venerdì 23 ottobre 2020

Evil Eye (2020)

Finisce con Evil Eye, diretto dai registi Elan e Rajeev Dassani, la mia esperienza con il progetto Welcome to the Blumhouse, almeno per il momento... e per fortuna, aggiungerei.

Trama: Pallavi ha origini indiane ma vive in America e vuole vivere la sua esistenza in piena libertà. La madre Usha, rimasta in India e perseguitata da un doloroso passato, ha paura che la figlia possa finire vittima di una maledizione e tenta in tutti i modi di farla sposare per evitarlo, con esiti controproducenti...

Arrivata all'ultimo Welcome to the Blumhouse posso dirlo: ma cosa è venuto in mente a Jason Blum? Se la collaborazione con Amazon doveva essere un modo per invogliare gli spettatori a guardare i film prodotti dallo studio, diciamo che, salvo il bellissimo Nocturne e il gradevole Black Box (che pure è dimenticabilissimo), non hanno fatto un gran bell'affare. Anche perché io avrei creduto di toccare il fondo con The Lie ma, poverino, al confronto di Evil Eye parliamo di un capolavoro della suspance, la cui unica pecca è la stupidità dei protagonisti; non mi aspettavo, invece, che avremmo finito il quartetto con la telenovela indiana, il drama matrimoniale in salsa Tandoori, la maledizione dell'orchite fulminante. Mi dispiace, davvero. Odio definire un film noioso, perché credo che sia una definizione troppo soggetta alla percezione del singolo spettatore e rischia di tenere distanti altri da potenziali capolavori, ma non ho un aggettivo migliore per Evil Eye, all'interno del quale l'elemento thriller viene diluito in un mare di interminabili telefonate che veicolano l'incomprensione (generazionale e culturale) tra una madre iperprotettiva e una figlia che vuò fa' l'americana ma è nata in India. In pratica lo spettatore dovrebbe farsi venire l'ansia perché Pallavi detta Pallu non trova il fidanzato e, quando lo trova, a mammà viene in mente che 'sto fidanzato troppo perfetto per essere vero somiglia tanto a un suo ex che, anni addietro, le aveva usato violenza dopo averla stalkerata, e siccome la donna è fissata con oroscopi, maledizioni, talismani ecc. fate un po' due più due e immaginate come potrà proseguire la trama del film, che si ricorda di essere un thriller sovrannaturale tipo a 15 minuti dalla fine.

Alla decima telefonata tra Pallu e madre, io e il Bolluomo avevamo tanta voglia di morire, davvero, e mi dispiace perché Sarita Choudhury, che interpreta mamma Usha, è un'attrice molto brava e interessante, impegnata nel ruolo potenzialmente assai intrigante della custode delle tradizioni che è costretta a prendere atto non solo di nuove tecnologie ma anche di nuovi modi di pensare, mentre tutti attorno a lei sembrano essere felici per Pallu e per la sua nuova vita in America. Purtroppo per la Choudhury, è proprio la trama ad essere pesante e priva di equilibrio, incredibilmente ripetitiva nel riproporre continuamente gli stessi flash del passato di Usha mentre la situazione stenta ad evolversi o a distanziarsi da un pattern che prevede 1) proposte "indecenti" di Sandeep a Pallu (che spaziano dal rivedersi all'andare a vivere insieme), 2) dubbi di Pallu sviscerati al telefono con amiche o mamma 3) mamma che dà di matto e spinge così Pallu ad accettare le proposte di cui sopra, anche solo per amore di contestazione filiale 4) mamma che dall'India smania ricordando il suo triste passato mentre il marito medita il suicidio non sapendo più come placarla. Aggiungo che una trama così ripetitiva non giova neppure al tentativo di riflettere sulla natura dell'indipendenza o dei legami tra genitori e figli, riflessioni che ovviamente si perdono in questo mare di fuffa inconsistente. Quindi, in conclusione, Evil Eye non è buono né come vetrina per la Blumhouse ma neppure per avvicinarvi per vie traverse alla sterminata filmografia indiana: molto meglio un Jallikattu, che trovate sempre su Amazon Prime Video

Elan Dassani e Rajeev Dassani sono i registi della pellicola. Gemelli nati in America, Elan è al suo primo lungometraggio mentre Rajeev ha diretto The Nevsky Prospect e Watercolor Postcards. Anche produttori e sceneggiatori, hanno 41 anni.


Sarita Choudhury interpreta Usha. Inglese, ha partecipato a film come La casa degli spiriti, Delitto perfetto, Lady in the Water, Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I, Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte II e a serie quali Jessica Jones. Ha 54 anni e tre film in uscita. 




4 commenti:

  1. Da quello che ho capito non mi sono perso niente, peccato perchè "Welcome to the Blumhouse" sulla carta poteva essere un progetto interessante se gestito in altro modo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Al momento l'unico servizio streaming che offre horror interessanti e di qualità è Shudder. Peccato valga solo per gli USA...

      Elimina
  2. Era cominciato bene ma poi il finale è stato banalissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il finale, giuro, è stato l'ultimo dei miei problemi XD

      Elimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...