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lunedì 13 dicembre 2010

Giù al nord (2008)

Dopo aver guardato Benvenuti al Sud, campione d’incassi del mese scorso, mi è venuta una voglia irresistibile di dare un’occhiata al film da cui è stato tratto, Giù al Nord (Bienvenue Chez les Ch’tis), diretto nel 2008 dal regista Dany Boon. Peccato che, una volta conclusa la visione, mi sia passato ogni entusiasmo per il film con Claudio Bisio.

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Trama: Philippe è un impiegato delle poste che spera di fare il salto di qualità e trasferirsi con la famiglia sulla costa meridionale. Per arrivare ad ottenere il trasferimento si finge paralitico, ma viene scoperto e spedito a Nord Passo di Calais, in una sperduta cittadina dove dimorano i cosiddetti Ch’tis, che le leggende vogliono rozzi, ubriaconi ed ignoranti. Ma a poco a poco Philippe scoprirà che a nord non si sta così male…

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Se volessi fare una recensione onesta, andrei a prendere il post relativo a Benvenuti al Sud, lo copierei e lo incollerei cambiando qualche nome e luogo perché, effettivamente, è identico a questo Giù al Nord. Ora, è normale che un film basato su un’altra pellicola riprenda almeno il cinquanta per cento delle scene, magari l’ambientazione, talvolta qualche dialogo, però in generale si cerca un po’ di rinnovare: gli autori italiani invece hanno preso l’intero film e si sono limitati a tradurlo invertendo il Nord e il Sud, cambiando i nomi ed aggiungendo la componente legata al pregiudizio della criminalità meridionale che invece i francesi non hanno, lasciando inquadrature, dialoghi, immagini e gag pressoché identiche all’originale. E quindi devo ovviamente ribadire che Giù al Nord è un bel film, ben diretto, ben recitato (l’anziana mamma del co-protagonista è bravissima ed esilarante quanto la sua versione italiana), dalla trama semplice ma simpatica e anche un po’ ruffiana.

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Non parlerò dunque della realizzazione in sé, ma mi concentrerò sull’adattamento italiano e sulla difficoltà di apprezzare appieno un film simile, così legato alla cultura francese. Purtroppo, infatti, per un italiano Giù al Nord non è poi così divertente. Personalmente ho fatto spallucce sia davanti al terrore di Philippe di recarsi a Nord, visto che le cose “terribili” che gli paventano sono il freddo, la lingua diversa e il fatto che gli Ch’tis bevano (e quindi…?), sia davanti al crescente senso di meraviglia che prova vivendo lì: ora, capisco che gli si apra il cuore davanti allo splendido suono delle campane, ma fare passare per alta cucina una friggitoria beh… parliamone. Avrei capito avessero magnificato la gastronomia e i paeselli Alsaziani, ma l’intera cittadina dove va ad abitare il protagonista è di uno squallore spaventoso. E ci vuole un po’ di tempo anche ad apprezzare il doppiaggio, che inizialmente risulta parecchio ridicolo. Come già era successo, se non sbaglio, per il dialetto “pikey” parlato da Brad Pitt in Snatch, gli adattatori si sono inventati un linguaggio radicato in qualche dialetto regionale italiano ma sostanzialmente diverso. Quello parlato dagli Ch’tis parrebbe un incrocio tra il romagnolo e il pugliese, dove “cosa” diventa “coscia” e “scemo” diventa “schiemo”, con l’aggiunta di abbondanti neologismi quali “pisciotto”, “scrotaiolo”, “vaccapuzza” ecc. ecc; sarebbe forse meglio, quindi, trovarlo in originale con qualche sottotitolo, giusto per farsi un’idea di cosa sia il vero dialetto Ch’tis. Un paio di cose che, comunque, elevano questa pellicola rispetto al remake sono la scomparsa di quell’assurda “confraternita del formaggio” di cui fa parte Bisio (qui è il bastardissimo suocero, invece, a parlare a Philippe della vita del Nord) e, soprattutto, un più corretto utilizzo della pioggia torrenziale che si abbatte sul protagonista appena giunto a Nord: ha più senso che si abbatta su Philippe, dopo che il nord gli è stato descritto come una sorta di Antartide, piuttosto che su Bisio, diretto verso un caldo infernale. Detto questo, consiglio ai cinefili pignoli come la sottoscritta di guardarlo, se non altro per confrontare le due versioni e aprire la mente ad una cultura vicinissima alla nostra.

Dany Boon è il regista della pellicola, nonché interprete nei panni di Antoine. Originario proprio del nord della Francia, come regista ha già girato due film e ne ha un terzo in uscita, mentre come attore ha partecipato a Benvenuti al sud e ad altri film a me sconosciuti. Ha 44 anni e un film in uscita.

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Kad Merad interpreta Philippe. Di origine algerina, l’attore ha partecipato al film Les Choristes – I ragazzi del coro e ad un paio di episodi del Camera Café francese. Ha 46 anni e due film in uscita.

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A dimostrazione del comunque grande successo del film e dell’universalità della storia (che potrebbe essere davvero applicata a qualunque nazione del mondo, con le opportune modifiche), si vocifera che sia in progetto un remake USA dal titolo Welcome to the Sticks e, tra i papabili interpreti, gira il nome di Will Smith. Attendiamo e vediamo. Nel frattempo beccatevi il trailer originale di Giù al Nord. ENJOY!

3 commenti:

  1. io ero incuriosito da questo film e avrei voluto vederlo... una volta scoperto che ricalca pari pari (o meglio, è ricalcato pari pari da) Benvenuti al Sud, mi risparmio volentieri di vedere un film fotocopia.
    Cosa orrenda da fare, secondo me.. come i soliti remake americani... pensare a idee nuove invece di copiare, no eh? o.ò

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  2. Ciao Babol, ti seguo da un po' e noto che abbiamo gusti simili/critici poi... te sei davvero forte. :D Complimenti pure per il tuo blog.

    Io ho visto questo film in lingua originale (non tutti hanno la fortuna di avere la mamma francese) quindi ho potuto comprendere il gioco degli accenti degli Ch'tis, ma alla fine dei conti rimane un film abbastanza simpatico nel suo piccolo.

    Qualche settimana fa provai pure a guardare la versione italiana Benvenuti al Sud con Bisio ma dopo soli 10 minuto per me era troppo - sputato...? - palese la somiglianza, se possiamo definirla così. Carino però il cameo di Dany Boon in posta. :D

    Devo dire che dello stesso regista ho preferito di gran lunga Rien à déclarer del 2010/2011 ovvero "niente da dichiarare" che tratta più che altro del rapporto critico (ed assurdo) tra francesi e belga, alimentato come al solito dai luoghi comuni... Ti assicuro che mi pare molto più divertente, almeno in francese. ;)

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    1. Innanzitutto grazie e per complimenti e per il fatto che segui il blog, grazie!! *__*

      Giù al nord non ho ancora avuto occasione di recuperarlo in francese, anche se è una cosa che mi riprometto sempre di fare.. però immagino che, una volta visto questo, quello italiano risulti una mera copia carbone!!

      Quanto a Rien à déclarer prima o poi vedrò anche questo, Dany Boon mi sta comunque molto simpatico!

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