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mercoledì 3 agosto 2016

Il Bollodromo #26: Preacher - Stagione 1

Tempo d'estate, tempo di serie TV. Non ne parlo molto perché non ho tempo di guardarne ma potevo forse esimermi dal recuperare almeno Preacher, attesissima serie tratta dal capolavoro omonimo di Garth Ennis e Steve Dillon scritta, prodotta e diretta da due figuri come Seth Rogen ed Evan Goldberg? Non potevo. E infatti mi sono innamorata subito! ENJOY!


Di cosa parla?
"Era il tempo del predicatore..." Così cominciava l'epica saga a fumetti di Ennis e Dillon, imperniata sulla figura di Jesse Custer, ministro di Dio nella sonnolenta cittadina di Annville che un giorno viene posseduto da un'entità chiamata Genesis e si ritrova col potere del Verbo, ovvero quello di piegare la volontà delle persone, costringendole a fare tutto ciò che dice. A complicare la faccenda ci sono Tulip, l'ex fidanzata di Jesse decisa a riportarlo sulla cattiva strada, e Cassidy, un vampiro irlandese dipendente da droghe e alcool...

Cose che mi sono piaciute
Dopo una favolosa puntata iniziale in cui venivano introdotti i personaggi, devo ammettere che la serie mi aveva un po' spiazzata, almeno finché non ho capito che i dieci episodi di cui è composta non erano altro che una sorta di prequel del fumetto. La prima stagione di Preacher non si concentra sulla ricerca di Dio di Jesse, bensì sul periodo passato ad Annville e sugli strani abitanti della cittadina, uno più vizioso e folle dell'altro; prendendo vagamente spunto da alcuni personaggi creati da Ennis (l'immancabile Arseface, lo sceriffo Hugo Root e un Odin Quincannon preso di peso da un altro arco narrativo ma caratterizzato alla perfezione da un favoloso Jackie Earl Haley) ed aggiungendone altri che non stonano affatto nel contesto, gli sceneggiatori si sono divertiti a mostrare un protagonista tormentato, palesemente inadatto al ruolo di guida spirituale e corrotto dal potere di Genesis nonostante l'intenzione di usarlo per il bene degli abitanti di Annville. La natura weird dei comprimari va di pari passo con una buona dose di violenza, scene di macellate da manuale (lo scontro con l'angelo femmina, l'introduzione di Cassidy e l'inferno del Santo degli Assassini non me li toglierò mai più dalla testa, regia, fotografia e montaggio della serie sono curatissimi) e un'ironia cattivissima che, nonostante sia inevitabilmente più contenuta rispetto a quella iconoclasta e blasfema dell'opera originale, non risparmia niente e nessuno, ma nel corso della serie ci sono anche momenti genuinamente scioccanti e commoventi. La palma del personaggio migliore va ovviamente al vampiro Cassidy, già incredibilmente fuori scala nel fumetto ed interpretato magistralmente da quel gran sgnoccolone strafatto di Joseph Gilgun ma danno grandissime soddisfazioni, soprattutto in ambito comico, gli angeli Fiore e DeBlanc interpretati rispettivamente da Tom Brooke e Anatol Yusef e, passando a comprimari più "seri", il Santo degli Assassini di Graham McTavish. Per chi non ha letto il fumetto probabilmente la serie non sarà di facile o immediata comprensione, soprattutto per le domande lasciate in sospeso alla fine di ogni episodio, ma con il season finale i realizzatori sono riusciti a tirare le fila del 90% dei discorsi introdotti, lasciandone altri, inevitabilmente, per la seconda stagione, che l'anno prossimo vedrà un terzetto molto particolare impegnato in un viaggio on the road dai risultati imprevedibili.

Cose che non mi sono piaciute
Paradossalmente, proprio la caratterizzazione di Jesse e Tulip, soprattutto della seconda. Dominic Cooper e Ruth Negga sono bravissimi ma il Jesse della serie è privo del senso dell'onore da texano old style che lo rende unico nel comic (al padre John è andata peggio, però, vince la palma come peggior adattamento della serie, fortuna che è comparso poco) mentre Tulip è semplicemente una pazza umorale e i realizzatori si sono concentrati solo sull'aspetto badass del personaggio, senza approfondirne la psicologia. Speriamo che nella seconda serie i due protagonisti vengano trattati meglio, anche perché il triangolo Jesse/Cassidy/Tulip ha potenzialità esplosive.

E quindi?
E quindi niente, a parte qualche trascurabile difetto mi sono innamorata di Joseph G... ehm... di Preacher e sono già in crisi d'astinenza nell'attesa spasmodica della seconda serie e, ovviamente, di personaggi quali Herr Starr, gli orridi abitanti di Angelville (appena intravisti nel corso dei dieci episodi) e persino Jesus DeSade. Intanto che incrocio le dita vi consiglio di recuperare l'opera di Ennis e Dillon prima di tuffarvi in una delle serie più belle dell'anno!


10 commenti:

  1. Non ti so dire. Mi è piaciuto il primo episodio, il resto meno, ma il mio interesse si è rinnovato dal sesto in poi. Resta particolarissima, ma un po' pasticciata. La voglia di proseguire, però, c'è, per i bei personaggi, le atmosfere alla True Blood e una colonna sonora che, soprattutto nell'ultima puntata, tra Hank Williams e i Depeche Mode rivisti, dà il meglio di se. :)

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    1. Il pasticcio risiede nel fatto che se non conosci il materiale originale rimani un po' spiazzato, mi è parso che gli sceneggiatori dessero molte cose per scontate, infatti a me spesso è capitato di annuire e lasciar correre, "tanto sapevo già". Anche perché l'ossatura principale, nonostante alcuni cambiamenti anche importanti, è rimasta :) Vedrai che, se non scazzano, la prossima stagione sarà anche più fuori di testa!

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    2. Eh, infatti il sindaco fraudolento e il cowboy dal passato mi hanno mandato spesso in confusione. E, nel dubbio, sbadigliavo.
      Parlando di King, le atmosfere mi ricordano pure un po' quelle di Desperation. Perché non mi decido a leggere graphic novel, perché?

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    3. Il sindaco era un personaggio totalmente nuovo, mentre Odin Quincannon compare molto avanti nella serie e diciamo che il suo rapporto con la carne è un po' più disgustoso di come è stato mostrato nel Preacher televisivo. Qui lo hanno reso molto più umano, in certi momenti mi ha commossa. Per quel che riguarda il Santo degli Assassini hanno gestito la cosa in maniera egregia: Ennis lo fa esordire come una misteriosa macchina da guerra ma raccontarne il passato subito non è stata una brutta idea.
      A proposito di King: tu devi recuperare il Preacher cartaceo, io il Desperation televisivo!

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  2. Attesissima, anche se non ho ancora avuto modo di vederla. Ma il fatto che la valuti positivamente mi fa davvero ben sperare!

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    1. Diciamo che ho sorvolato parecchio sulle palesi differenze dal fumetto. Il fatto è che gli sceneggiatori hanno tirato fuori altre cose molto interessanti, per quanto diverse, inoltre tecnicamente la serie è curatissima, quindi non ho provato il solito, fastidiosissimo "effetto adattamento da un romanzo di Stephen King fatto a tirar via". Spero possa piacere anche a te!

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  3. Per ora ho visto il primo episodio, che mi è parso bolso e lento, lontanissimo dal mitico fumetto.
    Spero di non bottigliarla troppo. ;)

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    1. Sto rileggendo il fumetto e ti dirò, Rogen e compagnia lo hanno aggiornato ai tempi odierni rendendolo più fruibile da un punto di vista televisivo, senza snaturarlo troppo. C'è da dire, però, che nonostante abbiano azzeccato molte cose, si sono concentrati più sull'aspetto grottesco della storia, senza grandi approfondimenti, e che hanno ciccato in pieno i caratteri di Jesse e Tulip, il che è male, quindi potresti anche odiarlo e bottigliarlo a morte. A prescindere, sono curiosa di sapere quello che ne pensi!

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  4. A me manca il fumetto, forse dovrei prima rifarmi una cultura.

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    1. Il fumetto è un capolavoro ma rischi di diventare scema a reperirlo mi sa...

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