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domenica 14 agosto 2016

Equals (2015)

Come ennesima riprova di una distribuzione estiva quest'anno stranamente attiva, oggi parlerò di Equals, diretto e co-sceneggiato nel 2015 dal regista Drake Doremus.


Trama: in un futuro distopico in cui provare sentimenti è visto come una malattia, Silas e Nia arrivano ad innamorarsi l'uno dell'altra...


Nonostante ciò che puntualmente leggete sul Bollalmanacco, dovete sapere che sotto sotto sono una romanticona. Non che vada a cercare col lanternino film d'amore, per carità, tuttavia guardando horror, action, serie TV e quant'altro mi ritrovo spesso a convertire il mio cervellino grebano in modalità fangirl e a sperare contro qualsiasi razionalità nell'evoluzione di improbabili storie d'amore tra personaggi, rimanendo spesso col cuoricino spezzato davanti a relazioni contrastate, finali non graditi et cetera et cetera. L'amore ai tempi della distopia anafettiva era quindi potenzialmente qualcosa di devastante per la sottoscritta, a rischio "fontane del niagara" a livelli di Non lasciarmi, quindi spinta anche e soprattutto dalla presenza dell'ormai quotatissimo Nicholas Hoult, oltre che dall'effettiva bellezza delle immagini viste nel trailer, ho scelto di dare una chance ad Equals. Non me ne sono pentità perché Equals è un film che coinvolge molto e che scorre veloce nonostante un'innegabile prevalenza di gesti e sguardi sui dialoghi, tuttavia devo anche dire che la storia d'amore tra Silas e Nia, per quanto contrastata, difficile e necessariamente tenuta segreta, non mi ha provata emotivamente tanto quanto avrei creduto. Ciò che mi ha intrigata durante la visione del film non è stato infatti lo svisceramento dei sentimenti dei protagonisti (ho una mia teoria sul motivo ma ne parlerò più avanti), rappresentato in modo particolare ed interessante nella prima metà del film ma in maniera meno efficace nella seconda, quanto la rappresentazione di una società in cui le persone ritengono naturale non provare emozioni. Nella distopia di Equals la sensibilità è un difetto del DNA che gli scienziati provvedono a correggere già alla nascita e che spesso sfugge tuttavia al controllo, rendendo così necessaria la presenza di un regime di polizia atto a stanare i malati, a curarli durante i primi stadi del "morbo" e infine a rinchiuderli in un istituto dove verranno condannati a morte; non è dato sapere con precisione il perché di una simile evoluzione della società ma nel corso del film arriviamo ad intuire che il motivo di tale soppressione dei sentimenti potrebbe coincidere con una guerra devastante che in passato ha distrutto buona parte del pianeta Terra. Il risultato è un mondo dove le persone interagiscono nei limiti della reciproca utilità lavorativa, con fredda cortesia, bombardati da continue "istruzioni" su come comportarsi in caso subentrassero emozioni indesiderate e spinti a segnalare la presenza di vicini o colleghi che potrebbero essere affetti dalla temibile "malattia", in un clima costante di oppressivo e guardingo terrore.


Come dicevo, la parte interessante di Equals è quindi il modo in cui Silas reagisce alle sensazioni nuove che cominciano a germogliare dentro di lui, dapprima temendole poi abbandonandovisi quasi con beata incoscienza, e il primo stadio del rapporto che si instaura tra lui e Nia, che convive con la sua stessa malattia ma, a differenza di Silas, non ha fatto rapporto alle istituzioni sanitarie e vive dunque in una condizione di pericolo costante. I primi, timidi accenni di contatto tra i due sono un trionfo di inquadrature focalizzate su sguardo, labbra e mani, con la cinepresa che entra a spiare nell'unico, claustrofobico posto in cui i protagonisti possono essere liberi di parlarsi e toccarsi, interamente illuninato da una fredda luce blu che, di fatto, è il colore prevalente della pellicola, soprattutto quando i personaggi agiscono nei confini della "legalità" (Silas e Nia vivono la prima fase del loro amore all'interno della ditta per cui lavorano, quindi sottoposti al rischio di essere scoperti dall'occhio del Grande Fratello). In seguito, non voglio dire che Equals si afflosci, tuttavia segue percorsi già battuti ed indugia forse troppo sulle promesse d'amore eterno di Silas e Nia, scadendo spesso e volentieri nel melodrammatico. Il problema di cui parlavo sopra è la mia incapacità di provare più di una limitata empatia verso i protagonisti, molto probabilmente perché, per quanto non neghi la sua bravura all'interno di questo film, proprio non sopporto la faccia di Kristen Stewart (come già non sopportavo quella della Knightley) e continuo a trovarla non solo inespressiva e brutta da morire, ma anche e soprattuttamente una "resting bitch face". Non è colpa sua, poveraccia, quella faccia lì ce l'hai e te la tieni, ma davvero non c'era nessun'altra da affiancare a Nicholas Hoult, sempre tenerello e tanto bravo? Mah. Probabilmente però non era nelle intenzioni di Doremus portare il pubblico a piangere a dirotto, tant'è che Equals mi è sembrato in generale molto trattenuto, quasi una propaggine delle dure leggi che governano la distopia rappresentata, diretto con piglio ferreo ed elegante e persino privo di una colonna sonora "strappalacrime"; comunque, parliamo di un film sicuramente meritevole di una visione, soprattutto se vi piace questo genere di pellicola.


Di Nicholas Hoult (Silas), Kristen Stewart (Nia) e Guy Pearce (Jonas) ho parlato ai rispettivi link.

Drake Doremus è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Like Crazy. Anche attore, ha 33 anni.


Jennifer Lawrence ha letto lo script del film assieme a Nicholas Hoult e se n'è innamorata, tuttavia ha scelto di non interpretare il personaggio di Nia, non sentendolo suo. Detto questo, se Equals vi fosse piaciuto consiglierei la lettura del bellissimo romanzo The Giver di Lois Lowry. ENJOY!

5 commenti:

  1. Non mi è piaciuto. Da appassionato di fantascienza l'ho trovato una noiosissima scopiazzatura di tanti film del genere distopico-adolescenziale, che dietro una confezione accurata nasconde una storia banale e stravista. L'unica a salvarsi è una sottovalutata Kristen Stewart, ma la sua interpretazione non basta a salvare un film (per me) sbagliato in partenza...

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  2. Io la Stewart la trovo davvero bella, oh.
    Il film mi è piaciuto. Loro intensi, regia rigorosa: troppa freddezza all'inizio, ma finale particolarmente conciliante.
    E adoro la locandina!

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  3. Ecco, nomini "The giver", libro col quale ho avuto sempre diversi problemi in un film che a molti sta dado molti problemi... un caso?

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  4. Mmm, sono ancora incerta, ne avevo sentito parlare maluccio e non so se ho voglia di starci dietro due ore perché non mi sembra proprio originale.

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