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mercoledì 30 maggio 2012

Saint Ange (2004)

Come regalo di precompleanno una collega mi ha portato una decina di horror, dalle provenienze più svariate. Il primo della lista era Saint Ange, scritto e diretto nel 2004 da Pascal Laugier.


Trama: negli anni ’50 una ragazza, Anna, va a lavorare in un orfanotrofio in procinto di chiudere. Lì dovrà lottare per proteggere il suo segreto e per scoprire quelli che si celano nel fosco passato della struttura…


Cominciamo la recensione con una botta di sincerità. Saint Ange non mi è piaciuto, l’ho trovato ammorbante e freddo. Laugier è sicuramente abile come regista e anche come sceneggiatore, perché sia la macchina da presa che la trama si districano senza difficoltà tra la dimensione reale e quella del sogno, mescolando con maestria incubi, fantasmi, sensi di colpa e fobie. Però non c’è un solo minuto di film in cui le sensazioni dei personaggi vengano trasmesse con forza allo spettatore, riuscendolo a rendere partecipe del dramma umano messo in scena. Sì perché Saint Ange, più che un horror, è un thriller psicologico con sfumature soprannaturali, nel quale vediamo come la servetta Anna, costretta a portare avanti una gravidanza seguita ad una violenza di gruppo e quindi colma di odio per quel bambino che porta in grembo, sublimi questo sentimento negativo cercando disperatamente di scoprire cosa sia accaduto, anni prima, ai piccoli ospiti dell’orfanotrofio. Diventa però difficile, per lo spettatore, immedesimarsi in cotanto accanimento nell’indagine, apparentemente immotivato, perché Anna è un personaggio freddo, sfuggente e ambiguo, pur se meravigliosamente interpretato.


Attorno ad Anna, poi, si muovono personaggi reali a vario tasso di insopportabilità e, ovviamente, i fantasmi dei bambini “che fanno paura” e che non riusciremo a vedere fino alla fine. La severa padrona dell’orfanotrofio, la materna badante, la donna – bambina Judith sono figure ambigue quanto la protagonista e sembrano tutte volerle mettere i bastoni tra le ruote, ma incarnano anche tre diversi tipi di femminilità: in particolare, Judith, a mio avviso il personaggio meglio riuscito, rappresenta l’innocenza, l’inconsapevolezza, la verginità se vogliamo, caratteristiche che le consentono di vedere ciò che gli altri ignorano, di percepire quel doloroso mondo “altro” che sfiora tutti gli abitanti dell’orfanotrofio e che, talvolta, arriva ad inghiottirli, come viene mostrato nel finale. A proposito del quale tocca rimarcare la somiglianza con quello di The Orphanage, con la differenza che il film spagnolo, pur se molto triste, era in qualche modo più ottimista di questo Saint Ange; qui la morte viene vissuta come rassegnazione e fuga da una realtà insopportabile, lì veniva vista come atto d’amore. In entrambi i casi, comunque, a beneficiarne sono i bambini condannati ad un destino ingiusto, che nel limbo in cui sono bloccati cercano ciò che è mancato loro in vita. Certo, i bimbi di Saint Ange sono davvero molto più inquietanti di quelli di The Orphanage, ne è testimone il terribile finale girato in piena luce, immerso in un bianco asettico ed abbacinante, assai simile a quello usato in alcune sequenze di un altro angosciante film francese, A’ l’interieur. Il che mi porta a pensare che la gravidanza in Francia non venga vissuta molto bene. E che io non viva molto bene gli horror francesi di ultima generazione, chissà.


Di Catriona MacColl, che qui interpreta Francard, ho già parlato qua.

Pascal Laugier è il regista e sceneggiatore del film. Francese, ha diretto pellicole come Martyrs, che peraltro devo ancora vedere. Anche attore, ha 41 anni.


Virginie Ledoyen (vero nome Virginie Fernandez) interpreta Anna. Francese, ha partecipato a film come La figlia di un soldato non piange mai, The Beach, I miserabili (la versione televisiva con Depardieu e John Malkovich) e 8 donne e un mistero. Ha 36 anni e un film in uscita.


Se il film vi fosse piaciuto, vi  consiglierei alcune pellicole dall’atmosfera simile, come il già citato The Orphanage, Dark Water (l’originale giapponese, ovviamente), oppure Two Sisters. ENJOY!!

8 commenti:

  1. L'ho visto parecchio tempo fa, non lo ricordo benissimo, ma quel che non ho dimenticato e che non mi entusiasmò troppo:)

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    1. Eh, purtroppo è un po' fiacco.
      Anch'io lo avrò dimenticato tra qualche mese!

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  2. anche a me non ha colpito più di tanto, pur se stilisticamente ineccepibile. Allora lo devi vedere Martyrs. Genere totalmente diverso, il classico film che sia ama alla follia o si detesta con tutta la forza a propria disposizione. Io faccio parte della prima schiera e adoro gli horror francesi!

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    1. A me piacciono perché "osano" rispetto all'ormai inflazionato horror USA... però mi mettono addosso un'ansia e una depressione incredibili, perché sono privi d'ironia. Più che farmi paura e divertirmi mi abbattono, quindi mi ci avvicino sempre con grande cautela.
      Martyrs però dovrebbe essere tra i regali di compleanno, quindi lo guarderò a breve!

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  3. the orphanage era bellissimo.
    questo non mi attira particolarmente...

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    1. Tieniti i bei ricordi di The Orphanage (che peraltro era piaciuto tantissimo anche a me!) ed evitalo senza problemi, allora :P

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  4. MI spezzi il cuore, perché io amo Laugier e amo Saint Ange. Però capisco le tue perplessità. Saint Ange è un film glaciale, è vero. Ed è anche un film che può lasciare perplessi perché si porta dietro un carico di pessimismo, sconforto e disperazione, espressi però con lucidità e distacco, che possono risultare stranianti.

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    1. Purtroppo se non mi sento coinvolta emotivamente tendo a dare giudizi negativi, soprattutto se parliamo di un certo tipo di horror serio come questo.
      Visivamente, è sicuramente molto affascinante, ma purtroppo per il resto mi ha lasciata totalmente indifferente.

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