mercoledì 23 marzo 2022

Licorice Pizza (2021)

Nonostante le previsioni negative, Licorice Pizza, l'ultimo film scritto e diretto da Paul Thomas Anderson, è riuscito ad arrivare in Italia prima della fatidica Notte degli Oscar, dove è candidato a tre premi (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale), e domenica sono riuscita ad andarlo a vedere.


Trama: il quindicenne Gary Valentine, attore bambino ormai al tramonto, si infatua di Alana, di dieci anni più grande di lui. Nonostante lei sia reticente, col tempo tra i due si instaura un legame, cementato da mille piccole esperienze...


Sapevo che sarebbe tornata, prima o poi, la sindrome di La La Land. Sapevo che mi sarei trovata a piangere davanti a un film amatissimo da tutti gli amici cinefili che più rispetto, obnubilata dalla terribile domanda "ma perché non l'ho adorato quanto loro?". Sono forse fallata? Sono forse una cialtrona (risposta: sì) che finge di amare il cinema (risposta: no)? E' forse Paul Thomas Anderson uno di quei registi che non riesco ad amare incondizionatamente come Tarantino e Scorsese, dei quali mai riuscirei a parlare male nemmeno volendo? Mi sa che a questa domanda posso rispondere tranquillamente con un sì. Anderson mi aveva folgorata da giovane con quei due capolavori che potrei riguardare in loop senza mai stufarmi, Boogie Nights e soprattutto Magnolia, e ultimamente avevo trovato adorabile Il filo nascosto, ma per esempio The Master mi aveva distrutta sia per la bellezza che per la pesantezza, mentre Vizio di forma... vabbé, di Vizio di forma non parlo, è un'altra di quelle pellicole amatissime da tutti e che io non sono riuscita proprio a farmi piacere. Licorice Pizza non ha raggiunto i livelli di scartavetramento di marroni provato durante la visione di Vizio di Forma, per carità. L'ho trovato simpatico e leggero, e ho trovato adorabili entrambi gli sciocchissimi protagonisti e la loro forsennata ricerca di uno scopo nella vita, quel gioco di sentimenti che li lega dall'inizio alla fine del film nonostante entrambi, a turno, cerchino di sottrarsi alla reciproca attrazione (o al filo rosso del destino?). D'altronde, è un po' impossibile non voler bene a Gary e Alana. Lui, con quella faccetta furba e malinconica ereditata dall'enorme padre che si è ritrovato, sembra la versione bambina di uno dei protagonisti di Animal House, sempre pronto ad imbarcarsi in imprese assurde e con l'enorme "difetto" di amare le belle ragazze; lei, la quintessenza dell'agitazione femminile di quegli anni, una 25enne che non sa ancora cosa fare della sua esistenza, consapevole del potere che è in grado di esercitare il suo corpo ma troppo goffa per sfruttarlo appieno. Assieme fanno tenerezza, fanno venire rabbia, fanno ridere e persino, sul finale, commuovono.


Eppure, con tutto il bene che ho voluto a questi due ragazzi "in corsa" per le strade leggendarie della Hollywood degli anni '70, fatte di glamour, di trash, di cinema, di musica ma anche di (potenziale) violenza e pericolo, mi sono resa conto di non avere apprezzato granché il contorno. Mi è sembrato che il cuore del film (almeno per come lo avrei preferito io, non fraintendetemi), che per mio gusto vorrei un po' più "universale", si perdesse a favore di un altro cuore, quello del regista; là dove Branagh, col suo Belfast, ha raccontato la sua storia personale rendendola universale, alla portata di tutti (forse troppo, direbbero alcuni, e forse potrebbero avere ragione), il ben più intellettuale ed élitario Anderson ha messo assieme un'infinita serie di situazioni, citazioni e rimandi strettamente legati alla propria esperienza personale o ai racconti fatti da amici, parenti e conoscenti, appartenenti tuttavia a un mondo "altro", ben distante da quello di noi poveracci ignoranti (da quel punto di vista forse ci è più vicino l'altro Autore che si è messo in gioco quest'anno, Sorrentino). Bisognerebbe avere una conoscenza enciclopedica non solo del Cinema, ma anche della TV, della musica e di tanti piccoli gossip dell'epoca per apprezzare appieno tutto ciò che viene mostrato in Licorice Pizza, letteralmente imbibito di tutte le passioni del regista, che spesso sovrastano le vicende di Gary e Alana diventando molto più importanti; certo, ogni siparietto, ogni dettaglio, persino ogni ristorante e negozio diventano parte fondamentale dell'esistenza e della crescita di questi due ragazzi, ma a volte ho avuto l'impressione che tutti gli elementi del film non si amalgamassero e si sfilacciassero, una sensazione che non ho mai provato guardando i film dell'altro re degli intellettuali cinematografici, Wes Anderson. Poi, per carità, probabilmente la mia è solo l'invidia di chi non ha mai avuto Alana Haim a farle da babysitter o Philip Seymour Hoffman come vicino di casa e migliore amico del padre, per dire, ma ad una prima visione mi sono sentita "respinta" da Licorice Pizza. Spero di potere cambiare idea tra qualche anno, ad una seconda visione, quindi nel frattempo sospendo il giudizio e consiglio comunque a tutti di andarlo a vedere al cinema, perché sarebbe disonesto, da parte mia, non riconoscere questo immenso atto d'amore verso la settima arte e la sua grandissima qualità a livello di regia, attori e colonna sonora.


Del regista e sceneggiatore Paul Thomas Anderson ho già parlato QUI. Maya Rudolph (Gale), John C. Reilly (Edward Munster), Sean Penn (Jack Holden), Tom Waits (Rex Blau), Bradley Cooper (Jon Peters) e Benny Safdie (Joel Wachs) li trovate invece ai rispettivi link. 


Il protagonista Cooper Hoffman, ovviamente figlio di Philip Seymour Hoffman, è al suo esordio come attore e gli auguro una lunga e prospera carriera; anche la cantante Alana Haim è alla sua prima esperienza come attrice in un lungometraggio, ma da anni collabora, assieme alla sua famiglia (sorelle, padre e madre compaiono nel film come la famiglia di Alana), assieme a Paul Thomas Anderson, che ha girato parecchi dei video musicali del gruppo Haim. Nel nutrito cast segnalo inoltre la presenza del padre di Leonardo di Caprio, George, come venditore di materassi ad acqua e di Skyler Gisondo, ovvero l'Eric di Santa Clarita Diet, nei panni di Lance Brannigan, modellato, a quanto dichiarato dal regista, sull'attore Tim Matheson. Se Licorice Pizza vi fosse piaciuto, o se anche solo vi mancassero alcune tra le più evidenti citazioni, vi consiglio di recuperare Taxi Driver, American Graffiti, Fuori di testa, Boogie Nights, C'era una volta a... Hollywood e magari anche Harold e Maude, perché no? ENJOY!

13 commenti:

  1. Come ti capisco con il difficile rapporto con PTA!
    Io ho trovato insopportabile anche Magnolia, ma forse l'età giovanissima in cui l'ho visto ha influito. Data la freddezza con cui mi ha sempre lasciato, non ho mai trovato la forza di riprovarci, ora però che c'ho fatto pace con questa semplice storia d'amore e omaggio a un'epoca che fu, potrei tentare.
    In ogni caso, anche se non ti è arrivato, ti è arrivata la sua bellezza, cosa non scontata ;)

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    1. No, Magnolia non lo si può toccare. È uno di quei film che lo devi vedere e poi puoi morire contento... Ehm magari più avanti 😜

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    2. Magnolia è uno dei film della vita, l'ho sempre adorato. Però sono ancora viva, eh XD

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  2. Anche per me “Il filo nascosto” resta il più freddo dei lavori di Pitì, eppure questa pizza alla liquirizia non è stata così male, certo sento più nelle mie corde l’omaggio fatto da Tarantino in “C'era una volta a… Hollywood” però mi è piaciuto il fatto che il film sembra poter prendere tante direzioni, non so quante volte lo rivedrò ma per ora direi che va bene così, però comprendo la sensazione, perché di solito sono io quello con l’effetto La La Land addosso ;-) Cheers

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    1. A me Il filo nascosto invece è piaciuto tantissimo. E, con tutto il rispetto di PTA, Tarantino l'ho trovato dieci spanne sopra!

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  3. Sono più per l'azione e i drammi, ma talvolta le commedie mi piacciono, anche se La La Land devo ancora vederlo... adesso con l'arrivo di questo film leggo in giro le recensioni, per decidere se val la pena di uscire dal mio paranoico isolamento da Covid e andare in sala a vedere di che si tratta. Ma non riesco a capire cosa ci sia di così bello da vedere a tutti i costi. Almeno adesso so che non proprio tutti ne sono entusiasti. Resta il fatto che prima o poi DEVO vedere di persona. Forse in streaming o DVD...

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    1. Brutto da dirsi ma, vista la velocità con cui escono i film in streaming (un mese, a volte nemmeno, dopo l'uscita al cinema), se hai paura non vale proprio la pena andare in sala. E non parlo solo di PTA.

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    2. Oddio l'ho visto... No, non ho apprezzato.

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  4. Se c'è una cosa che ho imparato in questi miei primi dodici anni di blogsfera è che non bisogna mai sentirsi "inadeguati" ad esprimere le proprie opinioni: si può anche andare controcorrente, credo che ognuno di noi abbia dei "peccati inconfessabili", dei film che sono piaciuti a tutti tranne che a me... quindi non devi preoccuparti. Scrivi libera, senza timori!

    Detto questo, su Licorice Pizza ovviamente non sono d'accordo con te :) Io l'ho trovato splendido, come (quasi) tutti i film di PTA: un film di una leggiadria unica, cui la storia d'amore "improbabile" tra i due protagonisti fa da sfondo a un grande film americano, che descrive perfettamente il clima, l'ingenuità, i timori dell'epoca. In un certo senso può essere considerato quasi un prequel di Boogie Nights: qui si racconta la fine dell'innocenza, di là l'inizio della crisi.
    Per me PTA, insieme a Mann e Eastwood, è attualmente il più grande regista americano vivente (più di Scorsese e tarantino)
    Ma ovviamente... so' gusti??

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    1. Ahahaha è che qui è un attimo venire lynchiata e tacciata di incompetenza (cosa che peraltro sarebbe vera), sai che la gente non vede l'ora!

      Vedere il film come un prequel di Boogie Nights è interessante. Come ho scritto più sopra, vorrei riguardarlo, magari con più consapevolezza... e perché no?, magari fare anche doppietta con l'adorabile Boogie Nights!

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  5. Io ho amato vizio di forma ma trovati insopportabili i due protagonisti. Come la mettiamo? 🤣

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    1. Ah non so. Credo ci toccherà vedere il prossimo film per fare pace col regista!

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