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martedì 16 gennaio 2018

Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017)

Fresco di quattro Golden Globe (Miglior Film Drammatico, Miglior Sceneggiatura, Frances McDormand Miglior Attrice Protagonista per un film drammatico, Sam Rockwell Miglior Attore Non Protagonista) è arrivato anche a Savona Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri), scritto e diretto dal regista Martin McDonagh. Vediamo se mi ha colpita com'è successo con la stampa estera!


Trama: Mildred, madre di una ragazza stuprata mentre veniva uccisa dai suoi aguzzini, decide di affittare tre enormi cartelloni pubblicitari appena fuori Ebbing, la città dove vive, per dare una scossa al sonnolento corpo di polizia...



Se c'è una cosa che mi ha colpita enormemente guardando Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (che, per comodità, da qui in poi chiamerò solo "Tre manifesti") è la capacità di Frances McDormand di comunicare tutta la rabbia, il dolore e l'umanità del suo personaggio alzando semplicemente un sopracciglio e stringendo le labbra in una fessura sottilissima. Il volto segnato dell'attrice, che ho imparato ad amare già ai tempi di Fargo, qui diventa la granitica rappresentazione di una donna che ha deciso di non fermarsi davanti a nulla pur di consegnare alla giustizia l'assassino (o gli assassini) della figlia o, meglio, di spingere la polizia a fare il proprio lavoro e dare una svegliata agli agenti mangiaciambelle. Mildred è una spietata macchina di caos, una madre incazzata che non accetta né la mancanza di prove, né il fatto che le indagini siano arrivate ad un punto morto dopo meno di un anno e come si può pensare di darle torto, di spingerla ad arrendersi perché "queste sono le leggi e non ci si può fare niente"? La sua protesta silenziosa ma implacabile, la decisione di dire le cose come stanno e scriverle sulla stessa strada dov'è morta la figlia a caratteri cubitali è comprensibile e, verrebbe da dire, è anche poco rispetto a quello che il suo dolore potrebbe spingerla a fare... però è abbastanza per sconvolgere gli equilibri di una piccola cittadina di provincia dove tutti si conoscono e dove non è facile per gli abitanti simpatizzare con una donna conosciuta per essere "peculiare", nonostante quello che le è capitato. Le parole di Mildred toccano personalmente lo sceriffo, figura di riferimento per tutti i cittadini, uomo integerrimo con un terribile segreto, e le persone bene di Ebbing ci mettono un secondo a trasformare la madre a cui hanno ucciso la figlia in una matta da ostacolare a tutti i costi, talvolta da minacciare, e la cosa assurda di Tre manifesti è la plausibilità di questo voltafaccia, avvallato dall'ignoranza gretta di poliziotti incompetenti e compaesani che magari non hanno mai sopportato né Mildred né la figlia Angela (la quale, non a caso, è finita nel dimenticatoio dopo pochi mesi). Non è un caso che gli unici alleati di Mildred, abitante di una cittadina ubicata in uno Stato di frontiera dove il razzismo è ben lungi dall'essere stato sradicato, siano i "freak" del paese o i diversi: messicani, neri, nani, gli unici a sostenere la donna fino all'ultimo sono loro, quasi la guerra di Mildred fosse una guerra dei reietti contro il potere costituito, quando invece la donna pensa (egoisticamente ma comprensibilmente) solo a sé stessa, senza regalare mai un sorriso o un gesto di conforto ai suoi aiutanti ma, anzi, andando avanti come uno schiacciasassi alla faccia di tutto quello che possa capitare a loro, alla sua famiglia, al figlio superstite.


Quella di Tre manifesti è una storia drammatica, eppure nel corso della pellicola si ride. E' un riso amaro, di cui ci si vergogna, perché si ride non coi personaggi (forse solo con lo sceriffo, nonostante la meschinità del suo tragico gesto di "vendetta") bensì DEI personaggi, peccando della stessa cecità degli abitanti di Ebbing. Si prenda ad esempio l'agente Dixon, interpretato da un Sam Rockwell a dir poco magistrale. Non mi è mai capitato di trovare sullo schermo un personaggio da odiare un minuto prima, per il quale provare un'immensa pietà quello dopo, fino ad arrivare a volergli bene anche se è scemo, un po' come fa lo sceriffo. Questa, se vogliamo, è la vera magia di sceneggiatura che ho avvertito guardando Tre manifesti, una pellicola che per altri motivi non mi ha convinta fino in fondo, troppo "superficiale" in alcuni punti (ma davvero un poliziotto può mandare all'ospedale un cittadino e farsi impunemente i fatti propri, persino nell'America di provincia Trumpiana? A che pro intimorire una persona se con la faccenda non si ha nulla a che fare, giusto per introdurre un "cattivo" più cattivo?) e melodrammatica in altri (sottolineare il senso di colpa di Mildred era necessario ma lo scambio di battute con la figlia l'ho trovato gratuito e agghiacciante), ma sicuramente in grado di definire personaggi sfaccettati e, come del resto accadeva già in In Bruges, impossibili da definire come positivi o negativi. La crociata di Mildred, l'ossessione per quei tre cartelloni rossi come il sangue e il fuoco, è giusta? Sì, assolutamente, soprattutto se la figlia è stata dimenticata. Ma anche no, perché "la violenza genera altra violenza" e bisogna pensare anche, e soprattutto, a chi rimane in vita. L'atteggiamento dello sceriffo è condivisibile? Sì, poveraccio, cosa ci si può fare se non esistono indizi? Ma a mettersi nei panni di Mildred verrebbe anche voglia di prenderlo a schiaffi. Dixon è deprecabile? Assolutamente sì ma le persone possono cambiare, anche gli imbecilli che non hanno ragione di esistere nel corpo di polizia, perché forse bastano una parola o un gesto gentili per stimolare anche i cervelli più bacati. Tre manifesti ha la lucidità di raccontare una storia tremenda, grottesca e sfaccettata come la realtà, una storia che non necessita di happy ending né di una conclusione definitiva, perché la vita non è mai lineare come viene dipinta nei film... e stavolta, anche la "quadratura" di In Bruges, lungi dall'essere risolutiva, porta a delusione e ulteriore perdita di speranza. Forse. Tra i tanti "dubbi" rimasti sul finale, c'è perlomeno la certezza di un cast di una potenza unica (a Woody Harrelson una nomination e un Oscar quando diavolo glieli diamo?) e della bravura di Martin McDonagh non solo come regista (il modo in cui si scopre il contenuto dei tre cartelli è angosciante, l'utilizzo di Chiquitita in una delle scene più tristi e grottescamente divertenti da standing ovation) ma soprattutto come scrittore di dialoghi, al punto che parecchie battute hanno rischiato di strapparmi l'applauso solitario nella sala affollata oltre a un paio di risate di cuore. Proprio lì', per inciso, rimarrà Tre manifesti, film a cui vorrò sempre bene anche in assenza di un colpo di fulmine vero e proprio.


Del regista e sceneggiatore Martin McDonagh ho già parlato QUI. Frances McDormand (Mildred), Caleb Landry Jones (Red Wilby), Sam Rockwell (Dixon), Woody Harrelson (Willoughby), Abbie Cornish (Anne), Lucas Hedges (Robbie), Zeljko Ivanek (Agente addetto alle comunicazioni col pubblico), Peter Dinklage (James) e Samara Weaving (Penelope) li trovate invece ai rispettivi link.

Kerry Condon interpreta Pamela. Irlandese, ha partecipato a film come This Must Be the Place, Dom Hemingway e a serie quali The Walking Dead, inoltre ha prestato la voce all'intelligenza artificiale Friday nei film Avengers: Age of Ultron, Captain America: Civil War e Spider-Man: Homecoming. Ha 35 anni e tre film in uscita.


John Hawkes interpreta Charlie. Americano, lo ricordo per film come Scuola di polizia, Scary Movie, Freaked - Sgorbi, Dal tramonto all'alba, Rush Hour - Due mine vaganti, Incubo finale, Identità, Miami Vice, Contagion e Lincoln, inoltre ha partecipato a serie quali Millenium, Nash Bridges, ER Medici in prima linea, Buffy l'ammazzavampiri, Più forte ragazzi, X-Files, 24, Taken, CSI, Monk e Lost. Anche musicista e produttore, ha 58 anni e tre film in uscita.


Il musetto antipatico di Kathryn Newton, che compare in un flashback nei panni di Angela, è destinato a diventare ricorrente in TV (è l'odiosa Amy del Piccole Donne prodotto dalla BBC, una splendida miniserie che vi consiglio di recuperare) e al cinema (è tra le protagoniste dell'imminente Lady Bird). Detto questo, se Tre manifesti a Ebbing, Missouri, vi fosse piaciuto, recuperate In Bruges - La coscienza dell'assassino e Fargo. ENJOY!

10 commenti:

  1. E' davvero un ottimo film! Ho apprezzato davvero tanto Frances McDormand, che qui da il meglio di sé in un ruolo che reputo difficile...

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    1. E' difficilissimo perché non è un personaggio con cui si possa empatizzare al 90% nonostante quello che le è successo. E la McDormand per questo è perfetta :)

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  2. Stasera piango ehm guardo Coco, poi questo è il film successivo che voglio recuperare. Sto leggendo ovunque ottime recensioni.

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    1. Argh, è arrivato il momento Coco! Goditelo, sperando non ci sia Olaf ad ammorbarti prima :)

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  3. attualmente in visione, a giorni c'è la recensione alla fabbrica ^_^

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  4. La McDormand riesce a reggere lo schermo con un ruolo difficilissimo.
    Veramente tanto di cappello.

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  5. Grande film, anche se non un Capolavoro come alcuni hanno dipinto.
    Senza dubbio offre una grande interpretazione dell'Umanità, e una galleria di personaggi pazzeschi e portati sullo schermo alla grande.

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    1. Concordo assolutamente. I personaggi sono scritti da Dio ed interpretati al meglio. La trama in sé, come ho detto, non mi ha convinta al 100% ma ciò non toglie che Tre manifesti sia una meraviglia :)

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