Ce l'ho fatta! Finalmente anche io sono riuscita a vedere Crimson Peak, l'ultimo, attesissimo film diretto e co-sceneggiato da Guillermo Del Toro! Com'è stato? Bello, molto. E siccome domani non pubblicherò nulla... buon Halloween!!
Trama: dopo una terribile tragedia familiare la giovane Edith, infatuata del bel baronetto Thomas Sharpe, decide di sposarlo e di andare a vivere con lui in Inghilterra, nella fatiscente magione di quest'ultimo. Lì la ragazza verrà a conoscenza di sanguinosi segreti...
Normalmente comincio a parlare dei film partendo dalla trama ma con Crimson Peak farò un'eccezione perché l'ultima pellicola di Del Toro è innanzitutto un meraviglioso delirio visivo. L'incanto di Guillermone inizia con i loghi della Universal e della Legendary Pictures, virati in rosso, il colore dei fantasmi e l'unico che può essere portato da qualunque persona o qualunque luogo abbia a che fare con gli spiriti che "infestano" la pellicola. Gli occhi vengono poi inevitabilmente rapiti dalla sontuosità e dall'infinita quantità di particolari che arricchiscono non solo gli abiti della Wasikowska ma anche e soprattutto le scenografie in cui si muovono i personaggi; la casa d'infanzia di Edith, con i corridoi e le porte che paiono infiniti, per non parlare degli spettrali bagni del club dove si consuma il delitto più efferato del film, sono un degno antipasto per il luogo che da il titolo alla pellicola, Crimson Peak. Stephen King e Shirley Jackson dicevano che le case sono spesso malvagie. Ora, la magione degli Sharpe non lo è necessariamente ma di sicuro incarna tutta la decadenza, il marcio e la tenacia presenti all'interno di questa nobile casata ed è ambigua quanto i fratelli che la abitano, oltre ad essere altrettanto affascinante; dubito che riuscirò a dimenticare tanto presto i pavimenti grondanti argilla rossa, materiale che impregna persino i muri tanto da far sembrare che gli stessi sanguinino durante i momenti più concitati del film e soprattutto rimarrà sempre impresso nella mia mente lo squarcio del tetto, dal quale a seconda della stagione piovono foglie autunnali, neve o farfalle, offrendo l'illusione di un mondo "altro", appena fuori dalla sfera della realtà tangibile ma sempre pronto a ghermire gli incauti visitatori. Magione gotica zeppa di passaggi, labirinti, segreti sotterranei, spifferi, rumori ed oscurità, la dimora degli Sharpe, interamente costruita per l'occasione e purtroppo in seguito abbattuta per lasciare spazio negli studios, è il cuore pulsante e malato della pellicola, arricchito da colori incredibilmente saturi e bellissimi, reso ancor più elegante e misterioso da una regia dal sapore retrò che si concede solo ad una cosa che non mi è piaciuta, quei maledetti e fasullissimi fantasmi in CGI, talmente "pupazzosi" da non mettere ansia o paura neppure per sbaglio.
Mi ricollego ai fantasmi per passare a parlare della trama, quella "maledetta" trama che in molti, compreso il mio compagno di ventura, non hanno gradito. L'obiezione che si muove a Crimson Peak è quella di avere una storia prevedibile, all'interno della quale gli spiriti sono pressoché inutili e spesso pretestuosi, messi giusto per ricreare ad hoc quell'atmosfera gotica che avrebbe dovuto essere la cifra stilistica del film. In realtà io credo che, come dice il personaggio di Edith all'inizio, Crimson Peak non sia una storia DI fantasmi ma una storia CON fantasmi, creature infelici costrette a rimanere legate ad un luogo che le ha viste soffrire, trattenute dai rimpianti e incapaci di impedire che ai vivi tocchi lo stesso, infausto destino. I personaggi principali vivono la loro esistenza in maniera indipendente, perseguendo ognuno i propri scopi, facendosi influenzare poco o nulla dalla presenza degli spiriti che, di fatto, Thomas e Lucille neppure vedono, pur vivendo da anni in una casa infestata; eppure, nella morte anche i protagonisti rischiano di essere condannati a diventar parte di queste schiere infelici proprio in virtù delle scelte che compiono ed è questo secondo me a rappresentare quell'"anima" che molti critici non hanno trovato in Crimson Peak. Gli sforzi dei vivi, le loro crudeltà, i desideri materiali e l'amore disperato si trasformano nell'aldilà di Del Toro in un'angosciante condanna che li priva di qualsiasi significato e che riesce a rendere, paradossalmente, molto più umani e degni di pietà anche i malvagi, ben più complessi di quanto sembrerebbe di prim'acchito; come già accadeva in La madre o in The Orphanage, il lieto fine non è mai totale od univoco, ha sempre un inaspettato risvolto malinconico che serra la gola ed inumidisce gli occhi anche quando bisognerebbe esultare. Potere della poesia di Ciccio Del Toro ma anche di Mia Wasikowska, dell'affascinante Tom Hiddleston e, soprattutto, dello splendore di un'ambigua Jessica Chastain alla quale non si può voler male. Non troppo, almeno. Voi cercate di non volerne a Crimson Peak e guardatelo con gli occhi innocenti di un bambino o di un'adolescente fantasiosa che si immerge per la prima volta nella lettura di un romanzo gotico, lasciandovi trasportare. Spero ne rimaniate affascinati com'è successo a me.
Del regista e co-sceneggiatore Guillermo Del Toro ho già parlato QUI mentre Mia Wasikowska (Edith Cushing), Jessica Chastain (Lucille Sharpe), Tom Hiddleston (Thomas Sharpe), Charlie Hunnam (Dr. Alan McMichael) e Doug Jones (la madre di Edith) li trovate ai rispettivi link.
Jim Beaver (vero nome James Norman Beaver Jr.) interpreta Carter Cushing. Americano, ha partecipato a film come Turner e il "casinaro", Sister Act - Una svitata in abito da suora, Sliver, Magnolia, Il ladro di orchidee e a serie come Dallas, Santa Barbara, Quell'uragano di papà, NYPD, Melrose Place, X-Files, Una famiglia del terzo tipo, That's 70s Show, Six Feet Under, Monk, CSI - Scena del crimine, Criminal Minds, Breaking Bad, Dexter e Supernatural. Anche sceneggiatore, produttore, stuntman e regista, ha 65 anni e due film in uscita.
Burn Gorman interpreta Holly. Americano, ha partecipato a film come Johnny English - La rinascita, Red Lights, Il cavaliere oscuro - Il ritorno, Pacific Rim e a serie come Il trono di spade. Ha 41 anni e tre film in uscita.
Il ruolo di Thomas sarebbe dovuto andare a Benedict Cumberbatch ma l'attore è stato costretto a rinunciare (come del resto è successo anche a Emma Stone, scelta per la parte di Edith) per motivi non meglio specificati; è stato comunque lui stesso a dare la "benedizione" a Tom Hiddleston una volta saputo che lo avrebbe rimpiazzato. Detto tra noi, io sono molto più contenta così, trovo Cumberbatch affascinante quanto una patella. A parte questo, se Crimson Peak vi fosse piaciuto recuperate Il labirinto del fauno, La madre, The Woman in Black, La spina del diavolo, The Others e The Orphanage. ENJOY!
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venerdì 30 ottobre 2015
giovedì 29 ottobre 2015
(Gio)WE, Bolla! del 29/10/2015
Buon giovedì a tutti! Settimana priva di uscite imperdibili questa, almeno per me: ma che ce frega, ci sono Lucca Comics e Halloween alle porte, quindi... ENJOY!!
Belli di papà
Reazione a caldo: Bah.
Bolla, rifletti!: Convincere i bambinoni viziati a lavorare si può? Per esperienza diretta vi dico di no ma Abatantuono cerca di riuscirci nell'ennesima commedia italiota che mal sopporto. Finirà tutto a tarallucci e vino, lo sapete vero?
L'ultimo cacciatore di streghe
Reazione a caldo: Wahahaha!!!
Bolla, rifletti!: LA tamarreide fatta e finita, almeno a giudicare dal trailer. D'altronde, quando c'è di mezzo Vin Diesel solitamente si va sul sicuro e la versione di Paint in Black cantata da Ciara che si sente nel trailer non ha aiutato ad invogliarmi... credo passerò!
Tutti pazzi in casa mia
Reazione a caldo: Eh!
Bolla, rifletti!: Un uomo impossibilitato ad ascoltare un disco farà di tutto per trovare la tranquillità necessaria per riuscirci, mentre attorno a lui sembrano tutti diventati pazzi. Commedia francese che dalla trama parrebbe interessante, potrebbe essere un possibile recupero!!
Tutto può accadere a Broadway
Reazione a caldo: Hmmm...
Bolla, rifletti!: E che è questa, la settimana delle commedie? Stavolta tocca a Bogdanovich provare a far divertire con eleganza il pubblico, sfruttando un cast che comprende anche Owen Wilson e Rhys Ifans. Mah, potrebbe anche essere interessante, chissà!
Al cinema d'élite si recupera l'ennesimo film premiato a Cannes...
La legge del mercato
Reazione a caldo: Però!
Bolla, rifletti!: Il cinema di denuncia sociale francese in questi anni mi ha dato delle gioie e il film di Sthéphane Brizé, per il quale Vincent Lindon ha vinto il premio come miglior attore maschile a Cannes, potrebbe rientrare nel genere. Come al solito, visti i giorni limitati in cui verrà proiettato il film mi toccherà segnare e recuperare in futuro...
Belli di papà
Reazione a caldo: Bah.
Bolla, rifletti!: Convincere i bambinoni viziati a lavorare si può? Per esperienza diretta vi dico di no ma Abatantuono cerca di riuscirci nell'ennesima commedia italiota che mal sopporto. Finirà tutto a tarallucci e vino, lo sapete vero?
L'ultimo cacciatore di streghe
Reazione a caldo: Wahahaha!!!
Bolla, rifletti!: LA tamarreide fatta e finita, almeno a giudicare dal trailer. D'altronde, quando c'è di mezzo Vin Diesel solitamente si va sul sicuro e la versione di Paint in Black cantata da Ciara che si sente nel trailer non ha aiutato ad invogliarmi... credo passerò!
Tutti pazzi in casa mia
Reazione a caldo: Eh!
Bolla, rifletti!: Un uomo impossibilitato ad ascoltare un disco farà di tutto per trovare la tranquillità necessaria per riuscirci, mentre attorno a lui sembrano tutti diventati pazzi. Commedia francese che dalla trama parrebbe interessante, potrebbe essere un possibile recupero!!
Tutto può accadere a Broadway
Reazione a caldo: Hmmm...
Bolla, rifletti!: E che è questa, la settimana delle commedie? Stavolta tocca a Bogdanovich provare a far divertire con eleganza il pubblico, sfruttando un cast che comprende anche Owen Wilson e Rhys Ifans. Mah, potrebbe anche essere interessante, chissà!
Al cinema d'élite si recupera l'ennesimo film premiato a Cannes...
La legge del mercato
Reazione a caldo: Però!
Bolla, rifletti!: Il cinema di denuncia sociale francese in questi anni mi ha dato delle gioie e il film di Sthéphane Brizé, per il quale Vincent Lindon ha vinto il premio come miglior attore maschile a Cannes, potrebbe rientrare nel genere. Come al solito, visti i giorni limitati in cui verrà proiettato il film mi toccherà segnare e recuperare in futuro...
mercoledì 28 ottobre 2015
Ip Man (2008)
Inaspettatamente, ma vi spiegherò nel post il perché, qualche giorno fa mi sono ritrovata a guardare Ip Man (Yip Man), diretto nel 2008 dal regista Wilson Yip e basato sulla vita di Yip Man, maestro cinese di arti marziali che ha contribuito a diffondere nel mondo l'arte del Wing Chun.
Trama: il film racconta parte della vita del maestro di Wing Chun Yip Man, soprattutto durante gli anni della seconda guerra sino-giapponese.
Il mio ragazzo si è dato al Wing Chun, ebbene sì. Pur avendo praticato karate nell'adolescenza e non disdegnando affatto le pellicole dedicate alle arti marziali, ammetto che io fino al mese scorso neppure avevo idea dell'esistenza di tale pratica. Ma il Bolluomo è un ragazzo preciso che ama documentarsi, quindi non si limita al mero esercizio fisico: legge libri a tema, acquista poster, guarda video su internet e, soprattuttamente, scova film. Ergo, la settimana scorsa mi sono ritrovata a guardare Ip Man, storia molto molto romanzata di parte della vita di Yip Man, colui che ha fatto conoscere al mondo (soprattutto a "tale" Bruce Lee) la disciplina del Wing Chun e di cui, così mi è parso capire, ogni dojo (o presunto tale) che si rispetti ha una foto appesa alle pareti. Da par mio, non sapendo nulla sull'argomento, devo dire di essermi trovata davanti ad un film assai piacevole, capace di mescolare momenti divertenti, altri dolorosamente drammatici e, ovviamente, le eleganti coreografie di lotta tipiche dei film di Hong Kong (coreografate dal divino Sammo Hung: che, t'oo ricordi??); purtroppo, devo anche dire che la mia ignoranza è rimasta tale perché Ip Man non consente allo spettatore neofita di comprendere la filosofia che sta alla base del Wing Chun (nel film viene detto ad un certo punto che è stato creato da una donna e per questo viene preso in giro da uno dei "cattivi") né come mai Yip Man abbia scelto tra tutte proprio quest'arte marziale. Il film comincia infatti in medias res e mostra un Yip Man già uomo maturo, sposato, ricchissimo e rispettato maestro nella prefettura di Foshan, riluttante sia ad aiutare fisicamente l'amico Chow nella fabbrica di cotone sia a fondare una scuola tutta sua. Da un lato possiamo vedere l'incredibile rispetto che gli viene tributato da quasi tutti gli abitanti della prefettura ma dall'altro la pellicola testimonia anche la convinzione di alcune persone, sua moglie e suo fratello in primis, che questi maestri non fossero altro che dei fannulloni sempre impegnati a combattere tra loro (un po' come Goku e soci, insomma), completamente distaccati dalla realtà che li circondava. Una realtà che, da metà film in poi, giunge tuttavia brutale a stroncare la vita quasi ascetica del saggio Yip Man in forma di invasori giapponesi, capaci di mutare la pellicola da divertente e garbata commedia a dramma a tinte forti in grado di gettare nuova luce sul protagonista.
Con l'arrivo dei giapponesi (dipinti, diciamolo, come dei mostri privi di onore o umanità, alla faccia dell'imparzialità storica!!) Yip Man è costretto a fronteggiare i drammi storici della Cina e problemi come la schiavitù, la perdita dell'identità nazionale, la brutalità del nemico e la povertà. I maestri di arti marziali vengono privati di dignità e prestigio e le loro abilità vengono messe al servizio dello squallido divertimento dei soldati nipponici, che fanno loro combattere degli incontri scorretti sfruttando la fame e la disperazione. Proprio durante uno di questi incontri Yip Man si spoglia dell'aria serafica mantenuta fino a quel momento e diventa una macchina per uccidere per amore dei suoi cari e dell'intera nazione, diventando così un eroe al quale tutti i cinesi vessati guardano, sicuramente ancora oggi, con ammirazione; il film lascia intendere che proprio questa esperienza ha portato Yip Man, rifugiatosi nel frattempo a Hong Kong, a creare una scuola dove insegnare il Wing Chun senza isolarsi da un mondo che, evidentemente, aveva bisogno di lui. Questo, ovviamente, è ciò che ho potuto capire dall'alto della mia ignoranza o, meglio, è quello che mi hanno voluto fare capire gli sceneggiatori. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, Ip Man si conferma un valido prodotto in grado di conciliare l'aspetto biografico con l'intrattenimento. I combattimenti tra Donnie Yen e gli altri attori sono coreografati benissimo, con poche concessioni ai ralenti o alle esagerazioni tipiche del Wuxia e cambiano atmosfera passando dalle divertenti e coreografiche scaramucce dell'inizio per arrivare alla ferocia sanguinaria delle battaglie contro i soldati giapponesi, esaltanti e liberatorie nella loro determinatezza e disperazione. Donnie Yen nei panni di Yip Man mi è piaciuto molto (non posso dire sia perfetto perché, appunto, non conosco il reale Yip Man), così come tutti gli altri attori coinvolti ma io e il Bolluomo abbiamo particolarmente apprezzato la silenziosa Lynn Hung, impegnata a lanciare sguardi di fuoco nei panni della moglie del protagonista, costretta a vivere con un marito totalmente preso dal Wing Chun e financo a vedersi sfasciare i soprammobili di casa da ogni burino desideroso di sconfiggere il consorte. E con questo, sperando vivamente di non fare la fine di Cheung Win-Sing, moglie di Yip Man, vi invito ad addentrarvi nel misterioso mondo del Wing Chun, se non altro per godervi un film assolutamente piacevole.
Wilson Yip (vero nome Yip Wai-shun) è il regista della pellicola. Nato a Hong Kong, ha diretto film come Kill Zone, Ip Man 2 e il remake di A Chinese Ghost Story. Anche attore, sceneggiatore e produttore, ha 52 anni e un film in uscita, Ip Man 3.
Donnie Yen (vero nome Zhen Zidan) interpreta Yip Man. Cinese, ha partecipato a film come Highlander: Scontro finale, Blade II, Hero e Ip Man 2. Anche stuntman, regista, sceneggiatore, produttore e compositore, ha 52 anni e sette film in uscita, tra cui Ip Man 3 e Chrouching Tiger, Hidden Dragon: The Green Legend.
Il film avrebbe dovuto intitolarsi Grandmaster Ip Man, tuttavia nello stesso momento Wong Kar-Wai stava producendo quello che sarebbe diventato The Grandmaster, la sua biografia su Yip Man uscita poi nel 2013, quindi si è deciso di cambiare il titolo. Per questo, se Ip Man vi fosse piaciuto, oltre a consigliarvi il recupero di Ip Man 2 e, quando uscirà, di Ip Man 3, vi direi di aggiungere alla lista The Grandmaster e anche Ip Man: The Final Fight, sorta di prequel/fotocopia degli Ip Man "ufficiali" ma, si dice dalle parti de I 400 calci, parecchio camurrioso. ENJOY!
Trama: il film racconta parte della vita del maestro di Wing Chun Yip Man, soprattutto durante gli anni della seconda guerra sino-giapponese.
Il mio ragazzo si è dato al Wing Chun, ebbene sì. Pur avendo praticato karate nell'adolescenza e non disdegnando affatto le pellicole dedicate alle arti marziali, ammetto che io fino al mese scorso neppure avevo idea dell'esistenza di tale pratica. Ma il Bolluomo è un ragazzo preciso che ama documentarsi, quindi non si limita al mero esercizio fisico: legge libri a tema, acquista poster, guarda video su internet e, soprattuttamente, scova film. Ergo, la settimana scorsa mi sono ritrovata a guardare Ip Man, storia molto molto romanzata di parte della vita di Yip Man, colui che ha fatto conoscere al mondo (soprattutto a "tale" Bruce Lee) la disciplina del Wing Chun e di cui, così mi è parso capire, ogni dojo (o presunto tale) che si rispetti ha una foto appesa alle pareti. Da par mio, non sapendo nulla sull'argomento, devo dire di essermi trovata davanti ad un film assai piacevole, capace di mescolare momenti divertenti, altri dolorosamente drammatici e, ovviamente, le eleganti coreografie di lotta tipiche dei film di Hong Kong (coreografate dal divino Sammo Hung: che, t'oo ricordi??); purtroppo, devo anche dire che la mia ignoranza è rimasta tale perché Ip Man non consente allo spettatore neofita di comprendere la filosofia che sta alla base del Wing Chun (nel film viene detto ad un certo punto che è stato creato da una donna e per questo viene preso in giro da uno dei "cattivi") né come mai Yip Man abbia scelto tra tutte proprio quest'arte marziale. Il film comincia infatti in medias res e mostra un Yip Man già uomo maturo, sposato, ricchissimo e rispettato maestro nella prefettura di Foshan, riluttante sia ad aiutare fisicamente l'amico Chow nella fabbrica di cotone sia a fondare una scuola tutta sua. Da un lato possiamo vedere l'incredibile rispetto che gli viene tributato da quasi tutti gli abitanti della prefettura ma dall'altro la pellicola testimonia anche la convinzione di alcune persone, sua moglie e suo fratello in primis, che questi maestri non fossero altro che dei fannulloni sempre impegnati a combattere tra loro (un po' come Goku e soci, insomma), completamente distaccati dalla realtà che li circondava. Una realtà che, da metà film in poi, giunge tuttavia brutale a stroncare la vita quasi ascetica del saggio Yip Man in forma di invasori giapponesi, capaci di mutare la pellicola da divertente e garbata commedia a dramma a tinte forti in grado di gettare nuova luce sul protagonista.
Con l'arrivo dei giapponesi (dipinti, diciamolo, come dei mostri privi di onore o umanità, alla faccia dell'imparzialità storica!!) Yip Man è costretto a fronteggiare i drammi storici della Cina e problemi come la schiavitù, la perdita dell'identità nazionale, la brutalità del nemico e la povertà. I maestri di arti marziali vengono privati di dignità e prestigio e le loro abilità vengono messe al servizio dello squallido divertimento dei soldati nipponici, che fanno loro combattere degli incontri scorretti sfruttando la fame e la disperazione. Proprio durante uno di questi incontri Yip Man si spoglia dell'aria serafica mantenuta fino a quel momento e diventa una macchina per uccidere per amore dei suoi cari e dell'intera nazione, diventando così un eroe al quale tutti i cinesi vessati guardano, sicuramente ancora oggi, con ammirazione; il film lascia intendere che proprio questa esperienza ha portato Yip Man, rifugiatosi nel frattempo a Hong Kong, a creare una scuola dove insegnare il Wing Chun senza isolarsi da un mondo che, evidentemente, aveva bisogno di lui. Questo, ovviamente, è ciò che ho potuto capire dall'alto della mia ignoranza o, meglio, è quello che mi hanno voluto fare capire gli sceneggiatori. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, Ip Man si conferma un valido prodotto in grado di conciliare l'aspetto biografico con l'intrattenimento. I combattimenti tra Donnie Yen e gli altri attori sono coreografati benissimo, con poche concessioni ai ralenti o alle esagerazioni tipiche del Wuxia e cambiano atmosfera passando dalle divertenti e coreografiche scaramucce dell'inizio per arrivare alla ferocia sanguinaria delle battaglie contro i soldati giapponesi, esaltanti e liberatorie nella loro determinatezza e disperazione. Donnie Yen nei panni di Yip Man mi è piaciuto molto (non posso dire sia perfetto perché, appunto, non conosco il reale Yip Man), così come tutti gli altri attori coinvolti ma io e il Bolluomo abbiamo particolarmente apprezzato la silenziosa Lynn Hung, impegnata a lanciare sguardi di fuoco nei panni della moglie del protagonista, costretta a vivere con un marito totalmente preso dal Wing Chun e financo a vedersi sfasciare i soprammobili di casa da ogni burino desideroso di sconfiggere il consorte. E con questo, sperando vivamente di non fare la fine di Cheung Win-Sing, moglie di Yip Man, vi invito ad addentrarvi nel misterioso mondo del Wing Chun, se non altro per godervi un film assolutamente piacevole.
Wilson Yip (vero nome Yip Wai-shun) è il regista della pellicola. Nato a Hong Kong, ha diretto film come Kill Zone, Ip Man 2 e il remake di A Chinese Ghost Story. Anche attore, sceneggiatore e produttore, ha 52 anni e un film in uscita, Ip Man 3.
Donnie Yen (vero nome Zhen Zidan) interpreta Yip Man. Cinese, ha partecipato a film come Highlander: Scontro finale, Blade II, Hero e Ip Man 2. Anche stuntman, regista, sceneggiatore, produttore e compositore, ha 52 anni e sette film in uscita, tra cui Ip Man 3 e Chrouching Tiger, Hidden Dragon: The Green Legend.
Il film avrebbe dovuto intitolarsi Grandmaster Ip Man, tuttavia nello stesso momento Wong Kar-Wai stava producendo quello che sarebbe diventato The Grandmaster, la sua biografia su Yip Man uscita poi nel 2013, quindi si è deciso di cambiare il titolo. Per questo, se Ip Man vi fosse piaciuto, oltre a consigliarvi il recupero di Ip Man 2 e, quando uscirà, di Ip Man 3, vi direi di aggiungere alla lista The Grandmaster e anche Ip Man: The Final Fight, sorta di prequel/fotocopia degli Ip Man "ufficiali" ma, si dice dalle parti de I 400 calci, parecchio camurrioso. ENJOY!
martedì 27 ottobre 2015
Il Bollodromo #19: Lupin III - L'avventura italiana - La marionetta assassina
E' martedì, giorno di Lupin - L'avventura italiana e conseguentemente giorno di camurrìa! Ma stavolta, forse perché il titolo dell'episodio era La marionetta assassina e di solito questi due elementi formano un connubio da me assai temuto nonché gradito, i realizzatori sono riusciti a portare a casa un prodotto perlomeno dignitoso.
Nel Paese degli spaghetti e del mandolino ma soprattutto della mafia, in qualche punto imprecisato di un'Italia che ormai è solo mero e scenografico sfondo, c'è un tizio che si diverte a fare il salvatore del popolo promettendo alla gente di liberarla dai Malvagi. E chi è più malvagio di Lupin e soci? Perché andare, che so, dai peggiori capimafia quando puoi prendertela con persone che nemmeno rubano più e che si limitano a magnare e bere in un orrido bugigattolo? Mah, esigenze di copione. Sta di fatto che questo tizio dagli inquietanti capelli biondi è solito riunire gruppi di malviventi, scegliere uno di loro, farne la sua marionetta e spedirlo ad uccidere i compagni: in due parole, La cosa versione Lupin III. Ok, senza scomodare il Capolavoro di Carpenter, diciamo che, nonostante avessi capito già dall'inizio chi tra i nostri eroi fosse stato trasformato in marionetta, l'episodio gestisce bene la tensione e le dinamiche del whodunnit?, alimentando la curiosità dello spettatore senza afflosciarsi neppure troppo nel finale (per quanto, anche stavolta, Lupin non abbia rubato nulla ma si sia solo goduto il frutto delle scommesse).
Momento più alto de La marionetta assassina è il favoloso, per quanto breve, duello tra Jigen e Goemon, uno scontro che, per quanto ne dicano gli sceneggiatori privi di memoria storica, si era già tenuto almeno due volte in passato, sicuramente nello special TV Resa dei conti per Lupin ma anche in una delle ultime puntate di Una donna chiamata Fujiko Mine (sebbene i due non si conoscessero e si vedessero con le sembianze di gufi), ma che comunque è sempre qualcosa di godereccio. Seguono ovviamente anche un paio di inevitabili momenti "bassi", perché troppa badassitudine per Jigen e Goemon evidentemente agli sceneggiatori non piace, quindi durante l'episodio scopriamo che Jigen fa una non meglio specificata dieta (che, a quanto pare, lo rende dipendente dall'Imodium e soprattutto, se ho compreso bene gli highlights della prossima puntata, gli consentiranno di diventare un modello...) e, soprattutto, che Fujiko ha lo sterno d'acciaio o non si spiegherebbe perché non sia stata uccisa da un coltello infilato dritto tra le sise "protette" da un imbarazzante quanto inutile corpetto. Vabbé, inutile virgola. Il tizio biondo e persino il prete parrebbero aver gradito! Tanta grazia non durerà a lungo, vi avviso: con l'episodio La prima cena torneranno Rebecca, Nyx e il redivivo Leonardo Da Vinci. Uccidetemi con un coltello tra le sise, grazie!!
Ecco le altre puntate di Lupin III - L'avventura italiana:
Episodi 1- 4
Episodi 5 - 7
Episodi 8-10
Episodi 11-13
Episodio 14
Episodio 15
Episodio 16
Episodio 17
Nel Paese degli spaghetti e del mandolino ma soprattutto della mafia, in qualche punto imprecisato di un'Italia che ormai è solo mero e scenografico sfondo, c'è un tizio che si diverte a fare il salvatore del popolo promettendo alla gente di liberarla dai Malvagi. E chi è più malvagio di Lupin e soci? Perché andare, che so, dai peggiori capimafia quando puoi prendertela con persone che nemmeno rubano più e che si limitano a magnare e bere in un orrido bugigattolo? Mah, esigenze di copione. Sta di fatto che questo tizio dagli inquietanti capelli biondi è solito riunire gruppi di malviventi, scegliere uno di loro, farne la sua marionetta e spedirlo ad uccidere i compagni: in due parole, La cosa versione Lupin III. Ok, senza scomodare il Capolavoro di Carpenter, diciamo che, nonostante avessi capito già dall'inizio chi tra i nostri eroi fosse stato trasformato in marionetta, l'episodio gestisce bene la tensione e le dinamiche del whodunnit?, alimentando la curiosità dello spettatore senza afflosciarsi neppure troppo nel finale (per quanto, anche stavolta, Lupin non abbia rubato nulla ma si sia solo goduto il frutto delle scommesse).
Momento più alto de La marionetta assassina è il favoloso, per quanto breve, duello tra Jigen e Goemon, uno scontro che, per quanto ne dicano gli sceneggiatori privi di memoria storica, si era già tenuto almeno due volte in passato, sicuramente nello special TV Resa dei conti per Lupin ma anche in una delle ultime puntate di Una donna chiamata Fujiko Mine (sebbene i due non si conoscessero e si vedessero con le sembianze di gufi), ma che comunque è sempre qualcosa di godereccio. Seguono ovviamente anche un paio di inevitabili momenti "bassi", perché troppa badassitudine per Jigen e Goemon evidentemente agli sceneggiatori non piace, quindi durante l'episodio scopriamo che Jigen fa una non meglio specificata dieta (che, a quanto pare, lo rende dipendente dall'Imodium e soprattutto, se ho compreso bene gli highlights della prossima puntata, gli consentiranno di diventare un modello...) e, soprattutto, che Fujiko ha lo sterno d'acciaio o non si spiegherebbe perché non sia stata uccisa da un coltello infilato dritto tra le sise "protette" da un imbarazzante quanto inutile corpetto. Vabbé, inutile virgola. Il tizio biondo e persino il prete parrebbero aver gradito! Tanta grazia non durerà a lungo, vi avviso: con l'episodio La prima cena torneranno Rebecca, Nyx e il redivivo Leonardo Da Vinci. Uccidetemi con un coltello tra le sise, grazie!!
Ecco le altre puntate di Lupin III - L'avventura italiana:
Episodi 1- 4
Episodi 5 - 7
Episodi 8-10
Episodi 11-13
Episodio 14
Episodio 15
Episodio 16
Episodio 17
domenica 25 ottobre 2015
Pomodori assassini (1978)
Dopo anni ho deciso di andare a recuperare un po' di film trash donatimi dal buon Dario e siccome ne sento parlare da parecchio tempo ho scelto fra i vari titoli Pomodori assassini (Attack of the Killer Tomatoes), diretto e co-sceneggiato nel 1978 dal regista John De Bello.
Trama: l'America viene invasa da pomodori assassini. L'addetto stampa della Casa Bianca, una giornalista e un agente segreto tentano di fermare i famelici ortaggi ma qualcuno rema contro...
Non son più er ghepardo di una volta. Un tempo, durante la visione di un film come Pomodori assassini avrei riso fino alle lacrime, deliziata dal tasso di incredibile trash presente in ogni fotogramma della pellicola. Ora invece sono costretta ad andare a leggere pezzi di trama su Wikipedia dopo essermi persa interi segmenti di film causa sonno e aver raggiunto un tasso di noia tale da non aver avuto nemmeno voglia di mandare indietro il DVD. No, sinceramente: Pomodori assassini? Ma io mi aspettavo una roba DI ridere che neanche L'aereo più pazzo del mondo, invece mi è sembrato di guardare una puntata del Bagaglino con pomodori! Ho capito che l'intera operazione è volutamente parodica, ci arriverebbe anche un bambino, il problema è che non mi ha divertita affatto, al limite ho sorriso davanti al primo piano dei rossi ortaggi, immobili come blocchi di tufo, che emettevano un assurdo "bzzbzzbzzbzz" come verso. I pomodori saranno anche assassini ma il budget del film è ridicolo, quindi per più di metà pellicola allo spettatore tocca assistere ad interminabili dialoghi demenziali che tanto somigliano ai deliri del Dottor Stranamore (senza averne l'acume né l'eleganza, ovviamente), strampalati numeri musicali, fondamentali ai fini della trama ma comunque al limite dell'imbarazzante (salvo solo la stupenda Attack of the Killer Tomatoes che si sente all'inizio e il Love Theme finale, da cui probabilmente ha tratto ispirazione l'adorata The Night is Young and You're So Beautiful versione Robin Hood un uomo in calzamaglia), e alle gag di un folle paracadutista armato di katana, vero fulcro dell'azione del film. I pomodori, poveri creaturi, non hanno la faccia malefica che credevo dopo aver visto le locandine ma sono o piccoli ortaggi "veri" oppure enormi palle rotolanti di gommapiuma, talmente tenere che verrebbe voglia di abbracciarle.
A parte questo mio snobismo altezzoso, ci sarebbe da apprezzare il film anche solo per la sfacciataggine con la quale all'inizio si nominano Hitchcock e il suo Gli uccelli o addirittura si millanta l'esistenza di un romanzo best seller dal titolo The Tomatoes of Wrath, per l'omaggio a Lo squalo, per la capacità degli attori quasi tutti non professionisti di improvvisare anche di fronte ad un vero incidente di elicottero (la prima sequenza, a dirla tutta, è impressionante), per la scelta delle comparse nella scena finale (trattasi, cito letteralmente, di "every screwball in San Diego County"), per la capacità di camuffare le pecche tecniche integrandole nella trama e ovviamente per l'incredibile risultato ottenuto da De Bello che, nonostante la scarsità di mezzi, è riuscito a creare un cult con miriadi di seguaci e la bellezza di tre seguiti quindi forse sono io a non avere capito proprio una benemerita ceppa, tanto da non essermi accorta di avere davanti una pietra miliare del genere. Il problema di Pomodori assassini però è che, detto proprio sinceramente, ci sono troppi momenti "morti" tra una scena divertente e l'altra e che, di conseguenza, il film manca dell'equilibrio necessario per raggiungere quel livello di demenzialità a me gradita. Purtroppo io apprezzo solo o i film capaci di mescolare serio e faceto appoggiandosi ad una trama interessante oppure quelli che sbragano dall'inizio alla fine e colpiscono lo spettatore senza dargli un attimo di tregua, tramortendolo dalle risate e purtroppo Pomodori assassini non rientra in nessuna delle due categorie. Peccato, ero già pronta a sbellicarmi ogni volta che avrei guardato il mio campo di pomodori, invece mi limiterò a sorridere con indulgenza.
Di Dana Ashbrook, ovvero il ragazzino sulla barca, ho già parlato QUI.
John De Bello è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Il ritorno dei pomodori assassini, Killer Tomatoes Stricke Back! e Killer Tomatoes Eat France!. Anche produttore e attore, ha 63 anni.
Pomodori assassini ha avuto tre seguiti, Il ritorno dei pomodori assassini (con John Astin e George Clooney, nientemeno!!), Killer Tomatoes Strike Back! e Killer Tomatoes Eat France! (entrambi con John Astin). Personalmente ho deciso di concludere qui il recupero ma se il film vi fosse piaciuto voi non fermatevi e proseguite nell'impresa oppure recuperate Critters e Fluido mortale! ENJOY!
Trama: l'America viene invasa da pomodori assassini. L'addetto stampa della Casa Bianca, una giornalista e un agente segreto tentano di fermare i famelici ortaggi ma qualcuno rema contro...
Non son più er ghepardo di una volta. Un tempo, durante la visione di un film come Pomodori assassini avrei riso fino alle lacrime, deliziata dal tasso di incredibile trash presente in ogni fotogramma della pellicola. Ora invece sono costretta ad andare a leggere pezzi di trama su Wikipedia dopo essermi persa interi segmenti di film causa sonno e aver raggiunto un tasso di noia tale da non aver avuto nemmeno voglia di mandare indietro il DVD. No, sinceramente: Pomodori assassini? Ma io mi aspettavo una roba DI ridere che neanche L'aereo più pazzo del mondo, invece mi è sembrato di guardare una puntata del Bagaglino con pomodori! Ho capito che l'intera operazione è volutamente parodica, ci arriverebbe anche un bambino, il problema è che non mi ha divertita affatto, al limite ho sorriso davanti al primo piano dei rossi ortaggi, immobili come blocchi di tufo, che emettevano un assurdo "bzzbzzbzzbzz" come verso. I pomodori saranno anche assassini ma il budget del film è ridicolo, quindi per più di metà pellicola allo spettatore tocca assistere ad interminabili dialoghi demenziali che tanto somigliano ai deliri del Dottor Stranamore (senza averne l'acume né l'eleganza, ovviamente), strampalati numeri musicali, fondamentali ai fini della trama ma comunque al limite dell'imbarazzante (salvo solo la stupenda Attack of the Killer Tomatoes che si sente all'inizio e il Love Theme finale, da cui probabilmente ha tratto ispirazione l'adorata The Night is Young and You're So Beautiful versione Robin Hood un uomo in calzamaglia), e alle gag di un folle paracadutista armato di katana, vero fulcro dell'azione del film. I pomodori, poveri creaturi, non hanno la faccia malefica che credevo dopo aver visto le locandine ma sono o piccoli ortaggi "veri" oppure enormi palle rotolanti di gommapiuma, talmente tenere che verrebbe voglia di abbracciarle.
A parte questo mio snobismo altezzoso, ci sarebbe da apprezzare il film anche solo per la sfacciataggine con la quale all'inizio si nominano Hitchcock e il suo Gli uccelli o addirittura si millanta l'esistenza di un romanzo best seller dal titolo The Tomatoes of Wrath, per l'omaggio a Lo squalo, per la capacità degli attori quasi tutti non professionisti di improvvisare anche di fronte ad un vero incidente di elicottero (la prima sequenza, a dirla tutta, è impressionante), per la scelta delle comparse nella scena finale (trattasi, cito letteralmente, di "every screwball in San Diego County"), per la capacità di camuffare le pecche tecniche integrandole nella trama e ovviamente per l'incredibile risultato ottenuto da De Bello che, nonostante la scarsità di mezzi, è riuscito a creare un cult con miriadi di seguaci e la bellezza di tre seguiti quindi forse sono io a non avere capito proprio una benemerita ceppa, tanto da non essermi accorta di avere davanti una pietra miliare del genere. Il problema di Pomodori assassini però è che, detto proprio sinceramente, ci sono troppi momenti "morti" tra una scena divertente e l'altra e che, di conseguenza, il film manca dell'equilibrio necessario per raggiungere quel livello di demenzialità a me gradita. Purtroppo io apprezzo solo o i film capaci di mescolare serio e faceto appoggiandosi ad una trama interessante oppure quelli che sbragano dall'inizio alla fine e colpiscono lo spettatore senza dargli un attimo di tregua, tramortendolo dalle risate e purtroppo Pomodori assassini non rientra in nessuna delle due categorie. Peccato, ero già pronta a sbellicarmi ogni volta che avrei guardato il mio campo di pomodori, invece mi limiterò a sorridere con indulgenza.
Di Dana Ashbrook, ovvero il ragazzino sulla barca, ho già parlato QUI.
John De Bello è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Il ritorno dei pomodori assassini, Killer Tomatoes Stricke Back! e Killer Tomatoes Eat France!. Anche produttore e attore, ha 63 anni.
Pomodori assassini ha avuto tre seguiti, Il ritorno dei pomodori assassini (con John Astin e George Clooney, nientemeno!!), Killer Tomatoes Strike Back! e Killer Tomatoes Eat France! (entrambi con John Astin). Personalmente ho deciso di concludere qui il recupero ma se il film vi fosse piaciuto voi non fermatevi e proseguite nell'impresa oppure recuperate Critters e Fluido mortale! ENJOY!
venerdì 23 ottobre 2015
Final Girl (2015)
Nonostante fosse stato caCCato da più parti, o forse proprio per questo, ho deciso di impelagarmi nella visione di Final Girl, diretto dal regista Tyler Shields. Segue breve post con un po' di SPOILER.
Trama: la giovane e bionda Veronica si ritrova sola in un bosco con quattro ragazzi che vogliono cacciarla e ucciderla. Ma le cose non sono quelle che sembrano...
Cosa diamine ho visto? Questa è la domanda che mi turbinava nella mente durante i pretenziosi e fuorvianti titoli di coda di Final Girl, titolo che non vi sto a spiegare perché l'hanno già fatto tutti i blog che si sono sbattuti a recensire questo filmucolo. In soldoni, trattasi di thriller-horror con un bassissimo bodycount, zero splatter e pochissimo coinvolgimento emotivo, una sorta di wannabe Nikita dove la protagonista viene cresciuta come una killer da un Wes Bentley stranamente mollo e svogliato che si limita a farle da papà ed istruttore mentre lei, poverella, ne è innamorata persa. La pellicola, che come idea base, per quanto già stravista, non sarebbe neppure male, parte svantaggiata proprio in virtù dei presupposti di questa trama: pretendere che lo spettatore si beva l'esistenza di una killer paffutella e tenerosa come Abigail Breslin (non sexy né tantomeno minacciosa, ahilei) è già ai limiti del surreale ma se la cosa finisse qui ci si potrebbe ancora passare sopra. Il problema è che davanti alle immagini patinate e forzatamente "oniriche" del fotografo riciclatosi regista Tyler Shields non si prova assolutamente nulla, se non un vago senso di tedio. Non c'è modo di parteggiare per la protagonista, vuota e morbidosa macchinetta per uccidere che si pone qualche domanda ma in generale segue i voleri di Bentley senza troppe remore e, ancor peggio, gli sceneggiatori non danno modo allo spettatore di empatizzare con quest'ultimo a causa di caratteristiche psicologiche appena abbozzate e zeppe di cliché. Certo, è vero che la trama prevede l'uccisione di un branco di ragazzotti viziati che amano passare il tempo trucidando ragazze indifese ma, siamo seri: se è vero che le ragazze in questione accettano di andare nel bosco con quattro sconosciuti vestiti come Il Volo meritano di fare la peggiore delle fini. E poi, parliamo un attimo di come vengono uccisi i quattro dementi.
Abigail Breslin, come si vede nei flashback, viene addestrata da Bentley ad essere una killer fredda e spietata, mi sarei quindi aspettata come minimo un bagno di sangue. Invece la furba Abigail preferisce drogare le sue vittime e farle scontrare con delle "visioni" prima di subentrare e ucciderli nei modi più noiosi e perplimenti che vi possano venire in mente. Il primo, tanto quanto, si becca un'accetta nel petto, un altro potrebbe venire ammazzato a colpi di mazza da baseball (l'arma d'ordinanza del ragazzo, ottimo contrappasso) ma Abigail si dimentica di averla in mano e ricorre ad una pietra, il terzo viene semplicemente strangolato nonostante la protagonista abbia palesemente la forza di un bradipo morto. Non vi dico la fine dell'ultimo, ridicolo lui e ridicolo il metodo scelto per farlo fuori. E tuttavia, se Final Girl fosse stato immerso in un'atmosfera malata e disagevole forse avrebbe anche potuto essere divertente. Purtroppo Tyler Shields ha voluto fare il fighètto e allo spettatore è stata propinata l'ennesima, patinata storia di noia alto-borghese, con i ragazzotti che si comportano come dei lord inglesi a caccia di volpi e dove tutti sono conciati manco dovessero andare al ballo di fine anno o alla notte degli Oscar. Quando dico che i quattro killer sembrano Il Volo, non lo dico tanto per: questi per uscire di casa la sera, in una cittadina talmente morta che al confronto Desperation è Las Vegas, indossano tuxedo e farfallino, mentre le ragazze hanno tutte degli abiti da prom anche solo per andare a bersi il frappé nel tipico, squallido diner americano. Come scelta stilistica non poteva davvero essere peggiore ma d'altronde l'intero film è una bufala ammorbante quindi il regista avrà pensato "perché no?". Voi non fate come me e come lui, state alla larga da questa monnezza profumata di Chanel.
Di Abigail Breslin (Veronica) e Wes Bentley (William) ho già parlato ai rispettivi link.
Tyler Shields è il regista della pellicola. Americano, conosciuto soprattutto come fotografo, è al suo primo lungometraggio. Anche attore e sceneggiatore, ha 33 anni e un film in uscita.
Cameron Bright (vero nome Cameron Douglas Crigger) interpreta Shane. Canadese, ha partecipato a film come The Butterfly Effect, Godsend, Birth - Io sono Sean, X-Men - Conflitto finale, Juno, Twilight (dal secondo film in poi) e a serie come Dark Angel e The 4400. Ha 22 anni.
Alexander Ludwig interpreta Jameson. Canadese, ha partecipato a film come Hunger Games, Un weekend da bamboccioni 2 e a serie come Vikings. Ha 23 anni.
Se Final Girl vi fosse piaciuto recuperate la serie Scream, You're Next e Kristy. ENJOY!
Trama: la giovane e bionda Veronica si ritrova sola in un bosco con quattro ragazzi che vogliono cacciarla e ucciderla. Ma le cose non sono quelle che sembrano...
Cosa diamine ho visto? Questa è la domanda che mi turbinava nella mente durante i pretenziosi e fuorvianti titoli di coda di Final Girl, titolo che non vi sto a spiegare perché l'hanno già fatto tutti i blog che si sono sbattuti a recensire questo filmucolo. In soldoni, trattasi di thriller-horror con un bassissimo bodycount, zero splatter e pochissimo coinvolgimento emotivo, una sorta di wannabe Nikita dove la protagonista viene cresciuta come una killer da un Wes Bentley stranamente mollo e svogliato che si limita a farle da papà ed istruttore mentre lei, poverella, ne è innamorata persa. La pellicola, che come idea base, per quanto già stravista, non sarebbe neppure male, parte svantaggiata proprio in virtù dei presupposti di questa trama: pretendere che lo spettatore si beva l'esistenza di una killer paffutella e tenerosa come Abigail Breslin (non sexy né tantomeno minacciosa, ahilei) è già ai limiti del surreale ma se la cosa finisse qui ci si potrebbe ancora passare sopra. Il problema è che davanti alle immagini patinate e forzatamente "oniriche" del fotografo riciclatosi regista Tyler Shields non si prova assolutamente nulla, se non un vago senso di tedio. Non c'è modo di parteggiare per la protagonista, vuota e morbidosa macchinetta per uccidere che si pone qualche domanda ma in generale segue i voleri di Bentley senza troppe remore e, ancor peggio, gli sceneggiatori non danno modo allo spettatore di empatizzare con quest'ultimo a causa di caratteristiche psicologiche appena abbozzate e zeppe di cliché. Certo, è vero che la trama prevede l'uccisione di un branco di ragazzotti viziati che amano passare il tempo trucidando ragazze indifese ma, siamo seri: se è vero che le ragazze in questione accettano di andare nel bosco con quattro sconosciuti vestiti come Il Volo meritano di fare la peggiore delle fini. E poi, parliamo un attimo di come vengono uccisi i quattro dementi.
Abigail Breslin, come si vede nei flashback, viene addestrata da Bentley ad essere una killer fredda e spietata, mi sarei quindi aspettata come minimo un bagno di sangue. Invece la furba Abigail preferisce drogare le sue vittime e farle scontrare con delle "visioni" prima di subentrare e ucciderli nei modi più noiosi e perplimenti che vi possano venire in mente. Il primo, tanto quanto, si becca un'accetta nel petto, un altro potrebbe venire ammazzato a colpi di mazza da baseball (l'arma d'ordinanza del ragazzo, ottimo contrappasso) ma Abigail si dimentica di averla in mano e ricorre ad una pietra, il terzo viene semplicemente strangolato nonostante la protagonista abbia palesemente la forza di un bradipo morto. Non vi dico la fine dell'ultimo, ridicolo lui e ridicolo il metodo scelto per farlo fuori. E tuttavia, se Final Girl fosse stato immerso in un'atmosfera malata e disagevole forse avrebbe anche potuto essere divertente. Purtroppo Tyler Shields ha voluto fare il fighètto e allo spettatore è stata propinata l'ennesima, patinata storia di noia alto-borghese, con i ragazzotti che si comportano come dei lord inglesi a caccia di volpi e dove tutti sono conciati manco dovessero andare al ballo di fine anno o alla notte degli Oscar. Quando dico che i quattro killer sembrano Il Volo, non lo dico tanto per: questi per uscire di casa la sera, in una cittadina talmente morta che al confronto Desperation è Las Vegas, indossano tuxedo e farfallino, mentre le ragazze hanno tutte degli abiti da prom anche solo per andare a bersi il frappé nel tipico, squallido diner americano. Come scelta stilistica non poteva davvero essere peggiore ma d'altronde l'intero film è una bufala ammorbante quindi il regista avrà pensato "perché no?". Voi non fate come me e come lui, state alla larga da questa monnezza profumata di Chanel.
Di Abigail Breslin (Veronica) e Wes Bentley (William) ho già parlato ai rispettivi link.
Tyler Shields è il regista della pellicola. Americano, conosciuto soprattutto come fotografo, è al suo primo lungometraggio. Anche attore e sceneggiatore, ha 33 anni e un film in uscita.
Cameron Bright (vero nome Cameron Douglas Crigger) interpreta Shane. Canadese, ha partecipato a film come The Butterfly Effect, Godsend, Birth - Io sono Sean, X-Men - Conflitto finale, Juno, Twilight (dal secondo film in poi) e a serie come Dark Angel e The 4400. Ha 22 anni.
Alexander Ludwig interpreta Jameson. Canadese, ha partecipato a film come Hunger Games, Un weekend da bamboccioni 2 e a serie come Vikings. Ha 23 anni.
Se Final Girl vi fosse piaciuto recuperate la serie Scream, You're Next e Kristy. ENJOY!
giovedì 22 ottobre 2015
(Gio) WE, Bolla! del 22/10/2015
Buon giovedì a tutti!! Oggi è sicuramente IL giorno di Crimson Peak, fortunatamente arrivato anche a Savona! Purtroppo Dark Places - Nei luoghi oscuri si è perso invece per strada ma siccome sul sito del multisala la programmazione è valida solo per oggi, non escludo modifiche nel corso della settimana. Nel frattempo... ENJOY!
Crimson Peak
Reazione a caldo: Gaudeamus!
Bolla, rifletti!: Dire che aspettavo l'ultimo film di Guillermo Del Toro è riduttivo: una pellicola gotica, con Tom Hiddleston, Mia Wasikowska e Jessica Chastain? Sento puzza di Capolavoro!!!!
Io che amo solo te
Reazione a caldo: Bah.
Bolla, rifletti!: Scamarcio donnaiolo in procinto di sposarsi, Michele Placido dispiaciuto per non avere sposato la consuocera e, quel che è peggio, l'ammorbante Alessandra Amoroso che canta il pezzo forte di Sergio Endrigo sono i tre punti clou di un trailer che mi ha fatto letteralmente cadere i marroni. Anche no.
The Walk
Reazione a caldo: ARGH!!!
Bolla, rifletti!: Capitemi: io vorrei andare a vedere l'ultimo film di Zemeckis, anche perché sapete tutti quanto ADORI Joseph Gordon Levitt. Ma siccome mi viene da vomitare ogni volta che Spiderman svolazza per i grattacieli di Manhattan figuriamoci come potrebbe ridurmi un film dove il protagonista progetta di camminare su un filo sospeso tra le due Torri...
Al cinema d'élite si respira aria di Cannes...
Dheepan - Una nuova vita
Reazione a caldo: Hmmm!
Bolla, rifletti!: L'amore che nasce dalla disperazione e nella violenza delle periferie di Parigi, popolate da spacciatori nonostante la popolazione di immigrati cerchi di trovare in esse libertà e speranza. Il film, che ha vinto l'ultimo Festival di Cannes, sembra molto interessante, spero di riuscire a vederlo!
Crimson Peak
Reazione a caldo: Gaudeamus!
Bolla, rifletti!: Dire che aspettavo l'ultimo film di Guillermo Del Toro è riduttivo: una pellicola gotica, con Tom Hiddleston, Mia Wasikowska e Jessica Chastain? Sento puzza di Capolavoro!!!!
Io che amo solo te
Reazione a caldo: Bah.
Bolla, rifletti!: Scamarcio donnaiolo in procinto di sposarsi, Michele Placido dispiaciuto per non avere sposato la consuocera e, quel che è peggio, l'ammorbante Alessandra Amoroso che canta il pezzo forte di Sergio Endrigo sono i tre punti clou di un trailer che mi ha fatto letteralmente cadere i marroni. Anche no.
The Walk
Reazione a caldo: ARGH!!!
Bolla, rifletti!: Capitemi: io vorrei andare a vedere l'ultimo film di Zemeckis, anche perché sapete tutti quanto ADORI Joseph Gordon Levitt. Ma siccome mi viene da vomitare ogni volta che Spiderman svolazza per i grattacieli di Manhattan figuriamoci come potrebbe ridurmi un film dove il protagonista progetta di camminare su un filo sospeso tra le due Torri...
Al cinema d'élite si respira aria di Cannes...
Dheepan - Una nuova vita
Reazione a caldo: Hmmm!
Bolla, rifletti!: L'amore che nasce dalla disperazione e nella violenza delle periferie di Parigi, popolate da spacciatori nonostante la popolazione di immigrati cerchi di trovare in esse libertà e speranza. Il film, che ha vinto l'ultimo Festival di Cannes, sembra molto interessante, spero di riuscire a vederlo!
mercoledì 21 ottobre 2015
Stung (2015)
Siccome amo notoriamente farmi del male, potevo forse perdermi Stung, horror diretto dal regista Benni Diez? No, ovviamente no.
Trama: durante una festa gli invitati vengono assaliti da uno sciame di enormi vespe che non si limitano a pungere le loro vittime ma le trasformano in qualcosa di ancor più terribile...
Dovete sapere che io ho il terrore di api, vespe, calabroni neri e rossi e che questi orridi esseri ricambiano la mia paura aggredendomi anche quando fingo di non vederli o mi chiudo a pangolino per scomparire dalla loro vista; alle elementari mi era addirittura capitato di finire nel bel mezzo di una "sciamatura" assieme a due amichette e, mentre loro sono rimaste annichilite alla vista di migliaia di api che le circondavano, io ho fatto dietrofront battendo il record di Bolt prima di spalmarmi sull'asfalto della via principale e attraversare la strada A GATTONI. Come diavolo abbia fatto ad essere ancora viva per raccontarlo mi è ancora oscuro, sta di fatto che Stung avrebbe potuto tranquillamente fare il paio con Clown, It, La bambola assassina e L'evocazione per quel che riguarda il livello di cieco terrore provocato dall'argomento trattato. Ed effettivamente l'inizio di Stung per me è stato angosciante, con quelle mostruose vespe formato famiglia intente a svolazzare attorno alla gente e a pungerla con quel terrificante ronzio di sottofondo, mi sembrava di averle in camera e non sapete quante volte mi sono nascosta sotto il plaid per l'ansia. Poi, vabbé, quando le dimensioni cominciano ad aumentare le vespe di Stung non assomigliano nemmeno più a degli insetti quindi l'effetto schifo è venuto meno e sono riuscita a guardare il film con più serenità. Talmente tanta serenità che ho fatto fatica a rimanere sveglia, sinceramente. Stung infatti è solo l'ennesima commedia horror, genere amato soprattutto dagli europei che si cimentano nel cinema di genere per la prima volta, come il tedesco Benni Diez, nonostante i tempi comici siano un casino da gestire e, ancor peggio, da mescolare con la componente horror; la pellicola è un mix di situazioni da commedia romantica (paradossalmente l'aspetto più interessante e ben gestito è proprio l'attesa del sospirato bacio tra i due protagonisti), mommy issues e umorismo alcoolico che prende più di metà film, il resto prevede la presenza di vespe giganti che squartano le persone mentre i protagonisti disperati cercano di fuggire in un dedalo di corridoi e cantine sotterranee. Niente di particolarmente divertente o pauroso, ahimé.
Lance Henriksen a parte, punta di diamante di un cast prevalentemente anglofono, e tolta la faccetta simpatica di Matt O'Leary, Stung non vanta attori memorabili e nemmeno chissà quali virtuosismi di regia o effetti speciali splatterosi e realistici. Anzi, per quel che riguarda il reparto FX la pellicola cade miseramente nell'utilizzo di una CGI terribilmente fasulla e devo riconoscere che solo il mio terrore per questo genere di insetti mi ha portata a provare un incontrollabile schifo verso vespe palesemente ricreate al computer. Davanti ad un reparto tecnico così carente ma anche troppo patinato, nasce spontanea nella mente dell'appassionato di horror un'invocazione verso i B-Movie poco pretenziosi ed artigianali degli anni '70-'80, che sopperivano alla mancanza di mezzi con un sacco di fantasia e una buona dose di sfacciataggine: Stung invece saccheggia gli incubi di Cronenberg, l'umorismo nero del primo Peter Jackson e la zomromcom di Shaun of The Dead privandoli della loro verve unica, forse perché lo sceneggiatore Adam Aresty, anche lui al suo primo film, non sapeva molto bene come farli filare assieme. Peccato perché in mani più capaci Stung avrebbe potuto diventare o una visione incredibilmente divertente o un'esperienza terrificante, una roba da costringere lo spettatore fobico come la sottoscritta a non uscire più di casa, mentre così è rimasto solo un filmetto da dimenticare nel giro di qualche giorno e in grado di offrire davvero pochi spunti di riflessione o critica per una povera blogger affamata di orrori validi o validamente trash. E sperate che non esca un sequel o che a nessun altro venga in mente di sviluppare l'idea accennata sul finale: nulla mi toglie dalla testa che Aresty si sia guardato Zombeavers e abbia colto il suggerimento presente dopo i titoli di coda, se qualche aspirante sceneggiatore verrà invece titillato dall'ultima scena di Stung nel giro di qualche mese rischiamo l'uscita di Zombovines.
Di Lance Henriksen, che interpreta Caruthers, ho già parlato QUI mentre Clifton Collins Jr., che interpreta Sydney, lo trovate QUA.
Benni Diez è il regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Tedesco, ha lavorato anche come responsabile degli effetti speciali, sceneggiatore e produttore.
Matt O'Leary (vero nome Matthew Joseph O'Leary) interpreta Paul. Americano, ha partecipato a film come Frailty, Spy Kids 2 - L'isola dei sogni perduti, Missione 3D - Game Over, Die Hard - Vivere o morire, The Lone Ranger e a serie come CSI. Anche regista, produttore e sceneggiatore, ha 28 anni e quattro film in uscita.
Se Stung vi fosse piaciuto recuperate Zombeavers e magari La mosca. ENJOY!
Trama: durante una festa gli invitati vengono assaliti da uno sciame di enormi vespe che non si limitano a pungere le loro vittime ma le trasformano in qualcosa di ancor più terribile...
Dovete sapere che io ho il terrore di api, vespe, calabroni neri e rossi e che questi orridi esseri ricambiano la mia paura aggredendomi anche quando fingo di non vederli o mi chiudo a pangolino per scomparire dalla loro vista; alle elementari mi era addirittura capitato di finire nel bel mezzo di una "sciamatura" assieme a due amichette e, mentre loro sono rimaste annichilite alla vista di migliaia di api che le circondavano, io ho fatto dietrofront battendo il record di Bolt prima di spalmarmi sull'asfalto della via principale e attraversare la strada A GATTONI. Come diavolo abbia fatto ad essere ancora viva per raccontarlo mi è ancora oscuro, sta di fatto che Stung avrebbe potuto tranquillamente fare il paio con Clown, It, La bambola assassina e L'evocazione per quel che riguarda il livello di cieco terrore provocato dall'argomento trattato. Ed effettivamente l'inizio di Stung per me è stato angosciante, con quelle mostruose vespe formato famiglia intente a svolazzare attorno alla gente e a pungerla con quel terrificante ronzio di sottofondo, mi sembrava di averle in camera e non sapete quante volte mi sono nascosta sotto il plaid per l'ansia. Poi, vabbé, quando le dimensioni cominciano ad aumentare le vespe di Stung non assomigliano nemmeno più a degli insetti quindi l'effetto schifo è venuto meno e sono riuscita a guardare il film con più serenità. Talmente tanta serenità che ho fatto fatica a rimanere sveglia, sinceramente. Stung infatti è solo l'ennesima commedia horror, genere amato soprattutto dagli europei che si cimentano nel cinema di genere per la prima volta, come il tedesco Benni Diez, nonostante i tempi comici siano un casino da gestire e, ancor peggio, da mescolare con la componente horror; la pellicola è un mix di situazioni da commedia romantica (paradossalmente l'aspetto più interessante e ben gestito è proprio l'attesa del sospirato bacio tra i due protagonisti), mommy issues e umorismo alcoolico che prende più di metà film, il resto prevede la presenza di vespe giganti che squartano le persone mentre i protagonisti disperati cercano di fuggire in un dedalo di corridoi e cantine sotterranee. Niente di particolarmente divertente o pauroso, ahimé.
Lance Henriksen a parte, punta di diamante di un cast prevalentemente anglofono, e tolta la faccetta simpatica di Matt O'Leary, Stung non vanta attori memorabili e nemmeno chissà quali virtuosismi di regia o effetti speciali splatterosi e realistici. Anzi, per quel che riguarda il reparto FX la pellicola cade miseramente nell'utilizzo di una CGI terribilmente fasulla e devo riconoscere che solo il mio terrore per questo genere di insetti mi ha portata a provare un incontrollabile schifo verso vespe palesemente ricreate al computer. Davanti ad un reparto tecnico così carente ma anche troppo patinato, nasce spontanea nella mente dell'appassionato di horror un'invocazione verso i B-Movie poco pretenziosi ed artigianali degli anni '70-'80, che sopperivano alla mancanza di mezzi con un sacco di fantasia e una buona dose di sfacciataggine: Stung invece saccheggia gli incubi di Cronenberg, l'umorismo nero del primo Peter Jackson e la zomromcom di Shaun of The Dead privandoli della loro verve unica, forse perché lo sceneggiatore Adam Aresty, anche lui al suo primo film, non sapeva molto bene come farli filare assieme. Peccato perché in mani più capaci Stung avrebbe potuto diventare o una visione incredibilmente divertente o un'esperienza terrificante, una roba da costringere lo spettatore fobico come la sottoscritta a non uscire più di casa, mentre così è rimasto solo un filmetto da dimenticare nel giro di qualche giorno e in grado di offrire davvero pochi spunti di riflessione o critica per una povera blogger affamata di orrori validi o validamente trash. E sperate che non esca un sequel o che a nessun altro venga in mente di sviluppare l'idea accennata sul finale: nulla mi toglie dalla testa che Aresty si sia guardato Zombeavers e abbia colto il suggerimento presente dopo i titoli di coda, se qualche aspirante sceneggiatore verrà invece titillato dall'ultima scena di Stung nel giro di qualche mese rischiamo l'uscita di Zombovines.
Di Lance Henriksen, che interpreta Caruthers, ho già parlato QUI mentre Clifton Collins Jr., che interpreta Sydney, lo trovate QUA.
Benni Diez è il regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Tedesco, ha lavorato anche come responsabile degli effetti speciali, sceneggiatore e produttore.
Matt O'Leary (vero nome Matthew Joseph O'Leary) interpreta Paul. Americano, ha partecipato a film come Frailty, Spy Kids 2 - L'isola dei sogni perduti, Missione 3D - Game Over, Die Hard - Vivere o morire, The Lone Ranger e a serie come CSI. Anche regista, produttore e sceneggiatore, ha 28 anni e quattro film in uscita.
Se Stung vi fosse piaciuto recuperate Zombeavers e magari La mosca. ENJOY!
martedì 20 ottobre 2015
Il Bollodromo #18: Lupin III - L'avventura italiana - Il giorno libero di Lupin
Torna l'appuntamento settimanale con Lupin - L'avventura italiana che domenica, nonostante le premesse, è stato perlomeno divertente seppur permanga un affronto a tutto ciò che è stato creato da Monkey Punch nonché una belinata piena zeppa di WTF.
Stavolta l'ha capito persino Yuji Ohno che di fronte all'impossibilità di creare delle trame interessanti è meglio buttare tutto in supercazzola; infatti, la colonna sonora dell'episodio 17, Il giorno libero di Lupin, richiama le melodie tipiche di un film di comiche. L'intera puntata è, di fatto, un filler senza alcuna pretesa di prendersi sul serio anche perché, diciamoci la verità, come sarebbe possibile dare credito ad un ladro che intraprende un viaggio lunghissimo solo per consegnare un cane alla sua legittima padrona ed intascare la ricompensa? Questo terrificante incipit degno dei peggiori albi di Alan Ford è ciò che da il via all'episodio della settimana, interamente basato sulle schermaglie tra Lupin e Jigen (Alan Ford/Il Conte e Bob Rock), sullo scontro culturale tra l'orientale Goemon (Grunf) e gli orpelli della società occidentale, sull'eterno inseguimento di Zazà (boh, Superciuck?) e, ovviamente, sul cane (il Cirano). LA cagna chiamata Josephine che in realtà è un maschio se devo dare retta al suo sguardo da satiro sul finale, chiuso da un'inquadratura "a cerchio", come nei cartoni di Tom & Jerry, dopo che l'animale è stato salvato da tre biondine. Per una trama così basterebbero 10 minuti di cartone e non servirebbe neppure un commento, tanto l'episodio è innocuo e inutile, ma gli sceneggiatori sono dovuti arrivare a 20 minuti e io devo giungere a due paragrafi, quindi mi limiterò a farvi un elenco delle buffonate più esilaranti.
A dimostrazione di come gli sceneggiatori non sappiano davvero dove stanno andando su questa TeRa né QUANDO stanno facendo (azzeccano solo un inutile omaggio a Final Destination 2 ma credo non fosse volontario), Lupin va in bagno e, una volta uscitone, si trova davanti Zenigata. Quando il ladro fa marcia indietro, passando per la stessa porta da cui è uscito, scopriamo che Lupin ha fatto propria la lezione di Jigen e ha minto in uno sgabuzzino pieno di prodotti per la pulizia dei sanitari. Se questo non vi basta, sappiate che Fujiko Mine, sempre secondo gli sceneggiatori, è solita andare in crociera lasciando nome e cognome all'imbarco, nonostante sia quasi sicuramente su tutte le liste dei maggiori ricercati al mondo. Oltre a questi svarioni ci sono un paio di momenti da "No, Maria, io esco!!" tra i quali spicca il surreale dialogo tra Lupin e Jigen, dove il primo chiede al pistolero come faccia a prendersi cura della sua barba prima di sbottare davanti alle risposte scazzate di Jigen con un "Io e te abbiamo in comune solo il lavoro, non parliamo mai!!". Ma Porcosatana, è una puntata di Lupin o una di Casa Vianello? No, per sapere. Del sushi con bengala (unito all'ennesima dimenticanza degli sceneggiatori o animatori che prima mostrano Jigen con le bacchette e un piatto da sushi poi gli mettono in mano una fetta di pizza...) non voglio nemmeno parlare, basta la faccia di Goemon per esprimere tutto il cordoglio che covo nel cuore. La prossima puntata, La marionetta assassina, parrebbe surreale e "quasi" drammatica ma ormai non oso più sperare.
Ecco le altre puntate di Lupin III - L'avventura italiana:
Episodi 1- 4
Episodi 5 - 7
Episodi 8-10
Episodi 11-13
Episodio 14
Episodio 15
Episodio 16
Stavolta l'ha capito persino Yuji Ohno che di fronte all'impossibilità di creare delle trame interessanti è meglio buttare tutto in supercazzola; infatti, la colonna sonora dell'episodio 17, Il giorno libero di Lupin, richiama le melodie tipiche di un film di comiche. L'intera puntata è, di fatto, un filler senza alcuna pretesa di prendersi sul serio anche perché, diciamoci la verità, come sarebbe possibile dare credito ad un ladro che intraprende un viaggio lunghissimo solo per consegnare un cane alla sua legittima padrona ed intascare la ricompensa? Questo terrificante incipit degno dei peggiori albi di Alan Ford è ciò che da il via all'episodio della settimana, interamente basato sulle schermaglie tra Lupin e Jigen (Alan Ford/Il Conte e Bob Rock), sullo scontro culturale tra l'orientale Goemon (Grunf) e gli orpelli della società occidentale, sull'eterno inseguimento di Zazà (boh, Superciuck?) e, ovviamente, sul cane (il Cirano). LA cagna chiamata Josephine che in realtà è un maschio se devo dare retta al suo sguardo da satiro sul finale, chiuso da un'inquadratura "a cerchio", come nei cartoni di Tom & Jerry, dopo che l'animale è stato salvato da tre biondine. Per una trama così basterebbero 10 minuti di cartone e non servirebbe neppure un commento, tanto l'episodio è innocuo e inutile, ma gli sceneggiatori sono dovuti arrivare a 20 minuti e io devo giungere a due paragrafi, quindi mi limiterò a farvi un elenco delle buffonate più esilaranti.
A dimostrazione di come gli sceneggiatori non sappiano davvero dove stanno andando su questa TeRa né QUANDO stanno facendo (azzeccano solo un inutile omaggio a Final Destination 2 ma credo non fosse volontario), Lupin va in bagno e, una volta uscitone, si trova davanti Zenigata. Quando il ladro fa marcia indietro, passando per la stessa porta da cui è uscito, scopriamo che Lupin ha fatto propria la lezione di Jigen e ha minto in uno sgabuzzino pieno di prodotti per la pulizia dei sanitari. Se questo non vi basta, sappiate che Fujiko Mine, sempre secondo gli sceneggiatori, è solita andare in crociera lasciando nome e cognome all'imbarco, nonostante sia quasi sicuramente su tutte le liste dei maggiori ricercati al mondo. Oltre a questi svarioni ci sono un paio di momenti da "No, Maria, io esco!!" tra i quali spicca il surreale dialogo tra Lupin e Jigen, dove il primo chiede al pistolero come faccia a prendersi cura della sua barba prima di sbottare davanti alle risposte scazzate di Jigen con un "Io e te abbiamo in comune solo il lavoro, non parliamo mai!!". Ma Porcosatana, è una puntata di Lupin o una di Casa Vianello? No, per sapere. Del sushi con bengala (unito all'ennesima dimenticanza degli sceneggiatori o animatori che prima mostrano Jigen con le bacchette e un piatto da sushi poi gli mettono in mano una fetta di pizza...) non voglio nemmeno parlare, basta la faccia di Goemon per esprimere tutto il cordoglio che covo nel cuore. La prossima puntata, La marionetta assassina, parrebbe surreale e "quasi" drammatica ma ormai non oso più sperare.
Ecco le altre puntate di Lupin III - L'avventura italiana:
Episodi 1- 4
Episodi 5 - 7
Episodi 8-10
Episodi 11-13
Episodio 14
Episodio 15
Episodio 16
domenica 18 ottobre 2015
Black Mass - L'ultimo gangster (2015)
Nonostante il post sia slittato per "colpa" di Suburra, durante la Festa del Cinema sono andata a vedere anche Black Mass - L'ultimo gangster (Black Mass), diretto dal regista Scott Cooper e tratto dal libro Black Mass: The True Story of an Unholy Alliance Between the FBI and the Irish Mob di Dick Lehr e Gerard O'Neill.
Trama: il boss della mala irlandese James "Whitey" Bulger comincia a lavorare come informatore dell'FBI, sfruttando questa posizione privilegiata per consolidare ed aumentare il suo potere come criminale...
Non è un mistero che io adori le pellicole di stampo "mafioso", soprattutto quelle che si concentrano sull'ascesa e la caduta delle famiglie criminali o di una banda di malviventi in particolare. E' quindi con un certo gusto che ho guardato Black Mass, zeppo di tutti quegli stilemi che adoro, nonostante fosse anche un po' superficiale e abbastanza derivativo, privo di quei tocchi di stile che avrebbero potuto renderlo non dico un capolavoro ma perlomeno un film memorabile. La pellicola di Scott si concentra sull'attività di James "Whitey" Bulger, figura di spicco realmente esistita all'interno della criminalità bostoniana, e sugli anni in cui il boss ha funto da informatore per l'FBI, desideroso di mettere le mani sui vertici della malavita italoamericana; gli sceneggiatori hanno scelto di concentrarsi molto sia sull'ambivalenza di Bulger, che passava in tempo zero dall'essere fine stratega a folle pronto ad uccidere al minimo sospetto di tradimento, sia sul marcio presente all'interno degli uffici federali, calcando la mano sul legame apparentemente indissolubile tra uomini nati nello stesso quartiere e cresciuti con gli stessi valori nonostante siano finiti dalle parti opposte della barricata. Questa parte della vita di Bulger viene ricostruita partendo dagli interrogatori dei suoi collaboratori storici, segmenti che introducono i punti salienti della vicenda come se Black Mass fosse una sorta di documentario, e il quadro generale che se ne ricava è quello tipico di un boss che, col tempo, è arrivato a perdere di vista la realtà sicura della malavita di "quartiere" per calcare sentieri sempre più violenti, sanguinosi e ovviamente pericolosi, per quanto remunerativi; lo stesso, ovviamente, vale per l'agente dell'FBI John Connolly, la cui vita scorre in parallelo a quella di Bulger e che diventa sempre più corrotto mano a mano che il suo "protetto" nonché informatore si espande nell'attività criminale, con ovvie conseguenze.
A fronte quindi di una storia vera ed interessante, quello che manca a Black Mass sono un po' di personalità e "sentimento" che avrebbero potuto rendere la vicenda di Bulger molto più coinvolgente e memorabile. La regia di Scott Cooper non regala sequenze particolarmente d'impatto e la scelta di raccontare la storia come un mosaico di flashback introdotti da un interrogatorio ricorda molto la prima stagione di True Detective. Nel reparto attori andiamo invece molto meglio ma bisogna precisare un paio di cosette. Johnny Depp per la prima volta dopo anni offre un'interpretazione fortunatamente distante da quelle macchiette zeppe di smorfie a cui ci aveva abituati fin da La maledizione della prima luna ma, diciamo le cose come stanno, non porta a casa la performance del secolo e, di fatto, al posto suo avrebbe potuto esserci qualsiasi altro attore mediamente bravo o col phisique du role, Ray Liotta in primis. Molto meglio, almeno per quel che mi riguarda, Joel Edgerton alle prese con un personaggio scomodo e a costante rischio cliché, un Benedict Cumberbatch che finalmente ha trovato un ruolo che non lo facesse apparire un povero minus habens ai miei occhi e perfetto Rory Cochrane, l'unico personaggio negativo in grado di coinvolgermi un minimo, soprattutto verso il finale (nonostante il suo ruolo nella morte di Deborah Hassey sia stato romanzato per esigenze di copione, quindi sono stata colpita da una delle cose "false" raccontate nella pellicola). Molto interessanti, inoltre, i sempre graditi compendi informativi pre-titoli di coda, che "svelano" le condanne francamente discutibili (mi pare che Steve Flemmi si sia beccato l'ergastolo mentre John Martorano, che nel film viene dipinto praticamente come un serial killer, abbia fatto solo 14 anni...) dei coinvolti, e le vere immagini di repertorio che accompagnano i credits. In definitiva, se amate il genere biografico-mafioso, Black Mass è un film perfetto per passare una serata senza cedere alla noia neppure per un istante ma non aspettatevi un capolavoro.
Di Johnny Depp (James "Whitey" Bulger), Joel Edgerton (John Connolly), Benedict Cumberbatch (Billy Bulger), Kevin Bacon (Charles McGuire), Peter Sarsgaard (Brian Halloran), Rory Cochrane (Steve Flemmi), Corey Stoll (Fred Wyshak), Julianne Nicholson (Marianne Connolly) e Juno Temple (Deborah Hassey) ho già parlato ai rispettivi link.
Scott Cooper è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Crazy Heart e Out of the Furnace - Il fuoco della vendetta. Anche attore, sceneggiatore e produttore, ha 45 anni.
Dakota Johnson interpreta Lindsey Cyr. Americana, ha partecipato a film come Pazzi in Alabama, The Social Network e, soprattuttamente, Cinquanta sfumature di grigio. Ha 26 anni e film in uscita tra cui, ossignoreuccidimi, il remake di Suspiria e ovviamente i seguiti di Cinquanta sfumature di grigio, dove la squinzia dovrebbe riprendere il ruolo di Anastasia Steele.
W. Earl Brown interpreta John Martorano. Americano, ha partecipato a film come Fuoco assassino, Nightmare - Nuovo incubo, Vampiro a Brooklyn, Scream - Chi urla muore, Tutti pazzi per Mary, Essere John Malkovich, Lost Souls - La profezia, Vanilla Sky, The Master, The Lone Ranger e a serie come La signora in giallo, Il mio amico Alf, Più forte ragazzi, Angel, Streghe, X-Files, Six Feet Under, Cold Case, CSI: Miami, Numb3rs, CSI - Scena del crimine, American Horror Story, Bates Motel, Grey's Anatomy e True Detective. Anche sceneggiatore e produttore, ha 52 anni e un film in uscita, inoltre dovrebbe interpretare lo sceriffo Hugo Root nel pilot di Preacher.
Inizialmente, avrebbe dovuto essere Guy Pearce ad impersonare James Bulger ma l'attore ha abbandonato il progetto e gli è subentrato Johnny Depp che, tra l'altro, per un po' a sua volta ha rinunciato al ruolo per questioni salariali. La povera Sienna Miller invece, che ha girato parecchie scene nei panni di Catherine Greig, storica fidanzata di Bulger, è rimasta vittima del montaggio che ha tagliato interamente la sua parte (altrimenti il film sarebbe durato più o meno tre ore). Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate Quei bravi ragazzi, Casino, Donnie Brasco. ENJOY!
Trama: il boss della mala irlandese James "Whitey" Bulger comincia a lavorare come informatore dell'FBI, sfruttando questa posizione privilegiata per consolidare ed aumentare il suo potere come criminale...
Non è un mistero che io adori le pellicole di stampo "mafioso", soprattutto quelle che si concentrano sull'ascesa e la caduta delle famiglie criminali o di una banda di malviventi in particolare. E' quindi con un certo gusto che ho guardato Black Mass, zeppo di tutti quegli stilemi che adoro, nonostante fosse anche un po' superficiale e abbastanza derivativo, privo di quei tocchi di stile che avrebbero potuto renderlo non dico un capolavoro ma perlomeno un film memorabile. La pellicola di Scott si concentra sull'attività di James "Whitey" Bulger, figura di spicco realmente esistita all'interno della criminalità bostoniana, e sugli anni in cui il boss ha funto da informatore per l'FBI, desideroso di mettere le mani sui vertici della malavita italoamericana; gli sceneggiatori hanno scelto di concentrarsi molto sia sull'ambivalenza di Bulger, che passava in tempo zero dall'essere fine stratega a folle pronto ad uccidere al minimo sospetto di tradimento, sia sul marcio presente all'interno degli uffici federali, calcando la mano sul legame apparentemente indissolubile tra uomini nati nello stesso quartiere e cresciuti con gli stessi valori nonostante siano finiti dalle parti opposte della barricata. Questa parte della vita di Bulger viene ricostruita partendo dagli interrogatori dei suoi collaboratori storici, segmenti che introducono i punti salienti della vicenda come se Black Mass fosse una sorta di documentario, e il quadro generale che se ne ricava è quello tipico di un boss che, col tempo, è arrivato a perdere di vista la realtà sicura della malavita di "quartiere" per calcare sentieri sempre più violenti, sanguinosi e ovviamente pericolosi, per quanto remunerativi; lo stesso, ovviamente, vale per l'agente dell'FBI John Connolly, la cui vita scorre in parallelo a quella di Bulger e che diventa sempre più corrotto mano a mano che il suo "protetto" nonché informatore si espande nell'attività criminale, con ovvie conseguenze.
A fronte quindi di una storia vera ed interessante, quello che manca a Black Mass sono un po' di personalità e "sentimento" che avrebbero potuto rendere la vicenda di Bulger molto più coinvolgente e memorabile. La regia di Scott Cooper non regala sequenze particolarmente d'impatto e la scelta di raccontare la storia come un mosaico di flashback introdotti da un interrogatorio ricorda molto la prima stagione di True Detective. Nel reparto attori andiamo invece molto meglio ma bisogna precisare un paio di cosette. Johnny Depp per la prima volta dopo anni offre un'interpretazione fortunatamente distante da quelle macchiette zeppe di smorfie a cui ci aveva abituati fin da La maledizione della prima luna ma, diciamo le cose come stanno, non porta a casa la performance del secolo e, di fatto, al posto suo avrebbe potuto esserci qualsiasi altro attore mediamente bravo o col phisique du role, Ray Liotta in primis. Molto meglio, almeno per quel che mi riguarda, Joel Edgerton alle prese con un personaggio scomodo e a costante rischio cliché, un Benedict Cumberbatch che finalmente ha trovato un ruolo che non lo facesse apparire un povero minus habens ai miei occhi e perfetto Rory Cochrane, l'unico personaggio negativo in grado di coinvolgermi un minimo, soprattutto verso il finale (nonostante il suo ruolo nella morte di Deborah Hassey sia stato romanzato per esigenze di copione, quindi sono stata colpita da una delle cose "false" raccontate nella pellicola). Molto interessanti, inoltre, i sempre graditi compendi informativi pre-titoli di coda, che "svelano" le condanne francamente discutibili (mi pare che Steve Flemmi si sia beccato l'ergastolo mentre John Martorano, che nel film viene dipinto praticamente come un serial killer, abbia fatto solo 14 anni...) dei coinvolti, e le vere immagini di repertorio che accompagnano i credits. In definitiva, se amate il genere biografico-mafioso, Black Mass è un film perfetto per passare una serata senza cedere alla noia neppure per un istante ma non aspettatevi un capolavoro.
Di Johnny Depp (James "Whitey" Bulger), Joel Edgerton (John Connolly), Benedict Cumberbatch (Billy Bulger), Kevin Bacon (Charles McGuire), Peter Sarsgaard (Brian Halloran), Rory Cochrane (Steve Flemmi), Corey Stoll (Fred Wyshak), Julianne Nicholson (Marianne Connolly) e Juno Temple (Deborah Hassey) ho già parlato ai rispettivi link.
Scott Cooper è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Crazy Heart e Out of the Furnace - Il fuoco della vendetta. Anche attore, sceneggiatore e produttore, ha 45 anni.
Dakota Johnson interpreta Lindsey Cyr. Americana, ha partecipato a film come Pazzi in Alabama, The Social Network e, soprattuttamente, Cinquanta sfumature di grigio. Ha 26 anni e film in uscita tra cui, ossignoreuccidimi, il remake di Suspiria e ovviamente i seguiti di Cinquanta sfumature di grigio, dove la squinzia dovrebbe riprendere il ruolo di Anastasia Steele.
W. Earl Brown interpreta John Martorano. Americano, ha partecipato a film come Fuoco assassino, Nightmare - Nuovo incubo, Vampiro a Brooklyn, Scream - Chi urla muore, Tutti pazzi per Mary, Essere John Malkovich, Lost Souls - La profezia, Vanilla Sky, The Master, The Lone Ranger e a serie come La signora in giallo, Il mio amico Alf, Più forte ragazzi, Angel, Streghe, X-Files, Six Feet Under, Cold Case, CSI: Miami, Numb3rs, CSI - Scena del crimine, American Horror Story, Bates Motel, Grey's Anatomy e True Detective. Anche sceneggiatore e produttore, ha 52 anni e un film in uscita, inoltre dovrebbe interpretare lo sceriffo Hugo Root nel pilot di Preacher.
Inizialmente, avrebbe dovuto essere Guy Pearce ad impersonare James Bulger ma l'attore ha abbandonato il progetto e gli è subentrato Johnny Depp che, tra l'altro, per un po' a sua volta ha rinunciato al ruolo per questioni salariali. La povera Sienna Miller invece, che ha girato parecchie scene nei panni di Catherine Greig, storica fidanzata di Bulger, è rimasta vittima del montaggio che ha tagliato interamente la sua parte (altrimenti il film sarebbe durato più o meno tre ore). Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate Quei bravi ragazzi, Casino, Donnie Brasco. ENJOY!