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venerdì 20 novembre 2015

Last Shift (2014)

Ne hanno parlato tutti nei mesi scorsi, facendomi salire una bella scimmia; così, per il post-Halloween, ho deciso di guardare Last Shift, diretto e co-sceneggiato nel 2014 dal regista Anthony DiBlasi.


Trama: l'agente Loren, appena entrata nel corpo di polizia, è costretta a fare l'ultimo turno di notte all'interno di una stazione destinata a venire dismessa il giorno dopo. La giovane si ritroverà a dover affrontare fenomeni inspiegabili..


Last Shift è un altro di quei film a cui il tam tam in rete ha fatto benissimo. Nonostante avessi già apprezzato Anthony DiBlasi con Dread, il suo non è comunque un nome che mi è rimasto impresso, dunque se non avessi letto in giro di Last Shift non avrei neppure cercato di recuperare questa terrificante, angosciante pellicola che, di per sé, non brilla di originalità e parte con una situazione talmente tipica che in quest'ultimo decennio è stata sviscerata in tutti i modi possibili e immaginabili, spesso con scarsissimi risultati. Eppure, durante la visione di Last Shift non è tanto la trama ad importare (abbiamo a che fare con un luogo infestato e con adoratori del demonio ai quali è stata garantita l'immortalità, perlomeno "in spirito") quanto l'impostazione di tutta la vicenda, l'interpretazione di Juliana Harkavy e le scelte registiche e scenografiche. Il film di DiBlasi stimola il senso di impotenza e l'empatia dello spettatore presentando una situazione iniziale plausibile: la protagonista, una novellina alle prime armi desiderosa di fare bella figura e decisa ad onorare la memoria del padre defunto in servizio, è costretta a rimanere sola all'interno di una stazione di polizia in attesa degli agenti chiamati a "bonificare" la saletta delle prove organiche. A sua disposizione l'agente ha solo il cellulare, un telefono interno al quale non dovrebbero arrivare più chiamate e il numero diretto del burbero responsabile, per il resto può contare solo su sé stessa e come ulteriore handicap c'è il fatto che abbandonare il presidio significherebbe perdere lavoro e autostima. Dopo pochissimo tempo, all'interno della stazione cominciano ad accadere le cose più strane e se all'inizio ogni evento potrebbe essere spiegabile ed affrontabile con professionale tranquillità, mano a mano i fenomeni ai quali è costretta a testimoniare la protagonista si fanno sempre più violenti, inquietanti e incontrollabili, portando l'agente a perdere lucidità e costringendo lo spettatore a sopportare assieme a lei tutti gli orrori che si nascondono all'interno della stazione di polizia oltre a crisi di ansia sempre più intense.


Juliana Harkavy, costretta a reggere sulle proprie spalle l'intero film, offre un'interpretazione magistrale, distante da quella della solita scream queen: l'agente Loren non è una sprovveduta, anzi, affronta di petto tutte le situazioni inspiegabili che le si parano davanti, ma nel corso del film assistiamo ad un crudele gioco di manipolazione psicologica che la trasformerà nell'ombra di sé stessa, una ragazzina dal complesso paterno incapace di distinguere l'incubo dalla realtà. Non che DiBlasi in questo la aiuti, eh. Il regista crea la situazione più angosciante in assoluto, girando un horror quasi interamente illuminato da una luce artificiale fortissima che rende il buio esterno o nascosto in attesa dietro le porte semi-aperte ancora più oscuro ed insondabile. Non so se a voi è mai capitato da piccoli di rimanere soli d'inverno in casa mentre la mamma usciva un quarto d'ora, magari per andare in cantina, e voi eravate costretti a stare in cucina ad aspettarne il ritorno, con la luce del neon che non riusciva a raggiungere il corridoio proprio alle vostre spalle; ecco, in Last Shift succede proprio questo ma in più c'è un'attesa di otto ore, all'interno di un luogo sconosciuto e palesemente ostile. Davanti a questa prospettiva diventano terrificanti anche dei cliché come i filmati che partono da soli, le porte che si aprono, i telefoni che squillano all'improvviso o i fantasmi dall'aspetto demoniaco (il make-up e gli effetti speciali di Last Shift sono fenomenali) perché tutti questi elementi si innestano in un'ambientazione claustrofobica e surreale, senza limitarsi a provocare uno spavento temporaneo ma diventando parte integrante di un orrore fisico e psicologico. Insomma, di nuovo bravo ad Anthony DiBlase, che è stato capace di spaventarmi e turbarmi ancora una volta.


Del regista e co-sceneggiatore Anthony DiBlasi ho già parlato QUI.

Juliana Harkavy interpreta Jessica Loren. Americana, ha partecipato a film come La mia super ex-ragazza e a serie come The Walking Dead e Constantine. Anche sceneggiatrice, ha 30 anni e tre film in uscita.


Se Last Shift vi fosse piaciuto recuperate Distretto 13: Le brigate della morte, dal tema simile ma non sovrannaturale. ENJOY!

33 commenti:

  1. visto anche io, presto ne parlerò alla fabbrica ^_^

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  2. Ce l'abbiamo in HD da un pò,a questo punto ce lo spareremo stasera immagino!
    Ti so dire ;)

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    1. Io un paio di salti sulla sedia li ho fatti!! Se riuscite recuperate anche Dread: l'inizio è lentissimo (avviso pro-Khal! XD) ma da metà film in poi diventa molto intrigante!!

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. Bisogna arrivarci, a metà film.E col Khal che borbotta in loop non è mica facile XD

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    4. Ok, allora guardalo da sola, vah :P

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    5. Nouuu io la roba da pauuura solo attaccata al braccino del Khal,la guardo.
      Al mattino(=da sola) film indie cannibalini e romanticate!!!!

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    6. Visto stasera,un filmetto carino con diversi momenti inquietanti(anche se alle sedie in pila il Khal ha sbuffato dicendo "Poltergeist...già visto...").Vabbè la trama non è niente di originalissimo,ma ben orchestrato,secondo me.Nel complesso ci ha intrattenuto!

      POSSIBILI SPOILER

      Diciamo che da spettatori scafati di horror abbiamo sentito arrivare i due colpi di scena(l'agente che le fa visita e la sparatoria finale abbiamo capito subito cosa-come),ma cmq brava la protagonista e bella la regia :)

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    7. Ahhaha il problema è che per noi habitué è un casino trovare qualcosa di totalmente inedito o inaspettato... però questo secondo me era costruito molto bene, non era il solito emulo malfatto di Paranormal Activity!

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  3. Me l'aveva già sponsorizzato Dembo, a questo punto accelero il recupero!

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  4. Ne avevo già letto, ma stranamente l'avevo subito rimosso.
    Stavolta me lo segno. :-)

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  5. Ottimo film, davvero inquietante. Non sono d'accordo però sulla protagonista: non la vedo così sicura di se, pronta a prendere di petto la situazione. Non vedo in lei molta razionalità e non ho notato un cambiamento. Anzi, credo che l'orrore sia per lo più psicologico e porti a galla la fragilità dell'agente, il suo modo ottuso di aggrapparsi al giuramento come fosse una fede. Credo anzi che gran parte delle cose che faccia siano irrazionali.

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    1. E invece appunto perché la protagonista segue alla lettera il protocollo che le hanno insegnato dico che è una donna "razionale", nel senso stretto del termine, capace di prendere di petto situazioni apparentemente da protocollo. Che sia una dura, perlomeno in apparenza, è innegabile nonostante la sua durezza nasca da un soverchiante sentimento di amore verso il padre morto.
      Dopodiché la protagonista cresce, si mette in discussione, capisce quanto sia inutile tutto quello che conosce di fronte ad una situazione come quella. Il problema è che la sua rinnovata consapevolezza le viene ritorta contro proprio sfruttando il motivo di base che l'ha spinta a diventare poliziotta, attraverso l'inganno: ogni sua azione però a me è sembrata sempre molto razionale.

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    2. Però bisogna considerare alcune scene iniziali: quella nell'auto quando parla con la madre al telefono (e si intuisce che la sua entrata in polizia sia legata a quel che era accaduto al padre) oppure quella dell'incontro col sergente da cui cerca quasi di scappare. Oppure la scena degli armadietti. Poi io non c'ho visto una crescita ma più che altro uno svelarsi della vera natura della protagonista..

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    3. Che il suo ingresso in polizia sia legato al destino toccato al padre è indubbio, viene ripetuto più volte ma non ritengo che questo indichi che la protagonista prenda alla leggera il suo lavoro o sia irrazionale, anzi: è palesemente molto orgogliosa di far parte della polizia e ha le palle di affrontare una situazione insostenibile, capitatale tra capo e collo in quanto "rookie" (non a caso a un certo punto immagina sia tutto uno scherzo e "accetta" la situazione).

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    4. No, non intendo che prende alla leggera il suo lavoro, penso che lo faccia per il padre ed esclusivamente per lui. E per irrazionalità intendo che non agisce in modo pratico (c'è ovviamente qualcosa che non va ma lei continua con la procedura, non si adatta), alla fine non c'è spiegazione a quello che succede e lei va avanti perché altrimenti sarebbe una delusione rispetto a suo padre. O almeno io l'ho intesa così :)

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    5. Eh ma è quello che mi porta a dire che alla fine "evolve": abbraccia l'inspiegabile pur agendo come farebbe un poliziotto. Poi, poveraccia, vorrebbe scappare e sì, non lo fa per il padre ma anche per orgoglio personale. Però se non fosse per l'inganno del demone lei ne uscirebbe diciamo "vincitrice" :)

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    6. Più che evolversi si "spoglia", le cade la corazza, più che abbracciare l'inspiegabile ne viene sopraffatta: prima crede di essere impazzita (secondo me l'unico atteggiamento razionale :P ) poi viene ingannata e con l'inganno cede al "male" che si porta dentro. Poi non so, a me piace assai questo personaggio proprio per la sua umanità, per i suoi difetti, perché commette quegli errori e non è così forte, non è così coraggiosa. L'ho trovata incredibilmente affascinante e "vicina"!

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    7. E' un personaggio che ho adorato un sacco anche io :) Ce ne fossero di "scream queens" così!

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  6. È palese la razionalità della protagonista, che la rende rigida al punto da aggrapparsi alle regole da buon poliziotto per superare ciò che sta subendo. Non c'è nulla di irrazionale nelle sue scelte e nel suo modo d'essere. Una che legge il manuale e ripete le regole a voce alta per calmarsi non è altro che una persona intrappolata nella sua rigidità mentale. La razionalità estrema non è sinonimo di saggezza, anzi. Se avesse usato l'istinto, sarebbe scappata di corsa, affanculo il lavoro.
    È proprio il senso del dovere imposto da regole ferree che la fa agire male.
    Io ho un sacco di colleghe così, sai Bollina? :3
    E anch'io, per certi versi, ho questo problema. Alla fine è tutta colpa del lavoro! :D

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    1. Per me razionalità è ciò che segue la ragione. Se una cosa si palesa inspiegabile o al di fuori delle logiche generali, allora la mente razionale deve adattarsi. Più che rigidità mentale io l'ho vista come una presa di posizione, un rifiutare gli eventi per poter evitare di cedere, persino quando arriva ad accettare l'idea di essere impazzita!

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    2. Mah, secondo me lei arriva ad accettare l'inspiegabile solo sul finale e forse è questo che la frega. Cioé, come dice Kara io sarei scappata alla fine ma lei rimane, per il papà e per il lavoro. Dentro di lei è cambiata ma non riesce ad abbracciare il cambiamento per tutti i motivi di cui sopra, quindi soccombe. Maledetto lavoro!! T___T

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