Buona Epifania a tutti! Oggi, per la gioia di tutti i PamPìni, parleremo di Pinocchio, diretto nel 1940 dal regista Ben Sherpsteen e tratto dall’omonimo romanzo di Collodi.
Trama: grazie a un desiderio espresso dal falegname Geppetto, il burattino di legno Pinocchio prende vita. Accompagnato dai saggi consigli della sua coscienza, il Grillo Parlante, il burattino comincia così il cammino che lo porterà a diventare un bambino vero, ma la strada è lunga e costellata di tentazioni…
Da italiana, guardando Pinocchio mi è sorta spontanea una riflessione forse banale, ovvero che, da sempre, le versioni “classiche” Disney di qualunque fiaba o racconto diventano di default quelle che poi riteniamo ufficiali o, comunque, quelle che ricordiamo meglio. Collodi forse si sarebbe messo le mani nei capelli nel vedere così stravolta la sua opera, così semplificata e ridotta a misura di bambino, ma tant’è che persino io che ho letto il racconto e visto le versioni cinematografiche di Comencini e Benigni sono dovuta andare a rinfrescarmi la memoria su wikipedia per scovare alcune delle differenze. Il confronto è importante perché il Pinocchio della Disney pone molta enfasi sul ruolo del Grillo Parlante, della coscienza che guida l’ingenuo, inconsapevole ma fondamentalmente buono burattino in un mondo a lui ancora sconosciuto e pieno di gente maligna intenzionata ad ingannarlo, mentre Collodi fin da subito ci mostra Pinocchio, ancora informe pezzo di legno, come un discolo perdigiorno più intenzionato a divertirsi che a studiare. Nella versione Disney, inoltre, Pinocchio per tutto il film subisce passivamente gli inganni, i desideri o i consigli di chi lo circonda e diventa un bambino vero grazie all’unico suo gesto di sacrificio ed altruismo, mentre il protagonista del racconto di Collodi intraprende un cammino ben più complesso nel quale si responsabilizzerà a poco a poco, prendendo consapevolmente le giuste decisioni che lo porteranno a diventare umano per sua volontà.
Tolta così buona parte della “negatività” al protagonista, i realizzatori di Pinocchio l’hanno interamente riversata sui villain, tutti poco meno che mostruosi, crudeli e spietati. Solo il Gatto e la Volpe, infatti, hanno mantenuto il loro carattere di furboni matricolati e sono molto divertenti, soprattutto il micio tontolone e muto, mentre Mangiafuoco (ribattezzato in inglese Strombòli, con l’accento sulla seconda O) e il terribile ciccione che porta i ragazzini nel paese di Bengodi sono a dir poco inquietanti: il primo non si commuove, come nel racconto di Collodi, davanti al triste racconto di Pinocchio, ma lo imprigiona e decide di sfruttarlo per denaro prospettandogli un destino ultimo come legna da ardere, mentre il secondo, parlando con il Gatto e la Volpe, assume un sembiante talmente demoniaco da spaventare persino i due furfanti. Sconcertante soprattutto per il pubblico odierno, abituato a divieti e censure di ogni sorta per quel che riguarda le opere destinate ai bambini, vedere un paese di Bengodi dove i mocciosi possono fumare sigari, bere alcoolici e devastare edifici come se fosse la cosa più normale del mondo, mentre io sono rimasta molto colpita dal taglio tragico e disturbante della sequenza in cui Lucignolo diventa un asino, evento descritto con pathos degno di un film horror.
Davanti a tutte queste “brutture”, le figure di Geppetto, della Fata Turchina, del Grillo parlante e dei due animaletti Cleo e Figaro salvano i bambini da incubi certi, grazie alla loro presenza rassicurante. Infatti, quello che mi aveva intristita leggendo il racconto di Collodi erano la solitudine e l’estrema povertà del falegname, nonché la malinconia che trasmettevano; la Disney ha messo al bando questi elementi e accentuato la natura protettrice di questo gruppetto di personaggi (aggiungendo ovviamente anche quegli elementi “graziosi” tanto cari alla poetica della Casa del Topo), consentendo così la realizzazione di sequenze gradevoli e divertenti in grado di alleggerire la tensione anche nel momento in cui Geppetto e compagnia si ritrovano bloccati all’interno della pancia della Balena, giustamente ribattezzata Monstruo. Insomma, una garanzia di un happy ending quasi certo, ottenuto dal giovane Pinocchio con molto meno sforzo rispetto alla sua controparte cartacea… se pensate che Collodi avrebbe voluto concludere la storia con l’impiccagione del burattino, c’è stato il rischio che questo ennesimo capolavoro Disneyano non uscisse mai! E invece, siccome c’è ma noi siamo italiani, consiglio la visione dell’uno e la lettura dell’altro, così da poter godere appieno di una storia in grado di valicare le frontiere nazionali e anche quelle del tempo.
Ben Sharpsteen (vero nome Benjamin Sharpsteen) è uno dei due direttori dell’animazione. Americano, ha diretto film come Biancaneve e i sette nani, Fantasia, Dumbo e alcune “Silly Simphonies” Disney. Anche produttore, è morto nel 1980, all’età di 85 anni.
Hamilton Luske è uno dei due direttori dell’animazione. Americano, ha diretto film come Fantasia, Saludos amigos!, Cenerentola, Alice nel paese delle meraviglie, Le avventure di Peter Pan, Lilli e il Vagabondo e La carica dei 101. Anche produttore e sceneggiatore, è morto nel 1968, all’età di 64 anni.
Mel Blanc, storico doppiatore di quasi tutti i personaggi della Warner come Duffy Duck, Porky Pig, Bugs Bunny, Elmer Fudd, Titti, Silvestro, ecc. era stato scritturato come doppiatore del Gatto, ma poi si è deciso di fare diventare il personaggio muto e dell’attore si sente solo un singhiozzo nella scena ambientata all’interno della taverna. Il film (che avrebbe dovuto essere il terzo lungometraggio Disney dopo Bambi, la cui produzione si è rivelata però talmente lunga da doverlo posporre) ha inoltre vinto un Oscar per la miglior colonna sonora e uno per la miglior canzone, la famosissima When You Wish Upon a Star. Di Pinocchio non esistono seguiti o serie animate derivate dal film, tuttavia nel 1943 è uscito un corto dal titolo Figaro and Cleo che aveva per protagonisti il gattino e la pesciolina di Geppetto. Non credo sia di facile reperibilità, ma se vi è piaciuto il film potete comunque buttarvi su altri classici Disney come Peter Pan, Bambi, La spada nella roccia, Biancaneve, Fantasia, Lilli e il vagabondo… oppure sul meraviglioso Le avventure di Pinocchio di Comencini e il (molto) meno bello (anzi, quasi brutto brutto!) Pinocchio di Benigni, nell’attesa che esca la versione dark di Guillermo del Toro, prevista per il 2014. ENJOY!
Bella questa dissertazione sul Pinocchio di Collodi e la versione Disney. L'ho sempre trovata una storia fondmentalmente triste, e alla fine fine non mi piace nessuna: quella di Comencini un cult ormai classico, al pari del cartone animato e ancora meno quella di Benigni. Ho letto che ne esiste pure una versione hard, forse ancora più triste ;)
RispondiEliminaDella versione hard non sapevo, ma credo ce ne sia una per ogni cartone animato XD
EliminaIl Pinocchio di Benigni mi aveva intristita sì, ma per l'immagine di un cinquantenne in braghette e per la recitazione della Braschi, mentre quello di Comencini mi commuove parecchio.
In effetti ti do ragione: finirà pure bene ma quella di Pinocchio è davvero una storia molto triste!
Pensavo di essere l'unico a trovare triste l'interpretazione della Braschi.
RispondiEliminaTi racconto un aneddoto: sarà stato il 2002 e l'attore Claudio Amendola, in procinto di cominciare a lavorare per un programma RAI rilasciò un intervista ad un giornalista amico suo, almeno lui riteneva che fosse un amico.
Il giornalista, terminata l'intervista ufficiale, gli chiese cosa ne pensasse dell'imminente film di Benigni.
Amendola fidandosi, si lasciò andare ad alcune considerazioni personali dicendo più o meno quello che hai detto tu. In particolare, disse che in realtà Benigni faceva il film su Pinocchio per far lavorare sua moglie.
Bene, dopo alcuni giorni l'intervista con tutte le dichiarazioni di Claudio Amendola uscì sul giornale (credo fosse un Venerdì di Repubblica) il povero attore fu costretto a scrivere diverse lettere pubbliche per scusarsi,
In realtà per quanto mi riguarda aveva solo ribadito quello che in parecchi pensavano.
E' stato sincero, poveraccio.
EliminaIo ricordo invece l'esilarante strip di Stefano Disegni, dove la Braschi veniva raffigurata come cagnolino turchino per quanto recitava male XD
Che combinazione... visto col mio Leonardino il 2 gennaio.
RispondiEliminaE al pargoletto è piaciuto?
EliminaUn classico, e dire che io non apprezzo particolarmente i cartoon disney.
RispondiEliminaA me piacciono molto, tuttavia Pinocchio è sicuramente uno di quelli che meno ha segnato la mia infanzia!
EliminaPensa che ancora oggi nel mondo moltissima gente non sa che Pinocchio è stato scritto da Carlo collodi (e che quindi è italiano), ed è invece convinta che la'utore ufficiale sia Walt Disney.
RispondiEliminaQuando mia sorella era piccola lo vedeva cntinuamente, assieme a Dumbo e LA BELLA E LA BESTIA....
Anche a me piace ma non è tra i miei rpeferiti, anche se anni fa mi sarei volentieri comprata il peluche del protagonista se non fosse che costava sui 70 euro. lo sai che il tema original del film era cantato da Louis Armostrong?
a proposito: il ciccione che porta i bambini nel paese dei balocchi si chiama Postiglione...;)
Infatti anche nei quiz televisivi la gente cade spesso sulle domande relative alle fiabe o ai racconti rivisitati dalla Disney! Insomma, bisogna sempre fare attenzione a quel che si vede :P
EliminaQuanto a Louis Armstrong nel film mi è sembrato di sentire la canzone cantata dal "solito" coro Disney, ma potrei sbagliarmi... quel che è certo è che lui l'ha resa praticamente immortale!
E grazie per l'informazione su Postiglione ^__*
Eccome se lo ricordo..da anni colleziono tutte le strisce di Disegni pubblicate su CIAK...la Braschi e la Bellucci sono sempre disegnte come cani!
RispondiEliminaE la cosa è assolutamente comprensibile XD
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