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domenica 30 luglio 2017

Il Bollodromo #35 - Le pagelle di Twin Peaks - Episodio 3x11

Mancano ancora sette episodi alla fine del revival Twinpeaksiano, mancano ancora personaggi molto amati e la trama si infittisce, facendosi sempre più complessa... ma io e Alessandra non desistiamo! Come ogni domenica siamo pronte a farvi riflettere su ciò che si cela dietro al botox... ehm... alle trame della Loggia Nera con le temibili pagelle settimanali! HELLOOOO-OOOO!

Cominciamo con una bella famiglia, proprio la Famiglia Cuore. Nell'episodio 11 è stato rivelato ciò che tutti avevamo già compreso più o meno dalla sua prima apparizione: quella cretina di Becky è figlia di Bobby e Shelly, che nel frattempo si sono però separati (pare). In virtù di ciò, Alessandra ha scelto di insignirlo del Premio Il Triangolo No Non l'Avevo Considerato; non importa quale roseo futuro avesse previsto per il figlio il Maggiore Garland "Senzatesta" Briggs, il povero Bobby è passato dall'essere un giovanotto scapestrato e odioso ad essere un povero, adorabile e tenerissimo sfighé. Col cuore, gli assegno il Premio Cucciolo Cercafamiglia, rinnegando tutto l'odio covato per il personaggio negli anni '90.

Ma chi me lo ha fatto fare...
D'altra parte, Shelly non ha imparato una mazza col passare del tempo. Da Leo a Bobby quando era un cretinetti perdigiorno e farfallone a Red. RED, per la miseria, il vincitore del Premio Il Sesto Elemento Mancato degli Spandau Ballet che oggi ottiene anche il Premio Io Ce l'ho Fresco... e Non è l'Alito! di Alessandra! "Bella" mia (che col botox son buoni tutti ma concordo col Premio dato da Alessandra, ovvero il Premio Ho un Gusto di Merda per gli Uomini, Però Tengo Sempre una Coscialunga di Tutto Rispetto), l'Award Cerco gli Uomini col Lanternino è tutto tuo. Speriamo te lo spacchino in testa!

Detto questo: lui e Bobby si somigliano. CRETINA!
Rimanendo sempre all'interno della storyline della famigliola, Alessandra assegna un Premio Ghe Pensi Mi al meraviglioso Carl Rodd. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo! Confermo il Voto 10  e gli appioppo un Pifferaio di Hamelin Award.


Alessandra ha molto apprezzato anche le telefonate misteriose tra Hawk e l'adorata Signora del Ceppo: al primo va il suo Premio Hai Fatto i Compiti? mentre la seconda ottiene l'ambito Premio Se Non li Fai Ti Do una Nota.


Prima di passare ai nuovi arrivi c'è un altro ritorno dal passato che avranno notato probabilmente in 12: Gersten Hayward. Chi diavolo è Gersten Hayward, ci chiederete? La sorellina di Donna, che domande! Non quella coi capelli corti e bruttarella, quella era Harriet, io parlo di quella povera disgraziata vestita da fatina buona di Oz che suonava il piano durante una delle cene di famiglia più tristi ed imbarazzanti di sempre. La fatina è cresciuta per diventare una lucciola ed è colei che si accompagna all'orrido Steven mentre Becky gli sfonda la porta a colpi di pistola, riconoscibile nel viso di un'invecchiatissima Alicia Witt. Brava Gersten, il Premio Sono Finalmente Diventata Pucchiacca (e anche un po' Baldracca, aggiunge Alessandra) Come la Mia Sorellona è tuo!
Voto: orrore



Torniamo alla Famiglia Cuore e con essa ai personaggi nuovi. La "piccola" Becky, alias Amanda Seyfried, questa settimana agguanta il Premio Scream Queen in virtù dell'urlo devastante tirato al telefono, equivalente ad un ragionevole +10 di scazzo. Bei polmoni, complimenti! Giustamente Alessandra sottolinea invece il marasma mentale della fanciulla e le assegna il Premio Lo amo, no lo odio, gli sparo, però poi lo perdono. Tale madre tale figlia, sceme come due tacchi.


Tanti saluti invece a Matthew Lillard, alias William Hastings: a furia di gonfiarsi è accaduto quello che tutti stavamo aspettando ed è riuscito a vincere il Premio Tengo un Cerchio alla Testa che tra un Po' Scoppia... No, Troppo Tardi! Siccome sta diventando un post lunghissimo, non riesco a recuperare un'immagine decente di Lillard e ci sono parecchi award correlati l'uno all'altro (thanks, Alessandra!!) accorpo qui anche quello per David "Gordon Cole" Lynch (Premio Via, via, vieni via con me piduppidà), quello per Laura "Diane" Dern (Premio Tengo le Visioni) e soprattutto quello per Miguel "Albert" Ferrer ovvero il Fuck You, As Usual Award!

Diane d'altronde sta guardando ciò che rimane di William. Quindi va bene.
E ora passiamo all'appuntamento che tutti stavate aspettando, ovvero...


Gesù, anche questa settimana scegliere è stata dura, tra torte di ciliegia, caffé, visioni, pianisti, scatole misteriose e omicidi sventati... Dougie mi è piaciuto tanto quando sorseggia lo champagne trovandolo disgustoso, lì è davvero tenero aBBestia, ma probabilmente per me vince il momento "Vieni Fuffi, c'è il caffé!". Per Alessandra invece il top è stato quando il nostro si è presentato al cospetto dei Tonies Ciccionis con la cherry pie quindi la mia collega ha deciso di conferirgli persino un Premio Con la Cherry 'Pai' la Vita Salva Avrai! E con questo concludiamo, ci sentiamo domenica prossima!


venerdì 28 luglio 2017

La stagione della strega (1972)

Dopo la prematura scomparsa del regista George A. Romero ho deciso di dedicargli una serata recuperando, assieme al Bolluomo, il film La stagione della strega (Hungry Wives), diretto e sceneggiato da Romero nel 1972.


Trama: Joan, casalinga frustrata di mezza età con marito e figlia a carico, si avvicina alla stregoneria per noia e si convince di essere una vera strega...


Per affrontare come si conviene La stagione della strega bisognerebbe conoscere un po' la sua storia produttiva. Girato nel 1972 da George Romero col titolo Jack's Wife, il film è stato distribuito l'anno dopo, pesantemente tagliato (l'originale durava più di due ore), con il titolo Hungry Wives e venduto come un porno soft-core (!); il titolo Season of the Witch è arrivato dopo il successo del regista con L'alba dei morti viventi e probabilmente all'epoca è stato pubblicizzato erroneamente come horror, benché lo stesso Romero non lo abbia mai considerato tale. Tagline quali "Every night is Halloween", presenti sui poster originali, così come l'inquietante immagine di una donna sensuale e in odore di magia, rischiano di confondere ancor più lo spettatore occasionale, pronto a guardare un horror e ritrovandosi invece con un prodotto che è ben lontano dal genere. Ma cos'è quindi, in sostanza, questo La stagione della strega? Beh, innanzitutto togliamoci il dente: è un film oggettivamente diretto, recitato, montato e (almeno nella versione italiana) doppiato da cani e sfido chiunque a dire il contrario solo per amore di Romero, il quale peraltro avrebbe voluto persino rigirarlo, consapevole dei mille difetti legati soprattutto ad un budget praticamente inesistente. E' dunque un brutto film? A mio avviso no, anzi, l'ho trovato molto affascinante e "avanti" rispetto all'epoca in cui è stato girato, a dimostrazione che Romero non era "solo" un regista horror ma soprattutto un sensibile indagatore dell'animo umano capace di riportare su pellicola le tante brutture della società americana. Joan Mitchell, la protagonista del film, potrebbe essere vista un po' come la "zia" di Martin: anche lei, come il wannabe vampiro che sarebbe arrivato qualche anno dopo, vive un'esistenza triste e squallida, benché all'interno della ricca borghesia, e anche lei si rifugia nel fantastico per fuggire alla monotonia e alla spersonalizzazione nate da un matrimonio insoddisfacente ed imposte da una società maschilista. Se però Martin si immaginava come un romantico e reietto vampiro per superare la sua natura timida ed impacciata, rimanendo comunque un ben triste figuro, Joan abbraccia la stregoneria onde affermare ulteriormente una personalità già molto forte, di donna che sa quello che desidera ma viene bloccata dalle convenzioni sociali e da un'educazione cattolica. La frustrazione di Joan è palese fin dall'inizio, con l'incubo rivelatore attraverso cui viene introdotto il film, che la vede schiava di un marito/padrone che la tratta come un cane, prendendola persino a giornalate o tenendola al guinzaglio, mentre la figlia ventenne non si accorge neppure della sua esistenza e lo specchio riflette un'orribile vecchia invece della matura bellezza di Joan.


Questo incubo "ingenuo", fin troppo esplicito dal punto di vista psicanalitico, serve ad inquadrare la personalità e i problemi della protagonista fin dall'inizio e La stagione della strega prosegue da lì con un ritmo lento, assai verboso, con ben poche concessioni a quello che lo spettatore si aspetterebbe da un horror. L'aspetto esoterico della pellicola si concentra infatti nell'acquisto del necessaire per gli incantesimi, nell'accensione di qualche candela nera, in una sorta di rito di iniziazione e nella periodica comparsa di un uomo nascosto da una maschera demoniaca che comincia a perseguitare nei sogni la povera Joan; come già accadeva in Martin, noi non sapremo mai con certezza se la protagonista è davvero una strega (e non è neppure importante), tuttavia in uno dei numerosi dialoghi viene chiarito che "credere è potere" e, se ciò fosse vero, significherebbe quindi che il potere di Joan è enorme. "Io sono una strega", dichiara Joan alle amiche dopo lo scioccante pre-finale, prendendo per la prima volta coscienza di sé come individuo, come donna indipendente e forte, come potenziale "capobranco" di un gruppo di femmine pavide, annoiate e credulone alle quali basta "pensare" di avere in mano una canna invece di una sigaretta normale per sballarsi come se avessero davvero fumato della marijuana. Tuttavia, questa presa di coscienza si trascina dietro un pensiero ancora più terribile, cristallizzato nell'ultima inquadratura dello sguardo di un'intensa Jan White, ovvero la consapevolezza di essere, agli occhi degli altri, ancora Mrs. Mitchell (La moglie di Jack, come da titolo originale, come se una donna potesse essere definita solo ed esclusivamente attraverso l'appartenenza a un uomo), al massimo un'eccentrica alla quale rivolgersi nei momenti di noia eccessiva, sempre e comunque un "âme solitaire" con un vuoto dentro che nessuna magia (e nessuna avventura con uomini più giovani) potrà mai riempire. Il vero orrore, in La stagione della strega, è percepire già quel senso di predestinazione e chiusura mentale che avrebbe portato gli zombi del film omonimo a sciamare nel centro commerciale e i pochi sopravvissuti all'apocalisse a crogiolarsi nell'illusione di un freddo lusso, concretizzato qui in un branco di donne "sull'orlo di una crisi di nervi" costrette a rispettare i ritmi e i rituali di un'esistenza odiosa pur di non perdere i privilegi della loro posizione sociale. Quindi sì, La stagione della strega è un film horror ed è "brutto", sporco e cattivo, in un modo però tutto femminile e particolare. Da Romero sinceramente non me lo aspettavo; indubbiamente, un'opera non facile e sicuramente non la più riuscita, ma comunque meritevole di almeno una visione.


Del regista e sceneggiatore George A. Romero ho già parlato QUI.


Bill Thunhurst, che interpreta Jack Mitchell, ha partecipato anche al film successivo di Romero, La città verrà distrutta all'alba, prima di ritirarsi dal grande schermo mentre Raymond Lane, che interpreta Gregg, era il protagonista di There's Always Vanilla, secondo lungometraggio del regista; S. William Hinzman, l'attore nascosto sotto la maschera del demonio, è stato invece l'iconico zombie che attacca per primo Barbara e il fratello ne La notte dei morti viventi. Detto questo, se La stagione della strega vi fosse piaciuto recuperate il già citato Martin e aggiungete La fabbrica delle mogli, Giovani streghe e magari anche The Love Witch, che devo ancora vedere. ENJOY!

mercoledì 26 luglio 2017

Red State (2011)

A giugno la Midnight Factory ha fatto arrivare anche sul mercato home video italiano Red State, film diretto e sceneggiato nel lontano 2011 dal regista Kevin Smith.


Trama: tre ragazzi rispondono ad un annuncio di sesso on line e finiscono nelle grinfie del folle predicatore Abin Cooper, deciso a punirli per i loro peccati...



Erano anni che sentivo parlare molto bene dell'incursione nell'horror "serio" di Kevin Smith, regista ormai notoriamente bollito a furia di farsi gran cannoni/tirare rigoni (semicit.), e nonostante abbia aspettato sei anni per vederlo le mie aspettative erano a mille. D'altronde, Smith e la religione si sono sempre presi molto bene, come dimostrato dal pregevole Dogma, simpatica satira all'acqua di rose non capita dal 90% della popolazione credente e per questo ingiustamente osteggiata, quindi la presenza di un predicatore cattolico radicale, chiaramente ispirato a figure come Fred Phelps, mi faceva se non altro pensare a qualcosa di molto gustoso. Invece ammetto che, nonostante il claim Tarantiniano presente sulla copertina del bluray (pare che Quentin in persona lo abbia inserito tra pellicole più belle del 2011), Red State mi ha lasciata abbastanza fredda e mi è sembrato un lavoro riuscito a metà, rabberciato alla bell'e meglio da un regista e sceneggiatore che non sapeva bene dove andare a parare. L'inizio, per esempio, è quello tipico di un horror: tre ragazzi rispondono ad un annuncio on line sperando di trovarsi per le mani il primo foursome della loro vita e finiscono invece incaprettati, prede di una comune religiosa popolata da folli e guidata da un pazzo convinto che Dio odi tutti i peccatori e deciso quindi a punirli nel modo più violento possibile. Data questa premessa, avrei scommesso tutti i miei averi su una svolta improntata sul torture porn, invece a un certo punto subentrano i federali e il film si trasforma in un assedio dove nessun personaggio, nemmeno quelli che dovrebbero essere i "buoni", riescono ad accattivarsi le simpatie dello spettatore, rivelando la loro fondamentale natura violenta e crudele, tipicamente "umana" a sentire le parole finali di Joseph Keenan. Considerato che amo essere sorpresa, questo cambiamento di registro mi è anche sembrato un tocco di classe, il problema è che Smith non è propriamente in grado di girare film capaci di mantenere il necessario ritmo di un thriller, di un horror o di un action perché, di fondo, ciccio Kevin è un gran sbrodolone.


Definisco Kevin Smith "sbrodolone" perché è uno che, come il già citato Tarantino, ama un sacco il suono della sua voce e delle sue idee e conseguentemente adora infarcire i suoi film di dialoghi "oziosi". La cosa funziona bene in film come Clerks, In cerca di Amy, Generazione X, persino Dogma, ma in una pellicola come Red State bisognerebbe avere anche la capacità tarantiniana di scioccare il pubblico e tenerlo in scacco con splendide immagini di violenza non con la stasi di un povero John Goodman costretto a parlamentare e stare al telefono per delle ore o, ancor peggio, con l'utilizzo della camera a mano vomitilla. Michael Parks, unica vera punta di diamante del film nonché unico pregio indiscutibile, incanta con la sua voce, riempie d'orrore con le sue tirate di fuoco e sangue contro gli omosessuali, mette i brividi con la sua aria da bravo papà amato da una grande famiglia (di matti, ma comunque matti normali, capaci di condurre una vita persino noiosa, almeno finché non scelgono di imbracciare le armi per difendere il loro Credo distorto) ma la cosa finisce lì, persa in un mare di false partenze e tentennamenti che toccano l'apice nel finale loffissimo. Ecco, quel finale è una cosa che non perdono al grasso orgoglio di Smith perché capisco la mancanza di budget e la sboroneria ma bastava tenere ancora un po' il film in cantiere, ricorrere ad quello stesso crowdfunding che ha partorito un aborto come Tusk, e sarebbe uscita fuori un'Apocalisse capace di lasciare a bocca aperta qualsiasi spettatore, Bolluomo in primis che ci aveva quasi creduto. E invece, ennesima tirata di un John Goodman bravissimo ma costretto nei panni di un personaggio pavido, che non sa neppure lui che pesci prendere, ridotto a raccontare una storiaccia "moralista" degna del peggior Silent Bob e ad un trucco narrativo che a momenti non oserebbero utilizzare neppure in Fear the Walking Dead. Insomma, meglio di Tusk o Yoga Hosers (e ci mancherebbe altro...) ma comunque non benissimo, un triste presagio di quello che sarebbe diventato Kevin Smith nel giro di cinque o sei anni. O forse, una conferma di quello che è sempre stato ma eravamo troppo ciechi per vedere.


Del regista e sceneggiatore Kevin Smith, al quale appartiene anche la voce del carcerato che insulta Cooper sul finale, ho già parlato QUI. Kyle Gallner (Jarod), Stephen Root (Sceriffo Wynan), Kerry Bishé (Cheyenne), Melissa Leo (Sara), James Parks (Mordechai), Michael Parks (Abin Cooper), Jennifer Schwalbach Smith (Esther), John Goodman (Joseph Keenan) e Kevin Pollack (ASAC Brooks) li trovate invece ai rispettivi link.

Ralph Garman interpreta Caleb. Americano, ha partecipato a film come Ted, Un milione di modi per morire nel west, Tusk, Ted 2, Lavalantula, Yoga Hosers e a serie quali Streghe, NYPD, Dr. House e Bones; come doppiatore ha lavorato per le serie American Dad!, I Griffin, Celebrity Deathmatch, The Cleveland Show, Robot Chicken e per Lego Batman - Il film. Anche sceneggiatore e produttore, ha 53 anni e un film in uscita.


Patrick Fischler interpreta l'agente Hammond. Americano, ha partecipato a film come L'uomo ombra, Twister, Mulholland Drive, Ghost World, Ave Cesare! e a serie quali Jarod il camaleonte, NYPD, Nash Bridges, Streghe, Angel, CSI - Scena del crimine, ER Medici in prima linea, Tutto in famiglia, Monk, CSI: NY, CSI: Miami, La vita secondo Jim, Bones, Cold Case, Lost, Weeds, Criminal Minds, Grey's Anatomy, C'era una volta e Twin Peaks. Anche sceneggiatore e produttore, ha 48 anni e due film in uscita.


L'edizione Blu-Ray della Midnight Factory purtroppo non presenta extra degni di nota (solo il trailer, mentre nell'edizione inglese ci sono dietro le quinte, podcast, scene eliminate, commento del regista ecc.) benché sia corredata dall'ottimo libretto esplicativo curato dalla redazione di Nocturno Cinema. Michael Angarano, che interpreta Travis (uno dei tre protagonisti) era Elliot, il figlio di Jack, nella serie Will & Grace mentre Marc Blucas, riconoscibile sotto l'elmetto del cecchino che si impietosisce davanti a Cheyenne, era Riley nella serie Buffy l'ammazzavampiri. Per il ruolo di Joseph Keenan Smith aveva pensato sia a Samuel L. Jackson che ad Alan Rickman ma quest'ultimo ha dovuto rinunciare perché impegnato nelle riprese di Harry Potter e i doni della morte. Nello script la scena dell'Apocalisse era presente ma Kevin Smith ha dovuto eliminarla per problemi di budget: dopo il confronto tra Cooper e Keenan, che nel film continua col racconto di quest'ultimo, teste e cuori di tutti i presenti, fedeli e poliziotti, avrebbero dovuto esplodere lasciando in vita solo Keenan, testimone della venuta di un angelo gigante (che avrebbe impalato Cooper con una spada fiammeggiante) e dei quattro cavalieri dell'Apocalisse. Detto questo, se Red State vi fosse piaciuto recuperate The Sacrament, The Wicker Man e The Conspiracy. ENJOY!

martedì 25 luglio 2017

Prima di domani (2017)

Qualche giorno fa è uscito Prima di domani (Before I Fall), diretto dalla regista Ry Russo-Young e tratto dal romanzo omonimo di Lauren Oliver. Spinta dal trailer intrigante ho deciso di guardarlo. Occhio agli SPOILER del paragrafo centrale.


Trama: tornando a casa da una festa, Samantha e le sue amiche rimangono coinvolte in un incidente stradale. Il mattino dopo Samantha si sveglia e scopre di stare rivivendo lo stesso identico giorno da capo...



Avendo visto il trailer, credevo mi sarei trovata davanti un Ricomincio da capo meets teen-thriller, invece Prima di domani è un Ricomincio da capo meets teen-drama... e che drama!! Talmente tanto drama che ogni tanto mi veniva da toccarmi per capire come fossi riuscita ad aver superato l'adolescenza ed essere ancora viva. Intendiamoci, Prima di domani non è un film brutto (mi cita persino il mito di Sisifo, tanta roba!, anche se vorrei capire quanti appartenenti al target di riferimento avranno capito il perché), bisogna solo metterlo nel giusto ordine delle cose e prenderlo per quello che è, ovvero un racconto moralista e presumibilmente formativo che dovrebbe insegnare al pubblico giovane il rispetto dei sentimenti altrui e l'importanza di ogni singolo giorno, cosa di per sé non sbagliata né deprecabile; il problema sorge dal momento in cui lo spettatore supera i vent'anni e si ritrova a rimpiangere non solo il cinismo adulto di Bill Murray ma anche la casualità misteriosa di un giorno ripetuto in saecula saeculorum. In Ricomincio da capo, infatti, il protagonista si ritrovava bloccato nello stesso giorno senza un perché mentre Samantha è costretta a rivivere il 13 febbraio, cupid day, per un motivo ben preciso che non è solo per punizione, per migliorare sé stessa o l'esistenza di chi la circonda ma anche per risolvere un preciso problemino che al minuto 20 di pellicola lascia già intuire come finirà l'intera faccenda. E qui, se permettete, casca l'asino e parte lo SPOILER perché la rompipalle che è in me proprio non ce la fa a stare zitta. Se non volete leggere saltate pure al paragrafo successivo.


SPOILER I protagonisti di Prima di domani sono delle pittime incredibili, diciottenni traumatizzati e condizionati da eventi accorsi loro... alle elementari. Giuro. Il tizio innamorato di Samantha si porta avanti il sentimento dall'infanzia manco fosse Ben Stiller in Tutti pazzi per Mary (e non si capisce perché lei, nel frattempo, sia arrivata a provare un disgusto irrefrenabile nei suoi confronti visto che un tempo erano amiconi... ma, hey, basta ripetere lo stesso giorno 20 volte per venire pervasa da irresistibile aMMore!!) mentre la fondamentale tizia bionda e sfigata, fulcro dell'intera pellicola, viene ancora derisa per avere presumibilmente bagnato il letto da bambina. Ma si può?? Ma la cosa più spettacolare è il finale o, meglio, ciò che porta ad esso. Samantha capisce che per "sbloccare" il tempo deve impedire alla sfigata di suicidarsi. Ragionevolmente, uno magari potrebbe impegnarsi sin dal mattino a parlare con lei, dissuaderla dai suoi propositi, chiuderla in un armadio, tirarle un colpo in testa ma no: la protagonista SCEGLIE di morire. Di salvarle la vita sacrificando la propria. E, aggiungo, traumatizzare per sempre quel povero cristo che la ama da anni (già orfano di padre, per inciso) dichiarandogli amore eterno dopo anni di onanismo e limonandoselo duro per poi buttarsi sotto un camion DAVANTI AI SUOI OCCHI. Va bene, avrai anche salvato la sfigata, detto una parola carina alla lesbica, instradato quella tsoccola inenarrabile della tua migliore amica e i suoi minion verso comportamenti più urbani (mica detto...) ma come minimo hai costretto lui ad andare dallo psichiatra per l'eternità. COMPLIMENTI. Continuare ad ignorarlo no, visto che hai deciso comunque di morire? Fuckin'drama queen. FINE SPOILER



Tolta dunque "qualche" perplessità a livello di trama, basta stare al gioco e tapparsi il naso e per magia Prima di domani diventa gradevole, comunque sopportabile per la durata che ha. La confezione è patinata il giusto, la fotografia ammanta il tutto con una bella atmosfera malinconica e soprattutto la regia non ricorda prodotti televisivi ma azzarda addirittura qualche soluzione particolare. Ad accattivare l'occhio e l'orecchio delle ragazzine o dei ragazzini, come già per Nerve, c'è l'inevitabile unione tra brani modaioli ed orecchiabili e giovani attrici vestite all'ultima moda, non necessariamente bravissime ma comunque molto belline; Zoey Deutch nei panni di quella che un tempo avremmo definito pu**ansuora (oggi non so come vengano definite) è credibile sia in versione santamariabadessa che in versione dark mentre Halston Sage aggredisce schermo e spettatori con un'interpretazione talmente da bitch che forse persino Barbie o la Chanel di Scream Queens ne sarebbero state intimidite. Il resto del cast è apprezzabile, Erica Tremblay più pucciosa e caruccetta del solito, quasi al livello del fratellino Jacob, e l'unica cosa che mi ha messo un po' tristezza è lo spreco di Jennifer Beals per una semplice moraletta sul pre-finale, come se non bastasse già il monologo della protagonista. Insomma, alla fine Prima di domani è un film senza infamia né lode, carino e nulla più. Basta che non vi facciate ingannare come dei bibini dal trailer fasullo, cosa che è successa anche a me, o rischiate di rimanerci doppiamente male.


Di Jennifer Beals, che interpreta Julie Kingston, ho già parlato QUI.

Ry Russo-Young è la regista della pellicola. Americana, ha diretto film come You Won't Miss Me e Nobody Walks. Anche attrice, sceneggiatrice e produttrice, ha 36 anni.


Zoey Deutch interpreta Samantha Kingston. Americana, ha partecipato a film come The Amazing Spider-Man, Vampire Academy, Nonno scatenato e a serie quali Ringer. Ha 23 anni e un film in uscita.


Halston Sage interpreta Lindsay Edgecomb. Americana, ha partecipato a film come Bling Ring, Un weekend da bamboccioni 2, Piccoli brividi e Manuale scout per l'apocalisse zombie. Ha 24 anni.


Logan Miller interpreta Kent McFuller. Americano, ha partecipato a film come Bling Ring, Manuale scout per l'apocalisse zombie e a serie quali The Walking Dead; come doppiatore, ha lavorato per la serie Phineas & Ferb. Ha 25 anni e tre film in uscita.


Nei panni della sorellina della protagonista c'è la pucciosissima Erica Tremblay, sorella di Jacob già vista e apprezzata in The Bye Bye Man, mentre il prof Diego Boneta era il giornalista Pete Martinez nella prima stagione di Scream Queens. Detto questo, se Prima di domani vi fosse piaciuto recuperate il già stracitato Ricomincio da capo. ENJOY!

lunedì 24 luglio 2017

Il Bollodromo #34 - Le pagelle di Twin Peaks - Episodio 3x10

Buon lunedì a tutti! Come?! Le pagelle di Twin Peaks al lunedì?! GombloDDoH!11!!1111! Eh sì. Come avete visto ieri ho partecipato alle celebrazioni in onore di Paolo Villaggio e l'appuntamento con la nuova creatura di David Lynch è quindi slittato a oggi. Arrivate alla decima puntata, io e Alessandra di Director's Cult siamo ben lontane dall'abbandonare l'impresa (come stanno facendo tanti, "delusi" e "offesi" dal modo in cui il regista sta trattando il "loro Twin Peaks" - risate registrate please!-) e, anzi, questa settimana ci sono parecchie chicche gustose, tra cui il Dougie Weekly Best migliore di sempre... HELLOOOO-OOOOH!
P.S. Non abbiamo ancora visto l'undicesimo episodio quindi tenetene conto se ravvisate imprecisioni nei nostri commenti.

Cominciamo con la correzione di alcuni voti? E cominciamola. Il remarkable body di Kyle McLachlan mi ha fatto dimenticare quanto sia stuccato in volto per concentrarmi più sull'addominale scolpito. Lo sguardo di Janey-E (e non solo) dice più di mille parole e per Kyle questa settimana c'è un bel Premio Sixpack. Alessandra, che ci ha visto giusto fin dalla prima puntata, gli assegna il Premio Testa o petto? Peccato è tutto petto! (E che petto!).
Voto: arriviamo al 7/8. With compliments.


Qualcosina in più questa settimana si è visto anche per quel che riguarda Johnny e Sylvia Horne, sebbene le elucubrazioni nate dalla comparsa del maledetto Richard Horne (di cui parleremo più avanti) rechino seco implicazioni spaventose. Ma bando alle riflessioni serie e cominciamo col povero Johnny Horne, sopravvissuto alla botta della settimana scorsa ed insignito del Premio Teddy Ruxpin. Al solito, sono anziana, se non sapete di cosa sto parlando agevolo utile filmato altrimenti fate fede ad Alessandra, che gli assegna un Premio Orsetto del cuore Rimbamborso.
Voto: 6


Che inquietante!
Sylvia Horne invece conferma di essersi meritata i premi della settimana scorsa e, in virtù della sua ribadita inutilità, rincariamo la dose con un Premio Vecchia Ciabatta Lamentosa e Pure Derubata. Che donna di mer*a!
Voto: 0


Anche Nadine è tornata sullo schermo questa settimana ma siccome si è nuovamente vista pochissimo non riesco ancora a cambiarle il voto sospeso, quindi passerei ai personaggi nuovi, pochi ma buoni. L'odioso Richard Horne supera in cattiveria il Randal Flagg de La torre nera (giusto per ricollegarsi al Premio Speciale Versione Perversa del Giovane Matthew McCoso assegnatogli da Alessandra in occasione del quinto episodio) e mi strappa dal cuore un Premio Speciale Non Mi Frega di Chi Sei Figlio Devi Morire Male al quale si aggiunge il Premio Brutto Figlio di Sultana di Alessandra.


Dopo il Premio Speciale Mostro FigliodiMMostri della quinta puntata, il deprecabile Caleb Landry Jones si becca (in fronte) un Premio Speciale Guarda che a Leo Johnson Non E' Andata Benissimo, Occhio. Il mio augurio al personaggio è quello di morire male come Richard o peggio anche se secondo Alessandra costui Non Farà in Tempo a Fare la Brutta Fine di Leo, che è anche il nome dell'award conferitogli.


Dopo tanto odio non ce la vogliamo fare una risata? Il Premio Bimbo e il Premio Speciale Furba come una Faina 2 vanno alla bionda e svanita Candie di Amy Shiels, protagonista di esilaranti siparietti con i fratelli Mitchum di James Belushi e Robert Knepper, meritevoli di un Premio Mafiosi da Operetta e persino di un ragguardevole Premio I Tony Sopranos dei Poveri, conferito honoris causa da Alessandra.



Voi direte, perché Furba Come una Faina 2 a Candie? Chi è la prima Faina Twinpeaksiana? Ma la stupenda Miriam, che con i suoi modi da quaquaraqua conquista il primo e temo ultimo premio della sua carriera, beccandosi il Premio Furba come una Faina 1 di Alessandra.

Vogliamo ricordarla così
Concludiamo in bellezza con il Dougie Weekly Best, particolarmente arduo da scegliere questa settimana, non per mancanza di scene epiche ma per una sovrabbondanza devastante delle stesse!


Indecise tra Janey-E (insignita del Premio Lupo Ululà Moglie Arrapata Ululì da parte di Alessandra) che tenta di sedurre Dougie mentre quest'ultimo si scofana lentamente la torta al cioccolato e la violenza della moglie ai danni di un marito improvvisamente diventato fighissimo... ovviamente abbiamo scelto quest'ultima sequenza, in cui una Naomi Watts all'apice del piacere urla "Dougieeeeeeeeeee!!!" scioccando persino il figlio mentre Dougie, sotto, braccia aperte ad ali di gabbiano, subisce come Fosca in Viaggi di nozze per poi addormentarsi con lo stesso sorriso lubrico di Peter Boyle in Frankenstein Junior pensando, probabilmente, "La Madonna, ho visto la Madonna" (cit. Alessandra). Chapeau, davvero!




domenica 23 luglio 2017

Villaggio Globale: Fracchia contro Dracula (1985)


Le pagelle di Twin Peaks torneranno domani, oggi era il mio turno di rendere omaggio al recentemente scomparso Paolo Villaggio quindi ho dovuto lasciargli il meritato spazio. Trovandomi tra Mari e il Grande Arbitro, che hanno entrambi deciso di dedicare il post a un episodio della saga Fantozzi, io ho pensato di buttarmi sull'incursione "horror" di un altra, famosissima creatura di Villaggio, ovvero il goffo Giandomenico Fracchia. Ecco a voi dunque Fracchia contro Dracula, diretto e co-sceneggiato nel 1985 dal regista Neri Parenti. ENJOY!


Trama: spinto dalla minaccia del licenziamento, l'agente immobiliare Fracchia cerca di convincere il ragionier Filini a comprare nientemeno che il castello del Conte Dracula, in Transilvania...



Non avendo mai avuto occasione di vedere gli sketch televisivi di Villaggio ed essendo cresciuta, fin da bambina, con i film di Fantozzi, ho spesso avuto un po' di difficoltà a distinguere il Ragionier Ugo Fantozzi e Giandomenico Fracchia, che a me sono sempre sembrati lo stesso personaggio. In realtà, pare che nel tempo ci sia stata una fusione assimilabile a quelle di Dragonball, al punto che le due maschere di Villaggio (così come altri personaggi interpretati più avanti nella carriera, come il protagonista de Le Comiche o quello di Ho vinto la lotteria di Capodanno) hanno acquisito ognuna i tratti distintivi dell'altra. Nei primi sketch dedicati a Fracchia, Villaggio giocava molto sulla timidezza patologica del Giandomenico, inetto totale dipendente dallo psichiatra, "forte" solo nella solitudine e impossibilitato a relazionarsi con chiunque fosse appena superiore a lui; questo tratto distintivo si riscontra anche in Fracchia contro Dracula, dove spesso il personaggio rinuncia a spiegare la propria situazione agli interlocutori non tanto per problemi linguistici ma proprio per terrore di confrontarsi con essi e si ritrova così a subire le conseguenze del proprio silenzio o della propria incapacità a comunicare (essere vergini a 40 anni, per esempio, per la gioia di Dracula e soprattutto della sorella Oniria). Diciamo che Fracchia, a differenza di Fantozzi, non chiama per forza la sfiga e non dovrebbe quindi essere costretto a "subire" causa inferiorità congenita, tuttavia nel tempo il ragionier Ugo (che ha avuto più successo cinematograficamente parlando) ha aggiunto al suo essere vittima di un destino infausto anche l'insicurezza, l'incapacità relazionale di Fracchia e tutta una serie di modi di dire quali "Com'è umano lei!", "Abbia pietà!" "Mi si sono intrecciati i diti", da cui la confusione tra i due. Se poi pensate che in Fracchia contro Dracula c'è anche Filini capirete perché ne abbia approfittato per fare un po' di chiarezza, non solo per allungare la broda di un post che rischiava di essere brevissimo a causa del mezzo diludendo seguito alla visione del film.


Sono sincera: Fracchia contro Dracula l'avevo visto solo una volta da bambina e mi aveva fatto molta paura. Il Dracula di Edmund Purdom è un perfetto emulo di Bela Lugosi ed è spaventevole ma mai quanto gli occhi bianchi del maggiordomo cieco, due caratteristiche del film che mi avevano spedita a letto con la luce accesa e il terrore di trovarmi dietro qualche angolo buio della casa il Conte o il maggiordomo. Del resto però non rammentavo granché e finalmente ho capito come mai: la verità è che Fracchia contro Dracula è poco divertente (il Bolluomo conferma) e ha già il sapore del prodotto costruito a tavolino per attirare il pubblico al cinema riproponendo sempre le stesse cose (d'altronde c'erano già stati quattro Fantozzi e un Fracchia la belva umana...). L'idea di far confrontare Fantoz...ehm... Fracchia con i mostri classici della Universal quali Dracula e Frankenstein è simpatica ma quanto a inettitudine reale vincono a man bassa i goffi cacciatori di vampiri di Polanski mentre qui viene riproposto lo stesso rapporto megadirettoregenerale/Fantozzi in chiave horror, inanellando una serie di micro-episodi tenuti appena assieme da una trama generale, soprattutto dal momento in cui Fracchia e Filini entrano finalmente nel castello di Dracula. Lo schema di queste micro-gag, più o meno, è sempre identico: Filini non vede una cippa, Fracchia non riesce a spiegarsi, nasce l'equivoco, segue risoluzione più o meno sfigata per la strana coppia. Il finale a sorpresa è l'unica finezza del film e parrebbe un omaggio alla serie Giandomenico Fracchia - Sogni proibiti di uno di noi, nella quale il personaggio sognava grandi rivalse contro i superiori per poi ritrovarsi nella stessa, triste condizione iniziale. Rimanendo in tema, non aiutano a risvegliare lo spettatore (sì, ho fatto un po' di nanna) né la "regia" di Neri Parenti, né le scenografie bruttarelle (gli interni, ché l'esterno del Castello di Fenis è ovviamente splendido) e neppure gli attori di contorno: Ania Pieroni e Isabella Ferrari sono bellissime ma poco carismatiche, soprattutto la seconda, e l'unica gioia la da l'ennesimo richiamo a Fantozzi, con Plinio Fernando nei panni del lupetto mannaro. Forse è meglio vedere cos'hanno scritto gli altri per omaggiare meglio Paolo Villaggio oppure aspettare che Giucas Casella mi ipnotizzi...


Di Paolo Villaggio (Giandomenico Fracchia), Gigi Reder (Rag. Filini), Paul Muller (il capo di Fracchia) e Isabella Ferrari (Luna) ho già parlato ai rispettivi link.

Neri Parenti è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Nato a Firenze, ha diretto film come Fantozzi contro tutti, Fracchia la belva umana, Sogni mostruosamente proibiti, Pappa e ciccia, Fantozzi subisce ancora, I pompieri, Super Fantozzi, Scuola di ladri - Parte seconda, Fantozzi va in pensione, Fratelli d'Italia, Ho vinto la lotteria di Capodanno, Le comiche, Fantozzi alla riscossa, Le comiche 2, Infelici e contenti, Fantozzi in paradiso, Le nuove comiche, Vacanze di Natale '95, Fantozzi - Il ritorno e una serie di monnezze Natalizie che non vi sto nemmeno a dire. Anche attore, ha 67 anni e un film in uscita, l'ennesimo cinepanettone di mer*a che si intitolerà, ma guarda un po', Natale da chef.


Ania Pieroni, alias la contessina Oniria, è stata la Mater Lacrimarum di Inferno (ma ha rifiutato di tornare come tale in La terza madre) e soprattutto l'amante storica di Bettino Craxi. Detto questo, andate subito a leggere i post di chi ha scritto prima di me e continuate a seguirci, il Villaggio Globale vi terrà compagnia fino alla fine del mese!


Prima di me hanno scritto:

Combinazione Casuale
La bara volante
Non c'è paragone
Mari's Red Room

venerdì 21 luglio 2017

Ricomincio da capo (1993)

Siccome ieri è uscito anche a Savona Prima di domani e siccome Mirco non aveva mai visto uno dei tanti cult della mia vita (è giovane, cosa ci volete fare?) ho deciso di ripescare dalla cesta dei DVD Ricomincio da capo (Groundhog Day), diretto e co-sceneggiato nel 1993 dal regista Harold Ramis.


Trama: Phil, meteorologo incaricato di realizzare un servizio sul Giorno della Marmotta, si ritrova a dover rivivere sempre la stessa giornata, con risultati tragicomici...



La domanda che mi ha posto Mirco alla fine di Ricomincio da capo è stata: "Ma alla fine non spiegano perché lui continuava sempre a rivivere lo stesso giorno?". Eh no, ahimé. Il cult di Harold Ramis condanna il protagonista a vivere, secondo le dichiarazioni dello stesso regista, dieci anni bloccato nello stesso, maledetto giorno ripetuto in loop eppure non esiste una spiegazione razionale del perché ciò accada. A mio avviso, in questo "non sapere" risiede buona parte del fascino di Ricomincio da capo, anche se io ho sempre pensato che Phil fosse caduto vittima della maledizione dell'inverno della Marmotta, giustamente indispettita dall'atteggiamento cinico del meteorologo. Dire infatti che Phil sia una persona simpatica o persino buona sarebbe una bugia: vanitoso, scostante, critico, egoista, disilluso e perennemente scazzato, Phil è uno di quegli uomini da prendere a calci nei marroni costantemente, una persona per la quale nulla ha importanza tranne il proprio benessere e la soddisfazione personale, anche a scapito degli altri. Non a caso, Phil ci mette almeno DIECI anni per diventare una persona migliore e cominciare a provare sentimenti sinceri non solo per le persone che vorrebbe portarsi a letto ma anche verso perfetti sconosciuti bisognosi di aiuto o conforto e l'intero film non è altro che un percorso verso una graduale e faticosa presa di coscienza passante per diversi gradi di euforia, disperazione e rassegnazione. La domanda "Cosa fareste se poteste rivivere lo stesso giorno più e più volte?" viene indirettamente posta allo spettatore che, di rimando, si angoscia o si entusiasma con Phil. Personalmente, passato lo sconcerto iniziale, lì per lì immagino che cercherei di cambiare piccole cose, magari per superare degli imprevisti, ma dopo l'ennesimo giorno ricominciato sempre uguale probabilmente anche io, come il protagonista, tenterei cose assurde per ricavarne qualche profitto personale. Il problema, ovviamente, nasce dalla crescente frustrazione di non poter mantenere le cose "tangibili" conquistate nel corso di una giornata ed è da qui che scaturisce non solo la maturazione di Phil ma anche il tono tragicomico del film, figlio di una sceneggiatura elegante ma mai pesante (per dire, tentativi di suicidio a parte non vengono mai esplorate possibilità davvero "oscure" come omicidi o simili), in bilico tra commedia, fantasy e, soprattutto nell'ultima parte, storia d'amore tra le più divertenti e disperate mai portate su schermo.


Inutile dire che non ci sarebbe Ricomincio da capo senza Bill Murray. Nonostante lo adori ho sempre pensato che, umanamente parlando, l'attore non sia molto diverso da come viene descritto Phil all'inizio, ovvero scostante e scazzato col mondo intero; per questo, la sua interpretazione e la conseguente trasformazione nel corso del film risultano ancora più plausibili in quanto Phil viene costretto, finalmente, a scendere dall'alto del suo piedistallo e condividere il ristretto spazio di una giornata con persone semplici ma comunque vive e umane forse più di lui, allo stesso modo in cui Bill Murray è stato costretto a ripetere le stesse identiche scene con comparse e attori "minori". Questo ovviamente è solo un film che mi sono fatta in testa fin dalla prima volta che ho guardato Ricomincio da capo ma, detto questo, la realtà oggettiva è che Murray riesce a scatenare la voglia di prenderlo a schiaffi e allo stesso tempo attira anche pietà, spezza il cuore quando interagisce col vecchietto, lo fa battere a mille quando finalmente riesce a conquistare l'amata Rita (un amore coltivato per dieci anni, poveraccio. E per lei è sempre lo stesso giorno), in generale si fa amare per la sua aria perennemente sconvolta e stralunata. Andie MacDowell, con la sua bellezza "antica" e l'aria semplice, gli fa da perfetta spalla nei momenti più romantici e risulta adorabile come sempre, in più l'intera città di Punxutawney è popolata da caratteristi uno più assurdo e simpatico dell'altro, a partire dall'insopportabile Ned di Stephen Tobolowsky, l'ex compagno di scuola ammorbante che probabilmente tutti avremo avuto in classe. Fondamentale per la riuscita di Ricomincio da capo, oltre alla cura certosina con la quale la pellicola è stata diretta e montata senza lasciare nulla al caso, è la colonna sonora, con quella maledettissima I Got You Babe di Sonny & Cher che non vi uscirà più dalla testa, al punto che vorrete a un certo punto prendere a pugni lo schermo come Phil fa con la sveglia... non fosse che Ricomincio da capo è un cult da vedere, rivedere e rivedere ancora, in un loop continuo che dura ormai da ben più di dieci anni!


Del regista e co-sceneggiatore Harold Ramis ho già parlato QUI. Bill Murray (Phil) e Michael Shannon (Fred) li trovate invece ai rispettivi link.

Andie MacDowell (vero nome Rosalie Anderson MacDowell) interpreta Rita. Americana, la ricordo per film come Greystoke - La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie, St. Elmo's Fire, Sesso, bugie e videotape, Green Card- Matrimonio di convenienza, Hudson Hawk - Il mago del furto, America oggi, Quattro matrimoni e un funerale, Mi sdoppio in quattro e Michael, inoltre ha partecipato a serie come Il segreto del Sahara. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 59 anni e due film in uscita.


Chris Elliott (vero nome Christopher Nash Elliott) interpreta Larry. Americano, lo ricordo per film come Manhunter - Frammenti di un omicidio, The Abyss, Tutti pazzi per Mary, La famiglia del professore matto, Scary Movie 2, Osmosis Jones e Scary Movie 4, inoltre ha partecipato a serie quali Miami Vice, Sabrina vita da strega, La tata, Hercules, Oltre i limiti, La vita secondo Jim, That's 70s Show e How I Met Your Mother; come doppiatore ha lavorato per le serie Futurama e Spongebob Squarepants. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 57 anni e due film in uscita.


Stephen Tobolowsky interpreta Ned. Americano, ha partecipato a film come Balle spaziali, Mississippi Burning - Le radici dell'odio, Great Balls of Fire!, Due nel mirino, Mirror Mirror, Thelma & Louise, Basic Instinct, L'isola dell'ingiustizia - Alcatraz, Mr. Magoo, Il ladro di orchidee, Garfield: Il film e a serie come Jarod il camaleonte, Buffy l'ammazzavampiri, Hercules, Innamorati pazzi, That's 70s Show, Roswell, Malcom, La zona morta, La vita secondo Jim, Will & Grace, CSI: Miami, Ghost Whisperer, Desperate Housewives, CSI - Scena del crimine e Heroes. Anche sceneggiatore, regista, compositore e produttore, ha 66 anni e cinque film in uscita.


Il fratello maggiore di Bill Murray, l'attore Brian Doyle-Murrey, compare nel film nei panni del sindaco Buster. Tra gli attori presi in considerazione per il ruolo di Phil c'era Tom Hanks in primis, assieme a Chevy Chase, Steve Martin e John Travolta, ma tutti erano troppo poco "cattivi" per la parte; Michael Keaton invece ha declinato l'invito a partecipare. La sceneggiatura è stata invece rimaneggiata un paio di volte; in realtà esisteva una spiegazione sul perché Phil fosse rimasto bloccato nello stesso giorno, ed era legata ad una fidanzata scornata che per vendicarsi lo aveva maledetto, ma alla fine l'idea è stata scartata, così come il finale che condannava la povera Rita a rimanere bloccata nel loop temporale al posto di Phil. Ricomincio da capo "vanta" un remake italiano dal titolo E' già ieri, con Antonio Albanese come protagonista; non avendolo mai visto non posso consigliarne un recupero ma se il film vi fosse piaciuto guardate anche Lola corre, Source Code, Questione di tempo e magari anche Edge of Tomorrow. ENJOY!