mercoledì 6 febbraio 2019

Se la strada potesse parlare (2018)




A Savona è arrivato anche Se la strada potesse parlare (If Beale Street Could Talk), diretto e co-sceneggiato da Barry Jenkins a partire dal romanzo omonimo di James Baldwin e candidato a tre premi Oscar: Miglior Colonna Sonora Originale, Miglior Attrice Non Protagonista (Regina King) e Miglior Sceneggiatura Non Originale.


Trama: Trish e Fonny sono due innamoratissimi giovani di colore, il cui idillio viene spezzato da un'accusa di stupro ai danni del ragazzo. Trish, incinta, cerca di aiutarlo come può...


Dopo aver letto la recensione della Poison giuro che ero pronta ad aspettarmi il peggio da Se la strada potesse parlare e ammetto che di tanto in tanto, nel corso della visione, ripensavo alle sue parole e ridevo tra me e me. Perché è vero, il film di Barry Jenkins, pur durando un minuto meno delle canoniche due ore che ormai raggiungono persino i cartoni animati, ha dei tempi dilatatissimi, forse più di Roma, e in questi attimi che paiono infiniti si riversa tutto il sentimento d'aMMore che unisce gli sfortunati Trish e Fonny, giovanissimi ragazzi di colore nell'America degli anni '70. I due, per citare la Poison, "si guardano negli occhi" per un totale di almeno un'ora, si sorridono, si contemplano, si toccano, fanno all'amore, mentre tutto attorno a loro sembra non contare più nulla e il mondo diventa improvvisamente rosa, delicatamente illuminato da luci soffuse. Ma stiamo pur sempre parlando di giovani di colore in America, negli anni '70, e se Beale Street potesse parlare direbbe che persino i ragazzi innamorati dovrebbero stare attenti a non pestare i piedi al poliziotto bianco e stronzo sbagliato; così, senza sapere né come né perché e con un figlio in arrivo, Fonny si ritrova sul groppone un'accusa di stupro fasulla e tuttavia impossibile da confutare, perché la vittima, dopo aver testimoniato contro di lui, fugge in Portorico. Dal canto suo, Trish rimane invece incinta e se la famiglia di lei, nonostante la giovanissima età, accetta di fare innumerevoli sacrifici per aiutare lei, il nascituro e il genero, la famiglia di lui (tranne il padre) se ne lava le mani a causa di una madre orribilmente bigotta che avrebbe potuto e dovuto essere sfruttata di più. Stop, il film è "tutto qui". C'è la gioia di essere innamorati, il dolore di doverlo essere in un luogo dove si viene presi a pesci in faccia per il colore della pelle e dove anche chi è buono e retto è costretto a piegarsi al crimine a causa della povertà e dei pregiudizi, c'è la ferma volontà di lottare per preservare se stessi e le persone amate dalle brutture del mondo, il che, almeno per me, è abbastanza da non riuscire a tirare fuori il giusto cinismo della Poison.


E poi, non so, Barry Jenkins ha qualcosa che già mi aveva conquistata col tanto vituperato Moonlight e che mi impedisce di essere cattiva. Forse sono la sua capacità di infondere grazia e bellezza anche in situazioni dove due qualità simili sarebbero impossibili da trovare e il coraggio di metterle da parte quando la situazione lo richiede, come durante il confronto durissimo tra le famiglie di Fonny e Trish o quello, devastante, tra Sharon e la vittima dello stupro, personaggio contemporaneamente odioso e degno di pietà. Forse, banalmente, sarà che ho guardato Se la strada potesse parlare con opportune pause, senza sciropparmelo tutto dall'inizio alla fine rischiando l'effetto tedio. Tuttavia, è vero, Fonny e Trish sono anche TROPPO innamorati, eppure c'è una tale devozione nel loro sguardo, una tale fiducia (o speranza?) nella forza del loro amore, che alla fine si arriva a tifare un po' per loro, a sperare che i destini di coloro che vivono nella squallida Beale Street possano cambiare, per una volta, alla faccia di chi si impegna per farli rimanere sempre tristemente uguali. Sarà il potere della colonna sonora, bellissima e raffinata, di Nicholas Britell, che esplode nell'evocativa Eros, simbolo della passione tra i due protagonisti, sincera ed idilliaca come pochissime altre melodie utilizzate per creare il mood dell'unione fisica tra due personaggi. Anzi, probabilmente la colonna sonora è l'unica cosa davvero memorabile di Se la strada potesse parlare, e compensa due giovani protagonisti dotati indubbiamente di enorme alchimia ma non particolarmente eccelsi nella recitazione (lui biascica per mezzo film, lei è a tratti inutilmente leziosa, troppo per essere una voce narrante), fortunatamente supportati da un cast di "vecchi" all'altezza. Sarei curiosa di vedere se il romanzo da cui il film è tratto lascia così in secondo piano tutte le interessanti vicende familiari e i piccoli problemi criminali accennati qui e là nella pellicola di Jenkins ma, nell'attesa, direi che Se la strada potesse parlare non è uno dei peggiori recuperi pre-Oscar e vi consiglio di darci comunque un'occhiata. Magari, anche voi vi riscoprirete teneroni!


Del regista e co-sceneggiatore Barry Jenkins ho già parlato QUI. Diego Luna (Pedrocito), Finn Wittrock (Hayward), Ed Skrein (Agente Bell), Pedro Pascal (Pietro Alvarez), Colman Domingo (Joseph Rivers) e Dave Franco (Levy) li trovate invece ai rispettivi link.

Regina King interpreta Sharon Rivers. Americana, ha partecipato a film come Jerry Maguire, Nemico pubblico e a serie quali 24, The Strain e The Big Bang Theory. Anche regista e produttrice, ha 48 anni.






8 commenti:

  1. ah ah ah ah! Io partivo con tutte le migliori intenzioni, avendo adorato Moonlight, ma proprio non ce l'ho fatta a farmelo piacere! Nonostante, come ho scritto, la storia abbia un potenziale pazzesco. ;)

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    1. Sì, secondo me hanno un po' lavorato di "sottrazione" nella trama, concentrandosi anche troppo sull'aMMore.
      Peccato.

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  2. Vedrò a breve, sperando che mi piaccia senza riserve.
    Il romanzo è splendido, una storia scritta in un periodo nerissimo (anzi, bianchissimo), che riesce a essere politica, di denuncia, anche parlando di una fiaba d'amore. Perché, diciamocelo, ormai il razzismo e l'indignazione vanno a braccetto al cinema, quindi meglio scegliere punti di vista nuovi.
    Stringo le dita, comunque sono felice di vedere che a tratti lo grazi!

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    1. Il problema del film è che la denuncia di cui parli, la politica, si annacquano un po'.
      Spero ti piaccia, ribadisco che io credevo di uscirne distrutta invece l'ho trovato gradevole.

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  3. Non lo conoscevo questo film, e non ho un brutto ricordo di Moonlight, anzi, senza contare che adoro gli anni '70 e sono un romantico :)
    Vediamo, se mi capita a tiro, la tua rece e quella di Poison (anche se non positiva), mi incuriosiscono.

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    1. Moonlight a me era piaciuto tantissimo, questo meno ma magari lo troverai interessante, chissà!

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  4. Se mai arrivasse al cineclub della mia provincia piccina (anche per mentalità ) non so se ce la farei con Baldwin di "Beale Street".
    Moonlight l'ho amato. Non è di Jenkins che dubito.
    Ma il testo che si è andato a scegliere è datatissimo. Mi fece sbadigliare anche negli anni 80.

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    1. Jenkins fa del suo meglio ma obiettivamente forse non c'era molto da dire che fosse già stato detto meglio e anche più recentemente!

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