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venerdì 17 febbraio 2017

Moonlight (2016)

E' uscito ieri in tutta Italia il film Moonlight, diretto e co-sceneggiato nel 2016 dal regista Barry Jenkins (partendo dalla pièce teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue di Tarell Alvin McCraney) e candidato a otto premi Oscar (Miglior Film, Mahershala Ali Miglior Attore Non Protagonista, Naomie Harris Migliore Attrice Non Protagonista, Miglior Regia, Miglior Fotografia, Miglior Montaggio, Miglior Colonna Sonora Originale e Miglior Sceneggiatura Non Originale).


Trama: Chiron è un bambino timido, vessato dai bulli ed oppresso da una madre dipendente dalle droghe. Crescendo, si scoprirà gay e sarà costretto a nascondere questa parte di sé per sopravvivere nelle zone malfamate di Miami...



Avevo cominciato a guardare Moonlight con un senso di stanchezza soverchiante. Chi era andato all'anteprima non ne aveva detto benissimo, dopo una settimana di film "pesi" il mio cervello aveva un po' bisogno di svago e sinceramente l'idea di guardare l'ennesima pellicola avente per protagonisti personaggi musoni e problematici mi sorrideva davvero poco. Per tutti questi motivi, ho patito davvero tanto l'inizio di Moonlight, al punto che mi sono chiesta con un po' di nervosismo dove volesse andare a parare Barry Jenkins con la trita storia di un bimbo privo di figure genitoriali (la madre sarebbe meglio non ci fosse visto che le uniche interazioni che ha col figlio sono distorte dai fumi del crack) che, ironia della sorte, trova in uno spacciatore quel padre che gli è sempre mancato. Tra un silenzio cupo del piccolo Chiron, la parlata del ghetto messa in bocca a Mahersala Ali, che come attore non mi ha mai fatta impazzire, e in generale un senso di "già visto", ero quasi pronta ad infilare Moonlight nei diludendo dell'anno. Invece, a poco a poco, questo "blues cinematografico" ha penetrato la mia corazza indurita dalle troppe visioni pre-Oscar. Il blu è un colore caldo, si diceva in un film. In realtà, qui il blu è il colore della tristezza, delle lacrime silenziose che minacciano di riempire una persona fino a farla scomparire, qualcosa che si può vedere solo alla luce della luna, quando la notte accoglie quei segreti che non possono essere rivelati di giorno. Chiron è un individuo “blue”, nell’accezione più malinconica del termine, una creatura tormentata ed incapace di integrarsi nell’ambiente in cui è nato, reso diverso da “qualcosa” di cui né lui né gli altri sono pienamente consapevoli ma che comunque, innegabilmente, c’è. E’ dura la vita per le persone di colore, così viene detto ad un certo punto nel film, ma questa volta non si parla di schiavitù o diritti civili negati, bensì di una durezza insita in un certo tipo di ambiente sociale all'interno del quale gli uomini (i maschi) devono essere forti, sicuri di sé, eterosessuali e possibilmente con la fedina penale sporca; che queste scelte di vita derivino necessariamente da un ambiente sociale malsano poco importa, perché esse sono le uniche possibili, e non importa neppure quanto una persona sia buona "dentro", perché quella bontà d'animo non può venire mostrata in pubblico. In Moonlight queste problematiche vengono contestualizzate all'interno di un ambiente ben preciso ma la storia che racconta è universale e consente di provare un'empatia fortissima verso il protagonista, giovane ragazzo di colore costretto a rinnegare la propria identità, farla a pezzi e ricostruirla per evitare di soccombere e venire ferito non solo fisicamente ma anche nel cuore.


Diviso in tre capitoli, ognuno introdotto dal nome con cui viene definito il protagonista in una determinata fase della vita (Little da bambino, Chiron nell'adolescenza e Black nella maturità), Moonlight è un film fatto di pochi dialoghi di incredibile profondità e di moltissimi silenzi, intervallati qua e là dalle espressioni tipiche di una realtà malfamata e talmente realistica da sembrare quasi una caricatura di sé stessa. Tra una botta di "nigga", un bling e un gesto da rapper, il dramma umano di Chiron si consuma nelle notti solitarie, negli intensi primi piani che Barry Jenkins regala ai tre attori che interpretano il protagonista nei vari capitoli (tutti bravissimi, per inciso) e nei pochi confronti con le figure chiave della sua vita, ovvero lo spacciatore Juan, la sua fidanzata Teresa, l'amico Kevin e la madre tossicodipendente, tutte necessarie per capire il percorso compiuto da Chiron dall'infanzia ad una presupposta maturità. Temi come la tossicodipendenza, l'omosessualità e la libertà individuale vengono trattati con una delicatezza incredibile e, soprattutto, mai in modo banale; non mi ritengo un'esperta di cinema "gay" (Dio che brutta definizione...) ma raramente mi è capitato di vedere trasposto sullo schermo un sentimento complesso che non si esaurisse nella mera espressione fisica dell'amore, bensì si esprimesse nel tempo con un mix di amicizia virile, tenerezza, complicità, attrazione, rimpianto e tanta malinconia, il tutto nel lasso di un tempo brevissimo. Forse solo Carol era riuscito ad esprimere tutte queste cose ma il film di Haynes, per quanto bellissimo, era molto patinato, qui Barry Jenkins riesce invece ad esprimere le molteplici anime di un ambiente difficile come il "ghetto" di Miami, trasmettendo allo spettatore la natura triviale di quella società in modo crudo e raffinato allo stesso tempo. Mi spiace, vorrei esprimermi meglio ma non è facile, perché Moonlight ha un fascino particolare e impossibile per me da spiegare a parole, interamente legato alla regia, al montaggio e alla colonna sonora, un mix di melodie che incarnano perfettamente le contraddizioni della vita del protagonista. Alla fine di Moonlight mi sono rimaste due immagini splendide, quella di una bravissima Naomie Harris che sfoga tutto l'odio e la vergogna in un urlo silenzioso rivolto al figlio e quella finale, virata in blu, che mi ha ricordato tantissimo la sequenza conclusiva de I 400 colpi. Insomma, ora capisco perché Moonlight è stato così apprezzato oltreoceano e vi consiglio di guardarlo: magari non vi colpirà subito ma vi rimarrà nel tempo.


Di Mahershala Ali, che interpreta Juan, ho già parlato QUI mentre Naomie Harris, che interpreta Paula, la trovate QUA.

Barry Jenkins è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Medicine for Melancholy. Anche produttore e attore, ha 38 anni e un film in uscita.


Janelle Monáe, che interpreta Teresa, ha partecipato anche a Il diritto di contare nel ruolo di Mary Jackson mentre André Holland, che interpreta Kevin da adulto, era Matt in American Horror Story Roanoke. Se Moonlight vi fosse piaciuto recuperate Angels in America e I 400 colpi. ENJOY!

20 commenti:

  1. Devo assolutissimamente guardarlo. Ne ho visto solo un pezzetto - quando lo spacciatore insegna il bimbo a nuotare - e mi ha messo i brividi. :)

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    1. Quella è una scena stupenda, è vero. Ma in generale tutto il film è molto emozionante, guardalo appena puoi :)

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  2. Se riesco vado a vederlo martedì prossimo, do la precedenza a Denzellone Washington! Che dici, potrebbe strappare l'Oscar a La La Land?

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    1. Chazelle ha dalla sua il glamour e la relativa novità quindi secondo me no. Ho dei dubbi sul Miglior Film, sinceramente, nel senso che magari per non lasciarlo a becco asciutto danno Regia a Chazelle e Miglior Film a Moonlight, spiazzando tutti com'era successo l'anno scorso con Spotlight alla faccia del favorito Revenant.
      Sono più propensa a premi come il Montaggio o la Fotografia, magari se la gioca anche con l'attore non protagonista, anche se ormai io lo vedrei bene in mano a Dev Patel o Lucas Hedges. Boh, chissà!

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    2. Mah, La La Land sta facendo incetta di premi, ma se Moonlight non dovesse vicnere, almeno verrà premiato dal pubblico, senza quelle nomination sarebbe uscito in sordina e ciao ciao a chi lo vorrebbe vedere al di là delle nomination!

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    3. A me è piaciuto molto più di La La Land. Spettacolo visivo a parte, almeno mi ha lasciato qualcosa "dentro"!

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  3. La sorpresa per il miglior film potrebbe essere Arrival e dicono meraviglie di Il diritto di contare...questo non so sinceramente se ce la faccio a vederlo...

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    1. Il diritto di contare è molto carino e scalda il cuore ma è troppo simile a The Help per colpire davvero. Il mio tifo va spudoratamente ad Arrival ma chissà... temo rimarrà nel limbo delle ingiustizie...

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  4. Spero mi colpisca allo stesso modo. Mi dispiacerebbe, non so perchè, bottigliarlo. :)

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    1. Non so che dire. A me è piaciuto tantissimo ma Lucia de Il giorno degli zombi e Il Karda non ne sono rimasti soddisfatti per nulla, quindi... :P

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  5. Io ho un debole per la narrazione che analizza sesso e genere, quindi mi interessa molto. Sicuramente non piacerebbe alla Pelosa Metà, quindi lo segno per un recupero in solitaria in un momento emotivamente appropriato.

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    1. Allora credo proprio che ti piacerà. Secondo me si trova anche già facilmente su qualche canale "alternativo" e non è così emotivamente provante come potresti pensare :)

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  6. Bolla, il link a Mahershala Ali riporta a questo post! :)

    Conto di vederlo nei prossimi giorni!

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    1. Grazie bella ho corretto l'errore! :)

      Verrò allora a leggere se ti è piaciuto!

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  7. Non so, mi ispira molto di più Manchester by the Sea... ma lo guarderò comunque senz'altro!

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    1. Manchester by the Sea mi è piaciuto ancora di più ma sono entrambi dei grandissimi filmoni!

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  8. Io invece non ne sono rimasto particolarmente soddisfatto. Certo, come film ha delle sequenze davvero impressionanti, ma in assoluto mi sarei aspettato qualcosa in più. Insomma, la lentezza della narrazione e i lunghissimi silenzi questa volta non mi hanno preso del tutto.

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    1. Come ho detto, io ho avuto difficoltà all'inizio, soprattutto dopo tanti giorni passati a guardare drammoni. Forse proprio il lento consumarsi e il silenzio malinconico di questo mi ha invece conquistata più di altri :)

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  9. Anche a me è piaciuto parecchio. Un film che, come dici, non è mai banale nel parlare di temi così ostici.
    In effetti si tratta di un film dal fascino difficile da descrivere a parole. La tua definizione di "blues cinematografico" in ogni caso direi che rende bene l'idea.
    Per la lotta all'Oscar io comunque continuo a preferire il jazz di La La Land.

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    1. La top three per gli Oscar vede ancora in testa Arrival, seguito da Manchester, Moonlight e poi La La Land. Ma tanto vincerà quest'ultimo quindi perché rompersi la testa? :P

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