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martedì 5 febbraio 2013

In Darkness (2011)

Con ovvio ritardo rispetto al giorno della memoria riesco finalmente a postare la recensione di In Darkness (W ciemności), film diretto nel 2011 dalla regista Agnieszka Holland e uscito in Italia con il solito ritardo di un paio d'anni.


Trama: il film racconta la storia vera di Leopold Socha, un ispettore fognario polacco che riuscì a nascondere "i suoi ebrei" nelle fogne, salvandoli così dalle persecuzioni del regime nazista.


Ho tentennato un po' prima di vedere questo In Darkness e per un paio di ottimi motivi. Innanzitutto, sulla locandina campeggiava vigliaccamente la faccina sporca di una bimbetta che usciva da un tombino, inoltre la maggior parte dei film basati sui mille, orribili aspetti dell'olocausto mi portano a piangere in maniera incontrollabile a prescindere che ci siano o meno dei pargoli tra i protagonisti. Alla fine, però, questa pellicola mi ispirava parecchio e ho deciso di farmi forza. Sono stata premiata, perché le lacrime sono scese copiose soltanto sul finale, frenate nel corso della visione dallo stile comunque asciutto della regista, che fortunatamente concede poco al melodramma o alle scene ad effetto. Rispetto ad altri film dedicati all'argomento, infatti, In Darkness è innanzitutto meno patinato, conserva un'aria "rustica" per nulla disprezzabile ed è abbastanza realistico sia per quanto riguarda le reazioni dei personaggi che per quanto riguarda la triste realtà che descrive. Ovvio, la pellicola deve risultare quanto meno varia e fruibile da una gran fetta di pubblico, quindi all'interno dello sparuto gruppo di ebrei nascosti nelle fogne si creano anche dinamiche sentimentali, invidie, rabbia, gelosie che rendono ancora più doloroso il dramma di questa loro vita costretta, appunto, nell'oscurità, ma il tutto viene affrontato con intelligenza e sensibilità.


La macchina da presa scava nell'oscurità che tiene prigionieri gli ebrei creando un effetto a dir poco claustrofobico e la pur nitida fotografia non impedisce allo spettatore di avvertire nelle ossa l'umidità del luogo e nel naso la puzza dell'acqua putrida delle fognature. La regista indugia spesso sui visi di queste povere persone private dell'umanità, costrette a vivere fianco a fianco con ratti ed escrementi, mostrandoci il loro tentativo di preservare la sanità mentale nell'oscurità mentre in superficie dilaga la follia più incredibile: persone impiccate nelle strade per ritorsione, uomini uccisi per la mancanza di un berretto, donne nude utilizzate come prede per una caccia insensata e altri orrori innominabili. A fare da "bilancia" tra questi due mondi in lotta tra loro è il viso pacioso e a tratti furbesco di Leopold Socha, colui che conosce le fogne come le sue tasche, l'uomo di fiducia di un militare che desidera solo far carriera sulla pelle degli ebrei, il ladro e truffatore che, all'inizio, decide di aiutare questi "Yid" perseguitati solo per soldi. La regista non ce lo mostra come un uomo illuminato, anzi: è razzista quanto gli altri, è un uomo semplicissimo e quasi privo di cultura, non lesina le botte alla figlioletta inconsapevole del pericolo che correrebbe se rivelasse che nelle fogne abitano degli ebrei. Però, il bello del film è anche vedere come Socha si affezioni, molto lentamente, a quelli che arriverà a considerare "i SUOI ebrei" attraverso un percorso fatto di colpa ed espiazione, di escamotage quasi divertenti e veri, toccanti atti di eroismo ed umiltà.


Impressionanti gli attori, soprattutto se si ha la fortuna di guardare il film in lingua originale (un interessante mix di - spero di non peccare di ignoranza - yddish, polacco e tedesco). I volti dei protagonisti sono molto espressivi pur nella loro "normalità", non c'è nessuno che spicchi per bellezza o particolari caratteristiche somatiche ma tutti hanno quell'aspetto di persone qualunque che li rende ancora più credibili. Spicca ovviamente l'incredibile e toccante performance di Robert Wieckiewicz nei panni del protagonista, ma anche gli sfortunati amanti interpretati da Benno Fürmann (attore tedesco che mi pareva di aver già visto, ed effettivamente ha recitato in Anatomy) e Agnieszka Grochowska rischiano di rimanere per lungo tempo nel cuore dello spettatore, per il loro coraggio e la loro umanità. Insomma, In Darkness è la dimostrazione che ogni tanto fa bene tirare fuori la testa dalla sabbia delle cinematografie più conosciute e volgere lo sguardo su ciò che può offrire il resto del mondo sia a chi ama follemente il cinema e sia a chi abbia semplicemente voglia di vedere un bel film.

Agnieszka Holland è la regista della pellicola. Polacca, ha diretto film come Il giardino segreto, Poeti dall’inferno e alcuni episodi di Cold Case. Anche sceneggiatrice e attrice, ha 64 anni e un film in uscita.


Se In Darkness (che nel 2012 era tra i candidati all'Oscar come miglior film straniero) vi fosse piaciuto consiglierei la visione di Schindler’s List. ENJOY!







10 commenti:

  1. Una sola parola: Underground (di E.Kusturitza)

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    1. Molto bene, segno e recupero, ammetto di non essere molto familiare con questo regista!

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    2. O_O
      NO KUSTURITZA?!?!?!

      O sssignore... -____-

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    3. Nein. Avevo visto solo Arizona Dream e troppissimo tempo fa!!

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  2. La Holland l' avevo scoperta ai tempi del suo primo film che tra parentesi ti consiglio di recuperare, il film si intitola "Europa" e ti assicuro che merita.

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    1. Ho guardato un po' in rete e mi sembra che come film potrebbe incontrare i miei gusti!
      Grazie della segnalazione, allora ^__^

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  3. Volevo vederlo, ma al cinema è rimasto giusto una manciata di giorni e non ho colto l'attimo.

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    1. Ti capisco perché l'hanno tenuto anche da me quei tre, quattro giorni.
      Per fortuna è facilmente reperibile!!

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  4. OK! mi hai convinto! lo devo assolutamente vedere...quindi si trova?

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