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domenica 17 luglio 2016

Keyhole (2011)

Non chiedetemi perché ma qualche giorno fa ho scelto consapevolmente di guardare Keyhole, diretto e co-sceneggiato nel 2011 dal regista Guy Maddin. Seguirà post brevissimo e totalmente clueless.


Trama: un gruppo di malviventi braccati dalla polizia si asserraglia con un ostaggio all'interno di una casa. Il loro capo, Ulysses, arriva all'improvviso con una ragazza semi-annegata, deciso a cercare la propria moglie che dovrebbe trovarsi al piano superiore di quella stessa casa.



A detta di Guy Maddin, Keyhole è un film che andrebbe visto tre volte prima di trovare un senso e capirlo. Già da questa dichiarazione del regista avrete intuito che Keyhole è uno di quei film bellissimi ed incredibilmente artistici, d'"avanguardia", capaci di prostrare a terra lo spettatore medio quale io sono e farlo sentire inadeguato e mancante nei confronti della settima arte tutta. Capire non solo la trama di questa pellicola ma anche e soprattutto la frammentazione di tempo e luogo che la caratterizza richiederebbe infatti un'attenzione certosina, la volontà di esaminare ogni fermo immagine e il tempo di riguardarla da capo per ben più delle tre volte consigliate, tutti elementi di cui io, fatalmente, manco. Quindi, cosa mi è rimasto di Keyhole? Boh, andiamo a sentimento. Ciò che ho percepito io è l'essenza di un incubo surreale fatto di sensi di colpa ed occasioni perdute, con un novello Ulisse (appunto) che cerca di tornare a casa pur avendo quasi dimenticato i volti dei figli e della moglie, troppo impegnato con la sua vita criminale. I personaggi che vengono mostrati sono probabilmente i fantasmi di persone morte da tempo, alcuni più consapevoli di altri della propria condizione, tanto da fare distinzione tra loro e gli spettri che infesterebbero la casa; tra questi ultimi ci sono sicuramente Calypso, che invece di essere una bella ninfa è un vecchio orripilante tenuto in catene nonché padre di Hyacint, la moglie che Ulysses cerca invano e che è tenuta prigioniera proprio dal laido genitore (o forse no), e la ragazza cieca che Ulysses porta a casa, quasi sicuramente morta annegata dopo un dissidio col figlio. Questi vivi che vivi non sono e i morti che non si rendono conto di esserlo vagano per tutto il film come anime in pena, disperatamente bisognosi di qualcosa che neppure loro sanno cosa sia oppure condannati a ripercorrere gli errori commessi in vita, generando nello spettatore un senso di frustrazione che non può essere attribuibile solo alla natura ermetica della pellicola. La casa in cui si muovono, colma di elementi dissonanti (non vi dico ad un certo punto cosa compare nelle pareti...) e frutto di una scenografia fatta principalmente di ambienti claustrofobici, è praticamente un tunnel degli orrori privo di un inizio o di una fine, dotata di una struttura in perenne mutamento e persino di un sotterraneo che somiglia tanto all'Inferno. La linearità della trama viene stravolta di continuo da flashback, visioni, dejà vu e allucinazioni mentre il punto di vista della narrazione si alterna tra quello di Ulysses, quello di Calypso (che all'inizio credevo fossero la stessa persona) e persino quello del figlio di Ulysses, tutti stratagemmi atti a creare un caleidoscopio di eventi difficili da ricostruire, immersi in una splendida fotografia in bianco e nero che conferisce al film un sapore quasi espressionista. E qui direi che sarebbe il caso di fermarmi, rischierei di scrivere delle stupidaggini. Se ve la sentite di raccogliere la sfida e accingervi alla triplice visione di Keyhole fatemi sapere com'è andata, altrimenti tentate l'esperienza di guardarlo almeno una volta, potreste anche rimanerne estasiati, chissà!


Jason Patric (Ulysses), Isabella Rossellini (Hyacint) e Udo Kier (Dr. Lemke) li trovate ai rispettivi link.

Guy Maddin è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Canadese, ha diretto film come Dracula: Pages from a Virgin's Diary e La canzone più triste del mondo. Anche attore, produttore e compositore, ha 60 anni.


Se il film vi fosse piaciuto... mah, recuperate le altre opere di Guy Maddin, credo che uno stile così particolare sia solo suo! ENJOY!

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