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venerdì 28 luglio 2017

La stagione della strega (1972)

Dopo la prematura scomparsa del regista George A. Romero ho deciso di dedicargli una serata recuperando, assieme al Bolluomo, il film La stagione della strega (Hungry Wives), diretto e sceneggiato da Romero nel 1972.


Trama: Joan, casalinga frustrata di mezza età con marito e figlia a carico, si avvicina alla stregoneria per noia e si convince di essere una vera strega...


Per affrontare come si conviene La stagione della strega bisognerebbe conoscere un po' la sua storia produttiva. Girato nel 1972 da George Romero col titolo Jack's Wife, il film è stato distribuito l'anno dopo, pesantemente tagliato (l'originale durava più di due ore), con il titolo Hungry Wives e venduto come un porno soft-core (!); il titolo Season of the Witch è arrivato dopo il successo del regista con L'alba dei morti viventi e probabilmente all'epoca è stato pubblicizzato erroneamente come horror, benché lo stesso Romero non lo abbia mai considerato tale. Tagline quali "Every night is Halloween", presenti sui poster originali, così come l'inquietante immagine di una donna sensuale e in odore di magia, rischiano di confondere ancor più lo spettatore occasionale, pronto a guardare un horror e ritrovandosi invece con un prodotto che è ben lontano dal genere. Ma cos'è quindi, in sostanza, questo La stagione della strega? Beh, innanzitutto togliamoci il dente: è un film oggettivamente diretto, recitato, montato e (almeno nella versione italiana) doppiato da cani e sfido chiunque a dire il contrario solo per amore di Romero, il quale peraltro avrebbe voluto persino rigirarlo, consapevole dei mille difetti legati soprattutto ad un budget praticamente inesistente. E' dunque un brutto film? A mio avviso no, anzi, l'ho trovato molto affascinante e "avanti" rispetto all'epoca in cui è stato girato, a dimostrazione che Romero non era "solo" un regista horror ma soprattutto un sensibile indagatore dell'animo umano capace di riportare su pellicola le tante brutture della società americana. Joan Mitchell, la protagonista del film, potrebbe essere vista un po' come la "zia" di Martin: anche lei, come il wannabe vampiro che sarebbe arrivato qualche anno dopo, vive un'esistenza triste e squallida, benché all'interno della ricca borghesia, e anche lei si rifugia nel fantastico per fuggire alla monotonia e alla spersonalizzazione nate da un matrimonio insoddisfacente ed imposte da una società maschilista. Se però Martin si immaginava come un romantico e reietto vampiro per superare la sua natura timida ed impacciata, rimanendo comunque un ben triste figuro, Joan abbraccia la stregoneria onde affermare ulteriormente una personalità già molto forte, di donna che sa quello che desidera ma viene bloccata dalle convenzioni sociali e da un'educazione cattolica. La frustrazione di Joan è palese fin dall'inizio, con l'incubo rivelatore attraverso cui viene introdotto il film, che la vede schiava di un marito/padrone che la tratta come un cane, prendendola persino a giornalate o tenendola al guinzaglio, mentre la figlia ventenne non si accorge neppure della sua esistenza e lo specchio riflette un'orribile vecchia invece della matura bellezza di Joan.


Questo incubo "ingenuo", fin troppo esplicito dal punto di vista psicanalitico, serve ad inquadrare la personalità e i problemi della protagonista fin dall'inizio e La stagione della strega prosegue da lì con un ritmo lento, assai verboso, con ben poche concessioni a quello che lo spettatore si aspetterebbe da un horror. L'aspetto esoterico della pellicola si concentra infatti nell'acquisto del necessaire per gli incantesimi, nell'accensione di qualche candela nera, in una sorta di rito di iniziazione e nella periodica comparsa di un uomo nascosto da una maschera demoniaca che comincia a perseguitare nei sogni la povera Joan; come già accadeva in Martin, noi non sapremo mai con certezza se la protagonista è davvero una strega (e non è neppure importante), tuttavia in uno dei numerosi dialoghi viene chiarito che "credere è potere" e, se ciò fosse vero, significherebbe quindi che il potere di Joan è enorme. "Io sono una strega", dichiara Joan alle amiche dopo lo scioccante pre-finale, prendendo per la prima volta coscienza di sé come individuo, come donna indipendente e forte, come potenziale "capobranco" di un gruppo di femmine pavide, annoiate e credulone alle quali basta "pensare" di avere in mano una canna invece di una sigaretta normale per sballarsi come se avessero davvero fumato della marijuana. Tuttavia, questa presa di coscienza si trascina dietro un pensiero ancora più terribile, cristallizzato nell'ultima inquadratura dello sguardo di un'intensa Jan White, ovvero la consapevolezza di essere, agli occhi degli altri, ancora Mrs. Mitchell (La moglie di Jack, come da titolo originale, come se una donna potesse essere definita solo ed esclusivamente attraverso l'appartenenza a un uomo), al massimo un'eccentrica alla quale rivolgersi nei momenti di noia eccessiva, sempre e comunque un "âme solitaire" con un vuoto dentro che nessuna magia (e nessuna avventura con uomini più giovani) potrà mai riempire. Il vero orrore, in La stagione della strega, è percepire già quel senso di predestinazione e chiusura mentale che avrebbe portato gli zombi del film omonimo a sciamare nel centro commerciale e i pochi sopravvissuti all'apocalisse a crogiolarsi nell'illusione di un freddo lusso, concretizzato qui in un branco di donne "sull'orlo di una crisi di nervi" costrette a rispettare i ritmi e i rituali di un'esistenza odiosa pur di non perdere i privilegi della loro posizione sociale. Quindi sì, La stagione della strega è un film horror ed è "brutto", sporco e cattivo, in un modo però tutto femminile e particolare. Da Romero sinceramente non me lo aspettavo; indubbiamente, un'opera non facile e sicuramente non la più riuscita, ma comunque meritevole di almeno una visione.


Del regista e sceneggiatore George A. Romero ho già parlato QUI.


Bill Thunhurst, che interpreta Jack Mitchell, ha partecipato anche al film successivo di Romero, La città verrà distrutta all'alba, prima di ritirarsi dal grande schermo mentre Raymond Lane, che interpreta Gregg, era il protagonista di There's Always Vanilla, secondo lungometraggio del regista; S. William Hinzman, l'attore nascosto sotto la maschera del demonio, è stato invece l'iconico zombie che attacca per primo Barbara e il fratello ne La notte dei morti viventi. Detto questo, se La stagione della strega vi fosse piaciuto recuperate il già citato Martin e aggiungete La fabbrica delle mogli, Giovani streghe e magari anche The Love Witch, che devo ancora vedere. ENJOY!

8 commenti:

  1. Bravissima, sono contenta che lo hai recuperato, xD recuperare SEMPRE i film del maestro Romero, è importantissimo. Si il film nella sua imperfezione non è male, a me non è dispiaciuto xD

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    1. Chissà cosa avrebbe potuto uscire fuori con un budget più alto e produttori meno rompiscatole!

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    1. Dopo tutto il male che ne ho letto non ci avrei scommesso ma.. sì, è interessante!!

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  3. Da ragazzino lo trovai inquietante... Ma comunque: "Viva Romero"!

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    1. Cavolo, guardavi film piuttosto pesantucci da ragazzino! :D

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  4. Con una certa vergogna devo confessare di non aver mai visto alcun film di Romero.
    Questo però da quel che dici non sembra il più semplice da cui cominciare. Mi sa che è meglio se recupero qualche suo altro titolo...

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    1. Beh, perché non cominci da un classicone come La notte dei morti viventi? :)

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