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martedì 3 maggio 2016

Bollalmanacco On Demand: L'inquilino del terzo piano (1976)

Dopo aver giustamente ripagato il mio debito con Kara Lafayette, il Bollalmanacco On Demand ritorna alla "programmazione" originale! Oggi esaudirò la richiesta di Rosario (fan della pagina Facebook, BTW) e parlerò de L'inquilino del terzo piano (Le Locataire), diretto, co-sceneggiato ed interpretato dal regista Roman Polanski a partire dal romanzo Le locataire chimérique di Roland Topor. Il prossimo film On Demand sarà Mysterious Skin! ENJOY!


Trama: Trelkovsky, giovane impiegato polacco, affitta un appartamento a Parigi e riesce a trovarne uno nel quale si è suicidata una giovane donna. Confuso dall'atteggiamento ostile del padrone di casa e della maggior parte degli altri inquilini, Trelkovsky diventa sempre più paranoico e si convince che i suoi vicini stiano pianificando di ucciderlo...



Una delle grandi fortune che ho avuto nella vita è stata quella di non aver mai abitato in un condominio. Prima di cambiare casa, nel 2005, stavo in uno stabile composto da soli quattro appartamenti e, anche perché il paese era piccolo, ci si conosceva tutti e si cercava di non darsi fastidio a vicenda. Eppure, vuoi perché gli esseri umani sono incapaci di vivere senza creare dei contrasti o chissà per quale altro motivo, succedeva che anche in un edificio così piccolo si litigasse, si creassero dissapori o fazioni, soprattutto quando gli inquilini storici venivano sostituiti da altri, provenienti magari da "fuori!!", quindi non oso immaginare cosa debba succedere all'interno di un condominio vero, con tanto di amministratore e periodica riunione. Tutto questo giro intorno al mondo per dire che la fascinazione di Polanski verso il microcosmo urbano dei condomini è perfettamente comprensibile, così come è condivisibile la sua scelta di trasformarlo nel palcoscenico ove ambientare un incubo moderno fatto di solitudine, sospetto, razzismo, quotidiano squallore e paranoia. Trelkovsky è un uomo qualunque, né affascinante né tantomeno ricco, che cerca un appartamento in una Parigi agli occhi della quale lui risulta come l'ennesimo migrante in cerca di fortuna. Per puro caso riesce a trovarne uno ma Polanski si premura fin da subito di far percepire allo spettatore l'aura ostile che emana non solo dagli abitanti del palazzo, dal padrone di casa e persino dalla portinaia, ma anche la sensazione di "estraneità" che la nuova magione proietta addosso a Trelkovsky; tanto per cominciare, la vecchia inquilina si è gettata dalla finestra ma non è ancora morta, quindi il protagonista è costretto a fare letteralmente la posta alla povera moribonda aspettando di poterle subentrare, poi, una volta entrato nell'appartamento, risulta palese che la personalità di Trelkovsky non riuscirà mai a cancellare quella di Simone Choule, nemmeno cambiando la disposizione di tutti i mobili lasciati dalla defunta o togliendo i quadri.


Mattone dopo mattone, Polanski imprigiona Trelkovsky (da lui stesso interpretato) dietro a un muro di paranoia sempre più grande che trasforma qualsiasi avvenimento, anche il più sciocco, in una minaccia diretta alla sua persona. Lontano dalla patria, isolato dai colleghi di lavoro e dai nuovi, incomprensibili inquilini, il protagonista trova una sorta di affermazione della propria individualità e della propria esistenza soltanto dopo la morte di Simone e solo attraverso l'interazione con persone alle quali la donna era in qualche modo legata, come l'affascinante Stella, l'innamorato egittologo o persino il barista di fiducia ed è così che la psiche di Trelkovsky cede, arrivando a convincersi che nel palazzo esista un complotto atto a fargli fare la stessa fine di Simone. Dopo una prima parte di pellicola zeppa di situazioni grottesche ed amara ironia, la seconda parte di L'inquilino del terzo piano si assesta su quelle atmosfere inquietanti tanto care a chi, come me, ha adorato Rosemary's Baby. Laddove la povera Rosemary, subodorato il "piano satanico", cercava di fuggire onde proteggere sé stessa ed il nascituro, Trelkovsky comincia a temere per la propria vita ma, allo stesso tempo, è incapace di allontanarsi dal luogo dove non è più considerato un "signor nessuno", anche a costo di diventare, letteralmente, quella Simone alla cui dipartita lui deve tutto; laddove Rosemary era impossibilitata a penetrare la facciata di perbenismo borghese dietro la quale si nascondevano i suoi demoniaci aguzzini, Trelkovsky trasforma la realtà che lo circonda in un incubo allucinato e popolato da mostri, fantasmi che lo fissano da bagni misteriosi e quant'altro, di fatto portando alle estreme conseguenze dei semplici (per quanto negativi) sentimenti di antipatia e diffidenza. Il precipitare di Trelkovsky nella follia è graduale, un percorso fatto di tanti piccoli avvenimenti apparentemente insignificanti che concorrono non solo ad erodere il carattere già debole del personaggio ma consentono anche allo spettatore di percepire la barriera invisibile che lo separa dagli altri, rendendolo di fatto un disadattato in partenza.


Polanski rincara lo straniamento di una storia già di per sé disturbante mettendoci del suo per quanto riguarda regia ed interpretazione. La sua faccetta da topo, già perfetta per l'inetto ma fondamentalmente buono Alfred di Per favore non mordermi sul collo, diventa qui l'emblema dell'uomo medio, inutile e privo di personalità, un perdente nato per subire tutte le angherie di chi, al contrario, è riuscito a trovare un posto nel mondo ed impone il suo volere agli altri (emblematica la scena col collega "torturatore di vicini" o la scelta di diventare a sua volta vittima della vendetta della signora con bambina zoppa a carico)... questo, almeno finché non subentra la "personalità" di Simone, che ci regala un Polanski inedito e a tratti scioccante. A ciò bisogna ovviamente aggiungere delle inquadrature capaci di trasformare qualunque ambiente, anche il più banale, in una fonte di inquietudine; le terribili soggettive, le hitchcockiane riprese della tromba delle scale, un incubo oscuro e sghembo, o della finestra di fronte dalla quale misteriose persone fissano immobili il povero Trelkovski, per non parlare della geniale sequenza in cui tutti gli oggetti della stanza si ingrandiscono al passaggio di un protagonista ormai preda del delirio o delle scene più propriamente horror che fungono da rincalzo al terrore strisciante che nel frattempo ha già avvinto gli spettatori (bellissima la citazione in onore del nostrano Mario Bava ma il momento più agghiacciante probabilmente è lo sconvolgente ed ambiguo finale), sono tutti elementi entrati di diritto nella storia del Cinema ed omaggiati da moltissimi registi. Mi rendo conto di avere scritto molto ma di non essere arrivata neppure per sbaglio a celebrare come merita questo bellissimo film quindi la pianto qui e vi consiglio di dargli una chance (se non l'avete ancora fatto, ovvio) perché L'inquilino del terzo piano potrebbe darvi molte soddisfazioni, oltre che a portarvi a guardare con diffidenza i vostri vicini!


Del regista e co-sceneggiatore Roman Polanski, che interpreta anche Trelkovsky, ho già parlato QUI mentre Melvyn Douglas, che interpreta Monsieur Zy, lo trovate QUA.

Isabelle Adjani interpreta Stella. Francese, la ricordo per film come Adele H., una storia d'amore, Nosferatu - Il principe della notte, Possession, Camille Claudel e Diabolique. Anche produttrice, ha 61 anni e un film in uscita.


Shelley Winters (vero nome Shirley Schrift) interpreta la portinaia. Americana, la ricordo per film come La morte corre sul fiume, Lolita, Il clan dei Barker, Elliot il drago invisibile, S.O.B., Il silenzio dei prosciutti, Ritratto di signora e ha partecipato a serie come Batman, Il tenente Kojak, Love Boat e Pappa e ciccia; inoltre, ha vinto due Oscar come miglior attrice protagonista, uno per Il diario di Anna Frank e uno per Incontro al Central Park. Anche produttrice, è morta nel 2006, all'età di 85 anni.


L'inquilino del terzo piano fa parte di una trilogia informale, la cosiddetta "Trilogia dell'appartamento", che conta anche Repulsione e Rosemary's Baby quindi, se il film vi fosse piaciuto, recuperateli! ENJOY!

6 commenti:

  1. Senz'altro interessante come tema (io ho sempre vissuto in condomini...), ma non molto il mio genere. Lo vedrò se mi capiterà.

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    1. Se hai sempre vissuto nei condomini probabilmente rischi di immedesimarti ancora di più!! :D

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  2. Uno dei Polanski migliori di sempre. Ammetto che quando mia madre si è trasferita in un condominio ho subito pensato a questo film.

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    1. Ha condizionato il pensiero di molti questo film, eh? :P

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  3. Ecco, io mi sto trasferendo a breve, tanta ansia... :-p
    Film visto un secolo fa, se non scrivo una vaccata, mi ricordo la scena in cui il protagonista si specchiava vestito da donna. Lo rivedrei volentieri, ma non in questo periodo ahahah!

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    1. Non hai scritto una vaccata, la scena c'è ed è anche abbastanza sconvolgente! Buon trasloco allora!! :D

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