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mercoledì 9 settembre 2015

L'ultima casa a sinistra (1972)

La notizia della morte di Wes Craven mi ha colpita come un fulmine proprio pochi giorni fa. La sera ho deciso di rendergli omaggio riguardando dopo anni L'ultima casa a sinistra (The Last House on the Left), il primo film da lui scritto e diretto nel 1972.


Trama: cercando marijuana per sballarsi prima di un concerto, le giovani Mari e Phyllis finiscono nelle mani di un quartetto di evasi psicopatici che cominciano a seviziarle...


Per rispetto della memoria dei morti, ché tanto lui ora lo sa e non posso nasconderglielo, devo confessare che la prima volta che ho visto L'ultima casa a sinistra mi sono addormentata. Chissà cosa diamine mi aspettavo da un film che avevo letto essere un terribile video nasty, censurato e vietato in una miriade di paesi, fatto letteralmente a pezzi per poter essere distribuito ed ottenere un R-Rating. D'altronde, non avevo nemmeno 20 anni e per me essere sconvolta da un horror voleva ancora dire viscere, sangue e violenza in bella vista quindi la messa in scena anni '70 di Craven, rozza e inframmezzata da siparietti comici, mi aveva toccata davvero poco; c'erano troppi dialoghi, troppi inseguimenti, troppo lasciato all'immaginazione, persino le musiche mi erano sembrate sbagliate. Insomma, il mio cervello era zeppo di preconcetti, aspettative e Crassa ignoranza. Riguardandolo ora, col groppo in gola pensando allo zio Wes, mi chiedo come avessi potuto essere così superficiale all'epoca. L'ultima casa a sinistra è un Orrore con la O maiuscola, una pellicola incredibilmente lucida e altrettanto spietata, un modo sicuramente rozzo ma anche molto efficace di aprire gli occhi agli americani babbaloni e sviscerare le loro più inconfessabili paure. Il film si apre con una delle sequenze più belle mai viste in un horror, almeno per quel che riguarda la presa di coscienza di una giovane donna davanti alla propria femminilità: il giorno del suo compleanno Mari esce dalla doccia e giustamente si ammira allo specchio, gioiosa e consapevole di essere un fiore di ragazza che si sta affacciando all'età adulta (sedici anni, i sweet sixteen!). I genitori la vedono bambina ma lei si sente già grande ed invincibile e assieme all'amica Phyllis parte alla volta di un concerto passando prima per il bosco, emblema di libertà e vita, e poi infilandosi dritta nel covo di Krug e compagnia perché spinta dal desiderio di compiere un gesto "proibito" (fumarsi un po' di cannabis): l'orrore e la morte praticamente dietro il giardino di casa, invisibile all'occhio dell'americano provincialotto medio, nonché la totale distruzione di quell'immagine gioiosa e vitale con cui Craven ci aveva reso subito simpatica la povera Mari.


Krug, Faina, Sadie e Junior sono quattro animali della peggiore specie, non c'è altro modo di descriverli. A Craven bastano solo le facce e una voce fuori campo che ci racconta le "gesta" di questi esseri per farci capire subito che Mari e Phyllis non avranno speranze di scamparla; implacabili, prima logorroici e poi tremendamente silenziosi, i quattro umiliano, torturano e infine uccidono le povere ragazze, in un crescendo di sangue e follia che il regista riesce a farci intuire tagliando pietosamente le scene più cruente senza privarle della loro brutale efficacia. Craven omaggia Bergman ma nella sua messinscena non c'è nulla di elegante o aulico, niente che possa portarci a riflettere sulla caducità dell'esistenza, bensì ci sono solo disperazione e quella furia cieca che ci prende di fronte alle sequenze "allegre" della pellicola, quelle in cui i maniaci banchettano o quelle in cui gli sbirri mettono in mostra tutta la loro indolente inettitudine. Non c'è catarsi nella vendetta finale dei due poveri genitori di Mari, solo il gusto amaro di uno sfogo arrivato troppo tardi e inutilmente perché ormai i sweet sixteen sono sfioriti, affogati nel sapore metallico del sangue. Lo spettatore, fiaccato dall'insostenibilità dell'intera vicenda e dalla consapevolezza che Craven, come Mari e Phyllis, non tornerà mai più, può giusto "tirarsi su" cogliendo i semi di quelli che saranno i più bei lavori del regista, tutti già presenti ne L'ultima casa a sinistra: l'inquietante e surreale scena onirica, le ingegnose trappole disposte dal padre di Mari, i personaggi femminili forti, determinati e sfortunati, le famiglie che diventano consapevoli del pericolo solo quando è troppo tardi, un gusto particolare per le lame. Insomma, L'ultima casa a sinistra è una grande opera d'esordio. Peccato essermene resa conto in quest'occasione così triste.


Del regista e sceneggiatore Wes Craven ho già parlato QUI.

David Hess interpreta Krug. Americano, ha partecipato a film come La casa sperduta nel parco, Il mostro della palude, Camping del terrore e a serie come Supercar e A-Team. Anche compositore, produttore e regista, è morto nel 2011, all'età di 75 anni.


Tolto L'ultima casa a sinistra, Fred J. Lincoln, che interpreta Faina, ha lavorato quasi esclusivamente come regista, produttore e attore nell'industria del porno mentre Martin Kove, che interpreta l'assistente dello sceriffo, sarebbe diventato il terribile John Kreese della serie Karate Kid e avrebbe dovuto interpretare Krug, ruolo che lui stesso ha rifiutato e passato a David Hess. L'ultima casa a sinistra è stato sicuramente ispirato da La fontana della vergine di Ingmar Bergman e ha ben due remake, uno ufficiale (L'ultima casa a sinistra del 2009) e uno "non ufficiale" (Chaos, del 2005); se vi fosse piaciuto, recuperate uno di questi tre film e aggiungete Le colline hanno gli occhi e Non violentate Jennifer. ENJOY!

18 commenti:

  1. Non lo rivedo da anni, ma ricordo che mi colpì parecchio.
    Ottimo pezzo, e grande Wes!

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    1. Grazie! :)
      Che dire, l'occasione triste potrebbe trasformarsi in una scusa per recuperarlo, no? :)

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  2. A me piacque proprio per il suo look seventies e per il modo con cui Craven distrugge le false sicurezze dell'americano medio.
    Tra parentesi, David Hess negli anni successivi-come molti altri attori americani -lavorò spesso nel Cinema italiano.

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    1. A mia discolpa posso solo dire di averlo visto per la prima volta in un periodo sbagliato perché questa volta concordo con te!

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  3. io lo guarderò presto per quella bella iniziativa, sinceramente non mi ci ero ancora avvicinata per ipersensibilità. Conoscendolo, sono certa che possa colpirmi per bene come un pugno sul naso.

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    1. Anche per questione di omonimia? :P
      Scherzo, aspetto di leggere il tuo post il 18 settembre allora!

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  4. Sì, lo sceriffo e il suo vice sono fastidiosi nella loro demenza.. unico difetto di un film grandissimo!

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  5. Di questo ho visto il remake, anche più di una volta perchè lo passavano su Mediaset Premium, ed è una porcata pazzesca. L'originale ancora mi manca purtroppo!

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    1. Ho visto che il remake lo passavano spesso in questi giorni, forse proprio per commemorare la morte di Wes. Però non ho mai avuto modo di fare un confronto fra i due e forse è meglio così!

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  6. Che film, che film. Certo, visto con gli occhi di un ragazzo di adesso può persino sembrare noioso ma in realtà credo che in pochi siano riusciti a prendermi tanto lo stomaco. Per quanto mi riguarda questo e L'ultimo treno della notte di Lado sono tra gli horror più terribili e grotteschi mai realizzati.

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    1. Era noioso anche visto con gli occhi di una ragazza negli anni '90, eh, non sto a nascondermi dietro un dito. Man mano che il tempo passa purtroppo serve maggior sensibilità per apprezzare un vecchio horror perché un ragazzino di qualunque epoca vuole la superficialità dello spavento facile ma crescendo da un horror si comincia a cercare qualcosa di più. Per esempio, Sinister 2, di cui parlerò nei prossimi giorni, "mi ha fatto paura", quindi è stato efficace in tal senso, però non mi ha spinta a riflettere né, immagino, me lo ricorderò negli anni a venire. A differenza di questo L'ultima casa a sinistra.

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  7. Ho visto solo il remake ma ho sempre voluto vedere l'originale, che purtroppo non trovo da nessuna parte.

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    1. Davvero? Un peccato. Io avevo comprato il DVD ai tempi dell'università, era allegato a una rivista...

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    1. Sì, noto che lo stanno programmando in questi ultimi giorni... altro che omaggio a Wes!

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  9. Boh, secondo me servono proprio per sottolineare la naiveté della provincia americana, con gli sbirri affatto pronti a tragedie come quella di Mari. Magari però sbaglio, eh :P

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  10. Già solo la recensione fa capire che pugno nello stomaco possa essere, temo che non lo vedrò.

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