Pagine

venerdì 16 dicembre 2016

Shut In (2015)

In una sonnacchiosa domenica di novembre sono incappata in Shut In (anche conosciuto come Intruders), diretto nel 2015 dal regista Adam Schindler. Occhio agli SPOILER.


Trama: Anna, che soffre di agorafobia, rimane da sola dopo la morte del fratello, malato di tumore. La sua condizione le impedisce di fuggire quando tre balordi entrano in casa il giorno del funerale per rubare l'ingente quantità di denaro posseduta dalla donna e ciò rende il colpo un po' meno facile del previsto...



Prima di cominciare, devo dire che nei trailer precedenti Animali notturni mi è capitato di vedere il promo di un altro Shut In, il thriller che è già uscito un paio di settimane fa ovunque tranne a Savona e che conta nel cast Naomi Watts e quel patatino di Jacob Tremblay, due motivi per aspettarlo con ansia. Vergognosamente, speravo che lo Shut In che mi accingevo a vedere fosse proprio quel film invece trattasi di tutt'altra cosa, con attori di tutt'altro livello e dedicato a tutt'altro argomento. La pellicola di Adam Schindler è infatti una variazione sul tema home invasion, all'interno della quale tre redneck decidono di penetrare in casa di Anna, ragazza problematica alla quale è appena morto il fratello. Anna potrebbe uscire di casa e scappare ma non riesce a farlo in quanto affetta da agorafobia, un cieco terrore che da ben dieci anni la costringe a rimanere prigioniera di quattro mura; davanti a questa fobia, l'unica soluzione che rimane ai tre è quella di costringere Anna a rivelare il nascondiglio dei soldi mentre alla donna resta la consapevolezza di averli visti in faccia e di essere quindi destinata a morire. E' qui che scatta la particolarità di Shut In, in quanto la protagonista non è così indifesa come appare ma nasconde, nel passato e all'interno della casa, qualcosa capace di far passare ai tre galli sulla monnezza (oltre al ragazzino dalla lingua lunga dal quale hanno saputo della presenza del denaro) un bruttissimo quarto d'ora. Per chi ama quel genere di film in cui i cattivi ricevono quello che meritano e anche di più, Shut In è quindi perfetto, il problema risiede fondamentalmente nel personaggio di Anna che, mi si permetta la finezza, è scritto col chiulo. Di fatto, nel suo passato non c'è nulla che giustifichi il subentrare dell'agorafobia (non mi intendo di traumi infantili ma al limite, se è vero che il padre la picchiava/violentava, non avrebbe dovuto sviluppare un terrore folle degli spazi chiusi, soprattutto se legati all'ambito familiare?) e anche la scelta sua e del fratello di trasformare il seminterrato in una camera delle "torture" all'interno della quale spingere i pedofili al suicidio è un po' tirata per i capelli. Ma ciò che più avvicina la seconda parte di Shut In alla definizione di pastrocchio a livello di sceneggiatura è la scelta di Anna di torturare quindi risparmiare Dan (alla fine è lui che ha convinto i tre imbecilli a rapinarla!) e poi concludere la vicenda dando fuoco alla casa perché tanto l'agorafobia ormai è scomparsa. Ah. Così, d'amblé. E in che modo sarebbe scomparsa, di grazia? Così da infonderle coraggio per eliminare le prove sperando che Dan non vada a fare la gola profonda anche con gli sbirri? Ma non era meglio ucciderlo? Mah.


Purtroppo la trama già un po' raffazzonata e derivativa di Shut In non viene aiutata dall'interpretazione degli attori. La protagonista, fin dall'inizio, è indecisa sulla strada da far prendere al personaggio di Anna: la facciamo stronza, ingenua, tenera, fragile oppure fredda? Nell'indecisione, la bionda Beth Riesgaf alterna un po' tutte queste sfaccettature, non azzeccando i tempi di neppure una di esse, tanto che lo spettatore trova difficile non solo identificarsi con Anna, ma persino giustificarla sul finale. Fortunatamente, i tre mariuoli sono uno più deficiente e mal interpretati dell'altro, quindi le rispettive dipartite giungono prevedibili ma gradite, soprattutto quella di Perry, interpretato da un Martin Starr in piena fregola da cosplay Kinghiano (pare di veder deambulare sullo schermo Stephen King o Joe Hill, non scherzo). E Rory Culkin, degno rampollo di tanta famiglia? A parte l'inquietudine di vederlo diventare la fotocopia capellona del fratello Macaulay c'è ben poco da dire, visto che anche il suo personaggio è scritto e conseguentemente interpretato coi piedi: probabilmente tra le intenzioni degli sceneggiatori c'era quella di conferirgli un minimo di ambiguità, ma con quella faccia da pulcino imberbe Dan è giustamente diventato il personaggio che non sa cosa sta facendo o perché e di conseguenza merita di prendersi una fraccata di botte senza particolari motivi. In conclusione, non ho alcun appiglio né per sconsigliare né tantomeno per consigliare Shut In: se non si hanno troppe pretese oppure una particolare conoscenza in ambito home invasion potrebbe anche essere un film come tanti per passare una serata davanti alla TV mentre se si cerca il thriller particolare o la pellicola memorabile sarebbe meglio dedicarsi ad altro... e magari aspettare di potersi gustare lo Shut In di Farren Blackburn, che sembra molto ma molto più ispirevole!


Di Martin Starr, che interpreta Perry Cuttner, ho già parlato QUI.

Adam Schindler è il regista della pellicola, al suo primo film. Probabilmente americano, ha lavorato anche come sceneggiatore e produttore.


Rory Culkin interpreta Dan Cooper. Americano, ennesimo rampollo della famiglia Culkin, lo ricordo per film come L'innocenza del diavolo, Richie Rich - Il più ricco del mondo, Signs e Scream 4. Ha 27 anni e quattro film in uscita.


Se Shut In vi fosse piaciuto recuperate Hush, Man in the Dark, La casa nera e Un giorno di terrore. ENJOY!

10 commenti:

  1. Mah, ho visto Shut In (l'altro) oggi pomeriggio e ti dirò che forse è al pari di questo, che ho visto e rimosso in estate. In un caso come nell'altro, comunque, li ho trovati dimenticabili ma senza rancore. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se hai visto Shut In vuol dire che posso cominciare la caccia e guardarlo anche io :) Io un po' di speranze le mantengo ancora, comunque!

      Elimina
  2. A parte la presenza di Rory Culkin non mi sembra un film poi così imperdibile.

    RispondiElimina
  3. Già dall'abusatissimo titolo mi sapeva di roba molto derivativa e trascurabile.
    Premesso ciò, è il classico thrillerino cui prima o poi non mancherò comunque di dare un'occhiata. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A questo...? Ma non è meglio tenersi per quello con la Watts? :P

      Elimina