martedì 20 settembre 2022

La finestra sul cortile (1954)

Qualche sera fa passavano in TV La finestra sul cortile (Rear Window), diretto nel 1954 dal regista Alfred Hitchcock, e siccome non lo riguardavo da anni ho deciso di godermelo e parlarne un po'.


Trama: il reporter L.B.Jefferies è bloccato nell'appartamento da una gamba ingessata e l'unico suo passatempo è spiare i vicini di casa. Un giorno si convince di aver visto uno dei suoi dirimpettai commettere un omicidio e comincia ad indagare...


De La finestra sul cortile hanno scritto fior di critici cinematografici, quindi non servo io a dirvi che il film è l'ennesimo capolavoro di Hitchcock, né starò ad illuminarvi con chissà quali retroscena, trattati tecnici oppure interpretazioni, perché basta aprire un qualsiasi libro monografico sul regista per venire inondati di informazioni sull'argomento. Da non competente amante del cinema, in questo post cercherò dunque di convogliare la meraviglia, inevitabile, che un film del genere mi suscita ancora oggi, dopo quasi 70 anni dalla sua uscita. La finestra sul cortile è, anche visto in TV, un'esperienza immersiva, molto meglio del 3D. Il regista ci fa vestire letteralmente i panni del protagonista, mostrandoci quello che vede lui. Jeff, bloccato da una gamba rotta, è spettatore delle vite degli altri, così come noi, seduti in poltrona e "bloccati" dalla magia del cinema, per almeno un paio d'ore ci ritroviamo costretti a condividere il suo sguardo. E' uno sguardo giocoso e pettegolo, quello di Jeff, almeno all'inizio. Costretto a ponderare sui suoi problemi di salute, di lavoro e di cuore, il protagonista cerca sollievo spiando le vite degli abitanti di un condominio, ognuno dotato di piccoli tic e storie che, filtrati dal suo punto di vista, diventano particolari ed importanti anche per noi, tanto che ogni "microvicenda" presentata nel film non viene percepita come mera cornice, ma diventa importante quanto la trama principale. La fascinazione provata da Jeff verso i suoi vicini è la stessa che proviamo noi guardando i film e i motivi che lo spingono a spiare derivano da un desiderio di smettere di pensare alla propria vita, in primis alla sua relazione con Lisa. La ricca fanciulla vorrebbe sposarlo ma Jeff ha paura di venire privato della propria libertà di reporter d'assalto e giramondo, e la perfezione della donna costituisce un ulteriore deterrente che lo spinge alla fuga (vi sfido, davanti alla grazia e alla bellezza di Grace Kelly, a non farvi venire voglia di prendere a ceffoni "Jeff", totalmente disinteressato da ciò che accade nel proprio appartamento e con gli occhi fissi, con una testardaggine degna di un mulo, sui suoi vicini).


Il comportamento pavido e "scorretto" di Jeff viene giustamente punito nel momento in cui l'uomo vede qualcosa che non avrebbe dovuto vedere o, meglio, pensa di vederlo. Né lui, né tantomeno noi abbiamo la certezza che uno dei suoi vicini abbia commesso un omicidio (mentre la macchina da presa vaga liberamente nell'appartamento del protagonista, ciò che vede Jeff è quasi sempre soggettivo, limitato e talvolta persino impedito da ostacoli alla visuale), eppure la nostra ansia cresce con quella di Jeff, che da quel momento entra in uno stato di paranoia totale e si imbarca in un'indagine pericolosa, a maggior ragione perché la sua condizione lo rende totalmente indifeso e dipendente dagli altri. Il piccolo mondo idilliaco della quotidianità diventa un enorme universo pieno di punti oscuri, dove nessuno pare vedere e sentire nulla, dove ottenere aiuto è molto difficile e potenziali criminali possono farla franca anche alla luce del sole o in mezzo alle persone; gli appartamenti diventano così luoghi violabili tanto quanto le strade notturne, soprattutto quando la finestra (sul cortile) rappresenta una fragilissima arma a doppio taglio che consente non solo di vedere, ma anche di venire colti nell'atto di spiare. L'arroganza di Jeff nasce dalla sua natura di reporter, di persona che, come del resto il regista, si sente legittimato a riprendere e guardare, tanto che i buoni consigli di chi si prende cura di lui cadono spesso nel vuoto, finché a un certo punto sia l'infermiera Stella che Lisa vengono coinvolte e, nel caso della seconda, messe in pericolo. La frustrazione, la paura e l'incertezza che si impadroniscono di Jeff non possono dunque essere confutate dallo spettatore, perché Hitchcock non apre mai alla possibilità di mostrarci cosa accade dietro a finestre chiuse o angoli nascosti, né tantomeno si allontana da una narrazione cronologica priva di flashback o sequenze che si svolgono in posti diversi nello stesso momento.


Sono questi accorgimenti geniali che rendono La finestra sul cortile un gioiello sorprendente e che mi riempie di meraviglia a pensarci. Quanto poteva essere avanti Hitchcock nel realizzare un film che utilizzasse quasi esclusivamente un sonoro diegetico, musica compresa, così da accentuare ancora di più il realismo di ciò che viene mostrato e la natura "chiusa" di quell'universo ridotto in cui un giramondo come Jeff è costretto temporaneamente a vivere? Quanto poteva essere perfezionista, al punto da far costruire dei veri appartamenti e arrivare persino a istruire "a distanza" gli attori che dovevano recitare lì dentro?  L'attenzione al dettaglio del Maestro era così acuta che a fissarsi nella mente dello spettatore non sono solo James Stewart e Grace Kelly (il primo affascinante persino in pigiama e nonostante il carattere obiettivamente insopportabile di Jeff, la seconda una dea scesa in terra, vestita con mise di una bellezza commovente) ma anche tutto il codazzo di vicini di casa, ognuno ben caratterizzato e distinto all'interno di un micromondo che va oltre ciò che viene mostrato; non è difficile immaginarsi la vita della povera Miss Cuore Solitario, di Miss Torso, dei padroni del cagnolino e del musicista, e non solo, viene addirittura voglia di saperne di più (probabilmente oggi realizzerebbero una miniserie imperniata sul background di ogni personaggio), tanto che sul finale un sorriso deliziato scappa per forza. Il mio sogno sarebbe quello di poter godere de La finestra sul cortile al cinema, prima o poi, ma nell'attesa mi faccio andare bene anche i miracolosi passaggi televisivi, una bella coperta di Linus che ci rammenta, se mai ce ne fosse bisogno, l'unicità di un Maestro come Hitchcock!


Del regista Alfred Hitchcock ho già parlato QUI mentre Grace Kelly, che interpreta Lisa Fremont, la trovate QUA.

James Stewart interpreta L.B. Jefferies. Americano, lo ricordo per film come Mr. Smith va a Washington, La vita è meravigliosa, Nodo alla gola, Harvey, Il più grande spettacolo del mondo, L'uomo che sapeva troppo, La donna che visse due volte, Una strega in paradiso, L'uomo che uccise Liberty Valance e Airport '77; come doppiatore ha lavorato in Fievel conquista il West. Anche regista e produttore, è morto nel 1997 all'età di 89 anni.


Raymond Burr, ovvero Lars Thorwald, in seguito avrebbe interpretato sia Perry Mason che Ironside. Nel 1998 è stato realizzato un remake televisivo del film, con Christopher Reeve e Daryl Hannah nel ruolo dei due protagonisti e Robert Forster in quello del detective. Non vi dico di recuperarlo perché non l'ho mai visto ma se La finestra sul cortile vi fosse piaciuto potete guardare Disturbia e, ovviamente, recuperare tutti gli altri film di Hitchcock! ENJOY! 


6 commenti:

  1. Film di strettissima attualità, visto che la settimana scorsa IRIS l'ha mandato in onda (per ben due volte, sabato e domenica!) con un preziosissimo doppiaggio italiano d'annata, assolutamente introvabile perché murato vivo per questioni di diritti. (Come abbia fatto Mediaset a mandarlo in onda è un mistero.)
    Sentire Jimmy Stewart e Grace Kelly con le stesse voci con cui ho visto il film per la prima volta, da ragazzo, è stata una bella emozione ;-)

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    1. Che cosa interessantissima! Ho beccato proprio la versione che dici tu, su Iris appunto, un paio di sabati fa, ed effettivamente ho trovato il doppiaggio delizioso, proprio "agée" come piace a me, ma non sapevo lo avessero ridoppiato nel tempo.

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  2. Rivisto da poco, ma in realtà potrei rivederlo tutte le settimane perché è puro cinema, trovo tutto bellissimo da Grace Kelly in giù. Uno di quei film che ha insegnato anche ai grandi registi come fare cinema ;-) Cheers

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    1. Grace Kelly effettivamente è l'apice della bellezza qui. Ma tutto il resto non stona :D

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  3. Che capolavoro. Concordo: il protagonista è lo spettatore (ma forse anche il regista stesso) che scruta nelle vite altrui per curiosità e si spinge troppo oltre.

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    1. E in tutto questo Hitch spia al sicuro dietro la cinepresa, mentre fa fare a Jeff tutto il lavoro sporco!

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