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mercoledì 27 settembre 2017

L'inganno (2017)

Prima di partire per Praga sono riuscita ad andare a vedere anche L'inganno (The Beguiled), diretto e sceneggiato da Sofia Coppola a partire dal romanzo omonimo di Thomas P. Cullinan. Purtroppo, Valerian e la città dei mille pianeti è rimasto al palo, ché io tre giorni di fila per andare al cinema non li ho, quindi speriamo lo tengano anche la settimana prossima!


Trama: durante la guerra di secessione un soldato nordista ferito viene salvato e curato da un gruppo di donne del sud, isolate all'interno di una scuola. La presenza dell'uomo creerà ovviamente scompiglio...


L'enorme errore che ho fatto è stato guardare La notte brava del soldato Jonathan prima di L'inganno. Sofia Coppola ha giustamente dichiarato di essersi ispirata non già al film di Siegel bensì al romanzo di Cullinan per realizzare la sua ultima pellicola ma, non avendolo letto, non posso fare confronti e, davanti ad una simile dichiarazione, sarebbe antipatico da parte mia paragonare le due pellicole, eppure non riesco a farne a meno, quindi perdonate se questo post sarà viziato da inevitabili riferimenti al film del 1971. Quello che colpisce essenzialmente de L'inganno è la sua incredibile bellezza formale, cosa che ha giustamente portato Sofia Coppola a vincere la Palma d'oro a Cannes. Ogni singola inquadratura de L'inganno sembra infatti un dipinto riportato su grande schermo, sia che le scene si svolgano in interni che in esterni; al di là di alcune citazioni che omaggiano film come Via col vento, la composizione dell'immagine ha delle simmetrie e delle geometrie riscontrabili solo all'interno di una galleria d'arte colma di paesaggi e persino le pose degli attori all'interno degli ambienti richiamano alla mente i quadri a tema religioso e conviviale di fine settecento (Colin Farrell quando viene lavato dalla Kidman pare deposto come Cristo ai piedi della Croce), come se le protagoniste del film fossero rimaste prigioniere di un limbo senza tempo. A rendere il tutto ancora più "artistico" e meraviglioso ci pensa la fotografia di Philippe Le Sourd, capace di affascinare persino l'occhio inesperto di una profana come me; la luce naturale che penetra dalle enormi vetrate della magione di Miss Martha, così come quella artificiale di candelabri e lampade, creano dei giochi d'ombra che rende l'atmosfera del film in qualche modo fiabesca ma anche sottilmente inquietante e in molti casi rafforza l'illusione di trovarsi davanti a un quadro semovente, come quando la luce cade dall'alto ad illuminare la Kidman inginocchiata in preghiera o quando si palesano davanti agli occhi dello spettatore le solenni inquadrature nelle quali tre personaggi sostano baciati dalla luce del sole all'interno di una stanza, giustamente finite su più di un manifesto. La "dimensione artistica" de L'inganno è completata infine dai meravigliosi costumi di Stacey Battat, che ha regalato alle fanciulle presenti nel film degli abiti in grado di rivelare la loro personalità al primo sguardo, basti pensare alle mise vezzose di Elle Fanning (molto brava ma Jo Ann Harris all'epoca era su un altro pianeta in quanto a sensualità), quelle castigate di una favolosa Nicole Kidman e quelle più romantiche di Kirsten Dunst, con le sue spalle impudicamente scoperte. Insomma, un capolavoro d'incredibile bellezza, eppure il mio animo rustico non ha reagito bene come mi sarei aspettata.


A mio avviso, L'inganno offre molto in bellezza ma è assai avaro di emozioni, positive o negative che siano. Sotto questo aspetto, Sofia Coppola gioca di sottrazione arrivando ad esagerare, lasciando sospesi snodi narrativi che forse sarebbe stato meglio approfondire, a meno che non fosse richiesto allo spettatore di mettersi nei panni del Caporale e tenersi per sé tutta la curiosità, osservando da distante queste donne peculiari con una sensazione di straniamento inquieto. Nel film di Siegel, per esempio, i rapporti tra Miss Martha ed Edwina erano ben definiti, in quello della Coppola si percepisce "qualcosa" che le tiene distanti e che è difficile imputare solo ad una differenza generazionale; allo stesso modo, l'affetto che McBurney arriva a provare per Edwina sembra ancora più campato in aria rispetto a quarant'anni fa, e anche le deboli reazioni di lei non convincono, soprattutto sul finale o durante il momento clou, dove sembra che la Dunst non sia mai uscita dal pianeta condannato di Melancholia (forse qui parliamo di limite attoriale di una Dunst un po' sottotono?). L'inganno difetta anche dell'ambiguità che imperava ne La notte brava del soldato Jonathan, all'interno del quale le azioni di Miss Martha, Edwina e McBurney non avevano una connotazione chiaramente negativa o positiva e la scelta disperata delle donne nel pre-finale aveva un sapore di vendetta assai più marcato, così com'era più marcata la natura di "satiro" infingardo, di serpente nell'Eden dello splendido John di Clint Eastwood, mentre Colin Farrell nel momento clou mi è sembrato più mosso dall'alcool che da altro (le minacciose parole di John nel 1971 erano chiare: "Andrò a letto con chi vorrò". E il gioco di seduzione portato avanti dal personaggio era palese fin dal bacio iniziale alla sua piccola salvatrice, cosa che oggi probabilmente sarebbe infilmabile). La delicatezza della Coppola qui sta nello sviare l'attenzione dello spettatore dall'exploitation maschilista di Siegel e nel concentrarsi su una storia di donne sole ed isolate, mosse da carità cristiana prima, da desiderio poi ed infine da spirito di autoconservazione, senza caratterizzarle sfruttando un passato traumatico fatto di violenze, incesti o tradimenti e con la guerra che difficilmente riesce a raggiungere l'austera ma elegante magione di Miss Martha, quasi la stessa si trovasse in un mondo altro; eppure, lo stesso si ha la sensazione che manchi "qualcosa" e non mi riferisco al tanto vituperato white washing che ha fatto sparire persino la schiava di colore (d'altronde, la Coppola non era interessata a dipingere superficialmente la schiavitù quindi la scelta è assai condivisibile). Al southern gothic si è sostituito dunque un bellissimo southern suicide garden, il che non è una cosa negativa ma lo stesso non mi ha convinta quanto avrei voluto e come era riuscita a fare in passato la Coppola, persino col tanto detestato Bling Ring.


Della regista e sceneggiatrice Sofia Coppola ho già parlato QUI. Colin Farrell (Caporale McBurney), Nicole Kidman (Miss Martha), Kirsten Dunst (Edwina) e Elle Fanning (Alicia) li trovate invece ai rispettivi link.

Angourie Rice interpreta Jane. Australiana, la ricordo per film come These Final Hours, The Nice Guys e Spiderman: Homecoming. Ha 16 anni e un film in uscita.


Se L'inganno vi fosse piaciuto recuperate La notte brava del soldato Jonathan e Il giardino delle vergini suicide. ENJOY!

17 commenti:

  1. Ho leggiucchiato questa tua recensione perché voglio vederlo senza farmi influenzare ma ho capito che non ti ha colpito emotivamente. Vediamo che effetto ha su di me :)

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    1. E' un film bellissimo, eh, non ci sono dubbi, lo consiglio spassionatamente a chiunque. Però a livello emozionale non mi ha dato molto.

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  2. lo guarderò, ma prima voglio vedere il film di Siegel...

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    1. Io ti consiglierei di fare il contrario, a mio avviso così riuscirai ad apprezzarli entrambi.

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  3. Una Sofia Coppola ingannevole.
    Splendida a curare la superficie, peccato si sia appunto dimenticata di mettere le emozioni...

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  4. ottima recensione: condivido quanto hai scritto. D'altronde è quello che ho provato anche io. Oltretutto lo sguardo e il pensiero degli spettatori. solitamente sono bistrattati, come se la loro unica funzione fosse far incassar i dané alle pellicole. Trovo invece che, al pari degli addetti al lavoro e della critica professionista, il giudizio di un pubblico consapevole sia fondamentale e giusto. Per questo un film potrà anche essere un capolavoro sotto molti punti di vista, ma il problema delle emozioni/sentimenti che suscita nel pubblico non è da poco. Hai saputo descrivere bene il punto di vista di una spettatrice

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    1. Grazie :)
      Oddio, diciamo che i film della Coppola sono sempre un po' "rarefatti" e lasciano spesso fuori lo spettatore dal mondo peculiare dei loro protagonisti, però lo stesso le emozioni arriva... solo, non stavolta.

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  5. Intnato brava. E' il primo confronto con il film di Siegel ben argomentato che leggo. Detto questo io li ho visti entrambi, ma faccio fatica a paragonarli, il film di Siegel è più viscerale, questo intimo e dai contorni indefiniti ed è questa la cosa che ho maggiormente apprezzato. Il fatto che lo spettatore sia costretto ad immaginare il contorno che la pellicola si limita a suggerire è la cosa che maggiormente ho preferito perhcè la gestione di questa cosa era difficilissima. L'unica certezza che la Coppola mette sullo schermo è una guerra fuori campo che fa da sfondo agli eventi, ma il passato suggerito delle varie protagoniste viene indirettamente colmato dalla fantasia di chi sta al di quà dello schermo, proprio come avviene in un libro in cui immagini lo scenario. Poi ho adorato questa tensione in costante ascesa e il fatto che sia difficile capire chi mente veramente e che invece è sincero nelle proprie azioni, ma alla fine la sincerità sarà l'unica cosa a non pagare. Altra cosa su cui io ho riflettuto parecchio è se questo sia o meno un film maschilista, perchè nonostante sembra sia così, quella scena sfotaca finale mi ha fatto ricredere perchè la Coppola crea invece un film assolutamente femminista ma mascherando il "potere alle donne". Va detto che come tutti i film della regista una seconda visione potrebbe anche non avvenire mai da parte mia, perchè ho sempre trovato il suo cinema uno spettacolo che si consuma dopo la prima visione.

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    1. Innanzitutto, grazie per il complimento :)
      Io non ho ravvisato maschilismo nel film della Coppola, anzi. Laddove nel film di Siegel c'èera una sorta di sguardo "bonario" verso le donnette deboli che escono di testa per un nonnulla, qui i sentimenti delle protagoniste sono tratteggiati con delicatezza e contestualizzati in un mondo e in un periodo difficile, che alle donne lascia poco spazio, da qui speranza, diffidenza, voglia di evasione.

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  6. Visto oggi e condivido in pieno quando dici che è un film esteticamente perfetto, ma che manchi di "qualcosa" ... non ricordo la versione di Siegel, ma questo mi è parso un film troppo breve, troppo poco dilatato e psichedelico, mentre Sofia doveva lasciarsi andare di più e osare di più: ne sarebbe uscito un capolavoro, come quelli del babbo (a tratti, mi è tornato in mente Apocalypse Now, quando si sentono i bombardamenti e si vede la luce tra gli alberi, ma siamo su di un altro pianeta).

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    1. Sofia è sempre stata più "intima", eh. A me non dispiace il suo stile e anche questo L'inganno è bellissimo, però avrei preferito un approccio più sanguigno stavolta :)

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  7. Lo vedrò nei prossimi giorni, e da grande estimatore del sottovalutato film di Siegel - un cult, a mio parere - sono molto curioso di scoprire come se la caverà Sofia Coppola dalle mie parti.
    Personalmente, spero sia uno dei suoi lavori "buoni".

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  8. Io non ho visto il vecchio film e questo mi è piaciuto da matti soprattutto esteticamente. E' vero che i personaggi sono un po' sospesi nel vuoto, ma io l'ho trovato affascinante anche se avrei voluto saperne di più. E quanto sono belli i costumi?
    Non ti perdi molto con Valerian, ha dei buchi di trama improponibili.

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    1. Considerato che esce Blade Runner, Valerian lo perderò davvero anche se mi spiace perché a Besson voglio bene.
      Per quanto riguarda L'inganno, i costumi sono da lacrime agli occhi, come del resto tutto l'impianto regia/fotografia. Sono contenta che ti sia piaciuto tanto, purtroppo conoscendo già la storia io partivo un po' svantaggiata :(

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