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venerdì 17 luglio 2009

Coraline e la porta magica (2009)

Ieri sera sono andata a vedermi, dopo lunga attesa, la versione 3D di Coraline e la porta magica (Coraline) dell’ormai espertissimo e sempre bravo Henry Selick, tratto da un racconto di Neil Gaiman, lo stesso autore dello storico Sandman.

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La trama: Coraline Jones è una curiosa ragazzina che cerca di sopravvivere nel grigio mondo dei genitori, noiosi e troppo impegnati col loro lavoro per prestarle la necessaria attenzione. Un giorno, nella squallida casa nuova (degno coronamento ai vicini di casa, un branco di freaks), Coraline trova una piccola porticina che la porta in un mondo speculare a quello vero, ma migliore, dove genitori, vita e vicini rispondono ad ogni suo desiderio. Un mondo ideale.. peccato che, per rimanerci per sempre, la piccola dovrebbe farsi cucire dei bottoni al posto degli occhi: una terribile stonatura in un mondo che, come Coraline a poco a poco scoprirà, ne è pieno…


 


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Un moderno Alice nel Paese delle meraviglie, ecco cos’è questo Coraline. Un viaggio fantastico in un mondo da sogno (o da incubo) che cattura lo spettatore dall’inizio alla fine, cullandolo con immagini di una bellezza mozzafiato accompagnate da una colonna sonora inquietante ed evocativa (strano che non fosse coinvolto Danny Elfman stavolta…). Premetto di non aver letto il racconto da cui è stato tratto il film, quindi la mia analisi non sarà molto accurata, e premetto anche che i miei occhi erano troppo rapiti dalla cura certosina che sta dietro alla stop motion per cogliere eventuali falle nella trama.


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Quello di Coraline è il tipico “viaggio iniziatico” di una bimba acidella e non troppo simpatica, che si ritrova in una situazione non voluta, in una casa nuova, lontana dai vecchi amici, circondata da gente e animali che non tollera e che rifiuta con tutta sé stessa. La rappresentazione iniziale dei moscissimi genitori e degli assurdi vicini di casa (su tutti le anziane ex attrici, con i loro cani impagliati e le caramelle dell’anteguerra), nonché del grigio, fatiscente e piovoso ambiente, è geniale ed induce nello spettatore un sufficiente moto di simpatia nei confronti della ragazzina costretta a sopportarli. Ed è così che viene accolto quasi con sollievo l’arrivo di questa porta, e dell’altro mondo: coloratissimo, divertente, una festa per gli occhi… e a proposito di occhi: peccato per quegli inquietanti bottoni cuciti sulle facce di ogni essere vivente, che cominciano ad insinuare qualche dubbio. Pare proprio una casa delle bambole quella in cui viene a trovarsi Coraline, un posto magico dove tutti i suoi desideri diventano realtà, e dove i suoi vicini, che potenzialmente potrebbero essere le persone più interessanti del mondo (in fondo sono tutti artisti circensi e teatrali) realizzano questo potenziale, regalandoci le scene più belle di tutto il film: lo spettacolo dei topi ballerini, l’esilarante duetto tra la Sirenetta vecchia e la Venere del Botticelli grassa, per non parlare del meraviglioso giardino creato dall’altro Padre solo per Coraline.


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Ed è proprio quando Coraline si convince a vivere lì per sempre che la sottile inquietudine data da quei bottoni al posto degli occhi si manifesta: essi sono il terribile prezzo per far diventare reali i propri desideri, come a dire che il troppo stroppia e che le cose ottenute con troppa facilità nascondono sempre la fregatura. Da lì in poi il film cambia registro, e l’elemento dark supera di parecchi livelli quello favolistico: arrivano i fantasmi dei bimbi che sono stati così sciocchi da credere alle parole della Matrigna, e che hanno perso gli occhi e la vita. La matrigna stessa diventa un orrendo ragno antropomorfo, dalle mani come artigli, e tutto ciò che all’apparenza era bello diventa grottesco e contorto. Non ho problemi ad ammettere che verso il finale qualche brivido viene anche ai più scafati, soprattutto è inquietante il fatto che, come nei migliori horror, il male non viene debellato definitivamente ma rimarrà per sempre sospeso come una spada di Damocle sul capo della protagonista, anche se quest’ultima avrà comunque imparato ad apprezzare genitori ed amici, per quanto imperfetti: Un happy ending, dunque, ma nemmeno troppo.


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I personaggi sono tutti assai graziosi e ben caratterizzati. Coraline non è la classica ragazzina scema delle fiabe, è furba e fin troppo sarcastica; inoltre è stilosa da morire, con i capelli blu tinti e le unghie abbinate. L’amichetto freak, Wybourne (che si pronuncia come Why Born?, ovvero Perché sei nato?), un po’ insulso nonostante i mille tentativi di renderlo particolare, risulta paradossalmente meglio nell’altro mondo, un pupazzetto muto e dolcissimo, a mio avviso il personaggio più azzeccato dopo la Matrigna, che è l’essenza della malignità e a tratti fa davvero paura. Altri miti sono le due vicine ex attrici di Vaudeville, l’una cieca come una talpa, l’altra con difficoltà deambulatorie, e l’acrobata russo, alle prese con uno spettacolo di topi ballerini che non vedremo mai. L’unica presenza “normale” del film è il micio dall’aspetto inquietante che funge da guida e coscienza di Coraline: nonostante possa parlare, ha sicuramente più senno ed utilità pratica di tutti gli altri personaggi insieme. Il micio però è l’unico elemento che palesa i limiti della stop-motion e che non è evoluto dai tempi di The Nightmare Before Christmas: il suo sembiante rozzo, i tratti quasi appena abbozzati sono identici a quelli del gatto che a volte accompagna la bambolina di pezza Sally nel primo film di Selick. Per il resto, questa tecnica conferisce alle immagini una poesia e una bellezza che, ormai, nei cartoni tutti fatti con la computer graphic è difficile trovare. In fondo ogni singolo fotogramma presuppone lo sbattimento di orde di artisti ed artigiani che, a mano, muovono i pupazzetti, cambiano testoline con le espressioni, creano miniscenografie curate in ogni dettaglio; e se un tempo si percepivano questi piccoli “scatti” e l’animazione non era propriamente fluida, oggigiorno è praticamente perfetta. L’unica pecca è che la versione 3D, a mio avviso, non sfrutti molto la nuova tecnologia, tranne in alcune scene non troppo memorabili o fondamentali.


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Come già detto all’inizio, questo Coraline ha molti elementi in comune con Alice nel Paese delle Meraviglie: c’è una porta da attraversare collegata all’altro mondo da un cunicolo, simile a quello dove si infila il Bianconiglio. C’è un gatto che scompare e ricompare a suo piacimento, come lo Stregatto. C’è un giardino incantato dove i fiori si muovono, e alcuni animali parlano, oltre alla tentazione del cibo che, si sa, ha messo parecchie volte nei guai Alice. Per i più grandi viene citato a piene mani Nightmare (la mano ad artiglio che si stacca e vive di volontà propria), qualcuno ha detto anche la Casa 4 (le bocche cucite), il Candido di Voltaire e, sicuramente, l’Amleto di Shakespeare, di cui viene riproposto un monologo nel corso dello spettacolo delle due attrici. Per i nostalgici, le citazioni da The Nightmare Before Christmas si sprecano: l’inizio, quando una misteriosa mano meccanica scompone e ricuce una bambolina di pezza, ricorda molto il modo in cui Jack seziona un orsacchiotto di peluche, i macchinari del Dr.Finkelstein e ovviamente la distruzione del Babau. La Tartaruga giocattolo che trova Coraline nell’altro mondo è l’ennesima “figlia” del cane fantasma Zero e del cagnolino tutt’ossa de La sposa cadavere, e molto simili ai personaggi de La Sposa Cadavere sono sia le vecchie attrici che l’acrobata, bluastro come i morti viventi che popolano quel film. La Matrigna, o Altra Madre che dir si voglia, somiglia invece a tratti alla vecchia Crudelia DeMon de La carica dei 101, mentre l’arredamento del suo salotto somiglia a un incubo kafkiano.


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Ultime due curiosità, prima di parlare dei doppiatori famosi che in Italia ci siamo persi. Primo: rimanete ovviamente fino alla fine dei titoli di coda e pregate che gli stolti gestori del cinema non accendano le luci, rendendo quasi inutili i vostri occhiali 3D, c’è un grazioso spettacolo dei topolini ballerini. Altra cosa: vedrete, sempre sul finale, una strana scritta, che recita più o meno così: “Per chi può capirlo: Animale”. Non statevi a scervellare, è l’ennesima testimonianza dell’ignoranza dei nostri adattatori, che hanno tradotto persino l’indizio di un concorso legato al sito USA della Nike (ergo, inutile per il nostro Paese), che consentiva di vincere un paio di scarpe prodotte apposta per il film. La parola originale, per la cronaca, era Jerk Wad, epiteto poco carino che Coraline usa nei confronti di Wybourne. Infatti, mentre “jerk” ha assunto, molto banalmente, il significato di “idiota”, il “jerk wad” è l’equivalente della “douche bag”, in pratica è ciò con cui ci si pulisce dopo essersi sparati una pippa. Un idiota, insomma, ma all’ennesima potenza, un rifiuto della società, una schifezza d’uomo. Non a caso, negli USA è stato richiesto che i bambini venissero accompagnati dai genitori anche per l’utilizzo di alcuni termini “impropri”, oltre che per le scene un po’ paurose.




Henry Selik è il talentuoso regista del film, di cui è anche sceneggiatore. Oltre ad avermi regalato, assieme a Tim Burton, il cartone animato più bello che abbia mai visto, il pluricitato The Nightmare Before Christmas, ha girato anche James e la pesca gigante, sempre in stop motion, tratto da un libro di Roald Dahl. Ha 57 anni e un film in progetto.


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Dakota Fanning da la voce a Coraline. Premetto che io adoro Dakota, secondo me è una delle enfant prodige più dotate di Hollywood, quindi sono felicissima ogni volta che vedo un film che contempla la sua presenza. Tra le sue pellicole ricordo Mi chiamo Sam (il suo esordio sul grande schermo assieme a un meraviglioso Sean Penn), il cult The Cat in the Hat, Man on Fire, Nascosto nel buio, La guerra dei mondi, Charlotte’s Web e ha inoltre doppiato un capolavoro dell’animazione giapponese come Il mio vicino Totoro. Ha partecipato anche alle serie televisive ER, Ally McBeal, CSI, Malcom, I Griffin, alla splendida miniserie Taken (che mi ha fatta innamorare di lei!), Friends. Ha 15 anni e due film in uscita, tra cui il secondo capitolo dell’orrenda franchise di Twilight: New Moon.




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Teri Hatcher da la voce alla mamma di Coraline e all’Altra Madre, o Matrigna. L’attrice californiana, la cui carriera è sempre stata prettamente televisiva, ha trovato una rinnovata fama interpretando la svampita casalinga Susan Meyers nella serie Desperate Housewives, dopo un periodo di stasi lavorativa. Tra i suoi film ricordo Tango & Cash, Il domani non muore mai, Spy Kids. Per la TV ha lavorato nelle serie Love Boat, Star Trek, McGyver, I racconti di mezzanotte, Lois & Clarke: Le nuove avventure di Superman, Seinfeld, Frasier, Two and a Half Men. Ha 45 anni.




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E dopo questo lungo e tedioso post, vi lascio con il carinissimo trailer… ENJOY!






4 commenti:

  1. Sono contentissimo che ti sia piaciuto! Ora devi leggerti il libro! Le differenze a livello di trama non sono poi molte, l'unica davvero evidente è che Whybourne nel libro non c'è, è stato aggiunto nel film, col benestare di neil gaiman, per far si che coraline non fosse così terribilmente sola nell'altro mondo. La matrigna nel libro viene chiamata Megera (e in lingua originale Beldam, che credo significhi qualcosa del tipo "pandemonio" o giù di li). nche la scena in cui i fantasmi dei bambini vengono liberati è diversa dal libro, anche se la versione del film è 1000 volte più bella (cazzo, sembra un dipinto di Van Gogh!!)

    a presto Bollicina!
    Karlo

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  2. "Un viaggio fantastico in un mondo da sogno (o da incubo) che cattura lo spettatore dall’inizio alla fine, cullandolo con immagini di una bellezza mozzafiato accompagnate da una colonna sonora inquietante ed evocativa"

    Su questo, soprattutto, sono decisamante d'accordo!

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  3. Uhmm.. temo non avrò occasione di vedermelo al cine, ma mi hai incuriosito, nonostante il mio scetticismo per certi aspetti della pellicola.
    Appena avrò occasione di vederlo, ti dirò.. : P

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  4. Ebbene sì, sono riuscito a vederlo anch'io! *_*
    Complice la programmazione maffa del periodo estivo, che credo porterà Coraline a durare fino ad agosto, ghgh..

    Che dire.. temevo la storiellina della classica bimba smorfiosetta, ma mi sono dovuto ricredere... Coraline è decisamente OLTRE XD
    Da primato le innumerevoli faccette scazzate che mostra e questa sua natura ipercritica va oltre ogni umana concezione o.O

    ma sai chi mi ricorda la voce e l'accento del circense russo?? (ora mi è venuto in mente..)
    Hattori Hanzo di Kill Bill... sputato proprio! XD

    ovviamente il balletto dei topolini post titoli di coda me lo sono perso... al nostro cinema hanno l'odiosa abitudine di accendere le luci appena partono i titoli, via libera per lo spettatore ad andare... -.-

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