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giovedì 28 agosto 2008

Denti (2007)

Il Wannasee è stato di buon auspicio: incredibilmente Denti è uscito e ieri sono andata a vederlo assieme al fido Toto.



Per trama ed aspettative vi rimanderei a due entry fa, quello che mi preme è innanzitutto mettere nero su bianco le mie (confuse) impressioni. Allora, in linea di massima il film mi è piaciuto, nella sua particolarità e per gli attori particolarmente bravi nell'interpretare questi assurdi personaggi. La cosa che mi ha fatto storcere il naso è la decisa mancanza di un confine tra l'horror e la commedia. Ma andiamo con ordine.







La cosa bella di Denti è l’idea di usare l’horror per mostrare la parabola sessuale di un’adolescente. L’idea in sé non è completamente insensata, al di là del gore. Per una ragazza spesso i cambiamenti che accompagnano questa fase della vita sono fonte di ansie e preoccupazioni, si vede il sesso (il proprio e quello degli altri) come una cosa sconosciuta, un salto nell’ignoto accompagnato anche da dolore fisico. All’inizio del film troviamo Dawn impegnata nella sua campagna per preservare la purezza, completamente ignorante della sua sessualità, del suo corpo, delle relazioni con gli altri. Ignoranza che deriva proprio dal desiderio di non voler sapere, per un’ipocrisia congenita nell’attuale società americana. Anche nei Griffin si criticano queste associazioni di adolescenti che promettono solennemente di arrivare vergini al matrimonio, senza tenere conto dei naturali impulsi sessuali delle persone, che poi portano a frustrazione ed ipocriti escamotage (per assurdo, nell'episodio 5X6 dei Griffin, i ragazzi impossibilitati a fare normale sesso, ripiegavano sull'avere rapporti all’interno delle orecchie, mentre invece pare che le ragazze “bene” americane pratichino spesso e volentieri sesso anale, proprio per mantenersi pure dove è necessario. Idiozia allo stato puro).


Dopodichè, come nelle migliori storie, arriva l’amore e il desiderio di andare oltre.. peccato che in questo film, come nella realtà, l’amore spesso è un calesse e la frustrazione porta alla violenza, e al conseguente rifiuto di ogni contatto: da qui la vagina dentata, emblema di quelle resistenze, quelle paure che ogni donzella alla fine ha. Anche l’esperienza dal povero ginecologo che si ritrova a testimoniare che la vagina dentata, ohibò, è realtà, non è tanto distante da ciò che avviene nella vita reale: la visita ginecologica non è piacevole, soprattutto la prima volta e soprattutto davanti a un uomo che ha la grazia di un elefante. Si fa presto a dire: si rilassi. Si rilassi virgola, ed ecco che parte la tagliola (e quante volte avremmo voluto amputarle noi le dita al dottore…). Crollano tutte le illusioni, i sogni di diventare una pura sposina, le stelline e gli unicorni che imperversano nella camera e sul vestiario di Dawn vengono dimessi.


Ed ecco che, inaspettatamente, nel periodo più critico,  torna l’Amore, quello che nonostante tutte le delusioni si spera sempre essere con la A maiuscola. Una persona gentile, il principe azzurro, ed ecco la “prima volta” che si spera la più importante e possibilmente perfetta. E qui Dawn cambia di nuovo: al diavolo la promessa, il sesso non è poi un’esperienza così tremenda, il ragazzo sembra dolce quindi anche i denti paiono spariti. Peccato che, nelle favole moderne, a svegliare la Principessa non è mai il principe azzurro con un bacio, ma il lupo con una bella in***ata. I denti tornano e anche la consapevolezza che, alla fine, quello della sessualità femminile è un grande potere più che un dono. Ci vuole attenzione e furbizia nel gestirlo, e se ci si toglie qualche soddisfazione, tanto meglio. Alla fine troviamo una Dawn ormai disillusa ma consapevole, pronta ad affrontare un destino incerto e pericoloso con un’arma letale lì dove molti vorrebbero arrivare.




 


Al di là di questo sproloquio pseudofemminista sul quale Toto sicuramente dissentirà, il film è spiazzante perché alterna momenti di ironia (esilarante il pezzo della visita ginecologica, così come la dichiarazione del primo ragazzo di Dawn: “Non posso più aspettare, non mi masturbo da APRILE!”) a momenti di nero realismo, talmente pesante da far venire il nervoso (la morte della madre mentre il fratellastro di Dawn, odioso come pochi - e non mi aspettavo di meno da John Hensley - , si sbatte la ragazza in camera e neppure se ne accorge, la violenza all’inizio, il finale con il vecchio laido), al di là della crudezza degli effetti speciali, che sono molto realistici (e immagino pesantissimi per un uomo).




 


Di attori e regista ho già ampiamente parlato quindi, ai maschietti, posso solo consigliare di “vendicarsi” guardando Tetsuo e la storica scena della trivellazione. Volevo mettervi il trailer di questo film, ma ho preferito poi cambiare e optare per uno spezzone dell'episodio dei Griffin "prick up your ears", dove anche Peter decide di smettere di fare sesso e diventare astinente: ENJOY!












mercoledì 27 agosto 2008

Ombre dal Passato (2008)

Ieri sera parto con Ale tutti e due lieti per l’imminente visione di un film molto atteso, Ombre dal passato di Masayuki Ochiai. Premesso che nessuno dei due aveva mai visto il Coreano Shutter del 2004, da cui la pellicola è stata tratta, siamo entrati nel cinema pieni di aspettative.


La trama è questa: due sposini vanno in Giappone per la luna di miele e la prima sera hanno un incidente, causato da una donna che si staglia in mezzo alla strada. Quando i due si riprendono, della donna non c’è più traccia ma la sua immagine comincia a comparire nelle foto che scattano e la sua presenza si fa sentire sempre più vicina e pericolosa.

Quello della fotografia spiritica è un fenomeno interessante, che viene dibattuto fin dall’esordio di questa nuova forma di espressione e documentazione. Meno interessante è invece questo horror che ricalca fin troppo il solco dei predecessori più illustri (The Ring e The Grudge solo per fare qualche nome) e che nonostante una bella trama e un’ancor più bella regia non decolla affatto.

La mia buona amica Nora mi aveva parlato del finale dello Shutter coreano come di una genialata, al limite della perfezione. Ora, prima o poi lo guarderò, ma se devo basarmi sul remake americano la “genialata” sta semplicemente nel luogo dove si scopre risiedere il fantasma alla fine (una scena esilarante), visto che il mistero del film è facilmente intuibile dopo dieci minuti di visione. Sarà che Joshua Jackson esordisce bisbigliando agli amici di non raccontare alla neo sposina di alcune questioni accadute in passato? Eh, forse per quel motivo lì.

Fotografia e regia sono ineccepibili, splendidi gli scorci di Tokyo, le vedute del Fujihama e alcune scene di buio, dove lo spirito viene rivelato dagli scatti del flash, decisamente inquietanti. Gli attori non sono malvagi, tutti di stampo televisivo a cominciare dall’ex Pacey Joshua Jackson, per finire con John Hensley che è decisamente adatto per il ruolo del giovane laido.

Purtroppo il giudizio su questo film non può essere positivo: troppo banale nello schema e nelle scene, piatto, e persino poco inquietante nonostante la solita mostrA dagli occhioni spiritati, capelli neri e faccia bianca bianca. Il motivo risiede nella fondamentale essenza di questo spirito e dalla consapevolezza che, almeno per una volta, il rancore non è fine a sé stesso ma scatenato per una ragione condivisibile. 

Masayuki Ochiai è un regista già esperto nel campo del j-horror. Tra le sue pellicole, la trasposizione cinematografica di Parasite Eve ed Infection. Che ci crediate o no, non esistono informazioni biografiche su questo regista, che al momento non ha altre pellicole in cantiere.


Joshua Jackson interpreta il fotografo Benjamin Shaw e su costui informazioni biografiche ce ne sono fin troppe, visto che il paffuto attore si contendeva all’epoca il primato di “fico” per eccellenza assieme all’altro idiota protagonista di Dawson’s Creek nel cuore di miliardi di ancor più dementi ragazzine. Oltre al succitato serial, tra i lavori dell’ex Pacey ci sono Scream 2, L’Allievo, Urban Legends (splendido cammeo durante il quale, mentre sta imboscato in macchina con la protagonista, parte la sigla di Dawson’s Creek, bruscamente stroncata sul nascere da una manata!), Cruel Intentions, The Skulls, Cursed. Ha 30 anni e 2 film in uscita.


Rachael Taylor, Australiana, interpreta la moglie di Benjamin, Jane. Ha partecipato, come quasi tutte le attrici Australiane, al serial Le Sorelle McLeod, e inoltre ha interpretato Il Collezionista d’Occhi e Transformers. Ha 24 anni e due film in uscita.


John Hensley interpreta il laido procacciatore di modelle Adam, ed è famoso per la partecipazione al serial Nip/Tuck, dove interpreta Matt MacNamara. Ha anche avuto piccoli ruoli ne I Sopranos, e, ovviamente, recitato in Denti! Ha 31 anni.


Ultima chicca, la partecipazione di James Kyson Lee, attore coreano già mitico Ando nella serie Heroes, che qui interpreta il direttore della rivista paranormale che si occupa di foto spiritiche. Costui è un veterano delle comparsate televisive, ha partecipato a episodi di Alias, ha 35 anni e 10 film in uscita.


E ora godetevi il trailer dello Shutter originale, decisamente inquietante... ENJOY!!




















giovedì 21 agosto 2008

Bolla Wanna see: Denti (2007)

Giusto perché questo blog è molto “vissuto” dalla sottoscritta, e scrivo davvero spessissimo (mio Dio che donna inutile sono XDXD) ho deciso di inaugurare una nuova rubrica, ovvero una sorta di Wanna see, piccoli scampoli di ciò che mi piacerebbe vedere nella marea di film che escono in Italia e non (e che ovviamente nel Multiplex della mia zona non arrivano nemmeno per sbaglio).









Inaugurerei questa rubrica con un film che sta uscendo nelle sale italiane in questi giorni, ovvero Denti (Teeth) del 2007, da non confondersi con l’omonimo film del 2000 di Gabriele Salvatores. Una produzione indipendente americana che ha vinto anche un premio al Sundance Film Festival per la performance “succosa, da lasciare a bocca aperta” (non a caso) della protagonista Jess Weixler.




La trama della pellicola diretta e sceneggiata da Mitchell Lichtenstein è questa: un’adolescente di nome Dawn, assoluta sostenitrice della vergnità, è talmente ignorante per quel che concerne il suo corpo e la sua intimità da fare una scoperta a dir poco sconcertante il giorno in cui alcuni ragazzi cercano di violentarla; la sua vagina ha i DENTI. Ohibò, direi io, non voglio nemmeno immaginare come potrebbe proseguire un simile film, che la critica definisce esilarante ed inquietante allo stesso tempo.














Quella della Vagina Dentata è una leggenda metropolitana, oltre che una teoria già messa in piedi nientemeno che da Sigmund Freud, per quanto riguarda le ansie da castrazione. Parecchie leggende infatti narrano di uomini evirati da dee o potenti entità dotate di vagine dentute e si narra che durante la guerra del Vietnam le prostitute alleate coi vietcong inserissero rasoi o pezzi di vetro proprio lllì, efficace misura contro i soldati americani.


Possiamo dire che questo film è la versione ripulita e femminile del vecchio Killer Condom della Troma? Forse, ma tant'è che alla fine chi ci rimette è sempre l'uomo, sorry







Tra gli attori di quello che io sto già vivendo come un piccolo cult (sono perversa?? Diamine, sì!) c'è nientemeno che John Hensley, nel ruolo del fratellastro di Dawn, già interprete dell'odioso Matt MacNamara nel telefilm Nip/Tuck. Inutile dire che spero la vagina dentuta gli faccia un male cane.
















E nel frattempo, mentre attendiamo con ansia l'uscita del film, ecco il sito ufficiale e ovviamente il trailer. Come sempre... ENJOY!

















martedì 19 agosto 2008

One Missed Call (2008)

Sull'onda dei mille remake americani tratti da qualunque genere e filmografia (soprattutto horror) ecco uscire nelle sale questo One Missed Call di Eric Valette, remake dell'omonimo film del grande Takashi Miike datato 2004, Chakushin Aari.



La trama non si discosta molto da quella degli altri horror giapponesi degli ultimi anni. C'è una maledizione che si ripercuote attraverso un oggetto di uso comune (il cellulare) e che si rinnova ogni volta: le vittime ricevono una chiamata "dal futuro" dove la loro stessa voce preannuncia la loro morte. Il giorno e l'ora indicati dalla chiamata, puntualmente, le morti avvengono, impossibili da fermare, e "qualcosa" sceglie un numero a caso dalla rubrica degli sfortunati per proseguire la catena maledetta. A Foa du Bestentu, direbbe mia madre. Un blando piattume americano, direi io.



La trama e persino alcune scene sono speculari alla versione giapponese, eppure ci sono alcune particolarità che rendono l'originale nettamente superiore. Innanzitutto il remake è, ovviamente, semplificato, come a dire che il pubblico americano non abbisogna di sottigliezze ma solo di fatti.


Chakushin Aari comincia "in medias res", ovvero quando la prima vittima è già bella che andata, e con una sequenza introduttiva di vari personaggi il cui ruolo lì per lì non è ben definito; in particolare il detective da l'idea di essere un necrofilo quando cava dalla bocca di un cadavere, con fare furtivo, una caramella rossa, e viene scoperto da uno dei medici. Nel remake tutto è ben definito e lineare: c'è una prima morte che nell'originale viene solo suggerita ed intravista, e la rivelazione del segreto del detective, che lo colloca nel gruppo degli "eroi" fin da subito. E così via per tutto il film, senza lasciare dubbi o inquietudine che non sia "visibile", palese nelle immagini.

Per quanto riguarda l'orrore, nell'originale bastano una suoneria e la morte delle vittime per incutere ansia. Il remake si avvale invece di visioni di inquietanti personaggi, bambole e pupazzi assortiti che precedono ogni morte, quasi a voler richiamare il finale decisamente bizzarro ed onirico della pellicola di Miike. Purtroppo sono immagini fine a sé stesse, prive di significato alcuno che non sia quello di fare una blanda paura. Anche la paura della protagonista dei "buchi", legata ad un trauma infantile, perde di significato in questa pellicola, diventando un mero accessorio, una particolarità di un personaggio che più piatto non si può.

Nella pellicola originale c'è un sottile e malato filo di perversione che si tende dall'inizio fino al finale, un happy ending decisamente e paradossalmente negativo. Verrebbe quasi da dire che la morale della pellicola giapponese sia che ognuno mostra affetto nel modo che ritiene opportuno, e sta a noi accettarlo. Da qui il perdono dato a colei che, fino alla fine, sembra essere la responsabile della maledizione, ovvero una donna che gode a torturare le proprie figlie, così come faceva un tempo la madre della protagonista. Un universo tutto al femminile, fatto di donne prede di psicosi, terrorizzate dai propri figli e dai legami familiari (da qui l’orrore dato dai feti nell’ultima sequenza dell’originale giapponese) perché non bastano questi ultimi per proteggerci dalla pazzia e per darci la sicurezza di conoscere chi ci circonda. Volete ricercare una simile sottigliezza filosofica nel remake americano? Per carità di Dio.

Sugli attori, poche parole da spendere, anzi nulla. Scialbi e reduci da produzioni televisive, i soliti banali 40enni che recitano la parte di 25enni. Interessante vedere le differenze sociali tra le due versioni, le diverse abitudini dei giovani, il sesso e l’alcool che la fanno da padroni nella società Americana, mentre in quella giapponese i rapporti anche tra coetanei sono sempre tenuti su un profilo assai più basso. Poi la cultura dei cellulari, impossibile stare senza, con i ragazzi giapponesi che al tavolo si scambiano i numeri e i telefoni al posto dei nomi come fosse uno status simbol quello di avere la rubrica piena. Si vede che amo il Giappone? Sì, lo ammetto. Lo amo, e un giorno andrò a Tokyo vestita come una Gothic Lolita. I have a dream…

Eric Valette è il regista di questa pellicola. Francese, ha all’attivo alcuni film di genere ed episodi di alcune serie TV. Ha 31 anni e un film in uscita.




Shannyn Sossamon, Hawaiana, interpreta Beth, la protagonista traumatizzata dell’ancor più traumatico remake. Ha partecipato a film come Le regole dell’attrazione, Il destino di un cavaliere, e alcuni episodi di Law & Order. Ha 30 anni e due film in uscita.



Edward Burns interpreta il Detective Andrews. Questo attore ha avuto il suo momento di gloria negli anni novanta, partecipando a pellicole come Salvate il Soldato Ryan e 15 minuti – Follia omicida a New York, perdendosi poi nel decennio successivo in filmetti, oppure partecipando a telefilm come Will & Grace. Ha 40 anni e due film in uscita.

  
E dulcis in fundo concludo con Ray Wise. E chi è, direte voi? Blasfemi!! Nessun figlio degli anni 90 è mai andato a letto senza farsi la fatidica domanda: chi ha ucciso Laura Palmer? Ecco, parte della risposta è nella faccia di costui, protagonista memorabile del Twin Peaks televisivo. In questo film interpreta Ted Summers, imbonitore televisivo pseudoreligioso che non si fa scrupolo a sfruttare la maledizione per fare audience (un novello Costanzo?). Il nostro ha una filmografia sterminata: ha partecipato a un episodio di Charlie’s Angels, Dallas, Riptide, A-Team, Hunter, Moonlighting, Walker Texas Ranger, Star Trek, Beverly Hills 90210, Streghe, Dawson’s Creek, 24, CSI, Bones,  al remake de Il Bacio della Pantera, Robocop, Twin Peaks: fuoco cammina con me e Jeepers Creepers II. Ha 61 anni e 4 film in uscita. 
 



E ora il trailer di Chakushin Ari... con la musichetta bella bella ^___^






venerdì 1 agosto 2008

Hellboy (2004)

Tempo di sequel, e chi non ha visto i primi capitoli come la sottoscritta si deve adeguare. Quindi, consigliata da parecchi, ho deciso di guardare Hellboy di Guillermo del Toro, tratto dall'elegantissimo comic di Mike Mignola.



Durante la seconda guerra mondiale i nazisti si alleano con il Monaco Rasputin (quello della rivoluzione Russa, sì...) per portare l'inferno sulla terra e conquistare la supremazia mondiale. Il rito viene interrotto dai soldati americani e dal Professor Bruttenholm (John Hurt) con il risultato che, al posto dell'inferno sulla terra, rimane un piccolo diavoletto: Hellboy. Il Professore lo adotta e lo cresce come un ingombrante figlio umano, usandolo, assieme ad altri personaggi, nella battaglia contro i demoni che infestano la terra. Finché Rasputin non torna a reclamare la paternità di Hellboy e allora quest'ultimo dovrà confrontarsi con la sua vera natura.



Al di là del fatto che l'opera di Mignola è più complessa e graficamente più elegante, questo film è davvero carino, seppur un pò semplificato.


I personaggi sono gradevolissimi, a partire del protagonista, un duro dal cuore tenerissimo, amante di ogni stravizio made in USA (nachos, salsa chili, patatine ecc.) e dei gattini, oltre che della pirocinetica Liz. Ovviamente Hellboy è il pilastro portante del film, ma ci sono anche la già citata Liz, che sembra tirata fuori dall'Incendiaria di Stephen King, una ragazza troppo giovane e troppo traumatizzata dai suoi poteri per poter rimanere accanto al demonietto, e poi l'acquatico Abe Sapien, una sorta di "mostro della laguna" amante dei libri e dotato di poteri psichici. Se dovessi proprio trovare un difetto al film, opterei per i villains, banalotti e triti (diciamo che i nazisti ci hanno un pò stufato...) e i mostri che li affiancano, stanche variazioni di horror passati.


Tecnicamente il film è ineccepibile, il montaggio è ottimo e quasi rilassante, assai lontano dall'effetto videoclip che va molto di moda ultimamente, gli effetti speciali sono ovviamente all'altezza come lo splendido trucco di Ron Perlman, che diventa un diavolo rosso somigliantissimo. La trama alterna momenti di pura ilarità (il salvataggio dei gattini nella metro), azione e anche amore (obiettivamente Hellboy e Liz sono tenerissimi ed il finale è quasi commovente).


Un film per ragazzini, ma finalmente non per ragazzini dementi.


Guillermo del Toro è il regista che, in assoluto, più si è distaccato dal gruppetto costituito da Tarantino, Rodriguez (di cui è grande amico) ed Avery, consacrandosi all'horror più visionario e particolare, lontano forse dalle mode e dagli omaggi più o meno cinefili. Tra i film del regista messicano  ricordo Mimic (che tanto ha schifato Toto pur non avendolo visto XD), Blade II e Il Labirinto del Fauno. Probabilmente dirigerà Lo Hobbit. Ha 44 anni.



Ron Perlman interpreta Hellboy. Personalmente credo che Ron Perlman sia il miglior caratterista che Hollywood possa offrire, con quella faccia un pò butterata, quell'espressione dura, quei tratti somatici che sono assolutamente impossibili da dimenticare. Giocate al dove l'ho già visto, personalmente i miei film preferiti sono: Il nome della rosa (lui era il mitico Salvatore! Penitenziagite!!!) I sonnambuli, Scuola di polizia missione a Mosca, Una cena quasi perfetta, Alien: la clonazione, Blade II, Looney Tunes: Back in Action, Desperation, Hellboy II. Televisivamente parlando ha all'attivo un sacco di doppiaggio, per cartoni come Animanicas, Aladdin, Bonkers, Kim Possible, Tarzan e, ovviamente, Hellboy. Inoltre ha partecipato a Streghe. Ha 58 anni e 13 film in uscita!!



Selma Blair interpreta Liz, la pirocinetica. Come non ricordare quest'attrice che vinse anche un MTV Award per il migliore bacio lesbico dato a Sarah Michelle Gellar in Cruel Intentions, cosa che all'epoca fece discreto scandalo. Tra i suoi altri film In & Out, Scream 2, Giovani, pazzi e svitati. Ha 36 anni e un film in uscita.



John Hurt interpreta il prof. Buttenholm. L'attore inglese, grande vecchio del cinema, ha interpretato tra gli altri film: Alien, The Elephant Man, I cancelli del cielo, Taron e la pentola magica (voce), Vincent, Frankenstein oltre le frontiere del tempo, Dead Man, Lost Souls, Harry Potter e la pietra filosofale (era il Sig. Olivander), Il Mandolino del Capitano Corelli (male!!! Shame on you!!!)The Skeleton Key, V per vendetta, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Ha 68 anni e 7 film in uscita.



Per completezza, metto il trailer del cartone animato, che dovrebbe, a rigor di logica, essere doppiato proprio da Ron Perlman. L'animazione supereroistica made in USA mi fa schifo, tranne per la compianta serie di Batman, ma... enjoy!!!