee, ecco che arriva questo The Conspiracy. Per la prima volta dai tempi di The Blair Witch Project sono riuscita a vedere un’opera di finzione in grado di dare allo spettatore l’illusione di trovarsi davanti a qualcosa di vero, soprattutto perché non ricorre all’ormai trito (e talvolta ridicolo) espediente del found footage, anzi: il finale è una delle cose più intelligenti ed inquietanti che abbia mai visto da una decina d’anni a questa parte. All’inizio sembra di guardare un film di Michael Moore, dove le interviste a vari esperti o presunti mitomani vengono intervallate da spezzoni di filmati d’epoca e citazioni di importanti personaggi famosi (su cui, ovviamente, spiccano le immagini dell'11 settembre o della morte di Kennedy) e questo concorre ad predisporre l'animo dello spettatore a credere, in qualche modo, a quello che viene mostrato: non stiamo a raccontarcela, le teorie cospirazioniste sono affascinanti, si insinuano nella mente, mettono voglia di saperne di pù e fanno lo stesso effetto del Numero 23 perché non saranno provate ma sono anche maledettamente difficili da confutare. Con questo presupposto ben saldo in mente, The Conspiracy comincia a tessere la sua inquietante tela ma... c'è un però.


Siccome conosco in miei polli mi sento in dovere di avvertire gli incauti lettori. The Conspiracy è un film interamente fatto di atmosfera, un po' come accadeva per il già citato The Blair Witch Project. Se accetterete di prestarvi al gioco di Christopher MacBride arriverete alla fine molto soddisfatti nonostante la seconda metà della pellicola mostri scene riprese esclusivamente in soggettiva, scure e sfocate. Se odiate quindi questo genere di tecnica, chiamatevi già fuori in partenza e, a maggior ragione, se non siete spettatori né pazienti né amanti di quel tipo di film in cui "non succede niente" fino al colpaccio di scena finale (il nome Ti West vi dice qualcosa...?) fate finta che questa recensione non esista perché a fine visione mi verreste a prendere a casa per poi picchiarmi selvaggiamente. Personalmente, mi sono appassionata e ho anche cercato di capire se la Tarsus, misteriosa organizzazione atta a ricreare il nuovo ordine mondiale che è poi il fulcro del film, esistesse veramente o fosse un'invenzione del regista. A differenza di quello che è accaduto per l'ospedale Centrino di Roma mi è stranamente passata la voglia di sapere. Non sia mai che, domattina, andando al lavoro, mi dovessi accorgere di essere seguita da macchine dai finestrini oscurati o uomini in bicicletta.

Christopher MacBride è il regista e sceneggiatore della pellicola. Probabilmente canadese, prima di The Conspiracy ha diretto un corto e una serie TV.


Se il genere "cospirazione" vi piace recuperate anche Sesso & Potere, From Hell - La vera storia di Jack lo squartatore, Essi vivono e il meraviglioso Arlington Road. ENJOY!!

giovedì 24 ottobre 2013

(Gio)WE, Bolla! del 24/10/2013

Buon giovedì a tutti!! Questa settimana il multisala offre pochissime nuove uscite e nessuna in grado di incontrare i miei gusti. Restano al palo gli interessanti Vita di Adele e Dark Skies, che toccherà recuperare in seguito. ENJOY!!


Il quinto potere
Reazione a caldo: Uh che noia…
Bolla, rifletti!: ho già avuto modo di parlare brevemente del film QUI. Confermo le impressioni, secondo me l’unico da salvare in tutta l’operazione sarà Benedict Cumberbatch che mi sembra parecchio calato nel personaggio.

Cani sciolti
Reazione a caldo: Idem come sopra….
Bolla, rifletti!: nel suo genere non dovrebbe essere male come film. Purtroppo né Mark WahlbergDenzel Washington sono attori per i quali mi strapperei i capelli anche se, presi singolarmente e magari in altre pellicole, sono anche bravi. Aspetterò le solite recensioni degli amici blogger e deciderò se recuperarlo per una visione casalinga oppure no!

Al cinema d'élite è invece il momento dei giovani poeti della Beat generation...

Giovani ribelli
Reazione a caldo: Eppure mi ispira...
Bolla, rifletti!: nonostante la presenza di un Daniel Radcliffe che, per me, ha sempre avuto l'espressività e la presenza scenica di un gatto di marmo il film sembrerebbe molto interessante anche (o soprattutto) per chi di Beat Generation sa poco o nulla. Tra l'altro, dalle recensioni mi par di capire che sia soprattutto il co-protagonista Dane DeHaan a brillare di luce propria e convincere. Se riuscirò a trovare qualcuno che mi accompagni al cinema magari gli darò una chance...

mercoledì 23 ottobre 2013

Evita (1996)

Dopo una settimana dedicata praticamente solo ai thriller horror oggi parlerò di un esponente di un altro genere che apprezzo parecchio, il musical! Quelle che seguono sono alcune impressioni su Evita, diretto nel 1996 da Alan Parker e tratto dall'omonimo musical di Tim Rice ed Andrew Lloyd Webber. L'app Muze indica una buona compatibilità tra me ed Evita... avrà ragione?


Trama: la giovane Eva Duarte lascia il paesino dov'è cresciuta e si trasferisce a Buenos Aires, dove intraprenderà la carriera di attrice e sposerà il Colonnello Juan Peron, diventando così la prima First Lady dell'Argentina...


E' incredibile come i gusti cambino col passare del tempo. Avevo visto Evita solo una volta alla TV ed ero rimasta scandalizzata dalla ridda di critiche piovute sul film di Alan Parker: complice soprattutto la presenza di Madonna, una delle mie cantanti preferite, avevo trovato la pellicola semplicemente meravigliosa ed ero anche riuscita a piangere come un vitello all'inizio e sul finale. E' superfluo dire, ovviamente, che alla visione era seguito l'acquisto del doppio CD con TUTTE le canzoni del film ed è altrettanto superfluo dire che, se a qualcuno dovesse pungere vaghezza di mettermi in una stanza vuota ed impormi di cantare l'intero musical lo farei tuttora senza battere ciglio, senza sbagliare una sola parola ed imitando anche gli strumenti, inca**ata come una belva per l'impossibilità di riprodurre la polifonia. Però, devo anche ammettere che rivedere Evita mi ha dilusa in più di un modo e ora mi domando se non avessero ragione quei critici che lo avevano stroncato senza pietà. Non per le canzoni o il modo in cui sono cantate, anzi, quelle rimangono bellissime, ma per la messa in scena.


Evita, pur nominato all'Oscar per la miglior fotografia e il miglior montaggio, risulta piatto e carente proprio nel ritmo e si riduce in un susseguirsi di immagini statiche virate nei toni del marrone. La scelta di rendere, giustamente, la protagonista fulcro di tutta la vicenda e di riservarle gli abiti più ricchi e sgargianti fa sì che il resto delle comparse, a parte giusto Peron e Che, non buchino lo schermo e rimangano praticamente fuse con la scenografia, un gruppo di statue semoventi a cui vengono riservate ripetute inquadrature quasi tutte simili tra loro. L'idea di dare un taglio più realistico alla rappresentazione, dunque, pur essendo valida e condivisibile si traduce in uno spettacolo a tratti pesante e noioso, ravvivato di tanto in tanto da alcuni numeri di tango, ballo usato soprattutto per indicare come Evita cambi amanti allo stesso modo in cui, nelle balere, si susseguono i partner nella danza. Inoltre, e mi fa male dirlo, Madonna da il meglio di sé nei numeri musicali ma in quanto a recitazione, almeno in questo film, non ci siamo proprio: con i capelli tinti di nero risulta a dir poco improbabile nei panni della sedicenne Evita, mentre da bionda recita per la maggior parte del tempo con il dito alzato e urlando. Banderas e Jonathan Pryce se la cavano meglio (quest'ultimo in particolare spezza il cuore con la sua interpretazione di un Peron silenziosamente innamorato e molto umano) ma anche loro sembrano a tratti appannati e poco convinti.


Per quel che riguarda le canzoni, ovviamente le adoro. Non ho mai avuto modo di ascoltare la registrazione di una delle rappresentazioni teatrali, pertanto posso basarmi solo sulle versioni del film, ma la colonna sonora è un accattivante mix di melodie classiche, ritmi rock e suggestioni sudamericane, imperniate nell'insieme a smontare il mito della "santa" Evita, che, sebbene omaggiata da alcuni pezzi davvero commoventi, viene dipinta essenzialmente come una sgualdrina assetata di potere elevata a salvatrice di un'intera Nazione. A fungere da voce della ragione del popolo imbambolato ed incantato dal carisma di Eva ci pensa Che (che NON è Che Guevara), il classico narratore onnisciente che commenta con amara ironia la vita della first lady argentina e si riserva, di conseguenza, le canzoni migliori: Oh What a Circus, Goodnight and Thank You, The Lady's Got Potential, Raimbow Tour e And the Money Kept Rolling in (and Out) sono degli esempi di satira al vetriolo, in diretta contrapposizione con le canzoni eseguite da Evita, ben più sentimentali e personali, come You Must Love Me, scritta appositamente per il film e vincitrice dell'Oscar per la miglior canzone originale (uno dei pochi pezzi, peraltro, che Madonna in un concerto riesce a cantare dal vivo perfettamente, tanto che a Roma mi aveva commossa). La mia preferita, comunque, rimane She's a Diamond, adoro la voce di Jonathan Pryce ed è questa l'unica sequenza che a tutt'oggi, dopo anni di distanza e un cinismo più vicino a quello del Che, riesce ancora a strapparmi la lacrima. Per il resto, forse è meglio che gli appassionati di musical si dilettino nell'ascolto del CD o vadano a Broadway piuttosto che impelagarsi nella visione di Evita.


Di Madonna (Evita Peron), Antonio Banderas (Che) e Jonathan Pryce (Juan Peron) ho già parlato ai rispettivi link.

Alan Parker è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Inglese, ha diretto Midnight Express, Saranno famosi, Pink Floyd The Wall, Birdy – Le ali della libertà, Mississippi Burning – Le radici dell’odio, The Commitments e Le ceneri di Angela. Anche attore e produttore, ha 69 anni.


Oliver Stone viene citato nei credit come co-sceneggiatore; in realtà, il regista progettava da tempo di fare un film su Eva Perón (con Michelle Pfeiffer come protagonista) ma alla fine ha rinunciato e, in sostanza, non ha mai collaborato alla stesura dello script di Evita. Non che questo sia il primo ed unico cambiamento legato alla produzione del film: Ken Russell è stato il primo regista preso in considerazione e lui avrebbe voluto Barbra Streisand per il ruolo di Evita. Dopo che l’attrice aveva rinunciato, la stessa proposta era stata fatta a Liza Minnelli ma Tim Rice voleva a tutti i costi Elaine Page, già Evita a teatro e, soprattutto, fidanzata del compositore. Alla fine, col tempo e con i vari ritardi accumulati, l’ha spuntata Madonna su gente come Jennifer Lopez, Mariah Carey, Gloria Estefan, Zsa Zsa Gabor, Patti LuPone, Bette Midler e Sarah Brightman. Negli anni ’80, invece, era Olivia Newton John a volere disperatamente il ruolo ma il flop di Xanadu l’ha ridotta a più miti consigli. Infine, per il Che erano stati fatti nomi eccellenti come Patrick Swayze, Mandy Patinkin, Meat Loaf, John Travolta e Sylvester Stallone mentre per Juan Perón erano stati proposti Julio Iglesias e Raul Julia. Per concludere, se volete saperne di più su Evita sappiate che esistono anche il film TV Evita Peron (con Faye Dunaway nei panni della protagonista) e l’argentino La vera storia di Eva Perón, uscito ovviamente lo stesso anno di Evita. Non avendoli mai visti non posso commentarne la qualità ma se Evita vi fosse piaciuto posso consigliarvi Marie Antoinette e magari Les Misérables. ENJOY!




martedì 22 ottobre 2013

The Wicker Tree (2011)

Dopo aver guardato e amato The Wicker Man potevo forse esimermi dal vedere The Wicker Tree, diretto nel 2011 dal regista Robin Hardy e tratto dal suo racconto Cowboy for Christ? No, ovviamente, ma per stavolta sarebbe stato meglio se avessi fatto un’eccezione, ed effettivamente anche l'app Muze è stata abbastanza fredda in quanto a calcolo della compatibilità...


Trama: due ragazzi, cattolici “rinati”, partono dall’America e vanno in Scozia per convertire gli autoctoni. Lì metteranno in discussione la loro fede e rischieranno la vita…

 
Sono sconcertata, perplessa e DIlusa. Tanto The Wicker Man è originale, inquietante e bello, tanto The Wicker Tree è noioso, piatto e banale. Robin Hardy, stavolta anche sceneggiatore, non realizza un seguito diretto della sua opera più famosa ma ne riprende alcuni elementi proseguendo nell’analisi della lotta tra religione cristiana e miti ancestrali, tra dèi pagani e Dio. Detto così andrebbe anche bene, ma problema è che, innanzitutto, i due protagonisti mancano della fervida, immutabile certezza che animava il Sergente Howie e gli consentiva di rimanere saldo nei suoi principi fino all’ultimo e lo spettatore, per tutta la durata del film, deve sopportarsi le paranoie, l’ipocrisia e le vocette gnegne di questi due decerebrati, rispettivamente un’ex cantante zoccoletta e un ex giocatore d’azzardo, che pretendono di imporre le loro Flanderiane fisime al popolo bue. Popolo bue che, purtroppo, non inquieta nemmeno un po’. Innanzitutto perché, fin dall’inizio, si capisce benissimo la fine che rischiano di fare i due santerellini e poi perché i paesanotti sono talmente caricaturali da far sorridere: laddove la Willow di Britt Ekland seduceva con la danza, qui abbiamo una volgarissima bagassa che si monta il poliziotto italiano all’urlo di “Orlando orgasmissimo” (anche in lingua originale, eh!) oppure dei servi che starebbero benissimo in una commedia goldoniana ma che non mettono ansia per nulla, soprattutto non quando gettano gatti di pezza nei cestini della rumenta.

Orlando orgasmissimo
Si vede che Hardy ha cercato di ricreare le atmosfere della sua "creatura" ma in The Wicker Tree le canzoni (quasi tutte eseguite dalla giovane Britannia Nicols, qui al suo primo e finora unico film) sono eccessive e noiose, prive di mordente, messe lì giusto a mo' di omaggio gratuito. Un paio di idee e sequenze azzeccate ci sono, nella fattispecie quella della stanza delle "bambole", quella in cui viene decretato il destino del Laddie o il fiammeggiante finale (sebbene l'"albero" di vimini non possa competere nemmeno lontanamente con l'uomo), ma in generale sembra di guardare un horror come tanti altri, fatto di idee riciclate, cliché vecchi come la morte e, peggio, incredibili forzature della trama: laddove la gente di Summerisle, negli anni '70 e in un isolotto rurale, si dedicava al sacrificio umano perché i raccolti erano inesistenti, qui il "capovillaggio" riesce a convincere, nel 2011 badate bene, che il motivo della sterilità degli abitanti non è da ricercarsi negli scarti della sua fabbrica nucleare che si riversano nei fiumi, bensì nel fatto che gli dei sono adirati. E certo. Va bene essere circondati da paesanotti scemi, ma molti di loro hanno meno di 40 anni, che tutti quanti si bevano questa colossale mussa è troppo anche per un horror. Il mio consiglio dunque è quello di tenersi lontani da questo noiosissimo, stupido film e rimanere con l'indelebile ricordo del suo bellissimo antenato.

Del regista e sceneggiatore Robin Hardy ho già parlato qui mentre Christopher Lee, che interpreta il padre (o nonno?) di Lord Morrison lo trovate qua.

Graham McTavish interpreta Lachlan Morrison. Scozzese, ha partecipato a film come Lara Croft: Tomb Raider - La culla della vita, King Arthur, John Rambo, Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato e a serie come Numb3rs, Lost, CSI: Miami, Prison Break, Ghost Whisperer e 24. Ha 52 anni e cinque film in uscita tra cui Lo Hobbit - La desolazione di Smaug e Lo Hobbit - Racconto di un ritorno.


Clive Russell interpreta Beame. Inglese, ha partecipato a film come King Arthur, Sherlock Holmes, Wolfman, Sherlock Holmes – Gioco d’ombre, Thor: The Dark World e a serie come Zorro e Game of Thrones. Ha 67 anni e due film in uscita.


Robin Hardy aveva creato il personaggio di Sir Lachlan Morrison per Christopher Lee ma purtroppo il grande attore si era fatto male girando un altro film e il ruolo è passato a Graham McTavish, che invece era stato scritturato per interpretare Beame. L’incidente ha così impedito anche a Joan Collins, che avrebbe dovuto affiancare Lee nei panni di Lady Morrison, di prendere parte al film perché troppo vecchia rispetto a McTavish. Peccato, forse il film sarebbe stato migliore con questi due mostri sacri a gigioneggiare sullo schermo! Comunque, se The Wicker Tree vi è piaciuto non perdetevi ovviamente The Wicker Man. ENJOY!

lunedì 21 ottobre 2013

Get Babol! #82: La donna che visse due volte al cinema e....

Buon lunedì a tutti! Il post di oggi sarà un po' strano e per due motivi. Il primo è che il sito GetGlue non mi consiglia nulla ma io vorrei lo stesso segnalare che in America esce l'ultimo film di Ridley Scott, The Counselor (che uscirà in Italia a gennaio col titolo The Counselor - Il procuratore, giusto in tempo per gli Oscar), thriller sceneggiato da quel Cormac McCarthy già responsabile del meraviglioso Non è un paese per vecchi. Il trailer è uno spettacolo e ho già la bava alla bocca: Fassbender nei panni del protagonista è bellissimo, Brad Pitt torna finalmente ad avere quell'aria un po' "servaggia" che World War Z gli aveva tolto, Cameron Diaz si cimenta in un ruolo che parrebbe da Dark Lady e Javier Bardem (nel cast assieme a Penélope Cruz) ha un look da scoppiato che è tutto un programma. Come ho detto, non vedo l'ora.


In Italia invece, da questa sera e fino a mercoledì alcuni cinema selezionati consentiranno ad appassionati di Cinema e a chi non l'avesse mai visto, di rifarsi gli occhi col meraviglioso capolavoro di Alfred Hitchcock, La donna che visse due volte (avrei voluto riguardarlo e recensirlo per l'occasione ma ciccia, non sono riuscita a rispettare i tempi, quindi vi linko il bellissimo omaggio di Mr. Ford!!). Sul sito www.hitchcockalcinema.it potrete verificare se nella vostra zona c'è un cinema che lo proietta, vedere il trailer e, se siete dei veri cinefili, potete anche misurare la vostra conoscenza sul grande Maestro. Insomma, questa in Italia è la settimana di Hitchcock, siete avvisati!! ENJOY!

domenica 20 ottobre 2013

Bollalmanacco On Demand: The Wicker Man (1973)

Torna, inaspettatamente presto, il Bollalmanacco On Demand. Oggi accontento il cugino Mauro che, giustamente, stufo di vedermi recensire horror maffi mi ha proposto di guardare il cult The Wicker Man, diretto nel 1973 dal regista Robin Hardy. Il prossimo film su richiesta sarà invece Invito a cena con delitto. ENJOY!


Trama: un probo e religiosissimo poliziotto si reca sull’isola di Sommerisle per cercare una bambina scomparsa da mesi. Lì scoprirà che gli abitanti dell’isola venerano antiche divinità e si dedicano a riti pagani, non tutti innocui…


Che dire, cospargo il capo di cenere per non avere mai visto prima quello che, a ragione, viene considerato uno dei migliori horror della storia del Cinema, ma a mia discolpa posso dire che si tratta di un gioiellino censurato sia in Inghilterra sia in Italia, dove pare sia stato trasmesso per la prima ed unica volta nel 2004 e sul satellite. E se la censura nel Paese d’origine del film è dovuta a svariate scene di nudo e qualche accenno all’educazione sessuale di ragazzini, molto probabilmente in Italia il film è stato “bandito” per il suo essere nemmeno tanto velatamente blasfemo. Buona parte della trama, infatti, è incentrata sullo scontro tra il puritano Howie, ciecamente devoto a Dio e a Cristo, morigerato fino a rasentare il ridicolo, e la comunità di Summerisle, dove i giovani vengono iniziati alle gioie del sesso da una moderna Afrodite, le persone fanno l'amore nelle strade e gli antichi Dei vengono omaggiati per propiziare il successo dei raccolti. Il sinistro e retrò Lord Summerisle si fa portavoce dei riti e delle credenze della Comunità, asserendo ad un certo punto che "Dio è morto. Non può lamentarsi, ha avuto la sua chance e, come si dice oggigiorno, se l'è giocata"; tutto molto ragionevole da un punto di vista moderno e ad una prima occhiata parrebbe che lo sceneggiatore Anthony Shaffer parteggi spudoratamente per la gente di Summerisle, ma la verità è che c'è molto di più: nonostante l'inquietante finale, The Wicker Man mette in scena l'ignoranza che deriva dall'isolamento, fisico o mentale che sia, il rifiuto di accettare ciò che viene da fuori e che porta alla disfatta, all'inevitabile sterilità e infine alla morte.


The Wicker Man, a maggior ragione, non può essere semplicemente definito horror. La pellicola parte infatti come un classico "poliziesco", interamente basato sulle indagini del sergente Howie, ma è contaminata da suggestioni erotiche e da svariati numeri musicali ed è solo a poco a poco che viene a crearsi quell'atmosfera che esplode in horror poco prima del finale; lo spettatore non può fare altro che lasciarsi trascinare (e ingannare, non dimentichiamolo!) da tutti questi elementi apparentemente discordanti tra loro e farsi avvolgere dalla sottile inquietudine che penetra la mente anche quando gli occhi vedono, essenzialmente, la bellezza di un'isola immersa nel sole e nella primavera o luoghi sicuri ed accoglienti come taverne e negozi di dolciumi. Summerisle diventa così un luogo arcaico, dove la vita viene scandita dal ritmo di licenziose ballate (la sequenza della seduzione di Howie è una delle più belle mai girate) e dove nulla è quello che sembra. Le aspettative dello spettatore, anche quello più scafato, vengono alimentate ed eluse in un gioco continuo di tira e molla tanto che, nonostante Howie non sia il personaggio più simpatico ed accattivante della storia dell'horror, non possiamo fare a meno di empatizzare con le sue paranoie e i suoi pregiudizi, facendoci fuorviare e fomentare finché la rivelazione finale non ci abbatte come agnelli. O lepri, se preferite.


Gli attori ingaggiati per creare questa raffinata pellicola riescono a dar vita a personaggi che si fissano indelebili nella mente dello spettatore e spiccano nonostante l'abbondanza di abitanti dell'isola. A partire dal primo dei vecchietti all'ultima delle maschere, tutti gli isolani tormenteranno lo spettatore per molto tempo e il grandioso Christopher Lee, demoniaco ed ambiguo come sempre, per una volta non spicca sui suoi colleghi in grandiosità ma viene degnamente affiancato dalla bellissima Britt Ekland e da un Edward Woodward in grado di passare dall'essere un indefesso ed autorevole bigotto bacchettone all'essere un povero credente sperduto e surclassato dai "peccatori". Le scenografie sono molto belle e ricordano quelle dei migliori film della Hammer ma quello che mi ha più colpita sono le musiche, uno splendido e a suo modo inquietante mix di Nursery Rhymes (c'è persino Black Sheep!!), canzoni tradizionali e musiche originali che evocano lo stile irlandese, scozzese e inglese e si sposano magnificamente con ogni singola sequenza del film. E poi, ovviamente, c'è lo spaventoso, terribile wicker man, l'uomo di vimini. Che, nonostante sia ormai diventato un'icona conosciuta anche da chi non ha mai avuto modo di vedere la pellicola, non lascia assolutamente indifferenti con la sua repentina, devastante comparsa. A me si è fermato il respiro. Se credete di avere visto troppi horror perché qualcosa possa ancora sorprendervi o scioccarvi, date un'occhiata a The Wicker Man, non ve ne pentirete. A Mauro che l'ha richiesto posso solo dire "grazie"!


Di Christopher Lee, che interpreta Lord Summerisle, ho già parlato qui.

Robin Hardy è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto altri due film, The Fantasist e The Wicker Tree. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 84 anni.


Edward Woodward (vero nome Edwart Albert Arthur Woodward) interpreta il sergente Howie. Inglese, ha partecipato a film come Hot Fuzz e alle serie Alfred Hitchcock presenta e Nikita. Anche produttore, è morto nel 2009 all’età di 79 anni.


Britt Ekland (vero nome Britt-Marie Eklund) interpreta Willow. Svedese, ha partecipato a film come Carter, Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro e a serie come Love Boat. Anche regista e sceneggiatrice, ha 71 anni. 


Ingrid Pitt (vero nome Ingoushka Petrov) interpreta la bibliotecaria. Polacca, ha partecipato a film come Il dottor Zivago, Vampiri amanti, La morte va a braccetto con le vergini, Octopussy - Operazione piovra e a serie come Doctor Who. Anche sceneggiatrice, è morta nel 2010 all'età di 73 anni.


Robin Hardy avrebbe voluto nientemeno che Michael "Basil Exposition" York per il ruolo del Sergente Howie ma, purtroppo, l'attore non era disponibile e, per qualche tempo, si era dunque pensato a David Hemmings prima che la parte venisse infine data a Woodward. Ah, e nonostante all'inizio del film vengano ringraziati Lord Summerisle e i suoi isolani, l'isola è un luogo interamente fittizio. The Wicker Man è stato rifatto nel 2006 e distribuito in Italia col titolo Il prescelto; per questo "capolavoro", che presto guarderò, Nicolas Cage è stato candidato ai Razzie Award quindi già pregusto le risate che mi farò durante la visione. Nel 2011 invece Robin Hardy è tornato dietro la macchina da presa e ha diretto una sorta di seguito o, meglio, un film che riprende le tematiche dell'originale, il debole The Wicker Tree (a cui, chissà quando, dovrebbe seguire The Wrath of Gods, l'ultimo capitolo di un'ideale trilogia). Non ve lo consiglio, sinceramente. Se The Wicker Man dovesse piacervi, cercate piuttosto Rosemary's Baby o magari anche Sentinel. ENJOY!!

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