domenica 10 maggio 2020

Little Joe (2019)

Little Joe, diretto e co-sceneggiato nel 2019 dalla regista Jessica Hausner, è un altro di quei film di cui ho letto molto bene su Facebook e non potevo non dargli un'occhiata.


Trama: Alice, divorziata con figlio adolescente a carico, è un'affermata genetista che lavora all'interno di una società che crea nuove specie di piante. La sua ultima creazione, Little Joe, dovrebbe portare gioia a chiunque decidesse di crescerlo in casa, tuttavia l'innocente piantina cela qualcosa di molto più sinistro...



Little Joe è uno di quegli adorabili film all'interno dei quali la paranoia si insinua a poco a poco sia nei personaggi che nello spettatore, lasciandoli in un limbo dove ci sono poche certezze e moltissimi sospetti, dove il confine tra follia e terribile percezione della realtà è talmente sottile da essere inesistente. E' anche perfettamente radicato all'interno della società in cui viviamo, quel terribile mondo che ci vuole performanti e di successo e dove i workaholic non sono poi così rari; Alice, la protagonista, workaholic lo è. Spregiudicata nel suo lavoro, totalmente consacrata ad esso, l'unico altro spazio all'interno della sua vita è occupato dal figlio Joe ma nonostante il rapporto tra madre e figlio sia di affetto e complicità è palese che Alice non riesca proprio a seguire il ragazzo come dovrebbe, tra ritardi e take-away. Nonostante ciò, Alice gli vuole un mondo di bene ed è per questo che la sua ultima creazione, un fiore "al quale bisogna parlare e che in cambio sprigiona un profumo che dà felicità", viene battezzata Little Joe. Little Joe, tuttavia, è un altro valido esempio di cose che non vanno nella nostra società, di quel perverso desiderio di controllare la natura e piegarla ai nostri voleri per motivi di business; Little Joe è stato creato (sfruttando un virus, nientemeno) per essere sterile, per non riprodursi, ma noi spettatori è dai tempi di Jurassic Park che sappiamo che la natura un modo per perpetuare la specie lo trova sempre e quello di Little Joe consiste nell'infettare chiunque sia così sventurato da inalarne il polline, trasformandolo in uno zombie privo di emozioni il cui unico scopo è salvare e diffondere l'inquietante piantina. Detto questo, siamo sinceri. E' dagli anni '50, dai tempi de L'invasione degli ultracorpi, che abitudini, lavoro e alienazione ci impediscono di distinguere le emozioni vere da quelle fasulle e col tempo ci siamo sempre più chiusi in un insensibile individualismo, quindi (ed è questo l'assunto terribile del film, il più inquietante) cosa cambia agli altri che l'affetto sia solo di facciata, così come l'allegria o qualsiasi altra emozione?


Ma Little Joe non si ferma solo a questo aspetto superficiale e pone un'altra domanda, ancora più scomoda. E se, per molte persone, essere prive di emozioni fosse un bene, un modo per essere liberi e considerare possibilità mai neppure accarezzate prima? Al mondo, se ci pensiamo, esistono persone la cui felicità non dipende dagli affetti, bensì dalla libertà di poter fare quello che li rende davvero realizzati, che sentono anzi i legami come qualcosa che tende a tarpar loro le ali, ed essere "costretti" a curare una piantina potrebbe non essere il prezzo più grande da pagare per questo genere di libertà. Insomma, in questo Little Joe è molto ambiguo anche se la piantina titolare viene connotata in maniera inquietante fin dall'inizio, fin da quel velenoso colore rosso che spicca su un'interessante palette di colori altrimenti tenui, tendenti al pastello, come se la vita della protagonista e di coloro che la circondano fosse fredda, regolare, per nulla chiassosa (d'altronde, siamo inglesi). Molto intelligente, a tal proposito, che dopo l'infezione di Little Joe i colori tenui del guardaroba dei protagonisti non cambino, per mantenere la sensazione che non stia succedendo nulla. Stride con queste nuance la scelta di una colonna sonora dissonante quanto il colore di Little Joe, che mescola suoni elettronici dai picchi altissimi a suggestioni orientali e vagamente ipnotiche, un perfetto modo di portare lo spettatore ad avvertire con maggiore intensità l'infezione di invisibili spore. Se riuscirete a superare un po' di lentezza e l'aspetto "arty" dell'intera operazione vedrete che Little Joe saprà darvi molte soddisfazioni in questo 2020 pieno di belle opere di genere.


Di Ben Whishaw (Chris) e Kerry Fox (Bella) ho già parlato ai rispettivi link.

Jessica Hausner è la regista e co-sceneggiatrice del film. Austriaca, ha diretto film come Lovely Rita, Hotel e Lourdes. Anche produttrice, ha 48 anni.


Emily Beecham interpreta Alice Woodard. Inglese, ha partecipato a film come 28 settimane dopo e Ave, Cesare!. Ha 35 anni e due film in uscita tra i quali Cruella.


Kit Connor interpreta Joe Woodard. Inglese, ha partecipato a film come Ready Player One, Slaughterhouse spacca e Rocketman. Anche regista e produttore, ha 16 anni.


Se Little Joe vi fosse piaciuto recuperate ovviamente L'invasione degli ultracorpi e Terrore dallo spazio profondo. ENJOY!

8 commenti:

  1. Lo avevo segnato per la vittoria di lei a Cannes. Spero di vederlo presto!

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    1. Io non lo conoscevo (ovviamente, sono una cinefila della domenica che non segue i festival se non li può andare a vedere XD) ma è stata una bellissima sorpresa!

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  2. Sembra una puntata di Black Mirror...e quindi assolutamente film da vedere ;)

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    1. Non ho mai visto Black Mirror quindi non posso fare paragoni.

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  3. Spero che non finisca come ne Il Giorno Dei Trifidi.
    Me lo segno subito. :-)

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    1. Sai che quello l'avevo visto decenni fa e non lo ricordo proprio? ç_ç

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  4. I film dove la paranoia la fa da padrona mi piacciono molto e questo sembra molto interessante sia esteticamente che come contenuti. Quindi segno!

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    1. Se ti piace il genere questo è davvero perfetto allora!

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