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giovedì 22 novembre 2007

Il Nascondiglio (2007)

Nella serata di ieri, facendomi abilmente gabbare da Ale (per il consiglio) e da Toto (per i soldi) sono andata al cinema a vedere Il Nascondiglio del sempre ameno Pupi Avati.. Ecco, solo due parole: mortacci mia.

La trama, in breve, è questa: a Davenport, USA, una vedova appena uscita dal manicomio decide di aprire un ristorante italiano. Ovviamente il sito che la sconfinfera maggiormente è una casa dove almeno 50 anni prima era stato commesso un delitto efferato, le cui colpevoli non sono mai state trovate. Quando ricomincerà a sentire le voci, assieme a delle palesi presenze nelle intercapedini, la vedova novella Clerici deciderà di indagare.

 




Pupi Avati è tornato al thriller horror, quello di Zeder e La casa dalle finestre che ridono. Da quest’ultimo modello però non si è mai staccato, tant’è che il film risulta un blando calco della sua pellicola più famosa: un delitto insoluto da anni i cui strascichi permangono nel presente e una persona che si improvvisa detective, pagandone le conseguenze del caso. Aggiungiamoci anche una citazione involontaria de La Casa nera di Wes Craven, e il quadro è completo.

 

Avati abbandona la piccola realtà della provincia italiana a lui tanto cara ed ambienta una pellicola in America, con attori d’oltreoceano che affiancano la protagonista, Laura Morante. Il risultato è scialbo e privo di verve come la stessa Davenport. La Morante gira a vuoto per paesaggi anonimi e banali, incontra personaggi altrettanto vacui, solo per risolvere un mistero che lo spettatore medio aveva già risolto al decimo minuto di film e quello un po’ più attento ai trailer al quinto. In assenza di suspance rimane dunque l’esercizio di stile? No, perché il film è piatto anche a livello stilistico, banale calco delle produzioni Americane più infime, affossato ancor di più da un’orrida colonna sonora che richiama le pellicole di serie Z anni ’70 (a Riz Ortolani dovrebbero tagliare le mani: non mi puoi sottolineare l’”orrore” di una lampadina che si spegne con un suono di violino che, in tempi di dolby surround, mi renderà sorda per una settimana!!).

 

Gli attori, nonostante la Morante dichiari di essersi divertita moltissimo durante la realizzazione del film, sono intollerabili. La protagonista vaga per la città con la stessa verve di Asia Argento dopo 20 canne, Treat Williams e Burt Young sono i fantasmi dei bravi caratteristi che erano, e sugli altri protagonisti e sul doppiaggio pessimo è meglio non commentare, soprattutto sulla vecchia che parla come Gollum, con un sacco dal dubbio contenuto al posto di Sméagol. Peccato perché l’inizio, che richiama i vecchi horror della Hammer, non è male, ed è anche sottilmente inquietante. Ma è l’unico punto a favore di un film da dimenticare. Sorry, Pupi.  

 

Giuseppe “Pupi” Avati è uno dei registi italiani di punta, dallo stile ironico e particolare, e dalla sottile vena thriller. Ama raccontare storie ambientate in piccoli paesini della sua Romagna, mostrando allo spettatore la realtà della provincia italiana, regalando solitamente piccoli e particolari film. Tra le sue pellicole, oltre i già citati Zeder e La Casa dalle finestre che ridono, ricordo Bordella, Tutti defunti tranne i morti, Regalo di natale, L’arcano incantatore, La rivincita di natale e La seconda notte di nozze. La maggior parte dei suoi film sono sceneggiati da lui stesso, e come scrittore ha lavorato anche a Salò e le 120 giornate di Sodoma. Ha 69 anni.





Laura Morante interpreta Lei, la protagonista (con i nomi Pupi si è sbizzarrito questa volta: Lei, Egle, Liuba…). Personalmente non ci vedo nulla di particolare in questa attrice, che è invece molto amata dal pubblico. Tra i suoi film ricordo La stanza del figlio, Vajont e Ricordati di me, forse quelle più famose. Ha 41 anni e due film in uscita.





Treat Williams interpreta Padre Amy, viscido prete della cittadina. Questo caratterista statunitense è molto famoso, ha partecipato ad uno dei film che amo di più in assoluto, C’era una volta in America di Sergio Leone. Tra le altre pellicole citerei Il maratoneta, Hair, 1941: allarme a Hollywood, L’impero colpisce ancora, Cosa fare a Denver quando sei morto, Scomodi omicidi ed è stato protagonista del telefilm Everwood. Ha 56 anni.





Burt Young interpreta Mueller, agente immobiliare innamorato (ovviamente non ricambiato) di Lei. Costui è un altro apprezzato caratterista, anche lui presente in C’era una volta in America, famoso per aver dato il volto al Paulie di Rocky. Tra gli altri suoi film ricordo Spiaggia di sangue (incredibile e noiosissimo pseudo horror che dovrei recensire) Amityville Possession, She’s so lovely. E’ stato anche il papà di Bobby “Baccalà” Baccalieri in alcuni episodi de I Soprano. Ha 67 anni e due film in uscita.





Yvonne Sciò interpreta Ella Murray, nuora del giudice che emise la sentenza. Incredibile che una donzella lanciata da Non è la Rai sia diventata un’attrice utilizzata per produzioni francesi e americane ma, tant’è. Ha partecipato a film come Rose Red e The Pink Panther, inoltre ad alcuni episodi de La Tata (è la migliore amica di Fran Drescher) nonché ad una puntata del mitico (almeno per me) telefilm E vissero infelici e contenti, con protagonista un coniglio di peluche doppiato (nella versione originale) da Bobcat Goldthwait *____*. Yvonne ha 38 anni.

 




Come guest appearence del film c’era anche Cesare Cremonini, non chiedetemi perché e per fortuna che non l’ho riconosciuto….  E ora ecco a voi il trailer del capostipite... La Casa dalle finestre che ridono! Enjoy!









giovedì 8 novembre 2007

La Terza Madre (2007)

Dopo mesi di assenza da questo blog, torno per parlare de La Terza Madre di Dario Argento, film temuto fin dai primi trailer e molto atteso. L’attesa è stata ripagata ampiamente, così come il buon Dario si è bellamente vendicato di chi, me compresa, lo dava per spacciato dopo gli ultimi due orrendi film, Non ho sonno e Il Cartaio.

 


 

Per i miscredenti che ancora non conoscessero la trama di una trilogia che iniziò nel lontano 1977 con Suspiria (30 anni giusti!) e continuò nel 1980 con Inferno, eccola qui: esistono tre potenti streghe, chiamate Madri, giunte fino ai giorni nostri e residenti in Germania (Mater Suspiriarum), New York (Mater Tenebrarum) e Roma (Mater Lachrimarum), il cui unico scopo è portare morte, caos e distruzione. Nel 2007, le prime due madri sono state distrutte (rispettivamente in Suspiria e Inferno), ma il ritrovamento di un'urna nel cimitero di Viterbo risveglia la Madre delle Lacrime, e Roma piomba in una seconda era di oscurità e morte. Trovatasi in mezzo agli strani eventi, Sarah Mandy (Asia Argento, brava ma inascoltabile) sarà costretta ad affrontare l’eredità della mamma, potente strega bianca, e cercare di eliminare la Madre, prima che la strega elimini lei..

 




Nonostante Argento venga acclamato come regista horror, in realtà gli excursus del regista nel fantastico e nel film d’orrore propriamente detto sono davvero pochi, e la trilogia delle Madri è forse il più fulgido esempio di questo breve ma intenso filone. La Terza Madre non delude le aspettative dei fans, a partire dai titoli di testa, molto evocativi, e scanditi dalle musiche del veterano Claudio Simonetti.



E’ un film “italiano”, e si vede, nonostante le ovvie influenze USA. C’è una sottile inquietudine “sporca”, “malata”, che da sempre pervade le pellicole dell’horror italiano, memorabili e meno, una certa rozzezza, rispetto a un horror USA più patinato, che entra sottopelle, e disturba anche durante le scene meno cruente. Questa Terza Madre è un mirabile esempio di questa mia teoria. Un film di atmosfera, di ambiente, più che di interpreti, risibili come in tutti i film di Dario Argento, maledizione del cinema italiano.

 

L’inizio, con le inquietanti musiche di Simonetti che sottolineano il ritrovamento dell’urna, l’immagine che si vede nell’obbiettivo della macchina fotografica, la solitudine del sacerdote che sigilla l’urna, insinuano già un senso di disturbo, prima ancora che il film colpisca con la scena cruentissima al museo, con l’efferato omicidio di una ricercatrice e che da poi il via a tutto il film.

 

Mano a mano che il potere della Madre si accresce, le immagini mostrano una Roma sull’orlo della catastrofe. Prima pochi episodi isolati, di una crudeltà spaventosa, poi la follia viene mostrata in tutta la sua forza, violenza in ogni angolo di strada mentre i pochi ancora sani camminano spaesati, inquieti. Fantasia, certo, ma non molto distante dalla realtà, dove crimini assurdi possono capitare persino sotto casa, soprattutto negli ultimi tempi, senza bisogno di streghe che camminano in branchi per la strada. Solo questo pensiero basta a rendere il film ancor più disturbante.

 

Gli interni, altro tasto dolente. Al di là della casa e delle catacombe dove si svolge l’ultima parte del film, gli altri ambienti sono oscuri, claustrofobici, squallidi, vecchi. Ogni casa è piena di porte, che danno su ambienti oscuri, come fossero delle bocche pronte ad inghiottire i protagonisti. Sembrano tanti labirinti, ambienti insicuri, così come la stazione, il treno: in una città impazzita non ci si può mimetizzare, neppure nella folla. Anzi, della folla bisogna avere paura, perché anche gli assassini si possono nascondere, come noi.






Passando alla parte più “tecnica”, tralasciando gli attori orrendi (tranne le vecchie glorie Udo Kier e Philippe LeRoy, che interpretano quei ridicoli “saggi”, tanto cari ai registi italiani, quelli che puntualmente aiutano la protagonista o almeno ci provano, prima di fare solitamente una morte orrenda), gli effetti speciali sono efferatissimi ed eccellenti (tranne quel palese bambolotto di plastica che cade dal ponte), opera del maestro Sergio Stivaletti. Argento ha finalmente mandato a quel paese il timore della censura televisiva e decisamente non si risparmia, creando un film che è degno del divieto che porta: donne sventrate e strangolate con le loro stesse interiora, una picca che si infila dove ASSOLUTAMENTE non dovrebbe, crudeltà verso i bambini e via dicendo, fino ad un finale disgustoso a base di liquami e cadaveri. Le già citate musiche sono molto evocative, richiamano quelle splendide di Suspiria e la canzone finale, cantata dai Daemonia, non fa rimpiangere i vecchi Goblin. Interessante la sequenza disegnata che racconta la genesi dell’urna, che ricorda tanto le strisce della Bonelli, ma di cui purtroppo non riesco a trovare informazioni.



 

Passiamo ora alle “pecche”: innanzitutto Asia Argento, ma anche il personaggio che interpreta. La cara Mandy è di una demenza rara, ai limiti del ridicolo, e pure parecchio infame. Lei corre, basta che corra. Scappa di qua, scappa di là, non sa nemmeno lei dove, invocando la madre, lasciando non una ma tre volte i suoi alleati a morir nelle mani dei mostri che la seguono, sempre con quell’aria da drogata in cerca di spicci. Mai una volta che capisse quello che le dicono. E la figura in sé della strega “buona” guidata da una Daria Nicolodi che svolazza per il film neppure fosse Yoda ( a un certo punto le dice addirittura “Usa la forza” o una cosa molto simile…) è ridicola, sia per i poteri, che le consentono di chiudere gli occhi e sparire, sia per il fatto che alla fine non sarà la magia a sconfiggere una Madre che poteva essere ammazzata anche da un bimbo di cinque anni. Il finale è un altro punto dolente.. l’aspettativa che si crea durante il film viene distrutta da una fine ridicola, velocissima e che non rende alcuna giustizia alle Tre Madri. Un’altra cosa assurda, a parer mio, è la scimmia che vaga per il film, tuttavia molto più carismatica della cara Asia e di cui non si capirà mai il ruolo.

 

In definitiva, nonostante tutto, Argento è riuscito a tirare le fila della sua trilogia, creando un film decisamente inquietante, per una volta comprensibile, con degni rimandi anche alle pellicole che lo hanno preceduto. Forse inadatto a chi cerca un Argento prima maniera, ma abbastanza vicino alle sue pellicole più gradevoli.

Dario Argento, il regista nonché sceneggiatore del film. Basta il nome per dire tutto, cineasta tra i più amati dell'horror/thriller nostrano. Degno padre delle due attrici Asia e Fiore Argento, meno famosa della sorella. Tra le opere del nostro, ricordo L'uccello dalle piume di cristallo, Il Gatto a nove code, 4 mosche di velluto grigio, Profondo Rosso, Suspiria, Inferno, Tenebre, Phenomena, Opera, Due occhi diabolici seguite dall'inevitabile declino con pellicole inguardabili come La sindrome di Stendhal, Il fantasma dell'Opera, Non ho sonno e Il cartaio. Ha collaborato alla serie Masters of Horror con l'episodio Jenifer e Pelts. Ha 67 anni.










Asia Argento interpreta Sarah Mandy, figlia di colei che indebolì Mater Suspiriarum. Ora, io DETESTO Asia, per me non sa recitare e soprattutto non si può sentire, ma passa per un'attriciona cool, soprattutto in America, dove tutti parlan con le patate in bocca quindi forse il suo difetto di pronuncia non viene notato, nel mucchio. Tra i suoi film, per la maggior parte diretti o prodotti dal papà, ricordo Demoni 2 - L'incubo ritorna, La Chiesa,  Trauma, La sindrome di Stendhal, New Rose Hotel di Abel Ferrara, Il Fantasma dell'Opera, I Miserabili (versione TV), XXX  (Asia Argento maledetta tatuaggio passera, come scrisse Stefano Disegni), La terra dei morti viventi, Maria Antonietta. E' anche regista e scenggiatrice. Ha 32 anni e due film in uscita.



Coralina Cataldi – Tassoni interpreta Giselle, la prima vittima della Madre. La signora Tassoni è già stata ospite del mio blog in quanto protagonista dell’orrido ed indimenticabile Il Bosco 1 inoltre è vecchia conoscenza anche dei fans di Dario. Infatti ha recitato in Demoni 2 - L'incubo ritorna, Opera e La sindrome di Stendhal. La signora ha 46 anni.


















Udo Kier interpreta uno degli ultimi esorcisti riconosciuti dal vaticano, Padre Johannes. L’attore tedesco è un volto noto per chi ama l’horror, il trash d’annata e non solo. Tra i suoi film ricordo i due capolavori trash italiani di Wharol, Il mostro è in tavola, Barone Frankenstein e Dracula cerca sangue di vergine.. e morì di sete, Histoire d’O, Spermula, Suspiria (dove non interpretava l’esorcista ma un dottore), Ace Ventura: l’acchiappa animali, Il Regno e Il Regno II di Lars von Trier, Johnny Mnemonic, Armageddon, Blade, L’ombra del vampiro, Dancer in the Dark, l’episodio diretto da Carpenter dei Masters of horror, e il trailer diretto da Rob Zombie per GrindHouse. Un mito, insomma. Ha 63 anni e cinque film in uscita.











Daria Nicolodi interpreta Elisa Mandy, la madre di Sarah, lo spirito di Yoda. La signora Nicolodi è la storica compagna del sor Dario, seppur non siano mai stati sposati. E’ la madre di Asia anche nella realtà e musa di parecchi film del nostro, tra cui ricordo: Profondo Rosso, Inferno (anche lei come Udo Kier interpreta non lo stesso personaggio di questo film, morta cronologicamente prima degli eventi di Suspiria, ma Anne), Phenomena, Opera, Paganini Horror (mostruosità trash di cui parlerò, persino sceneggiato dalla Nicolodi!) e La setta. Ha 57 anni.

 






E ora divertitevi con questa scena di Suspiria.... enjoy! ^___^