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lunedì 23 aprile 2012

Diaz (2012)

Mi appresto all'ingrato compito di recensire Diaz di Daniele Vicari, visto ieri sera in una sala gremita di gente pronta a sparare cazzate e fare commenti ironici su qualsiasi scena. Gente che è uscita giustamente muta, scioccata e contrita. O in lacrime, come la sottoscritta.



Trama (se di trama si può parlare): il film mostra gli eventi accorsi la notte del 21 luglio 2001, quando le forze di polizia, a fronte di una segnalazione che indicava la presenza di Black Block, hanno fatto il loro ingresso nella scuola Diaz di Albaro, a Genova, massacrando chiunque si trovasse all'interno.


Nell'estate del 2001 avevo appena finito il mio primo anno da universitaria a Genova. Parole come G8, globalizzazione, Black Block praticamente entravano e uscivano dalle mie orecchie di ventenne cresciuta in un paesotto fuori dal mondo, che aveva solo voglia di far casino con gli amici e andarsene al mare per lasciarsi alle spalle la grigia e camurriosa città dello studio, dei fighètti con le festicciole da studenti, degli strepponi che barbonavano nelle facoltà insultandoti perché mangiavi la merendina Nestlé mentre loro passavano le giornate a fare un belino, portando costosissime (ma maltenute, eh!) Adidas ai piedi comprate con i soldi del papà. Gli eventi di Genova, quindi, li ho vissuti all'epoca, come quasi tutte le persone che conosco, guardandoli alla TV, frastornata da un misto di emozioni tra cui la profonda ammirazione per chi era in grado di protestare pacificamente e l'odio indescrivibile per chi invece prendeva la protesta come una scusa per devastare una città splendida e fomentare tensioni, mettendosi poi a piangere le proverbiali lacrime di coccodrillo quando, dai che ti ridai, c'è scappato il morto. Ed è qui che il film comincia. Da quando l'ignoranza da invasati dei Black Block, l'ignoranza da bestie dei poliziotti e quella ancor più grande e nociva di chi sta al governo e tira i guinzagli hanno diviso le persone in due categorie: terroristi (qualsiasi manifestante) e assassini (chiunque portasse una divisa). Fino ad arrivare a quella vergognosa coltellata alla democrazia e alla civiltà che è stato, appunto, il massacro alla Scuola Diaz.


Diaz racconta, senza troppi fronzoli ed attenendosi esclusivamente agli atti del processo (hanno cambiato solo i nomi dei coinvolti, quindi chiunque sgrani gli occhi scandalizzato dicendo che quel che viene mostrato è esagerato e assolutamente non vero è come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia), tutto ciò che ha portato a quel fatidico 21 luglio e tutto ciò che è venuto dopo. L'immagine ossessivamente ripetuta di una bottiglia che viene lanciata contro una macchina della polizia, si infrange e si riforma più e più volte ci introduce ai diversi punti di vista attraverso cui la vicenda viene narrata: quello dei veri Black Block, che nella scuola nemmeno c'erano, quello di alcuni membri del Genoa Social Forum più o meno fortunati, quello dei poliziotti coinvolti nel pestaggio e delle "alte sfere" che li gestivano, quello di giornalisti e semplici persone di passaggio che hanno semplicemente avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Vicari (aiutato da attori per una volta bravissimi e finalmente lontani dallo standard medio(cre) del cinema italiano moderno) cattura così tutte le "anime" del G8, mostrandoci innanzitutto come è stato vissuto quel periodo: ragazzi che nella protesta trovavano comunque gioia, vita e amore, organizzatori pieni di voglia di fare ma impossibilitati a gestire cose più grandi di loro, anarchici dal cuore nero come i loro abiti e altrettanto sporchi, poliziotti stanchi e colmi di voglia di  vendetta, dirigenti e capisquadra desiderosi solo di fare bella figura e togliersi dagli impicci in qualunque modo, infine persone comuni che vivevano nella paura di vedersi bruciato il negozio o la macchina. Tutte queste anime si scontrano creando il potentissimo, terribile pugno nello stomaco che è la parte centrale del film, la più scandalosa perché più vera.


Senza mezzi termini, infatti, quello che Vicari ci mostra è un torture porn, con i poliziotti al posto di anonimi torturatori senza volto, un horror ancor più terribile perché ci sono degli atti ufficiali a confermarci come la realtà abbia superato la finzione in un paese che si definisce civilizzato. Nulla viene risparmiato allo spettatore, né gli insulti, né i lividi, né gli accanimenti contro persone ormai svenute, labbra che si spaccano, denti che si rompono, urla e pianti di disperazione, seguiti dalle terribili umiliazioni inflitte poi nel carcere di Bolzaneto, ultima tappa di quello che, a tutti gli effetti, è diventato un calvario per persone che non sono morte o finite menomate a vita per puro caso. Il tutto mentre, come nel più classico dei film di mafia, nell'ombra i superiori tramano, sigaretta alla mano, tirando fuori leggi fatte alla bisogna, nascondendo o creando prove, trincerandosi dietro la non conoscenza delle lingue straniere, negando diritti basilari a persone che erano semplicemente "sospettate" di essere terroristi. "Avete fatto una grandissima cazzata" dice il vecchio malmenato ad uno dei poliziotti, mentre quest'ultimo gli chiede cosa ci facesse in quel covo di terroristi di sinistra. Verissimo, peccato che questo horror, nonostante tutti sappiano, nonostante le prove, nonostante i processi, ha avuto un finale ancora più cinico e bastardo di quelli girati da Eli Roth, visto che la maggior parte dei reati di cui sono state accusate le forze dell'"ordine" coinvolte rischiano di cadere in prescrizione oppure non sono contemplati dalla legge italiana (come quello di tortura). In tutto questo, inoltre, non si sente praticamente nessuno in questi giorni parlare del film in tv o ai telegiornali, visto che non può essere strumentalizzato da nessuna forza politica. Considerato anche che in vetta alle classifiche c'è il nuovo film di Woody Allen, signori miei, mi viene da pensare che siamo idealmente ancora tutti chiusi all'interno della scuola Diaz, aspettando che i nostri diritti vengano calpestati da chi, nonostante tutto, è ancora al potere e sempre ci rimarrà. Non posso fare altro che invitarvi a vedere Diaz, e pregare perché un giorno venga proiettato obbligatoriamente nelle scuole, per fare conoscere quella che, a tutt'oggi, è una vergognosa ferita ancora aperta di cui troppa gente non sa nulla e non vuol sapere nulla.

Daniele Vicari è regista e sceneggiatore della pellicola. Originario di Castel di Tora, ha girato film come Velocità massima, Il mio paese e Il passato è una terra straniera. Anche produttore, ha 45 anni.

Claudio Santamaria interpreta il poliziotto Max Flamini. Romano, ha partecipato a film come Fuochi d'artificio, Almost Blue, La stanza del figlio, Paz!, Il cartaio, Romanzo criminale e Casino Royale. Ha 38 anni e un film in uscita.


Elio Germano interpreta il giornalista Luca Gualtieri. Romano, ha partecipato a film come Ci hai rotto papà, Ti piace Hitchcock?, Romanzo criminale, Mio fratello è figlio unico, Il passato è una terra straniera e Magnifica presenza, oltre a episodi della serie Un medico in famiglia. Ha 32 anni e un film in uscita.


Renato Scarpa interpreta Anselmo Vitali. Milanese, ha partecipato a film come Nel nome del padre, A Venezia... un dicembre rosso shocking, Piedone a Hong Kong, Suspiria, Volere volare, Il postino, Trinità & Bambino... e adesso tocca a noi, Il conte di Montecristo, Il talento di Mr. Ripley e a episodi delle serie Cascina Vianello e Il commissario Montalbano. Ha 73 anni.





21 commenti:

  1. totalmente d'accordo!
    sarebbe bello farlo vedere nelle scuole:)

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    1. Peccato che il mio, più che sogno, è un'utopia!!

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  2. Nel 2001 non si voleva vedere, nel 2013 non si vuole ancora vedere.
    Quello che è successo (perchè E' successo ) alla Diaz è una cosa che non fa onore al nostro paese, ma quello che è peggio è continuiamo a non volercene render conto. ;)

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    1. Concordo in tutto e per tutto.
      Ma l'importante, per gli italiani, è sapere che Belen se la fa col fidanzato di Emma. Queste sono le cose che contano davvero!

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  3. non l'ho visto, non credo che al mio paese lo proietteranno. :( per il resto quoto tutto quello che hai scritto.

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    1. E' questo il problema, che un film simile venga poco distribuito a favore invece delle solite commediacce nostrane.
      Spero davvero che lo proiettino, invece!

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  4. Spero di vederlo presto.
    Ottimo post, comunque.
    Sentito e profondo.

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    1. Grazie, Mister!
      Spero tu riesca a vederlo presto, aspetto la tua recensione!!

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  5. Appena riesco vengo a vedere il blog, grazie per esserti iscritto e per i complimenti!

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  6. Ancora (colpevolmente) non l'ho visto, ma mi auguro di riuscirci presto. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere e non c'è peggior ignorante di chi non vuol sapere. Viviamo nel paese dei "non fu" (nemmeno piazza della Loggia ha un colpevole) quindi non mi meraviglio che c'è chi pensi che Diaz, in fondo, è solo un film e quella notte non è successo nulla...
    p.s. Post bellissimo.

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    1. Grazie per il complimento, ti auguro di vedere presto il film e spero ti piaccia e ti faccia incazzare com'è successo con me!

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  7. Lo vedrò fra qualche settimana questo film "horror".......
    Mercoledì cioè domani mi vedrò l'ultimo film di Allen (non quello che hai linkato!!!:) ).
    Buona serata!

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    1. Buona serata anche a te e buon Woody... fammi sapere com'è!

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  8. Sono contento che sei andata a vederlo, pur avendoti preavvisata che non era una passeggiata questo film... :-) anche io, come sai, sono uscito in lacrime. Lacrime di rabbia. Non credo che lo rivedrò una seconda volta, ma pellicole come questa sono imprescindibili. Complimenti per la bella recensione, molto meno 'emotiva' (e più comprensibile) della mia.

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    1. Grazie per i complimenti!
      Ho dovuto necessariamente tenere a freno l'emotività o usciva una roba indecente, praticamente una sequela di insulti.
      Credo non lo rivederò nemmeno io... o forse sì, se mai avrò dei figli voglio che si rendano conto di quello che può succedere in questo (ed altri) Paesi quando la gente arriva a non capirsi più e il governo arriva a far quel che gli pare approfittando dell'ignoranza.

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  9. Ce ne fossero di film così!! Non l'ho visto, ma già affrontare una vicenda del genere è irrealistico nel nostro paese, figurati le discussioni che possono venir fuori da chi avrebbe preferito Allen a questo colpo al cuore.

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  10. Colpevolmente non l'ho ancora visto, ma avendone letto benissimo ovunque non posso che affrettarmi.

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    1. Guardalo che poi vengo a leggere la recensione! *__*

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  11. A mio personale parere alla Diaz e a Bolzaneto ci fu un comportamento criminale la cui principale vittima è stata la democrazia ed è grazie a chi ha raccontato, fotografato, indagato, che il nostro Paese può distinguersi dal Cile di Pinochet e l'Argentina di Videla.
    Per quanto riguarda il film, Vicari ricostruisce con agghiacciante realismo il furibondo massacro di coloro che erano presenti all'interno della scuola, le violenze e le umiliazioni inflitte con sadica ferocia.
    Il film, nel suo complesso, è ben girato, con momenti di eccellenza come le riprese notturne dall'alto, con la colonna dei mezzi della polizia che crea un effetto cromatico davvero notevole (l'avesse girata M. Mann sarebbe stato osannato).
    Ottima l'intuizione di Vicari di far indossare ad una funzionaria di Polizia lo stesso vestito della vera polizotta immortalata all'epoca in diverse foto (si tratta della poliziotta che durante gli scontri indossava un vestito D&G e lunghissime unghie finte).
    Come sempre, la buona riuscita di un film è dovuta anche alle seconde linee (anche se in Diaz non c'è un vero e proprio protagonista) e consumati professionisti come Mattia Sbragia e Renato Scarpa assicurano talento e solidità.
    Un saluto.

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    1. Sicuramente, oltre a raccontare una storia che andava assolutamente raccontata, Diaz è anche uno dei pochi film recenti italiani ben diretti e ben recitati. Ma vista la carica emotiva della pellicola ho un po' lasciato da parte gli aspetti "tecnici", anche perché la mia non competenza in merito è proverbiale!
      Saluti!

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