martedì 7 agosto 2018

Amiche di sangue (2017)

Questa settimana è arrivato in Italia Amiche di Sangue (Thoroughbreds), diretto e sceneggiato nel 2017 dal regista Cory Finley.


Trama: Amanda è una ragazza incapace di provare emozioni, Lily un'altoborghese con un patrigno odioso. Tornate amiche quasi per caso, dopo anni di lontananza, le due cominciano a progettare un piano per eliminare l'uomo...


Questo spicchio di torrida estate mi sta bollendo, con le temperature casalinghe che sono arrivate a toccare i 31 gradi. I cinema, unica fonte di refrigerio, a Savona sono chiusi e io mi sono ritrovata a guardare Amiche di Sangue sdraiata sul divano, con un singolo refolo d'aria a rianimarmi di tanto in tanto e ad evitare che le mie cellule si fondessero inestricabilmente con quelle del sofà. Forse per questo l'opera prima di Cory Finley non mi ha entusiasmata granché, troppo "fighetta" per i miei gusti, incapace di catturare completamente la mia attenzione e dotata di un senso dell'umorismo macabro e autocompiaciuto che mi ha fatta più volte alzare gli occhi al soffitto. Diciamo che ho preso in antipatia la pellicola fin dall'inizio, non tanto per la sua realizzazione, di cui parlerò, quanto per l'ambiente in essa rappresentato e per le due protagoniste, adolescenti non tanto psicopatiche da essere divertenti ma intelligentissime e acculturate nel modo arrogante tipico delle pellicole indie che, a quanto pare, dopo anni sono arrivata un po' a soffrire. Bellissime (soprattutto la Taylor-Joy) e tanto disadattate, Amanda e Lily sono dei cliché, un compendio di psicosi la prima e banalmente infastidita da una situazione familiare "scomoda" la seconda; Amanda è incapace di provare emozioni sin da bambina ma, in qualche modo, riesce a provare empatia e a sacrificarsi per gli altri in virtù di ciò, anche a costo di passare per matta mentre Lily, apparentemente la più normale della coppia, è dotata di un egoismo fuori dal comune e, nonostante la sua aria algida che le impedisce di indulgere in scene patetiche, è la quintessenza della drama queen. A far le spese di questo binomio, l'effettivamente detestabile patrigno di Lily, il quale diventa oggetto dell'improvvisa brama di sangue delle due. A tal proposito, guardando Amiche di sangue, sinceramente mi sono ritrovata a "sperare" che Lily o la madre fossero vittime di violenza fisica, sessuale, qualcosa insomma che giustificasse tanto odio verso un uomo reo semplicemente di essere un imbecille patentato e un riccone viziato; invece, in un dialogo abbastanza rivelatore, persino Amanda si stupisce di tanto livore da parte di Lily, limitandosi però a far spallucce perché, diamine, l'amica soffre.


Perdonatemi se sono convinta che una stupidità simile avrebbe meritato più un approccio trash alla Amiche cattive o anche alla Tragedy Girls invece di questo desiderio di realizzare un'opera teatrale (l'impianto c'è ed è palese, soprattutto sul finale) incredibilmente raffinata, fatta di dialoghi "arguti", immagini simboliche e musiche particolari che si spinge persino al tentativo di riabilitazione della figura dello streppone raccattato per strada in modo da fungere da capro espiatorio. Perdonatemi, ma probabilmente non sono riuscita ad entrare nel mood perché il film avrebbe avuto tutte le carte in regola per risultarmi splendido. In primis, Cory Finley è incredibilmente bravo e rende il film un gioiello per gli occhi. Non c'è una sola inquadratura che non sia stata realizzata ad arte (a un certo punto, e non so quanto la cosa sia casuale, lo stipite di una porta e le braccia della Cooke si incrociano a formare un cuore, per dire) e i piani sequenza sono qualcosa di favoloso, la scena nel prefinale in primis, dove tutto accade "dietro le quinte". Poi, gli attori. Olivia Cooke ed Anya Taylor-Joy si compensano l'una con l'altra attraverso le loro diversità sia fisiche sia caratteriali, offrendo allo spettatore una sorta di ying e yang della follia e una serie di scambi al fulmicotone, purtroppo leggermente fiaccati dalla scelta di rendere le due quanto più monocordi possibile, almeno nell'intonazione dei dialoghi (anche se la dimostrazione del "metodo" di pianto, con il successivo richiamo a metà film, è semplicemente spettacolare); Anton Yelchin, al suo ultimo film, offre la sua interpretazione di loser tutto particolare, in perfetto equilibrio tra il comico e il tragico, conferendo persino dignità al triste Tim, facendolo emergere dal mero ruolo di figura di secondo piano per renderlo personaggio a tutto tondo. Insomma, pregi Amiche di sangue ne ha in abbondanza ma io l'ho comunque apprezzato poco, proprio in virtù della storia e di una freddezza che non mi ha intrigata né entusiasmata. In giro leggo comunque molte recensioni positive quindi ho solo un consiglio da dare: provatelo!


Di Olivia Cooke (Amanda), Anya Taylor-Joy (Lily) e Anton Yelchin (Tim) ho già parlato ai rispettivi link.

Cory Finley è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, è al suo primo lungometraggio.


Se Amiche di sangue vi fosse piaciuto recuperate Creature del cielo. ENJOY!

2 commenti:

  1. Senza infamia né lode, direi, ma quella regia bellissima - la telecamera fissa sulla Cooke, mentre di là si consuma un omicidio - mi fanno propendere facilmente verso il sì. Ormai le storie, gira e rigira, si ripetono senza fantasia. Quando è così, apprezzo come posso il resto (e Finley è da tenere d'occhio).

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    1. Come regista assolutamente sì. Ma la storia lascia un po' il tempo che trova, peccato.

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