venerdì 26 gennaio 2018

A Dark Song (2016)

Quando mi sono fatta male alla gamba è scattata automatica la domanda per Lucia, ovvero "quali horror consigli di vedere entro la fine del 2017?" e lei, prontissima, ha nominato tra i primi A Dark Song, diretto e sceneggiato dal regista Liam Gavin.


Trama: per veder realizzato il suo più grande desiderio la giovane Sophia cerca l'aiuto di un occultista e assieme a lui tenta di portare a compimento un pericoloso e lunghissimo rito.



Per chi ormai è stufo di vedere horror faciloni dove qualunque streppone può improvvisarsi evocatore di demoni, esorcista o valvola di sfogo per qualunque cosa si nasconda nell'aldilà, il primo (e speriamo non sia l'ultimo) lungometraggio di Liam Gavin è una bella boccata di aria fresca. Invece di puntare sul risultato finale come accade quasi sempre, il regista ci descrive il viaggio, difficile e terribile, di una donna pronta a fare qualunque cosa pur di esaudire il suo desiderio più grande. Invece di raccontare i soliti effetti di un rito andato male, Liam Gavin sceglie un percorso più tortuoso e, se vogliamo, meno "appetibile" per il pubblico mainstream, e decide di mostrarci nei dettagli il rito con tutti i suoi preparativi, i problemi più "concreti", la noia della ripetitività, il dolore di chi deve sottoporsi a prove indicibili, la frustrazione nel non vedersi sbucare davanti agli occhi fin da subito angeli e demoni pronti ad esaudire ogni nostra richiesta e anche l'eccitazione di percepire i primi risultati. Il tutto filtrato dalla percezione di due protagonisti agli antipodi: da una parte abbiamo Sophia, "neofita" pronta a tutto pur di arrivare alla fine del rito, dall'altra abbiamo Joseph, sedicente esperto che vorrebbe solo scomparire dalla faccia della Terra per non venire più costretto a ricorrere alle sue scomode conoscenze. L'interazione tra i due, caratterizzata da una reciproca diffidenza sconfinante a tratti nell'odio, è ciò che rende il film dinamico e porta lo spettatore a non rilassarsi nel corso della visione perché sia l'una che l'altro sono potenzialmente due bombe pronte a scoppiare e a mandare a gambe all'aria il rito con tutte le conseguenze nefaste del caso. In più, se Sophia viene descritta come una donna decisa e "dura", Joseph viene invece caratterizzato fin dall'inizio come una figura borderline, un ubriacone in odore di cialtroneria che potrebbe anche soltanto volere approfittarsi di Sophia, non tanto per i soldi promessi dalla donna ma per soddisfare un perverso desiderio di potere e prevaricazione su una persona totalmente ignorante e disperata.


Osservare lo sviluppo del rituale, nella fattispecie l'Operazione di Abramelin che punta a consentire un contatto con l'angelo custode di chi vi partecipa, è interessante sia per l'approccio realistico del regista e sceneggiatore, che non ricorre a particolari effetti visivi o operazioni raccapriccianti ma riesce comunque a trasmettere tensione e ad ammantare ogni segmento del rito di un fascino particolare, sia per il modo in cui viene sviluppato il rapporto tra Sophia e Joseph, due anime solitarie e doloranti che scoprono di avere in comune più di quanto entrambi non immaginassero. Quando invece A Dark Song entra nel "vivo" (più o meno nel quarto d'ora finale di pellicola), Liam Gavin sbriglia la fantasia ricorrendo ad un terribile bestiario di demoni, accontentando così chi si sarebbe aspettato un horror tout court, e punta ad abbattere lo spettatore con un terrificante senso di claustrofobia dato dai più classici cliché del genere, tra i quali spiccano corridoi bui, luoghi dai quali è impossibile uscire, porte chiuse dietro le quali può nascondersi qualsiasi nefandezza e, soprattutto, moltissime ombre capaci di illudere personaggi e spettatori. Prima però che subentri l'elemento puramente horror ci pensano Steve Oram e Catherine Walker a reggere da soli l'intero film; in particolare, l'ex "Killer in Viaggio" offre un'interpretazione capace di fissarsi nella memoria dello spettatore e di arricchire con sfumature particolari e quasi malinconiche la solita figura dell'occultista costretto a vivere ai margini della società, ubriacone ed iracondo, mentre la Walker si carica sulle spalle un personaggio difficile e dai mille segreti, un carattere forte con un solo, incredibile terrore, quello di abbandonarsi al perdono e alla speranza. In definitiva, A Dark Song è un film molto bello che però richiede allo spettatore la stessa cosa che il rito di Abramelin richiede ai due officianti, ovvero pazienza e buona predisposizione d'animo. E magari qualcuno che lo faccia conoscere, com'è successo a me!


Di Steve Oram, che interpreta Joseph Solomon, ho già parlato QUI.

Liam Gavin è il regista e sceneggiatore della pellicola. Irlandese/Gallese è al suo primo lungometraggio e ha un film in uscita.




8 commenti:

  1. Risposte
    1. Guardare un film che non hai ancora visto mi fa sempre uno strano effetto, sappilo XD

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  2. Lo terrò presente per il fine settimana. XD

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  3. Senza il passaparola chissà quante robe interessanti ci perderemmo.

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    1. Infatti è uno dei motivi per cui continuo a leggere blog e scriverne uno :)

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  4. Potrebbe piacermi. Grazie del passaparola :-)

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