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venerdì 25 aprile 2014

Il Bollalmanacco in vacanza!


Dubito che riuscirò ad aggiornare il blog da qui al 3 maggio visto che sarò dalle parti di Amelie, quindi... ci si risente domenica 4!!
E come dice Renato Zero... NON DIMENTICATEMIII!!

Buon ponte del 25 aprile o 1 maggio, se lo fate :)

giovedì 24 aprile 2014

(Gio) WE, Bolla! del 24/04/2014

Buon giovedì a tutti! Questa settimana a Savona si fanno veramente gli straordinari di pochezza: già uscite non ce ne sono, in più le scelte di programmazione sono imbarazzanti, come scoprirete a breve. Ma tanto chissene, questa settimana e la prossima per me niente cinema che si parte!! ENJOY!!


The Amazing Spiderman 2 - Il potere di Electro
Reazione a caldo: non me ne cale né tanto né poco!
Bolla, rifletti!: Come già i Vendicatori, anche Spider-Man non rientra tra i miei supereroi preferiti ma, tanto quanto, all'epoca i film di Raimi ci stavano. Di questo reboot invece non ho guardato nemmeno il primo capitolo, dubito quindi che andrò a vedere la seconda parte. Ma, indubbiamente, per i fan sarà sicuramente tanta roBBa... o, almeno, ve lo auguro!

Al cinema d'élite invece danno Nymphomaniac - Vol. 2 (che ho già recensito QUI) Ora, spiegatemi un attimo l'intelligenza della distribuzione e dei gestori dell'unico multisala savonese. Tieni in cartellone per DUE SETTIMANE Nymphomaniac - Vol. 1, consapevole (spero) del fatto che in meno di un mese sarebbe uscito il secondo capitolo di quella che, lo sanno anche i porci, sarebbe un'unica pellicola... e, ovviamente, il 24 aprile lo snobbi. Ho capito che, probabilmente, saranno andati in 15 a vederlo e avranno apportato un incasso praticamente nullo ma quelli che, contenti loro, hanno apprezzato il Vol. 1 o sono semplicemente curiosi di sapere come andrà a finire la storia di Joe, adesso sono costretti a pagarsi la tessera ARCI oltre al biglietto del cinema per poter entrare al cinema d'essai. No comment. Welcome to Savona, bienvenidos in Liguria. (Gio)WE, Bolla! tornerà l'8 maggio, nel frattempo.... ENJOY!!!

mercoledì 23 aprile 2014

Byzantium (2012)

Finalmente in questi giorni pasquali sono riuscita a vedere Byzantium, l’ultimo film del regista Neil Jordan, da lui diretto nel 2012 e tratto da un’opera teatrale di Moira Buffini.


Trama: la giovane Eleanor e la sua tutrice Clara, due donne misteriose che vivono di espedienti, cercano rifugio in una piccola cittadina di mare dove cominciano ad accadere strani incidenti…


Quando c’è da girare un film sui vampiri “e chi chiamerai?” La risposta, per quel che mi riguarda, è Neil Jordan che, a distanza di quasi vent’anni, dopo Intervista col vampiro ci regala un altro sguardo interessante, particolare e poetico su una coppia di vampire e su tutto l’intricato mondo di regole, codici e misteri che circonda la mitica figura del succhiasangue. Camminando elegantemente sul pericoloso filo del rasoio twilightiano incarnato da un’impossibile storia d’amore adolescenziale, il regista irlandese dimostra di non essere uno sprovveduto e confeziona un racconto dove il passato e il presente si mescolano con grazia, dove la solitudine si sfoga nella necessità di liberarsi di uno scomodo e doloroso segreto affidando le parole all’inchiostro, alla carta e al vento, dove le rigide regole gerarchiche si traducono in un orribile sistema che premia l’aristocratico spietato e condanna a morte chi già è stato costretto ad intraprendere una strada considerata, molto ipocritamente, disdicevole e per questo viene considerato indegno di ricevere un dono prezioso come la vita eterna. Le due protagoniste Eleanor e Clara, all'inizio, sembrano i "soliti" personaggi tipici di questo genere di film: l'una è calma, solitaria, intelligente e riflessiva mentre l'altra è scapestrata, incontrollabile e violenta. In realtà, man mano che Byzantium prosegue, le due donne acquistano una personalità sempre più profonda e complessa, ogni loro azione nel presente trova la sua ragion d'essere nel passato e viene annullato il confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra crudeltà e pietà. Lo spettatore riesce così ad arrivare a sentirsi coinvolto, non solo dalle due protagoniste ma anche dal microcosmo di personaggi che le circonda, a partire dal patetico Noel fino ad arrivare ai vecchietti che considerano Eleanor un angelo della morte.


Il vampirismo o, meglio, la natura di soucriants di Eleanor e Clara è fondamentale per la trama, tuttavia Byzantium non è una di quelle pellicole dove il sangue scorre a fiumi o il vampiro è dotato di chissà quali poteri che lo rendono superiore alla razza umana. Non è neppure uno di quei film dove viene enfatizzato l'aspetto doloroso e patetico dell'essere vampiro; Eleanor e Clara soffrono eppure, a modo loro, entrambe cercano di accettare la loro natura e di imparare a "guardare al futuro", incanalando il loro potere e la loro inevitabile eternità cercando di trovare uno scopo che impedisca a entrambe di sprecare il dono ricevuto al prezzo dell'anima. Per una volta il vampirismo viene mostrato come speranza, come fuga dalla malattia, come mezzo per trovare un possibile riscatto da una vita troppo spesso ingiusta. La voce pacata e gli occhi chiari di Saoirse Ronan ci catturano e ci incantano fin dal primo fotogramma, la sua storia raccontata a spizzichi e bocconi inevitabilmente ci coinvolge perché tutti i dettagli della vicenda non vengono rivelati che alla fine, senza fretta, come se ci trovassimo davanti un vecchio romanzo gotico più che un film. E in effetti Byzantium, col suo sapore "antiquato", un po' romanzo gotico lo è: Neil Jordan indugia sulle divise di capitani privi di morale, su postriboli affollati, su luoghi bui dove innocenti fanciulle vengono private della purezza e gettate nel fango o peggio, su misteriose isole dove la vita e la morte si uniscono fino a far sgorgare delle impressionanti cascate di sangue e dove uccelli neri come la pece sono gli unici guardiani e testimoni di un segreto da rivelare attraverso studi, confraternite e mappe. Dopo tante delusioni legate ad un sottogenere horror che adoro è bello vedere che Neil Jordan e Byzantium non mi hanno lasciata con l'amaro in bocca, anzi. Consiglio questa piccola perla a tutti quelli che vogliono ritrovare la fiducia in quei poveri vampiri troppo spesso bistrattati.


Del regista Neil Jordan ho già parlato qui. Saoirse Ronan (Eleanor), Gemma Arterton (Clara) e Johnny Lee Miller (Ruthven) li trovate invece ai rispettivi link.

Caleb Landry Jones interpreta Frank. Americano, ha partecipato a film come Non è un paese per vecchi, L'ultimo esorcismo, X-Men: L'inizio e Antiviral. Ha 26 anni e due film in uscita.


Se vi siete chiesti dove avete già visto Warren Brown, che interpreta Gareth, sappiate che aveva già partecipato all'ormai storica miniserie zombie Dead Set. Se vi siete invece chiesti qual è il film di vampiri che Eleanor sta guardando in TV sappiate che si tratta di Dracula principe delle tenebre. Se, infine, Byzantium vi fosse piaciuto recuperate il già citato Intervista col vampiro. ENJOY!

News dell'ultim'ora: Mi è appena arrivata una mail dove mi si segnala che Byzantium uscirà in Italia SOLO sul mercato dell'home video, dal 19 giugno in versione noleggio e dal 3 luglio in vendita, in DVD e Blu-ray. Peccato, una pellicola simile avrebbe meritato ben altra distribuzione ma bisogna prendere quel che viene.

martedì 22 aprile 2014

Lupin III: La cospirazione dei Fuma (1987)

Finiti i lungometraggi usciti nelle sale cinematografiche nipponiche passiamo a parlare degli OAV dedicati al ladro gentiluomo partorito dalla mente malata di Monkey Punch: oggi tocca a Lupin III: La cospirazione dei Fuma (ルパン三世 風魔一族の陰謀 - Rupan Sansei: Fuuma ichizoku no inbou), diretto nel 1987 dal regista Masayuki Ozeki.


Trama: Goemon è in procinto di sposarsi ma proprio durante la cerimonia dei ninja prima cercano di rubare un vaso contentente le indicazioni per raggiungere un immenso teroso e poi gli rapiscono la promessa, Murasaki. Toccherà a Lupin e al resto della gang, inseguiti da un indefesso Zenigata, salvare capra e cavoli...


Riguardando La cospirazione dei Fuma pochi mesi dopo il capolavoro Il castello di Cagliostro è praticamente impossibile non notare le incredibili somiglianze tra le due opere, sia per lo stile dell'animazione che per i colori sia, soprattutto, per l'abbondanza di rocamboleschi inseguimenti su una 500 gialla praticamente indistruttibile. Effettivamente, rispetto ai film che lo hanno preceduto o seguito, La cospirazione dei Fuma, nonostante la breve durata ed ovvi limiti di budget che si riscontrano innanzitutto nell'assenza dei doppiatori originali di Lupin e Jigen, è sicuramente uno dei migliori prodotti dedicati al ladro gentiluomo: vero è che mancano necessari approfondimenti psicologici dei personaggi, tuttavia è un piccolo ed avventuroso compendio di tutto quello che ci si aspetterebbe da un film di Lupin e, soprattutto, non introduce sottotrame lunghissime dedicate a nuovi personaggi che poco hanno a che fare con l'economia della storia. L'idea di fare sposare Goemon, per quanto leggermente peregrina e lasciata ovviamente cadere nel finale, non è male e si adatta perfettamente alla personalità un po' all'antica del samurai che, come dimostrano diverse sequenze, è dotato di un rigoroso codice d'onore e di un'imbranatezza che lo rendono assai diverso dai ben più scafati e spregiudicati Lupin e Jigen; l'altro grande protagonista dell'OAV invece, Zenigata, viene mostrato più pazzo ed esagitato del solito ed è protagonista di una ricorrente serie di gag ma è anche, per contro, molto rispettato dai suoi sottoposti, che morirebbero per lui.


Per quel che riguarda la realizzazione, il character design dei personaggi è abbastanza curato, con influenze sia dalla prima serie (gli occhi "malvagi" di Fujiko e Goemon) che, per l'appunto, da Il castello di Cagliostro, due stili che, uniti, conferiscono all'anime un'aria abbastanza vintage. L'altra particolarità de La cospirazione dei Fuma è che, essendo completamente ambientato in Giappone senza i soliti spostamenti intercontinentali dei protagonisti, gli ambienti sono assai curati e dettagliati, forse anche più dei singoli personaggi: emblematiche sono le sequenze ambientate nel tempio durante il matrimonio e, soprattutto, l'inseguimento all'interno del bagno pubblico, che offre un'immagine degli onsen incredibilmente realistica. Altrettanto peculiare è la quasi totale assenza di armi da fuoco nelle mani dei personaggi: ne La cospirazione dei Fuma, infatti, Jigen viene relegato ad autista acrobatico (la scena in cui cerca di sparare prima di accorgersi di non avere la pistola è esilarante) e anche gli altri protagonisti si profondono in combattimenti corpo a corpo e duelli a filo di spada, pardon, katana ma di pistole se ne vedono davvero molto poche. In definitiva, il primo OAV di Lupin non mi è dispiaciuto, per tutti questi motivi e, probabilmente, anche per la durata più breve che ha impedito agli sceneggiatori di aggiungere inutili orpelli che avrebbero finito solo per annoiare lo spettatore e snaturare i personaggi, come accaduto in passato. Cercatelo e guardatelo per una serata senza pretese, all'insegna della nostalgia!

Masayuki Ozeki è il regista della pellicola. Giapponese, ha diretto episodi delle serie Capitan Harlock e Cinderella Boy. Anche animatore e produttore, ha 70 anni.

Se La cospirazione dei Fuma vi fosse piaciuto, recuperate gli altri film di Lupin, soprattutto lo stra-citato Il castello di Cagliostro. ENJOY!

venerdì 18 aprile 2014

Grand Budapest Hotel (2014)

A breve il Bollalmanacco andrà in ferie ma c'è ancora tempo per recensire qualche bel film... e cosa c'è di più bello di una pellicola attesa come Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel), diretto e co-sceneggiato dal mio adorato Wes Anderson?


Trama: negli anni '30, il consierge del Grand Budapest Hotel, M. Gustave, assieme al fido garzoncello Zero, si ritrova invischiato in una misteriosa storia a base di quadri, vecchie abbienti ed omicidi...


Io amo Wes Anderson. Se la felicità è un cucciolo caldo, per me il cucciolo caldo, nel senso di delizioso e confortevole, è un film di Wes Anderson. Come dice uno dei personaggi di Grand Budapest Hotel, "il suo modo di vivere forse era fuori dal tempo già allora" e lo stesso vale per le creature di questo meraviglioso regista che riesce, con una grazia e una delicatezza incredibili, a prendere lo spettatore e trascinarlo in un mondo atemporale, fatto di vezzi, immagini, icone e regole che solo lui è in grado di gestire e far apprezzare. L'universo di Anderson è un piccolo universo di bomboniera, grottesco, dove personaggi tanto carini ed eleganti quanto folli e pieni di tic e manie turbinano in una girandola di eventi solo appartentemente leggerini e sciocchi (la pellicola è ispirata alle opere dello scrittore austriaco Stefan Zweig, perseguitato ed osteggiato dai nazisti), incantando chi è tanto fortunato da dar loro la chance di esibirsi e mettere in scena le loro strampalate vicende. La solitudine, l'eccentricità portata all'eccesso, quelle incredibili capacità che rendono superiori ma non felici, vite e avventure da favola, la morte o la repressione sempre lì a sogghignare dietro un angolo aspettando furtive il momento di fare la loro mossa, sono tutti elementi tipici della poetica di Anderson e, in Grand Budapest Hotel, si mescolano ad una specie di commedia "gialla" che, se fosse stata girata 50 anni fa, avrebbe visto probabilmente Peter Sellers come unico mattatore. Scendere nei dettagli della trama sarebbe un delitto, bisogna solo lasciarsi trasportare dalle assurdità e dall'arguzia che il regista mette su schermo, dai colori, dagli abiti, dalle scenografie, da quell'incredibile commistione di disegni simil-decoupage e riprese dal vivo, da una colonna sonora questa volta poco modaiola ma tremendamente carina.


E poi, ovviamente, gli attori. Io credo che ogni artista degno di questo nome darebbe l'anima per partecipare ad un film di Wes Anderson, perché mi da l'idea che sul set ci si debba divertire come matti e, soprattutto, che lo stimolo intellettuale sia ai massimi livelli. Ma guardatelo lì, quel Ralph Fiennes di solito compassato e serio, come si trova tremendamente a suo agio nei panni del vanitoso, coltissimo concupitore di vecchie: i dialoghi tra lui e Zero o tra lui e il bellissimo, ipnotico Adrien Brody (che si è fatto ampiamente perdonare l'orrida parentesi Byron Deirdra) varrebbero da soli il prezzo del biglietto! E poi Willelm Dafoe, cosa non è, con quella faccia da mastino e gli abiti da SS, mentre si getta in una corsa a perdifiato sugli sci come non si vedeva dai tempi del meraviglioso Per favore, non mordermi sul collo! Per non parlare di tutti gli attori feticcio di Anderson, dosati col contagocce; voi direte "E che due marroni, in tutti i film fa così" e io dico sì, avete ragione ma sentite un po', quando andate nel vostro ristorante preferito non vi va di mangiare quello stesso piatto che tanto adorate anche se lo avete già fatto millemila volte? E' una cosa che mette a proprio agio, è come ritrovare degli amici... è il cucciolo caldo di cui parlavo a inizio paragrafo, no? Poi, ovviamente, ben vengano i ragazzini scafatissimi ed innamorati dell'amore, nuovi arrivi della famiglia Anderson come la bravissima Saoirse Ronan e il co-protagonista Tony Revolori col baffetto disegnato e l'occhio a palla di chi non crede a quel che vede. Un po' come lo spettatore. Che, tra una risata e l'altra, una lacrima di commozione e un pensiero profondo, non può fare a meno di stupirsi ogni volta di questo piccolo, grande universo Andersoniano.


Del regista e co-sceneggiatore Wes Anderson ho già parlato qui. Ralph Fiennes (M. Gustave), F. Murray Abraham (Mr. Moustafa), Adrien Brody (Dmitri), Willelm Dafoe (Jopling), Jeff Goldblum (Kovacs), Harvey Keitel (Ludwig), Jude Law (lo scrittore da giovane), Bill Murray (M. Ivan), Edward Norton (Henckels), Saoirse Ronan (Agatha), Jason Schwartzman (M. Jean), Léa Seydoux (Clotilde), Tilda Swinton (Madame D.), Tom Wilkinson (l'autore), Owen Wilson (M. Chuck), Bob Balaban (M. Martin) e Fisher Stevens (M. Robin) li trovate invece ai rispettivi link.

Mathieu Almaric interpreta Serge X. Francese, ha partecipato a film come Munich, Marie Antoinette, Quantum of Solace, Pollo alle prugne, Cosmopolis e Venere in pelliccia. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 49 anni e quattro film in uscita.


Nonostante il perfetto make up che ha reso Tilda Swinton irriconoscibile, in verità era stata Angela Lansbury a venire scelta per il ruolo; purtroppo, la Signora in giallo era già impegnata sul set della versione teatrale di A spasso con Daisy. Johhny Depp invece sarebbe stato la prima scelta del regista per il ruolo di M. Gustave ma, sinceramente, io preferisco di gran lunga Ralph Fiennes! Se invece aguzzate può essere che riuscirete a scorgere, in mezzo alla sparatoria finale, Mr. George Clooney... Ovviamente, se il film vi fosse piaciuto, non perdetevi Moonrise Kingdom - Una storia d'amore e tutte le altre pellicole di Wes Anderson. ENJOY!

giovedì 17 aprile 2014

(Gio)WE, Bolla! del 17/04/2014

Buon giovedì a tutti! La settimana pasquale si conferma loffia quanto la precedente, giusto un paio di titoli che parrebbero interessanti... ma rischiano di nascondere insidie! ENJOY!

Rio 2: Missione Amazzonia
Reazione a caldo: mmmhh….
Bolla, rifletti!: La recensione di Beatrix mi ha fatto venire voglia di recuperare il primo capitolo di questa coloratissima saga animata dedicata ai pappagallini ma, purtroppo, in questa settimana Pasquale il tempo sarà più tiranno del solito. Magari li guarderò assieme in un futuro prossimo!

Gigolò per caso
Reazione a caldo: Sembra carino! 
Bolla, rifletti!: Ho visto ieri il trailer per la prima volta e mi sono fatta parecchie risate. Turturro mi piace parecchio, quanto a Woody Allen lo preferisco come attore che come regista, non me ne vogliano i fan. Spero solo che non si riveli una bufala fatta di cliché e battutine facili ma, da quel poco che ho visto, non mi è sembrato! 

Transcendence 
Reazione a caldo: Pauuura!! 
Bolla, rifletti!: Alla visione del trailer durante la Ghost in the Shell Night il mio commento a caldo è stato: “Ma questo è Il Tagliaerbe versione.. versione… versione Sticazzi!!” e la mia idea non è cambiata. Subodoro la belinata lontano un miglio, tuttavia ho una voglia matta di guardarlo perché mi sembra parecchio disturbante. Chissà che la settimana prossima non mi capiti di vederlo…

Al cinema d’élite arrivano i giapponesi!!

Father and Son 
Reazione a caldo: giapponesemente parlando, sono di parte…!
Bolla, rifletti!: Nella cronaca di questi giorni è salito alla ribalta lo scandaloso caso dello scambio di embrioni all’ospedale Sandro Pertini e questo Father and Son parla proprio di uno scambio di bambini scoperto per caso. Non posso nemmeno cominciare ad immaginare la sofferenza di persone che, dopo tanta attesa a causa di un desiderio di paternità/maternità frustrato, si ritrovano per un errore altrui ad avere un figlio non loro ma sono sicura che il film di Koreeda, pur partendo da presupposti diversi, non sarà né banale, né melodrammatico, né didascalico. E, ovviamente, lo recupererò appena possibile!

mercoledì 16 aprile 2014

Space Battleship Yamato (2010)

In occasione delle due serate che gli hanno dedicato ieri e questa sera le sale convenzionate con Nexo e Dynit, eccomi a recensire Space Battleship Yamato (SPACE BATTLESHIP ヤマト), diretto nel 2010 dal regista Takashi Yamazaki e tratto dall’anime Star Blazers di Leiji Matsumoto.


Trama: in un futuro lontanissimo la Terra è ormai ridotta ad un deserto nucleare. L’ultima speranza dell’umanità risiede nell’equipaggio dell’avveniristica Corazzata Yamato, che parte per cercare salvezza oltre il Sistema Solare…


Personalmente non ho mai avuto un grande feeling con la fantascienza e, se devo essere sincera, mi sono messa a guardare questo Space Battleship Yamato senza troppa convinzione, memore del mezzo diludendo di Capitan Harlock. Devo dire invece che la visione di questa pellicola mi ha sorpresa; nonostante non conoscessi Star Blazers, nonostante la trama non sia innovativa (a tratti mi ha ricordato Star Trek con alcuni sprazzi di Armageddon), i personaggi siano tagliati con l’accetta e abbastanza fedeli agli stereotipi del genere e i dialoghi non siano memorabili, le più di due ore di film scorrono veloci ed intrattengono tra una battaglia spaziale, una minaccia aliena, momenti epici di coraggio estremo, raggi laser, esplosioni e chi più ne ha più ne metta. Qualche lungaggine, effettivamente, avrebbe potuto tranquillamente venire evitata, soprattutto perché il canovaccio di base è molto semplice e, a differenza di Capitan Harlock, non necessita di aggiunte "filosofiche" o grandissimi spiegoni, tuttavia alcuni siparietti danno maggiormente l'idea della coesione dell'equipaggio e contribuiscono alla crescita del protagonista Kodai, che parte come outsider e finisce per diventare un vice-capitano rispettato da tutti. E' inoltre interessante vedere il diverso approccio a determinati temi tra giapponesi e occidentali: l'eroe USA probabilmente si sarebbe lanciato in solitaria contro i nemici, facendo da scudo per tutti i compagni, senza tanti discorsoni e dopo un'infinita serie di casualties, mentre l'eroe nipponico si prepara mentalmente a questa cosa chiedendo consigli agli anziani, flagellandosi per non avere salvato la vita a TUTTO l'equipaggio ma senza farsi troppi problemi a sacrificare un po' di persone quando serve. 

Per quel che riguarda regia ed effetti speciali devo dire che, anche qui, Space Battleship Yamato vince di un paio di misure il confronto con Capitan Harlock: sequenze fluide e comprensibilissime, niente mal di testa da 3D cupo e, soprattutto, niente grafica talmente computerizzata che sembrerebbe di guardare il trailer di un videogame. Il dispiego di mezzi e yen è stato palesemente grandioso visto che un paio di sequenze sono talmente ricche che farebbero invidia ad un kolossal USA e, forse, proprio questa esagerazione in alcune scene porta a storcere il naso davanti a quelle ambientate negli interni, che sembrano invece fatti con due lire, o dentro le navicelle che "locciano" in modo troppo strano per essere mezzi spaziali. Non mi ha fatta impazzire nemmeno la battaglia finale contro gli alieni (quello sì sembrava un videogioco!) ma lì c'è stata una sorta di compensazione grazie agli esagitatissimi interpreti, soprattutto grazie al tizio armato di due mega fuciloni che urla come se non avesse un domani. Gli altri attori, a mio avviso, potrebbero venire percepiti come cani o come geni a seconda della sopportazione dello spettatore davanti allo stile di recitazione nipponico: personalmente sono rimasta un po' perplessa dal Capitano Kodai/Findus, dalla dottoressa col gatto e dalla chioma stile "casalinga di Voghera" del protagonista ma ho visto decisamente di peggio, quindi sono dettagli! In definitiva, se amate la sci-fi tout court e le serie d'animazione giapponesi assecondate quest'ennesima operazione commerciale targata Nexo Digital (piccola critica, non me ne vogliano: il film è del 2010 e voi fate la "proiezione straordinaria" in Italia nel 2014? Suvvia...): verrete automaticamente trasportati in una galassia lontana, lontana... e anche un po' vintaggia se vogliamo!

Takashi Yamazaki è il regista della pellicola. Giapponese, ha diretto episodi della serie Fancy Lala. Anche sceneggiatore, attore, responsabile degli effetti speciali e animatore, ha 50 anni e tre film in uscita tra cui Stand By Me Doraemon


Takuya Kimura interpreta Susumu Kodai. Giapponese, membro del gruppo J-pop SMAP e star di parecchi dorama, ha partecipato a film come 2046 e lavorato come doppiatore ne Il castello errante di Howl. Ha 42 anni.


Meisa Kuroki (vero nome Satsuki Shimabukuro) interpreta Yuki Mori. Giapponese, ha partecipato a film come The Call: Final, Crows Zero e Crows Zero II. Ha 26 anni e un fondamentale film in uscita: Lupin III, dove avrà l'onore di interpretare nientemeno che Fujiko Mine!


Shin'ichi Tsutsumi, che interpreta il capitano Mamoru Kodai, aveva partecipato anche all'horror The Call - Non rispondere. Se il film vi fosse piaciuto potete recuperare l'intera serie Starblazers (anche conosciuta come I guerrieri delle stelle), i lungometraggi animati ad essa collegati o il suo remake del 2012 Uchuu Senkan Yamato 2199. ENJOY!

lunedì 14 aprile 2014

Nymphomaniac - Volume 2 (2013)

Pronti per re-immergervi nel favoloso mondo di Gumb..ehm... Lars Von Trier? Spero di sì perché dopo il tour de force seSuale di ieri oggi si riprende con Nymphomaniac – Volume 2 (Nymphomaniac Vol. 2). Sono insaziabile, nevvero? Mah. Come al solito, i puristi e i cinefili si astengano.


Trama: il racconto di Joe prosegue, mentre Seligman ascolta sempre più attonito. Dopo aver perso sensibilità all’”arto”, infatti, la ninfomane proseguirà la sua esistenza cadendo sempre più in basso, in un vortice di solitudine e degrado…


A dimostrazione del fatto che Nymphomaniac NON era film da dividere in due parti nonostante il cliffhanger, il tono della pellicola non cambia repentinamente dal faceto al serio ma l’allegria (in senso Trieriano, ovvero assai simile a quella di un Capezzone qualsiasi) si mantiene alta mentre lo spettatore assiste incredulo (ma anche no visto che, dopo dieci amanti al giorno per 5/6 anni COME MINIMO la protagonista là sotto avrà avuto il Tunnel della Manica) ai metodi grotteschi con i quali Joe tenta di risvegliarsi l’orgasmo, tra colpi di straccio bagnato, inganni meccanici, ricordi d’infanzia, gravidanze, big bamboos... fino a toccare, molto banalmente, il fondo sostituendo al sesso la violenza. Aspettavate la svolta cupa? Don't worry, arriverà danzando sulle punte, come avrebbe fatto Billy Eliott prima di trasformarsi nella versione annoiata dello Zed di Pulp Fiction. E se la protagonista Joe abbraccia finalmente il massimo punto di degrado, anche la pellicola, fino a quel momento scorrevole, si impantana un po' tra uno sguardo inespressivo di LaBeouf, un'autocitazione VonTrieriana e una fotografia sempre più cupa e triste, specchio dell'animo e della baginga provati della protagonista. Alla risata si sostituisce lo sbadiglio e non basta qualche spunto vagamente interessante o la "rivelazione" di Stellan Skarsgard per ridestare l'interesse, che si affloscia ulteriormente quando Nymphomaniac, che era riuscito a mantenere comunque una sua identità più o meno coerente, diventa una sorta di loffio gangster movie erotico introdotto dalle note di Burning Down The House. A quel punto le banalità si sprecano davvero, come se Von Trier avesse davanti una lista dei cliché tratta direttamente dal Manuale del piccolo sporcaccione: settant'anni vergine celo, neri superdotati celo, frusta celo, fist fucking celo, lesbicata celo, golden shower celo e, per finire in bellezza, pedofilo celo (A tal proposito, Lars, il film che hai girato è una sciocchezzuola e te lo concedo, non c'è nemmeno da arrabbiarsi o scandalizzarsi, ma per la tirata sulla pedofilia meriteresti di venir preso a calci da qui all'eternità, deficiente che non sei altro. Provare pena un paio di balle, c'è mica qualcosa che devi confessare? Ti ascolto con una mazza chiodata in mano, tranquillo). A completare l'opera ci pensa un finale da facepalm, tratto direttamente da una canzone degli Elii ma preceduto da un meraviglioso spiegone conclusivo che, senza possibilità di errori, ci spiega per filo e per segno come interpretare in chiave "psicanalisi d'accatto" OGNI scelta di Joe. GRAZIE!


Cambiando il ritmo e il tono della storia narrata cambia leggermente anche il registro utilizzato per sequenze ed immagini, che diventano molto meno pop e sperimentali rispetto al Volume 1, più cupe e "mature"; ogni tanto Von Trier tira qualche zampata delle sue, come nella sequenza dell'orgasmo accompagnato da improbabili visioni o come la genialata dell'improvviso e spiazzante fast forward nella storia, che lascia perplesso il povero Seligman, ma per il resto il Volume 2 di Nymphomaniac risulta più piatterello e banale anche visivamente. La Gainsbourg sostituisce, con mia somma gioia, l'orrida ragazzetta che interpretava Joe da giovane e si riconferma attrice di una bravura incredibile e ovviamente molto affascinante nonostante l'aria sfatta e dimessa che l'accompagna per tutta la durata del film. Le comparsate di Udo Kier e Willelm Dafoe sono invece poco più che chicche messe lì per i fan di questi due mostri sacri, tuttavia c'è da dire che il simpatico Udo si becca un omaggio talmente weird che il suo buon nome non ne viene sicuramente intaccato. Sono invece indecisa su Jamie Bell, imprigionato in un personaggio talmente caricaturale e spiazzante che diventa molto difficile farsi un'idea dell'effettiva bravura dell'attore: certo, anche solo il fatto che non sia stramazzato al suolo dalle risate durante il momento "silent duck" potrebbe indicare che il giovanotto sa fare il suo mestiere, quindi gli concederei il beneficio del dubbio. O forse sono io che non ho capito la "profondità" (e mi si perdoni il gioco di parole) di quella che ho visto solo come una perplimente postilla, aggiunta tanto per. D'altronde, mi sono vissuta allo stesso modo tutto questo bailamme sessuale messo in piedi da Lars Von Trier, prendendolo come un esercizio di stile, una mera operazione commerciale fatta di tanto fumo e pochissimo arrosto, buona giusto per fare discutere le signore e i signori bene (ma esistono ancora?) nei loro salottini borghesi e fomentare la solita diatriba tra chi odia Von Trier e chi lo ama senza riserve. Sinceramente? Io mi pongo esattamente nel mezzo, non gli auguro né bene né male. Se la mia recensione vi ha incuriositi e vi è venuta voglia di vedere Nymphomaniac guardatelo senza timore di incomprensioni o accuse di esser dei maniaci sessuali in incognito, altrimenti fate come diceva Virgilio a Dante: non vi curate di Lars ma guardate e passate, magari in queste quattro ore fate all'amore per davvero che è la cosa migliore!


Del regista e sceneggiatore Lars Von Trier ho già parlato qui. Charlotte Gainsbourg (Joe),  Stellan Skarsgård (Seligman), Shia LaBeouf (Jerome), Jamie Bell (K), Willelm Dafoe (L), Christian Slater (il padre di Joe) e Udo Kier (il cameriere) li trovate invece ai rispettivi link.

Per eventuali curiosità su Nymphomaniac - Volume 2 andatevi a leggere la recensione del Volume 1 e... ENJOY!



domenica 13 aprile 2014

Nymphomaniac - Volume 1 (2013)

Oh, alla fine ci sono riuscita. Anche io posso dire di aver visto il film sulla bocca di tutti o, perlomeno, la prima parte: Nymphomaniac - Volume I (Nymphomaniac: Vol. 1), scritto e diretto nel 2013 da Lars Von Trier. I vecchi cinefili barbogi e privi di senso dell’umorismo sono pregati di fermarsi qui con la lettura e distrarsi con qualcosa di più vicino ad una critica accademica, siete avvisati!


Trama: Seligman, acculturato signore ormai di una certa età, trova per strada Joe, una donna vittima di un misterioso incidente. La accoglie in casa sua e lei comincia a raccontargli i dettagli della sua vita da ninfomane…


Ho cominciato la visione di Nymphomaniac - Volume I aspettandomi le peggio cose. Ero certa che mi sarei addormentata, che avrei cominciato ad inveire contro le pretese del cinema autoriale, che come minimo non l’avrei capito e, pur di non parlarne sul blog ed evitare il rischio di venir tacciata di somma ignoranza, avrei fatto finta di non averlo nemmeno visto. Inaspettatamente, mi sono divertita parecchio durante la visione (non cominciate a pensare male...) e mi sono fatta delle grasse risate perché Nymphomaniac è essenzialmente uno di quei drammi grotteschi e paradossali che ultimamente rientrano molto nei miei gusti. Non c'è nulla di scandaloso, davvero: un film simile FORSE avrebbe potuto scatenare l'ira dei beghini un paio di decenni fa ma con quello che si sente in giro, tra Parioline e bunga bunga, la storia della ninfomane Joe fa quasi sorridere per l'ingenuità con cui viene messa in scena e, soprattutto, ascoltata dal povero Seligman/Papà Castoro/Grillo Parlante/ Stellan Skarsgard che, trovandosi davanti una Regina della Vulva in vena di autocommiserarsi ed ignorante come una capra, pensa bene di contestualizzare ogni suo racconto di "vita" associandovi riferimenti culturali o ittici, facili metafore che anche lo spettatore scemo potrà così capire: gli uomini come pesci che devono essere attirati nella rete, il delirium tremens di Edgar Allan Poe (vabbé…) accostato all’astinenza dovuta alla malattia del padre, la polifonia di Bach giusto per dare un tono all’incredibile voglia di copulare della protagonista e una sequenza di Fibonacci che ci sta sempre bene, mancava solo Dan Brown che seguiva tutte le indicazioni per trovare il tesoro nella patonza della Gainsbourg. La storia di Joe, che dovrebbe meritare tutta la nostra pietà in quanto malata di sesso e condannata ad una solitudine perpetua, diventa così una sequenza quasi ininterrotta di momenti (spero involontariamente) ridicoli, resi ancor più esilaranti da una presunzione di serietà gettata qui e là a sprazzi quasi come se il Von Trier sceneggiatore fosse indeciso tra il dare allo spettatore quello che si aspettava (pessimismo cosmico, ermetismo, voglia di vivere sotto i piedi, interamente riassunti nelle terribili immagini del padre morente) oppure percularlo senza pietà spiazzandolo completamente con questa storiella fintamente pruriginosa, talmente intrisa di moralismo e desiderio di espiazione da sembrare scritta da un'educanda.


Messa da parte quindi la fondamentale natura innocua della storia presa in esame, bisogna dire che Nymphomaniac tiene desta l'attenzione per un paio di motivi, al di là dell'esilarante cliffhanger imposto dai produttori che hanno deciso di spezzare quest'opera in due parti distinte (vedere per credere, Stallone non avrebbe potuto fare meglio, ci vuole del genio!). Innanzitutto, il Von Trier regista è sgamato all'inverosimile, tanto da piazzare subito all'inizio della pellicola una zamarrissima canzone dei Rammstein che mi ha messo istantaneamente nel giusto mood. Dopo questo colpo d'accelleratore le sequenze si alternano tra la staticità tipica della "scuola" Dogma, suggestioni Malickiane, divertenti didascalie pop alla Wes Anderson e strizzate d'occhio a Kubrick (ci mancava giusto la Sarabanda di Handel poi il quadro sarebbe stato completo...), in un guazzabuglio di stili accattivante e stimolante che rende il film, composto da episodi introdotti ognuno da un titolo e un'immagine evocativa, inaspettatamente piacevole. Gli attori ci mettono del loro, soprattutto i grandi nomi. Tolta la presenza costante di un grandissimo Stellan Skarsgard che si è fatto perdonare la ridicola partecipazione a Thor - The Dark World assumendo su di sé il non facile ruolo di confessore, tra gli altri interpreti "relegati" a mere comparse spicca una favolosa Uma Thurman protagonista dell'episodio più grottesco e convincente dell'intera pellicola, una sequenza molto simile a quelle più riuscite del meraviglioso Carnage. La giovane protagonista Stacy Martin, per quanto sia oggettivamente di una bruttezza rara (se fossi uomo non la copulerei nemmeno col membro di un altro, alla faccia della ninfomania...), è bravissima a portare interamente sulle proprie spalle (e non solo) uno dei ruoli più antipatici e difficili della storia del cinema, peccato però che abbiano deciso di affiancarle uno dei giovani attori più bolsi in circolazione: la faccia inespressiva di Shia LaBoeuf mi farebbe passare qualsiasi desiderio, ve lo garantisco, ma effettivamente per la parte che ha (un uomo forse ancora più mollo e odioso della protagonista) calza a pennello. Aspettando quindi il Volume 2, di cui parlerò già domani perché come ho detto il cliffhanger mi ha catturata e non potevo non sapere cosa sarebbe successo alla povera Joe, vi direi di andare tranquillamente al cinema a vedere Nymphomaniac - Volume 1 senza timore di addormentarvi o innervosirvi: questa volta Trier è stato magnanimo e meno "affilato" del solito, rischiate anche di divertirvi durante la visione o quando ve lo racconteranno gli amici, com'è successo a Toto che ha chiosato:

"Ma la polifonia prevede una simultaneità, altrimenti non è polifonia. Se vuole fare un paragone che se ne fotta 10 tutti insieme, ma non 10 in una giornata semplicemente uno dopo l'altro. Quella è monodia.
Avrei capito una gang bang..."

Capito, Lars? Eh. Un po' di precisione, diamine.


Di Stellan Skarsgård (Seligman), Christian Slater (il padre di Joe) e Uma Thurman (Mrs. H) ho già parlato ai rispettivi link.

Lars Von Trier (vero nome Lars Trier) è regista e sceneggiatore della pellicola. Danese, ha diretto film come Idioti, Dancer in the Dark, Dogville, Antichrist, Melancholia e alcuni episodi della serie Il regno. Anche attore, ha 58 anni.


Charlotte Gainsbourg (vero nome Charlotte Lucy Gainsbourg) interpreta Joe. Inglese, la ricordo per film come Jane Eyre, I miserabili, 21 grammi - Il peso dell'anima, Antichrist e Melancholia. Anche sceneggiatrice, ha 43 anni e quattro film in uscita.


Shia LaBeouf (vero nome Shia Saide LaBeouf) interpreta Jerome. Americano, lo ricordo per film come Scemo & più scemo - Iniziò così..., Charlie's Angels - Più che mai, Constantine, Disturbia, Transformers (e seguiti), Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo e Wall Street - Il denaro non dorme mai; inoltre, ha partecipato a serie come X-Files ed E.R. Medici in prima linea. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 28 anni e un film in uscita.


Connie Nielsen (vero nome Connie Inge-Lise Nielsen) interpreta la madre di Joe. Danese, ha partecipato a film come Vacanze di Natale '91, L'avvocato del Diavolo, Rushmore, Il gladiatore, One Hour Photo The Hunted - La preda. Ha 49 anni e tre film in uscita.


A differenza di Liam Hemsworth, che ha rifiutato la parte di Jerome, pare che Shia LaBoeuf ne fosse così entusiasta che, per averla, ha mandato a Von Trier dei filmati dove faceva sesso con la fidanzata. Contento lui. Ma, d'altronde, con quell'espressione bolsa è stato effettivamente meglio puntare su altri pregi. Nulla di fatto anche per Nicole Kidman, che ha dovuto rinunciare al ruolo di Mrs. H per impegni pregressi. Nell'attesa che esca Nymphomaniac - Volume 2 a fine mese, se il primo capitolo vi fosse piaciuto recuperate anche il resto della filmografia VonTrierana perché credo nessun altro giri pellicole simili. ENJOY!

venerdì 11 aprile 2014

All Hallows' Eve (2013)

Follia, follia! Nonostante un paio di recensioni non proprio esaltanti, qualche giorno fa ho deciso di dare una chance a All Hallows' Eve, diretto e sceneggiato nel 2013 da Damien Leone. Me ne sono pentita ovviamente... ma la domanda è: perché? Continuate a leggere!


Trama: la notte di Halloween un ragazzino trova dentro il sacco delle caramelle un'antiquata VHS. Decide di guardarla assieme alla babysitter e alla sorella e davanti ai suoi occhi cominciano a scorrere le immagini di tre storie horror...


Prima che decidiate di depennarmi dalla lista dei blogger che s'intendono un minimo di horror cerchiamo di chiarire ogni equivoco: All Hallows' Eve è al 90% fuffa della peggior specie. Diretto coi piedi, recitato da gente che sapeva a malapena cosa stava facendo davanti ad una telecamera, è un'accozzaglia di cliché horror e idee tratte da migliaia di altri film di genere. L'intera operazione non è altro che l'assemblaggio di due corti diretti e sceneggiati sempre da Damien Leone ai quali, per esigenze di "metraggio", sono stati aggiunti un terzo segmento e una cornice, con un risultato a dir poco discontinuo. L'inizio, a onor del vero, prometterebbe anche bene, soprattutto grazie all'utilizzo di una colonna sonora che ricorda molto i film anni '80, scelta sensata visto che tutta la vicenda parte dal ritrovamento di una videocassetta (anche se nel 2013 è strano che una famiglia americana abbia ancora in casa un vecchio videoregistratore, ma sorvoliamo...); tuttavia, è altrettanto palese fin dalla prima inquadratura che l’indubbio entusiasmo dei coinvolti non porterà ad un’opera memorabile. Il primo spezzone visionato dall’allegro trio formato da bambini odiosi e baby sitter per sbaglio ricorda tanto un episodio della serie Buffy the Vampire Slayer, soprattutto per l’(orrendo) trucco dei mostri. Viene introdotto quello che sarà il fil rouge della pellicola, ovvero Art il clown assassino, ma per il resto è la solita storia che vede la presenza di tre sfigate senza carisma che vengono seviziate senza soluzione di continuità né un perché da una cricca di demoni deformi. La cosa che perplime maggiormente è che, durante la “cornice”, la baby sitter permetta a due ragazzini di 10 anni di guardare per intero una scena parecchio gore che coinvolge una donna incinta prima di mandarli a letto giustamente terrorizzati. No, ma brava! Se il primo episodio del film fa giusto arricciare un po’ il naso, col secondo si tocca proprio il fondo invece: un guitto travestito da alieno vaga in casa di una povera donnetta cercando di... rapirla? Mangiarla? Violentarla? Tutte e tre le cose? Non si sa ma non importa, la trama e la realizzazione di questa seconda storia "horror" sono imbarazzanti, tanto che non meritano nemmeno di essere analizzate nel dettaglio.


Quindi, torniamo all'inizio della recensione. Mi sono pentita di avere visto All Hallows' Eve? Sì... ma non perché faccia schifo. Il problema è che il terzo episodio e la parte finale della cornice, interamente incentrati sulla figura dell'abominevole clown, per quanto siano derivativi, meritevoli di denuncia per plagio da parte di Stephen King e Robert Rodriguez (pellicola rovinata alla Grindhouse per intenderci, senza ovviamente lo stile e la faccia da chiulo del messicanaccio) e tutto quello che volete, mi hanno messo addosso un'ansia tale che anche ora che scrivo devo voltarmi ogni cinque secondi e vedere se per caso l'immonda creatura non stia sogghignando alle mie inconsapevoli spalle. La bastardata di quest'ultima parte di All Hallows' Eve è che, per quanto ogni colpo di scena e twist sia ampiamente prevedibile, alla parte razionale dello spettatore sgamato subentra il fanciullino pascoliano che se la fa addosso alla vista di questo clown muto, efferato, ubiquo come l'autostoppista di Creepshow 2 e angoscioso come una cacca nel letto. Chissenefrega se i posti da dove spunta sono improbabili e se l'effetto speciale finale sarei riuscita a realizzarlo anch'io seguendo le istruzioni di Art Attack!: il maledetto Damien Leone azzecca in pieno la scelta di sfruttare il metacinema e l'abbattimento della quarta parete, regalando al povero spettatore già traumatizzato all'epoca da It (e io rientro ampiamente nella categoria) uno dei peggiori quarti d'ora della sua intera esistenza. A fronte di queste considerazioni quindi sapete una cosa? Cercando sul tubo The 9th Cirle e Terrifier, i corti di Damien Leone che hanno dato origine a All Hallow's Eve, mi sono imbattuta in parecchi commenti degli utenti che consigliavano di evitare tranquillamente il lungometraggio e limitarsi a cercare queste altre due opere. Faccio mio questo loro saggio consiglio, così eviterete di sorbirvi la vergogna aliena come ho fatto io e maledirete il giorno in cui un misconosciuto regista americano ha creato quest'inquietantissimo clown assassino.  

Damien Leone è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto i corti The 9th Circle e Terrifier (da cui sono stati tratti il primo e l'ultimo episodio di All Hallows' Eve) e ha in progetto Frankenstein vs. The Mummy. E' anche artigiano degli effetti speciali e make-up artist, produttore e attore.


Nulla di particolare da segnalare ma, se All Hallows' Eve vi fosse piaciuto, converrebbe recuperare innanzitutto It e poi Ringu (se volete anche il remake The Ring ovviamente). ENJOY!

giovedì 10 aprile 2014

(Gio)WE, Bolla! del 10/4/2014

E buon giovedì a tutti! E sarà davvero una buona settimana cinematografica questa perché, al di là del diluvio universale 2.0, la notizia bomba è che The Grand Budapest Hotel apre i battenti! Pronti a lasciarvi nuovamente incantare da Anderson? Io sì... e non vedo l'ora! ENJOY!

 Noah
Reazione a caldo: mah. 
Bolla, rifletti!: Sinceramente non so cosa aspettarmi da questo Noah. Una minkiata di proporzioni bibliche o un inaspettato capolavoro? Purtroppo propendo per la prima ipotesi, nonostante la regia di Aronofski, tuttavia gli darei una chance anche se non so quando. (P.S. Oh, traduciamo tutto. Chiamarlo Noé era fuori moda?)

Un matrimonio da favola 
Reazione a caldo: Buon Dio.
Bolla, rifletti!: I Vanzina in versione primaverile (ché, si sa, ci si sposa di Maggio!) con attori che starebbero bene giusto nelle tanto amate fiction televisive, per la solita storia di adolescenti divenuti adulti insoddisfatti ecc. ecc. Evitabile. 

The Grand Budapest Hotel 
Reazione a caldo: Dopo Noé arriva Dio!! 
Bolla, rifletti!: Il mio amore per Wes Anderson credo sia chiaro. Non perderei The Grand Budapest Hotel (di cui ho già parlato QUI) per tutto l’oro del mondo e, ovviamente, ho aspettative a dir poco grandiose per questa storia che mi sembra più vicina a Le avventure acquatiche di Steve Zissou che alle altre opere del regista… vedremo, comunque!!

Al cinema d’élite c’è uno strano titolo italiano…

Nessuno mi pettina bene come il vento 
Reazione a caldo: nemmeno Jean Louis David?
Bolla, rifletti!: Dando un’occhiata alla trama (il confronto tra una scrittrice solitaria e una ragazzina undicenne) mi sembra di una pesantezza rara, ma potrei sbagliarmi, magari poi la storia è interessantissima. Solo, questa settimana ho altre priorità.

mercoledì 9 aprile 2014

Bollalmanacco On Demand: Terrore dallo spazio profondo (1978)

Torna l’appuntamento con il Bollalmanacco On Demand e questa volta la richiesta arriva dall’alto, ovvero da uno dei blogger più appassionati e sinceri che esista, Davide de Lo spettatore indisciplinato! Disquisendo su faccialibro di una pellicola storica come L’invasione degli ultracorpi il suo imperativo categorico è stato “Guarda il remake, è anche meglio!!” e io non me lo sono fatta dire due volte. Ecco quindi la recensione indegna di Terrore dallo spazio profondo (Invasion of the Body Snatchers), diretto nel 1978 dal regista Philip Kaufman. Il prossimo film On Demand sarà invece Moon. ENJOY!


Trama: gli abitanti di San Francisco vengono sostituiti a poco a poco da copie aliene prive di sentimenti od emozioni. Solo pochissime persone se ne accorgono e cercano di contrastare l'invasione...


Avevo visto L'invasione degli ultracorpi (tratto, come Terrore dallo spazio profondo, dal romanzo Gli invasati di Jack Finney) ai tempi delle superiori e l'avevo trovato affascinante e sottilmente inquietante, con quell'idea maccartista del nemico nascosto in mezzo alla popolazione, invisibile e perfettamente integrato, massimo emblema della paranoia anti-comunista. Nel film di Siegel non c'era nemmeno un effetto speciale eppure non si poteva evitare di provare un disagio profondo, in grado di andare ben oltre lo sguardo, una sensazione "a pelle" resa perfettamente da dialoghi e recitazione, un desiderio infausto di scendere in cantina e vedere se il baccellone alieno era lì, pronto ad assorbire e sostituire anche te, povero spettatore ignaro. Philip Kaufman con Terrore dallo spazio profondo abbandona ovviamente la paranoia politica e fa leva su un orrore più grafico (mai esagerato) e moderno, puntando più sulla de-personalizzazione già innescata dalla società e dal modo di vivere, con qualcosa di piccino ed innocuo che si introduce in casa sfruttando gli animi più sensibili e attacca familiari, amici ed amanti senza che nessuno, o quasi, se ne accorga. All'inizio vediamo infatti come la protagonista, Elizabeth, abbia un compagno che, bene o male, la considera davvero poco, preso com'è da lavoro e partite televisive che lo portano persino ad isolarsi con le cuffie: vero è che lei si accorge della sostituzione ma obiettivamente si potrebbe dire che Geoffrey è cambiato davvero poco e lo stesso vale per molti dei personaggi che popolano la pellicola di Kaufman. Considerato anche che Terrore dallo spazio profondo, fin dal principio, indica chiaramente che la Terra è sotto attacco alieno, la cosa consente agli sceneggiatori di giocare parecchio su questo aspetto della trama e rifilare allo spettatore parecchi colpi bassi (se ripenso al finale mi viene la tachicardia. Basterebbe solo questo a rendere Terrore dallo spazio profondo uno dei migliori remake mai girati), tenendolo in scacco e preda del dubbio costante riguardo alla natura di questo o quel personaggio.


Molto, ovviamente, fanno anche gli attori, tutti bravissimi (a partire da un Donald Sutherland che all'inizio è semplicemente un eccentrico e sbrigativo dottore e poi, progressivamente, perde ogni traccia di giovialità ed incredulità ma c'è anche un insospettabile e luciferino Spock!), e soprattutto quei piccoli, insignificanti dettagli che Kaufman inserisce qua e là nella pellicola: sguardi che passano repentini tra la gente, persone che corrono senza un motivo apparente, scene che vengono volutamente riprese in modo che lo spettatore non veda precisamente quello che accade, tutti questi elementi contribuiscono ad accrescere inquietudine e disagio e funzionano meglio dell'effetto speciale brutalmente palesato. Non che gli effetti in questione siano fatti male, anzi. La nascita dei replicanti, implacabile ed inarrestabile, fa tuttora abbastanza senso, così come il progressivo disgregarsi delle povere vittime terrestri, ma è soprattutto il sonoro del film (omaggiato poi da Edgar Wright nel suo La fine del mondo) a far accapponare la pelle, sia per quella commistione di sibili e battiti cardiaci che accompagnano i baccelli nelle loro metamorfosi, sia perché ogni rumore naturale scema fino ad arrivare agli inquietanti titoli di coda senza musica sia, soprattutto, per il terribile urlo che gli alieni usano per segnalare la presenza di esseri umani nei dintorni. E chi ha visto il film capirà soprattutto quest'ultimo punto, mannaggia. Ora come ora non saprei dire se ho preferito l'originale (che non vedo da decenni) o questo remake ma, indubbiamente, Terrore dallo spazio profondo è l'intelligente evoluzione di un materiale di partenza che già funzionava alla perfezione, trasposto da una piccola comunità urbana ad una grande città e, per estensione, all'intera popolazione terrestre: sicuramente la pellicola di Siegel lasciava un minimo di speranza mentre quella di Kaufman, a partire dal cameo di Kevin McCarty, l'annulla completamente diventando così un tragico specchio dell'impotenza quasi volontaria del comune uomo della strada davanti a forze occulte (non necessariamente extraterrestri) più grandi di lui. Da recuperare assolutamente!!


Donald Sutherland (Matthew Bennell), Brooke Adams (Elizabeth Driscoll), Jeff Goldblum (Jack Bellicec) e Veronica Cartwright (Nancy Bellicec) li trovate ai rispettivi link.

Philip Kaufman è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come L'insostenibile leggerezza dell'essere, Henry & June, Sol levante, Quills - La penna dello scandalo e La tela dell'assassino. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 78 anni.


Leonard Nimoy interpreta il Dr. David Kibner. Indimenticabile Dr. Spock della storica serie Star Trek, ha partecipato ad altre serie come Ai confini della realtà, Perry Mason, General Hospital, Missione impossibile, Oltre i limiti e The Big Bang Theory. Come doppiatore, ha partecipato ai film Pagemaster - L'avventura meravigliosa, Atlantis - L'impero perduto e alle serie I Simpson Futurama. Anche regista, produttore e sceneggiatore, ha 83 anni.


Art Hindle interpreta il Dr. Geoffrey Howell. Canadese, ha partecipato a film come Black Christmas - Un Natale rosso sangue, Brood - La covata malefica, Porky's - Questi pazzi pazzi porcelloni!, Porky's II - Il giorno dopo e a serie come Starsky & Hutch, Dallas, MacGyver, Hunter, La signora in giallo, 21 Jump Street, Alfred Hitchcock presenta, Walker Texas Ranger, Beverly Hills 90210 Millenium. Anche regista e produttore, ha 66 anni e un film in uscita.


Kevin McCarthy compare in un cameo nel ruolo del Dr. Miles J. Bennell, ripreso direttamente da L'invasione degli ultracorpi, dove l'attore americano era protagonista. Ricordo anche la sua partecipazione a film come Morte di un commesso viaggiatore, I quattro dell'Ave Maria, Piranha, L'ululato, Salto nel buio, Matinee e a serie come Ai confini della realtà, Missione impossibile, Colombo, Love Boat, Dynasty, A-Team, Saranno famosi, L'ispettore Tibbs, La signora in giallo e Racconti di mezzanotte. E' morto nel 2010, all'età di 96 anni.


Tra gli altri attori presenti in Terrore dallo spazio profondo, segnalo la guest appearance di Robert Duvall nei panni del prete che all'inizio dondola sull'altalena e quella del regista de L'invasione degli ultracorpi, Don Siegel, che interpreta il tassista che dovrebbe portare Sutherland e la Adams all'aeroporto. Il film, come ho già avuto modo di dire, è il remake "ufficiale" de L'invasione degli ultracorpi ma negli anni seguenti la stessa storia è stata riproposta anche con Ultracorpi - L'invasione continua e Invasion, che vede la partecipazione di Veronica Cartwright: ammetto di non averli mai visti quindi non posso consigliarvi il recupero ma, se avete amato Terrore dallo spazio profondo, cercate almeno L'invasione degli ultracorpi, The Faculty, Il villaggio dei dannati (sia l'originale che il remake di Carpenter) e anche The Blob - Fluido mortale. ENJOY!