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martedì 21 novembre 2017

A Ghost Story (2017)

Ho dovuto aspettare Italia vs Svezia per riuscire a vedere A Ghost Story, film diretto e sceneggiato da David Lowery, ma alla fine ce l'ho fatta!


Trama: una persona da poco defunta torna come fantasma nella casa dove abitava e si ritrova a testimoniare lo scorrere del tempo in sua assenza...


Ho avuto la scimmia di guardare A Ghost Story fin da quando ne aveva parlato Lucia ma mi sono ritrovata a dover aspettare una sera in cui il Bolluomo fosse diversamente occupato perché da quel che avevo letto (non troppo per non rovinarmi la visione) ho capito che il film avrebbe causato la mia morte tramite pianti inconsolabili e che non mi sarei trovata davanti a un horror disimpegnato, bensì a qualcosa di estremamente diverso e, soprattutto, ben poco horror. Insomma, non pane per i denti del povero Mirco, al quale ho risparmiato un paio d'ore di sofferenza (benché visto il risultato della partita... vabbé). Quanto a me, sono arrivata alla fine di A Ghost Story ancora viva e, stranamente, poco lacrimante ma con un senso di malinconia talmente soverchiante che non ho potuto fare altro, conclusa la visione, se non spegnere la luce, appallottolarmi e chiudere gli occhi mettendomi a dormire. A Ghost Story non è infatti una storia di fantasmi e case infestate, quanto piuttosto la storia, come da titolo originale, di UN fantasma, un'entità manifestatasi nel classico lenzuolo con due buchetti al posto degli occhi. E se pensate che una rappresentazione così poco "realistica" o espressiva di un fantasma non possa comunicare più di quanto riuscirebbe la migliore CGI del mondo, ebbene vi sbagliate di grosso perché tutta la sofferenza di essere eterno o, perlomeno, legato all'"aldiquà" fin quando non sarà in grado di lasciare andare le sue pene terrene, arriva al cuore dello spettatore potente come un pugno e altrettanto dolorosa. A questi punti, meglio avvertire i lettori incauti dell'altissimo potenziale "noia" di un film come A Ghost Story, tipica pellicola in cui "non succede nulla" e che richiede allo spettatore una buona dose di sensibilità ed empatia, nonché la volontà di mettersi nei panni del fantasma e vedere scorrere mestamente davanti ai propri occhi piccoli gesti di umanissima quotidianità, trasfigurati da un punto di vista carico di rimpianto e nostalgia; Lowery, in veste di regista e sceneggiatore, si permette di indugiare in lunghi silenzi, semplici gesti d'affetto dilatati nel tempo, pochi dialoghi che inquadrano giusto la situazione ma lasciano allo spettatore il compito di "riempire i buchi" in base alla propria esperienza o predisposizione d'animo, soprattutto fa uso di un interessantissimo montaggio temporale (oltre che di un lunghissimo, angosciante piano sequenza) che sottolinea la triste condizione di un protagonista costretto a subire lo scorrere della vita altrui e la scomparsa di tutto ciò che gli è caro.


A Ghost Story è dunque l'atipica storia di un fantasma, una pellicola assai poetica e delicata che tratta temi profondissimi impiegandoci metà del tempo di quanto farebbe un film Marvel o DC qualsiasi per propinarci l'ennesima scazzottata tra supereroi. E' un film che racconta sì l'elaborazione del lutto e la necessità di andare avanti ma non solo. Pone delle domande sul futuro, non inteso necessariamente come futuro della società umana ma proprio sul lascito della singola persona ai figli, ai figli dei figli e a quelli che verranno dopo, sia che si tratti di un individuo particolare oppure di un normalissimo "uomo della strada" e lo fa attraverso un monologo assai intenso; parla di frustrazione ribaltando i classici punti di vista di un horror come Poltergeist (una delle fonti d'ispirazione del regista, per conoscere alcune delle altre vi rimando al solito trafiletto finale), della difficoltà di lasciare andare quello che per noi è importante, di sentirsi fuori dal mondo in ogni senso possibile e di odiarsi per la volontà di continuare comunque a vivere, di speranze infrante e desideri irrealizzabili, di cambiamenti, vita, morte e di tutto quello che sta in mezzo, fosse anche una storia d'amore ben lontana dall'essere perfetta. A Ghost Story è un film che costringe lo spettatore a pensare ma anche a guardare con attenzione, a concentrarsi a lungo sulle immagini fino ad arrivare a conoscerne ogni dettaglio, ad apprezzare la profondità di campo e persino ad incuriosirsi davanti a un formato che, lì per lì, pensavo fosse dovuto a qualche problema in fase di "pesca" e invece è proprio quello originale voluto e pensato dal regista. Questa scelta peculiare conferisce un'aura vintage all'intera pellicola e, pur rinchiudendo le immagini all'interno di una cornice piccolina, da diapositiva o da filmino girato in casa, non le priva della bellezza data dalla fotografia nitida e accresce il senso di claustrofobia già causato dalla scelta di girare il film quasi interamente all'interno di quattro mura. Non sto nemmeno a dire che un film così bello e particolare non ha ancora una data di uscita italiana né probabilmente l'avrà mai ma se dovesse finire tra le manine illuminate di Netflix o di qualche casa di distribuzione consiglio vivamente di dargli un'occhiata perché è una delle opere più belle e coraggiose viste quest'anno.


Di Casey Affleck (C) e Rooney Mara (M) ho già parlato ai rispettivi link.

David Lowery è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Senza santi in paradiso e Il drago invisibile. Anche produttore e attore, ha 37 anni e un film in uscita.


Sotto il lenzuolo del secondo fantasma c'è la cantante Kesha. Se A Ghost Story vi fosse piaciuto recuperate alcune delle fonti di ispirazione del regista, come per esempio La città incantata, Poltergeist, Under the Skin e Orlando. ENJOY!

14 commenti:

  1. Come sai, l'ho amato molto.
    Mi sono sentito solo come un cane, a fine visione, anche se di lacrime no, non ce ne sono state.

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    1. Io sola no, per fortuna, che in casetta c'era il Bolluomo, però una sensazione di... mah, sì, ineluttabilità e malinconia, che non saprei bene come definire, c'è stata.

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  2. Lo vedrò. Mi sa che è il tipo di film intimista che potrebbe proprio piacermi molto.

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  3. Nessuna lacrima nemmeno per me, ma tanta, tanta tristezza. Che al ricordo, e a rileggerne qui, persiste. Dici bene: uno dei migliori film dell'anno.
    E giusto per sdrammatizzare, diciamo che Casey Affleck sa essere più espressivo del fratello anche sotto un lenzuolo (eh no, non vuole esserci nessun doppio senso ;) ).

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    1. Bwahahah la cattiveria finale (verissima, peraltro) mi pento di non averla scritta io!
      Forse perché un film così dolce e malinconico mi ha prosciugato ogni vena "malvagia"? T__T

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  4. Non ti nego che leggendo la recensione mi è venuto un tuffo al cuore. Lo recupererò!

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  5. Per mancanza di tempo lo sto posticipando, ma non appena arriverà il momento giusto lo vedrò anche io. Penso sia uno di quei film che non puoi vedere in un momento qualsiasi, ma bisogna essere nella giusta condizione psicologica.

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    1. Hai ragione, infatti ho aspettato anche io, non aveva senso vederlo in fretta e furia "perché sì". Me lo sono goduto come meritava :)

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  6. L'ho pronto in canna, prima della fine dell'anno devo vederlo assolutamente in vista dei classificoni.

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    1. Sai che non so prevedere il tuo eventuale giudizio? :P

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