venerdì 18 settembre 2015

Wes Craven Day: Il serpente e l'arcobaleno (1988)



Il giorno stesso in cui è venuto a mancare Wes Craven ho chiesto al solito gruppetto di Blogger di organizzare un Day per commemorarlo e le adesioni sono state subito tantissime, a dimostrazione di quanto fosse amato lo zio Wes. Ho così colto la triste occasione per riguardare, dopo più di 10 anni, Il serpente e l’arcobaleno (The Serpent and the Rainbow), tratto dall’omonimo libro dell’etnobotanico Wade Davis, che all’epoca non avevo affatto apprezzato.


Trama: l’etnobotanico ed antropologo Dennis Alan si reca ad Haiti, su invito di un’azienda farmaceutica, per studiare il caso di un uomo morto sette anni prima e tornato in vita come zombi. Alan scoprirà tuttavia che curiosare tra le polveri e le leggende haitiane può essere estremamente pericoloso…



E’ proprio vero che i gusti cambiano ogni 10 anni. De Il serpente e l’arcobaleno mi aveva attirata all’epoca la spettrale locandina con un Bill Pullman più vampiro che zombi e un terrificante trailer che passava spesso in TV di cui ricordo alberi e, per l’appunto, un serpente. La visione mi aveva lasciata però totalmente insoddisfatta perché gli  zombi che mi aspettavo erano quelli della tradizione romeriana, non certo degli uomini di colore dall’aspetto un po’ trasandato e privi della tipica brama di carne umana. L’altra sera invece mi sono messa lì, satura di horror banali come solo chi ne guarda da 20 anni può essere, e mi è scesa di nuovo una lacrima al pensiero di come Wes Craven, prima di morire “fisicamente” di cancro, fosse già stato ucciso da spettatori stupidi come la sottoscritta, quel genere di pubblico che condanna film come Il serpente e l’arcobaleno ad essere un inevitabile insuccesso commerciale e spinge gli Autori, per non morire di fame, a piegarsi alle regole del business e girare della merda per ragazzini. Il serpente e l’arcobaleno è una pellicola particolare e coraggiosa, un horror nato nientemeno che da un trattato scientifico sulle sostanze velenose impiegate dai cosiddetti stregoni vodoo haitiani per creare degli zombi (laddove, ovviamente, per zombi si intende persone spinte in uno stato di coma assai simile alla morte, “resuscitate” e poi rese docili e prive di volontà da altre sostanze psicotrope). Partendo dal trattato di Wade Davis, il film di Craven ricama una favola nera che affonda le radici nelle credenze superstiziose della misteriosa Haiti, dove il confine tra suggestione mentale e magia è talmente sottile da essere quasi inesistente, e anche nell’attualità; è palese infatti che la condizione dello zombi e di tutti coloro a cui è stata rubata l’anima dal malvagio capo dei Tonton Macoute è la stessa in cui versavano gli haitiani alla fine degli anni ’80, vessati dalla dittatura di Bebé Doc Duvalier, ed è emblematico che la sconfitta del “cattivo” vada di pari passo con l’esilio del dittatore e la conseguente esplosione di gioia della popolazione (in realtà il film è stato girato in parte nella Repubblica Dominicana proprio a causa delle sommosse popolari haitiane, che avrebbero reso impossibile garantire la sicurezza della troupe). L’horror come specchio della realtà dunque, con l’angosciante tristezza di una persona consapevole di essere stata privata dell’anima e della libertà, costretta a camminare nella terra del Serpente senza poter raggiungere l’Arcobaleno.


Craven è già pienamente conscio della tragedia e dell’orrore insiti in questa condizione ed è per questo che non calca la mano con splatter o scene vietate ai minori, non ne ha bisogno: sangue e viscere sono orpelli con cui si divertono i ragazzini, l’horror adulto parla attraverso suggestioni, sguardi e “idee”. L’idea di venire sepolto vivo per esempio, con un muto terrore racchiuso nella lacrima di Christoph all’inizio, oppure il tremendo e allucinato sguardo del bokor Peytraud, un Zakes Mokae talmente inquietante che se me lo trovassi davanti scapperei a gambe levate (cosa che, effettivamente, il protagonista ad un certo punto fa). Però Haiti è anche magia, terra dei sogni e degli incubi voodoo e sappiamo tutti che Craven in questo campo è maestro. Fin dall’inizio, quindi, Il serpente e l’arcobaleno è impreziosito da una serie di sequenze oniriche che si alternano senza soluzione di continuità alle riprese “reali”  tanto che è spesso difficile capire quando finiscano le une e comincino le altre; tra le più efficaci rientrano sicuramente quella in cui Bill Pullman scopre il suo totem animale (ho adorato la tipica “incertezza” dei sogni più belli, quelli in cui gioia e terrore si compensano e si fondono) e quella terribile ed angosciante in cui il protagonista viene sepolto vivo e ricoperto da un mare di sangue prima di risvegliarsi e capire che l'incubo è appena iniziato. Non di soli sogni vive l'uomo però e, nonostante queste incursioni nell'horror, è anche vero che Craven utilizza spesso una regia documentaristica, soprattutto nelle sequenze che riguardano funerali e processioni, tanto da spingere lo spettatore a chiedersi se davvero quella che ha davanti è una semplice messinscena oppure il regista si è nascosto per riprendere delle cerimonie realmente esistite. Insomma, Il serpente e l'arcobaleno è un film atipico ma sicuramente non da sottovalutare, né da considerare come un'opera minore del regista: forse è un po' ingenuo sul finale, che ricorda tanto Grosso guaio a Chinatown, ma in generale è una visione interessante e consigliatissima!

Wes Craven è stato spesso ospite del Bollalmanacco. Ecco i film di cui ho parlato:

L'ultima casa a sinistra (1972)


Le colline hanno gli occhi (1977)


La casa nera (1991)


Scream 1, 2 e 3 (1996 - 2000)


My Soul to Take - Il cacciatore di anime (2010)


E se ancora, come spero, non vi basta, ecco gli altri blog che oggi hanno celebrato il buon Wes Craven:

Non c'è paragone - La casa nera
Mari's Red Room - L'ultima casa a sinistra
Scrivenny - Scream
Combinazione casuale - Nightmare - Dal profondo della notte
Non c'è paragone - La casa nera
WhiteRussian - Red Eye
Cinquecento Film Insieme - Scream 3 e 4
Pensieri Cannibali - Nightmare - Nuovo incubo
In Central Perk - Nightmare - Dal profondo della notte
Il Zinefilo - Dovevi essere morta
Montecristo - L'ultima casa a sinistra
Director's Cult - La casa nera

Immancabile e doveroso l'omaggio de Il giorno degli zombi: visto che in quasi ogni post di Lucia viene citato Wes è palese che gli voleva bene più di tutti noi quindi cercate anche le recensioni dedicate ai suoi film!! :)

27 commenti:

  1. Concordo in pieno, un tipo di orrore serpeggiante (aggettivo fin troppo facile), a mio avviso il film che più dimostra quanto il genere gli fosse rimasto incollato addosso, ma Wes era in grado di fare anche di più, proprio grazie all’intelligenza che lo ha sempre contraddistinto, di tutta questa bella rassegna omaggio a Zio Wes hai scelto il titolo più giusto per ricordarlo. Cheers! ;-)

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    1. Era un titolo che volevo rivedere da anni e quale occasione migliore di questa? :) Anche per ricordare, appunto, che Wes non avrebbe voluto fare SOLO horror...

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  2. Questo è tra quelli che mi mancano, ma conto davvero di recuperarlo a breve!

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  3. Visto in uno dei cicli di notte horror più o meno intorno ai primi anni '90.
    Non lo rivedo da allora, però ricordo che non mi piacque proprio perché ero in cerca di horror più sempliciotto e carismatico.
    Gli preferivo persino Sotto Shock di cui vedo che nessuno ha scelto di occuparsi. :-p

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    1. Eh chissà perché l'hanno snobbato tutti. Dopo Dovevi essere morta sarebbe stato la mia terza scelta...

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  4. lo
    abbiam
    visto
    in una sala vuota un miliardo di anni fa.lo
    ricorso
    poco, se non per il
    senso di disagio lasciatoci alla fine della visione. Dovrei rivederlo...

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    1. Addirittura al cinema? Fico, io ero piccolina, a sette anni mi turbava persino il trailer ma lo ricordo ancora benissimo!!
      Riguardalo allora!

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  5. Sai che anche a me, quando lo vidi tanti anni fa, non piacque? Ma questo è un film che va apprezzato avendo ben chiari quali siano gli intenti di Wes, è la sua opera più politica ed è un gran bel pezzo di storia del cinema. A quanto pare tutti noi per apprezzarlo siamo dovuti crescere.

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    1. D'altronde, parliamo di un horror adulto. Il problema è che più si va avanti più i ragazzini diventano ancor più scemi di quanto eravamo noi; ti dico solo che ieri sera due hanno visto Inside Out e mica l'hanno capito... -.-

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    2. Inside Out devo vederlo assolutamente, se ne parla in giro come di un capolavoro...

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    3. E hanno ragione a parlarne così! :)

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  6. Non ho mai visto nulla di questo autore... con la sua morte, mi è venuto interesse... però non vorrei iniziare da Nightmare... vedrò un po'...

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    1. Se non vuoi iniziare da Nightmare puoi cominciare con La casa nera, Il serpente e l'arcobaleno, Scream, che sono tutti molto belli!

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  7. Per me uno dei film migliori di Craven, atipico ed inquietante, diverso da ogni altro.
    Oltretutto, è stato credo il primo film USA ad essere girato ad Haiti sotto il regime dei Duvalier in condizioni decisamente pericolose.

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    1. Se è stato il primo non lo so però è risaputo che Craven e soci hanno dovuto portare via le suole da Haiti e concludere le riprese altrove o avrebbero rischiato grosso!!

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  8. È capitato spessissimo anche a me, di cambiare radicalmente idea su un film dopo una prima visione poco felice. Ricredersi, poi, è talmente piacevole!

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    1. D'altronde, solo gli stupidi non cambiano mai idea! :D

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  9. Questo... non lo conosco proprio.
    Penso che è la prima volta che ne sento parlare!

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  10. Troppo dura con te stessa, la percezione delle cose cambia col passare del tempo, così come cambiano i gusti per i film! ;-)

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  11. Purtroppo una rassegna che mi sono perso e... un film che non ho mai visto T.T magari, dato che questo è il periodo dei grandi recuperi, me lo vedrò!

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  12. Mai visto neppure io, ma non so se la codarda che in me dopo gli exploit di questa estate ha voglia di altri horror... le notti non sono più state le stesse dopo Freddy :)

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  13. Io l'avevo rivisto pochi mesi prima della morte di Craven, e l'avevo trovato come sempre affascinante nella sua commistione fra horror/fantastico (anche un po' "grezzo") e realtà (a parte i riferimenti alla dittatura ad Haiti, certi passaggi quasi da documentario alla Herzog su religioni e miti, come le processioni che anche tu giustamente citi).

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    1. Sì, affascinante è la parola giusta e soprattutto ben lontano da quei filmetti per mocciosi che è stato costretto a fare a fine carriera... :(

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