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domenica 19 aprile 2015

L'uccello dalle piume di cristallo (1970)

La danza macabra di King questa volta mi ha portata in Italia a vedere L'uccello dalle piume di cristallo, opera prima di Dario Argento che il regista ha diretto e sceneggiato nel 1970.


Trama: uno scrittore assiste ad un tentativo di omicidio e da quel momento decide di portare avanti le indagini per conto suo, finendo inevitabilmente nel mirino del killer...



Devo averlo già accennato nel vecchissimo post dedicato a 4 mosche di velluto grigio: io e il giallo all'italiana non andiamo troppo d'accordo, soprattutto quando si parla di Dario Argento. Gli riconosco i meriti ma troppo spesso, soprattutto per quel che riguarda la natura pretestuosa delle trame, lo trovo sciocco e noiosino e L'uccello dalle piume di cristallo non fa eccezione. Qui abbiamo il solito assassino senza volto, vestito con pastrano e guanti neri (stile sdoganato e codificato dal divino Mario Bava), che si imbarca in una serie di uccisioni vagamente efferate e abbiamo uno scrittore particolarmente tignoso che, invece di farsi una bella barcata di affari suoi, decide di scoprire l'identità del serial killer perché "c'è qualcosa che non quadra nei suoi ricordi". Ora,  quel "qualcosa" che non gli torna, rivelato alla fine, è roba da facepalm, qualcosa che potrebbe spingere le vittime a risorgere solo per prenderlo a schiaffi, mentre il fantomatico uccello dalle piume di cristallo del titolo è quanto di più deus ex machinoso si possa trovare in una sceneggiatura ma, oh, si era negli anni '70 e Argento era alla sua prima opera come regista e sceneggiatore: non si può andare a spaccare il capello. Infatti non lo spaccherò, tranquilli. Anche perché, come ho detto, L'uccello dalle piume di cristallo ha comunque una sua oggettiva personalità che travalica le mie antipatie per il genere e l'ingenuità d'insieme; per esempio, come già in 4 mosche di velluto grigio ho molto apprezzato l'abbondanza di elementi weird e volutamente ironici, come l'intermezzo "felino" con un peculiare pittore interpretato dal grande Mario Adorf o i due delinquentucoli che aiutano il protagonista, ovvero il pappone balbuziente "Addio" e lo spione che fa tutto il contrario di quello che dice.


Al di là di questi elementi "folkloristici", devo anche riconoscere come Dario Argento, all'epoca, pur essendo alla sua prima opera avesse già la mano santa che avrebbe caratterizzato i suoi capolavori più blasonati. L'omicidio iniziale l'ho trovato geniale ed angosciante, girato in piena luce, visibile da qualsiasi passante perché commesso dietro un'enorme vetrata e, soprattutto, silenzioso, con l'urlo della vittima che viene bloccato da un doppio vetro; l'altra sequenza da brividi coinvolge invece una rampa di scale che all'improvviso diventa buia per metà, con la vittima costretta a passare dalla luce all'oscurità mentre una ripresa dall'alto trasforma la tromba delle scale in un abisso perfettamente geometrico. Questi sono due tocchi di classe non da poco, che fanno il paio con l'intelligente montaggio che mescola gli eventi presenti ad improvvisi e brevissimi flash del delitto di cui il protagonista è stato testimone; a completare il tutto, poi, ci pensa l'inquietante score di Ennio Morricone, un mix di melodie "d'atmosfera" ed insinuanti sospiri femminili che si accentuano ogni volta che l'assassino è nei paraggi. Per quel che riguarda gli attori invece non c'è molto da dire: tutti i coinvolti portano a casa dignitosamente la pagnotta, il protagonista è aitante ed espressivo quanto basta ma viene spesso surclassato dalla bravura dei caratteristi che gli vengono affiancati mentre le donzelle trucidate devono solo essere belle ed eleganti, cosa che riesce loro benissimo. Ho solo una domanda a tale proposito: ma perché davanti ad un cadavere con la testa spaccata c'è una tizia che pensa bene di pettinarsi per cinque minuti buoni i lunghi capelli biondi? Mistero. Guardate anche voi L'uccello dalle piume di cristallo, poi ne riparliamo.


Del regista e sceneggiatore Dario Argento ho già parlato qui.

Enrico Maria Salerno interpreta l'ispettore Morosini. Nato a Milano, ha partecipato a film come L'armata Brancaleone, Scuola di ladri e Scuola di ladri - Parte seconda. Anche regista e sceneggiatore, è morto nel 1994 all'età di 67 anni.


Mario Adorf interpreta Berto Consalvi. Nato in Svizzera, ha partecipato a film come Dieci piccoli indiani, Milano calibro 9, State buoni se potete, Momo e a serie televisive come Le avventure di Pinocchio, Mino, La piovra 4, Fantaghirò e Fantaghirò 2. Anche sceneggiatore, ha 85 anni.


Se L'uccello dalle piume di cristallo vi fosse piaciuto recuperate gli altri film della cosiddetta "Trilogia degli animali" (Il gatto a nove code e 4 mosche di velluto grigio) e aggiungete Profondo Rosso, Inferno, Opera, Phenomena e Suspiria. ENJOY!

17 commenti:

  1. Un film di Dario che mi piace molto, tra i gialli.
    Non arriva ai livelli di Profondo Rosso, ma è godibilissimo e ha un suo perché :)

    Moz-

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    1. Profondo Rosso non lo vedo da tantissimi anni, quasi non lo ricordo nemmeno... pupazzo a parte, ovvio! :D

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  2. Diciamo che se lo confrontiamo con gli ultimi film del Darione nazionale questo invece è un capolavoro! :)
    Però è vero: è una scopiazzatura di Bava dal primo all'ultimo minuto.

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    1. No vabbé, Dario ha smesso di dirigere film negli anni '90, credo. Quelli più recenti li ha diretti sicuramente il suo gemello malvagio!

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  3. Questo l'ho visto pure io... Inquietante e stupendo allo stesso tempo.
    Dovevo vederlo per cultura filmica.

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    1. Sì, i primi film del Darione vanno visti a prescindere!!

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  4. Qui atmosfera ce n'è effettivamente a pacchi, a prescindere dalle parruccone bionde! :D

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  5. Un esordio con controca##i. Altro che storie. E' vero che è pieno di buchi di sceneggiatura ma d'altra parte anche "sei donne per l'assassino" era a suo modo un colabrodo. Diciamo che fa bene il suo lavoro, quello di rendere godibilissima una serata in poltrona.

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    1. Sì sì ma la mia infatti non era una critica :P O meglio, sono io a non apprezzare il giallo e i suoi cliché, arrivando quindi a perdermi in difetti di forma che per un appassionato sono trascurabili... però riconosco interamente la perizia di un regista alla sua prima opera! :D

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  6. Io credo sia arrivato il momento di ridimensionare Dario Argento. E di guardare alla sua carriera in modo più obiettivo. E infatti, rivedendo oggi i suoi gialli (con la parziale eccezione di Profondo Rosso) sono tutti invecchiati malissimo.
    Stessa cosa non si può dire per quelli di Bava.
    Detto ciò, questo esordio è comunque una bella chicca, riserva un paio di sorprese di stile interessanti e fa sempre piacere rivederlo e ridiscuterne

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    1. Infatti persino io che non vado proprio a nozze col genere riconosco la superiorità Baviana; per esempio, guardando 6 donne per l'assassino mi sono emozionata e basta.
      Comunque i gialli di Argento sono particolari proprio per quel gusto ironico che in qualche modo rende la vicenda ancora più assurda!

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  7. Non lo vedo da una vita e a differenza di Profondo Rosso lo ricordo anche poco...

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    1. Adesso devo proprio riprendere Profondo Rosso però... King mi ci farà arrivare presto, spero!

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  8. Ho amato la trilogia zoologica, e questo più di tutti. Colonna sonora strepitosa, come per tutti e tre i film. ^_^

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    1. A me manca ancora Il gatto dalle nove code ma non rientra tra le mie priorità, ahimé. Però tra L'uccello e Le mosche forse ho preferito anche io L'uccello XD

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  9. A me di Dario Argento piace un casino che ti sbatta sempre in faccia la soluzione, ma tu non la vedi mai... E con questo film fa proprio questo!

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    1. E' vero, sono film da riguardare col "senno di poi", ovvero quando si ha in mano la soluzione, per capire che era sempre stata lì a portata di mano :D

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