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mercoledì 23 ottobre 2019

Eli (2019)

In questi giorni ho guardato, quasi per scherzo, Eli, il nuovo film Netflix diretto dal regista Ciarán Foy, senza aspettarmi nulla di che. Mi sono dovuta ricredere, ma ora non so come scrivere un post privo di SPOILER.


Trama: il piccolo Eli, affetto da una malattia autoimmune, viene portato come ultima spiaggia in una casa isolata dove la dottoressa Horn afferma di poterlo curare. All'interno della casa, però, cominciano a succedere cose strane...



Facciamo così. In questo primo paragrafo bandirò gli spoiler e cercherò di spiegarvi brevemente perché Eli è un film che merita di venire visto a prescindere dalla sua apparente banalità. Nel secondo paragrafo mi sfogherò un po' di più e sconfinerò nel terrificante territorio dello spoiler, perché era già qualche tempo che un horror non mi soddisfaceva in questo modo. Eli parte da un assunto intrigante, che unisce l'horror "medico" a quello più paranormale e che prevede un protagonista reso ancora più fragile da un difetto fisico o malattia (in questo caso Eli è costretto a vivere in ambienti completamente sterili e ad uscire di casa con una tuta simile a quella degli astronauti), inserito in un luogo potenzialmente pericoloso e popolato da personaggi ambigui. In apparenza, la casa di cura gestita dalla dottoressa Horn è irreprensibile, anche se vi sono posti, all'interno, dove non è consentito andare e che non sono completamente sterili, tuttavia le cure che vengono inflitte ad Eli sono al limite della tortura medievale e, come se ancora non bastasse, il piccolo si ritrova presto a venire attaccato nottetempo da alcuni spettri malevoli, senza peraltro venire creduto. La trama, come vedete, è abbastanza infarcita di cliché e lo stile di regia e sceneggiatura è quello tipico di un prodotto Blumhouse a base di entità malvagie, un The Conjuring ambientato in un ospedale (o al limite un Sinister, visto che Foy ha diretto il secondo capitolo della saga), durante la cui visione lo spettatore deve stare attento a non morire d'infarto causa jump scare assortiti filtrati da specchi o vetri, particolarmente diffusi all'interno della casa di cura. Tuttavia, tra gli strilli e l'interpretazione convintissima del piccolo Charlie Shotwell e tanti piccoli indizi che mostrano una famiglia disperata e nemmeno troppo unita (bellissima l'inquadratura all'interno della quale le mani dei genitori si dividono non appena si è chiusa la porta alle spalle del figlio), la sceneggiatura ci porta nel vivo della storia senza perdersi in spiegoni e soprattutto non cala di tensione nemmeno per un istante, anche quando i jump scare scompaiono e il film abbraccia la sua seconda anima. Se vi fidate di me anche con queste poche, scarne informazioni, il consiglio è quello di recuperare Eli senza remore perché è uno degli originali Netflix migliori al momento in catalogo... altrimenti proseguite, a vostro rischio e pericolo, perché entriamo nel regno dello


SPOILER

A un certo punto la sceneggiatura di Eli cambia completamente direzione e ribalta il punto di vista dello spettatore, che arriva a sentirsi intelligentemente gabbato e comincia a ripensare a tanti piccoli dettagli che lì per lì non quadravano, in primis l'impossibilità di avere un'intera magione sterilizzata. Certo, passata l'onda dell'entusiasmo c'è anche da dire che l'intero impianto scricchiola quanto le assi dei pavimenti di una casa infestata (arrivare a convincere il figlio di essere malato per curarlo del suo vero male? Ma a che pro? Bastava un esorcista, santo cielo. In tutta l'America ci sono solo queste tre suore scappate di casa in grado di esorcizzare pargoli o eliminare la progenie del Demonio? Peraltro passando per "fasi" in cui è persino necessario praticargli dei fori nella scatola cranica? Aiuto.), però è talmente convincente il modo in cui la sceneggiatura riesce a farsi beffe dell'utente Netflix, medio o scafato che sia, sviandolo in almeno due/tre modi differenti, che non si può non arrivare alla fine di Eli con un bel sorriso sulle labbra. L'idea dei fantasmi in apparenza malvagi che in realtà aiutano il protagonista, per esempio, era "sgamabile" sin dall'inizio ma onestamente non avrei mai pensato che le entità fossero davvero maligne perché lo è anche il loro protetto. E così lo spettatore per la maggior parte della durata si ritrova a fare il tifo per Eli, a volere bene alla madre Rose (nomen omen) che pare manipolata da un marito orco, a detestare l'ambigua dottoressa Horn e a sperare che il povero pargolo guarisca e sopravviva o magari muoia in maniera eroica per salvare altri bimbi come lui... finché tutto crolla, in un finale concitato ed ironicamente crudele. Come ho scritto sopra, Eli non racconta nulla di nuovo e si appoggia a svariati cliché del genere, ma è il modo in cui vengono mescolati a convincere e a spingere lo spettatore a sorvolare su alcune incongruenze e forzature. E poi, insomma, è sempre bello vedere Kelly Reilly, soprattutto perché la sua interpretazione da mamma apprensiva ed esageratamente dolce, tutta sussurri e trucchetti per calmarsi, nasconde una voragine di angoscia e segreti taciuti. Come sempre, non c'è nulla di meglio di un piccolo protagonista malvagio per ravvivare un film, e decisamente Eli si è conquistato un posto nell'olimpo dei miei preferiti!

FINE SPOILER/POST



Del regista Ciarán Foy ho già parlato QUI. Kelly Reilly (Rose) e Lily Taylor (Dr. Horn) le trovate invece ai rispettivi link.

Charlie Shotwell interpreta Eli. Americano, ha partecipato a film come Captain Fantastic, Tutti i soldi del mondo e The Nightingale. Ha 10 anni e tre film in uscita.


Sadie Sink, che interpreta Haley, è la Max di Stranger Things. ENJOY!

6 commenti:

  1. Risposte
    1. E' bellissimo, vedrai. E anche Wounds è bello *__* Per Halloween Netflix sta regalando gioia!

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  2. Lo vedrò sicuramente.
    La locandina è meravigliosa!

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    1. Bene!
      Fammi sapere se ti è piaciuto o no :)

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    2. Visto oggi, ed è parecchio buono in effetti.
      Ci sono cose che secondo me non quadrano, ma ci si passa sopra tranquillamente.
      E' un buon periodo per l'horror, ieri ho visto anche Scary Stories To Tell In The Dark e mi è piaciuto un sacco anche quello.

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    3. Tirando tutte le fila del discorso, molto non regge ma lo capisci col senno di poi, ovviamente.
      Scary Stories purtroppo da me non è uscito e dubito di riuscire a recuperarlo andando a Genova -.-

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