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venerdì 19 dicembre 2008

The Addiction - Vampiri a New York (1995)

A volte ritornano, a volte ci provano. Questo è il mio caso… dopo una serie di film tra il trash e il faceto proverò a parlare di una pietra miliare del cinema vampirico e di quello impegnato in generale, senza esserne assolutamente in grado. Sto parlando di The Addiction di Abel Ferrara, un film terribilmente impegnato, morboso ed elegante da un regista che o si ama o si odia (personalmente, lo capisco poco e me ne dispiaccio. Però mi affascina).





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La trama: a New York la laureanda in filosofia Kathleen viene morsa da una splendida e misteriosa vampira. Da quel momento la ragazza si rende conto di essere diventata anch’essa vampira, dipendente dal sangue e desiderosa di sperimentare le teorie filosofiche imparate in un mondo privo di innocenza e governato dal male in ogni sua forma, alla costante ricerca dell’origine del male stesso.

 

Questo è decisamente un horror atipico, che si concentra più su ciò che sta alla base dell’essere umani e alle scelte che ogni individuo compie nella vita rispetto all’orrore in sé, al nutrimento, al sangue, usati invece come scuse per sviscerare il tema portante del film: la natura del male. In fondo Kathleen parla di “fame” ma il suo morso, come quello della vampira Casanova, all’inizio non è dato tanto per fame fisica, quanto per fame di conoscenza, per provare che l’animo umano non è in grado di rifuggire il male neppure quando è palese la sua natura, e per fame di questo male che diventa, appunto, “additcive”, qualcosa che da dipendenza. (indicativa la possibilità di fuga che le due vampire offrono alle vittime: “Ordinami di andare via, ma fallo con convinzione” Inevitabilmente nessuno riesce a farlo, e non perché queste donne abbiano poteri ipnotici, ma solo perché il male è insito nella natura umana e non si può rifiutare). E Kathleen, una volta resasi conto della sua natura malvagia, di qualcosa che, oltre a farle marcire il corpo, le fa marcire soprattutto l’anima, cerca di infettare chi la circonda e portare alla luce il male che chiunque nasconde, persino i suoi migliori amici.





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Tre sono i personaggi chiave del film, che rappresentano le diverse tipologie umane e che, in un modo o nell’altro, influenzeranno la vita della protagonista. La prima è Casanova, che rappresenta il vizio, il male più puro, colei che ride anche davanti ad una strage di persone inermi e che per prima infetta Kathleen. Poi c’è Peina, anche lui vampiro, ma il più umano dei personaggi. Lui rappresenta la normalità dell’uomo che ha guardato in faccia il male e, pur non potendolo eliminare dalla sua vita, ha imparato a conviverci, integrandolo nella quotidianità tanto da poterlo facilmente ignorare. Proverà a “disintossicare” Kathy, ma con scarsi risultati. E poi, in ultimo, c’è il Predicatore interpretato da Michael Imperioli, una presenza di due minuti scarsi ma l’unico che porta rimorso alla protagonista e insinua in lei il dubbio che, forse, il male non è universale, perché c’è un’altra via. Certo, la notizia che “Dio ci ama” non rende felicissima Kathy, che rifiuta di sottomettersi anche se il Predicatore ha fermamente rifiutato il suo invito, e la sanguinosa orgia che diventa la sua festa di laurea ne è la dimostrazione, però la porterà a guardare dentro sé stessa e a desiderare di morire per il disgusto e la consapevolezza di essere schiava del male tanto quanto il Predicatore è schiavo di Dio, almeno secondo lei.





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Per quanto riguarda l’aspetto puramente cinematografico, il bianco e nero usato da Ferrara è pulito ed elegante, ammanta ogni immagine di un fascino particolare. L’intensità della scena della festa di laurea non viene minimamente ridotta dalla mancanza di colore. Splendide le scene in ospedale, quando lo schermo viene idealmente diviso in due dal contemporaneo allontanamento di Casanova, il Male, e l’arrivo del prete, il Bene, in un continuo alternarsi nella vita di Kathleen. E bellissima anche la morte che lei cerca, con il sole lasciato filtrare dalle veneziane che, piano piano, striscia dopo striscia, scende a lambirle il volto.

A questo proposito, il finale può avere due valenze: più prosaica, ovvero Kathleen è effettivamente riuscita a fingere la sua morte, per ricominciare così una nuova vita dopo aver distrutto il suo vecchio ego, oppure più filosofica, nella quale la scena finale è semplicemente un sogno, una metafora dell’animo della protagonista che si lascia alle spalle le proprie vestigia e accoglie finalmente la lezione di Peina, ovvero vivere accettando il male ma senza rinnegare totalmente il bene, in piena libertà, come un essere umano. Come sempre, la verità sta nell’occhio di chi guarda, o più probabilmente la conosce solo il regista di questo splendido film.   



 



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Abel Ferrara, nativo del Bronx, è tra i più particolari registi esistenti, in bilico tra film cult e aberranti ciofeche, che comunque non mancano di fare discutere per la loro controversia. Tra le sue pellicole ricordo L’Angelo della Vendetta, Il cattivo tenente, Ultracorpi – L’invasione continua, Occhi di serpente, lo splendido Fratelli. Ha 57 anni e un film in uscita.





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Lili Taylor interpreta Kathleen. L’attrice americana è una veterana del piccolo e grande schermo, ha recitato in film come Nato il quattro luglio, America oggi,.Four Rooms (nel segmento diretto da Alexandre Rockwell), Haunting, Alta fedeltà. In tv si può vedere in X-Files, Innamorati pazzi e in una splendida sequenza di puntate per Six Feet Under. Ha 41 anni e due film in uscita.





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Christopher Walken interpreta l’ascetico vampiro Peina. Inutile dire che questo attore è uno dei miei preferiti ed universalmente riconosciuto come uno dei “grandi” (e come non ricordarlo nel video Weapon of a Choice di Fat Boy Slim a ballare e volare in un albergo deserto?). Nella sua filmografia spiccano titoli di culto che ogni cinefilo che si rispetti dovrebbe conoscere e adorare, anche se è vero che, ultimamente, preferisce recitare in film decisamente di dubbio gusto: Io & Annie, Il cacciatore (per il quale ha vinto un Oscar come attore non protagonista), La zona morta, Batman – Il ritorno, Una vita al massimo, Fusi di testa 2 – Waynestock, Pulp Fiction, Cosa fare a Denver quando sei morto, L’ultima profezia (splendido horror di cui un giorno sicuramente parlerò assieme al suo seguito, L’Angelo del male), Fratelli, Ancora vivo, Un topolino sotto sfratto, Il mistero di Sleepy Hollow, I perfetti innamorati, L’intrigo della collana, Prova a prendermi, Giulio Cesare (per la TV), Due single a nozze, Click. Ha 65 anni e 5 film in uscita.





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Annabella Sciorra interpreta la splendida Casanova. Chi è fan dei Soprano come me la ricorda come una delle fidanzate pazze di Tony Soprano per alcune puntate, ma ha recitato anche in film come Cadillac Man, Fratelli, Al di là dei sogni. Per la TV ha lavorato, oltre che per i Soprano, in Law and Order, ER. Ha 48 anni e una serie tv in uscita.






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Menzione d’onore meritano anche altri importantissimi membri del cast de I Sopranos. In primis, Edie Falco, ovvero Carmela Soprano, che nel film interpreta la compagna di corso di Kathleen, Jean e Michael Imperioli alias il nipotino Christopher Moltisanti, che interpreta il predicatore di strada. 






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E ora vi lascio con l'incontro tra Peina e Kathleen... giusto per avere un esempio di come e cosa sia questo capolavoro.... ENJOY!!   






 

5 commenti:

  1. Ho letto la recensione, ne sono rimasto incuriosito ed ho guardato il film, salvo poi rileggere nuovamente quel che avevi scritto qui.. e mi rimane così la netta impressione dovrei rivederlo una volta ancora o anche più per poter cogliere davvero l'essenza di un film così particolare.. ma ho idea vi siano aspetti che mi resterebbero comunque ignoti, gh..

    Ad esempio Peina.. colui che prova ad aiutarla... siamo sicuri cerchi di farlo e che piuttosto non si accanisca su chi fa in tutta libertà quel che lui si è vietato di fare? Vergogna o forse invidia?
    Non tocca più gli umani da 40 anni e passa, mi pare... ma non ha esitato un istante ad accanirsi sulla protagonista e più volte, anche..

    Il Predicatore è l'unico che non cede alle lusinghe di Kathleen e la successiva sfuriata di lei mi ha colto un pò alla sprovvista, nel dubbio se fosse in lotta contro dio o contro se stessa, che arriva a strapparsi di dosso anche i vestiti... superato il momento, arriva l'orgia... che mi ha lasciato un pò perplesso per l'impressione generale volessero farsi un bagno nel sangue, piuttosto che berlo o.ò
    E vogliamo parlare dell'iniezione di sangue? Ma come le viene in mente una cosa simile e dove lo trova un moribondo per strada talmente stordito da non accorgersi di nulla? XD

    Il filosofeggiare che corre per tutto il film comunque è interessante e assolutamente intrigante, c'è poco da dire : P

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  2. Rispondo con un pò di ritardo, come avevo promesso, anche perché poi mi accusano che non do i feedback XD

    Allora, non dimentichiamo che questo è un film molto filosofico, quindi secondo me i personaggi sono nettamente caratterizzati e divisi per incarnare qualcosa, un valore, una qualità, un difetto. Peina secondo me è proprio la personificazione dell'Equilibrio e del Maestro, quello che ha raggiunto la consapevolezza assoluta e che quindi deve insegnare anche tramite la punizione (il fatto che si nutra della protagonista usandola come una bambolina serve a farla sentire inferiore e comunque debole, a mostrarle cos'è la vera privazione. Una "cura disintossicante" che però non sortisce gli effetti sperati).
    Anche l'immagine dell'orgia secondo me è simbolica come l'iniezione.. dall'esperimento analitico, con tanto di scritta IN e OUT, alla completa follia... perché alla fine come si fa a controllare il male?

    Ciò non toglie che secondo me una pellicola simile uno la interpreta come vuole e in modo assai diverso di visione in visione.
    La prima volta non ci avevo capito nulla XDXDXD

    Ma sono contenta di averti intrigato tanto da decidere di vederlo *__*

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  3. Un film meraviglioso. Un capolavoro da imparare a memoria. Il miglior vampire-movie degli ultimi 15 anni... la sofferenza, il dolore, l’atrocità dell’esistenza. Impareggiabile.

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  4. lo vidi tempo fa, come vedo, o cerco di vedere, tutto quello che il cinema offre sui vampiri (twilight escluso). E per tutto il film mi accompagnò un dubbio: è un film sui vampiri, o sulla follia? La protagonista diventa davvero una vampira, o ne è convinta? Se mi aggiro nella notte a cercare di sbranare i passanti, pallido e con le occhiaie, e qualcuno mi uccide con un apletto di frassino nel cuore, questo dimostra che sono un vampiro?
    resto cnvinto che Ferrara volesse raccontare la malattia di essere vampiro, ok, ma a cavallo tra malattia fisica, reale (la dipendenza del titolo) e malattia mentale (uno conincia da emo, e poi finisce a morsicare la gente...).
    Un film sulla scelta di essere vampiro, dunque, ma in maniera diversa da come ne hai parlato tu. Che ne pensi?

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  5. Eh, già Romero se lo chiese pare, in quel Martin che devo ancora vedere e che tanto vorrei...
    Secondo me la protagonista è veramente una vampira, anche se il ragionamento che hai fatto tu è giusto: ma è proprio Peina che parla di tornare a vivere come un essere umano, persino a defecare. Quindi sì, il film parla proprio di non morti.
    Ma non è un horror su questo ti do ragione, perché secondo me Ferrara usa la metafora del Vampiro per indicare la dipendenza in generale, che ovviamente porta ad una malattia, che sia fisica o puramente psicologica/filosofica.

    Grazie per essere passato!! ^^

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