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mercoledì 7 febbraio 2018

Mudbound (2017)

Stavolta per l'annuale corsa agli Oscar è venuto in soccorso persino Netflix, che ha prodotto e distribuito Mudbound, film diretto e co-sceneggiato nel 2017 dalla regista Dee Rees e candidato a ben quattro Premi Oscar (Mary J. Blige Miglior Attrice Non Protagonista, Miglior Sceneggiatura Non Originale - il film è tratto dal romanzo Fiori nel fango di Hillary Jordan - , Miglior Fotografia e Miglior Canzone Originale).


Trama: Mississippi, anni '40. Laura, donna di città fresca di matrimonio, viene trascinata dal marito Henry nella proprietà di famiglia, in mezzo alla campagna, a far vita da contadini. Con la fine della seconda guerra mondiale tornano a casa sia Jamie, affascinante fratello di Henry, sia Ronsel, figlio della famiglia di colore che lavora per i McAllan, e tra i due nasce una sincera benché pericolosa amicizia...


Fiori nel fango è il titolo italiano del romanzo da cui è tratto Mudbound e per una volta mi sentirei di dire che non è il solito titolo messo a caso dai traduttori. Il film di Dee Rees infatti racconta una terribile storia di amicizia e razzismo nelle campagne del Mississippi, dove al primo accenno di pioggia insistente tutto diventa fango e sporcizia, tagliando la comunità rurale da una città che sembra quasi un miraggio; quel limo nero pare voler inghiottire tutto e tutti, triste rappresentazione di una comunità fatta di maledetti ignoranti razzisti, uomini senza palle che tuttavia pretendono rispetto, donne ridotte ad essere semplicemente madri e serve infelici, persone che nel futuro non vedono altro che fango, povertà e disperazione. In mezzo a tutto questo schifo, però, possono spuntare dei fiori e talvolta prosperare se gliene viene lasciata l'occasione. L'amicizia è uno dei fiori più preziosi del film, l'unico in grado di salvare perlomeno il cuore di queste povere creature legate al fango. Tale sentimento viene a crearsi tra Jamie, aviatore bianco appena tornato nelle terre della sua famiglia, e Ronsel, soldato di colore figlio di braccianti, entrambi meritevoli di venire celebrati come eroi di guerra ed entrambi vittime del dolore che il conflitto ha causato, per motivi diversi. I due uomini sono tornati cambiati dalla guerra e se Jamie soffre di alcoolismo e sindrome post traumatica, con sommo scorno del fratello moscio e del padre razzista, Ronsel ha lasciato in Europa un enorme pezzo di cuore, cosa che gli impedisce di riprendere la vita familiare di un tempo, soprattutto in una terra popolata da gente di mentalità chiusa come il Mississippi, che piscia allegramente sull'eroismo bellico di un "negro". E se l'amicizia tra questi due uomini "diversi" è difficile, lo stesso vale per la vita della povera Laura, donna di città costretta dagli errori di un marito incompetente ed ignavo a trasferirsi in una terra ostile in più di un senso e a farsi carico, in completa solitudine, non solo della famiglia ma anche dei problemi legati ai braccianti sia bianchi (il solito branco di bifolchi di spaventevole squallore) che di colore. In questi ultimi Laura trova conforto, ricambiando le attenzioni della materna Florence con un'umanità di cui il marito difetta, riuscendo ad andare oltre il mero rapporto tra padroni e servi, per quanto ovviamente nei limiti del consentito ad una moglie dal carattere forte che deve sottostare non solo al marito ma anche alle convenzioni sociali. Tutto ciò viene raccontato attraverso quello che, di fatto, è un lungo flashback, in quanto il film comincia quando gli eventi hanno già irrimediabilmente sconvolto gli equilibri di entrambe le famiglie protagoniste e ad accompagnare lo spettatore in questo viaggio di ritorno al presente sono le voci di sei personaggi differenti, tutti ugualmente coinvolti e toccati dalla vicenda.


Non ho letto il romanzo della Jordan ma da quello che ho capito spulciando qualche recensione on line mi è parso che la sceneggiatura di Dee Rees e Virgil Williams abbia "asciugato" la prolissità di personaggi che, in quanto narratori, svisceravano ogni singolo pensiero e sentimento, lasciando così allo spettatore il compito di comprendere ciò che viene espresso soprattutto attraverso l'interpretazione di attori molto bravi. A tal proposito, devo dire che Mary J. Blige mi ha sorpresa in positivo, nella misura in cui nel personaggio di Florence non vi è traccia dell'affascinante cantante, ma candidarla all'Oscar mi è parso un po' eccessivo, non tanto per lo scarso minutaggio a disposizione dell'attrice ma proprio perché la sua non è un'interpretazione capace di eclissare quella di chi la circonda; sinceramente, ho trovato più memorabile (per quanto odiosa, al punto che se l'avessi davanti lo ucciderei) quella di Jonathan Banks, impegnato a tirar fuori il peggio da un vecchio maledetto ancora più malvagio del demonio, razzista, pavido e stronzo. La banalità del male elevata ad arte, il frutto marcio di un ambiente brullo ed inospitale, dove la speranza viene soffocata non solo dagli uomini ma dalla stessa natura. E qui entra in gioco la sinergia tra una regia classica ma efficace, un occhio "femminile" di tutto rispetto, e una fotografia pulita (affidata alla prima donna candidata all'Oscar in questa categoria), che immortalano la spietatezza di sconfinate distese di fango inzuppate da cascate d'acqua piovana, cupe nubi che incombono sui personaggi e ambienti striminziti e sporchi (in aperto contrasto con il fulgido candore delle case europee); l'opprimente vastità di una campagna dalla quale non si può fuggire, flagellata dalla pioggia o da un sole cocente, si alleggerisce solo quando nell'inquadratura compaiono tramonti salvifici (la sequenza della doccia è splendida) o quando finalmente i fiori si liberano dal fango lasciando spazio alla primavera del finale, sul quale ho versato la consueta lacrima. Di fronte a quest'oggettiva bellezza formale, dispiace molto che Mudbound sia nato per essere visto sui piccoli schermi casalinghi (persino su smartphone e tablet. Orrore.), perché un film simile avrebbe meritato sicuramente la gloria di una sala cinematografica. Diciamo che in questo modo, se non altro, ne possono fruire tutti indipendentemente da una distribuzione che probabilmente si sarebbe rivelata fallace...


Di Carey Mulligan, che interpreta Laura McAllan, ho già parlato QUI mentre Jason Clarke, che interpreta Henry McAllan, lo trovate QUA.

Dee Rees (vero nome Diandrea Rees) è la regista e co-sceneggiatrice della pellicola. Americana, ha diretto film come Pariah e Bessie. Anche produttrice, ha 39 anni.


Garrett Hedlund interpreta Jamie McAllan. Americano, ha partecipato a film come Troy, Eragon e A proposito di Davis. Ha 34 anni e un film in uscita.


Jonathan Banks interpreta Pappy McAllan. Americano, ha partecipato a film come L'aereo più pazzo del mondo, 48 ore, Gremlins, Le avventure di Buckaroo Banzai nella quarta dimensione, Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills, Trappola sulle montagne rocciose, Crocodile Dundee 3, Come ammazzare il capo 2 e a serie come Hunter, Highlander, Walker Texas Ranger, I racconti della cripta, Alias, Ghost Whisperer, CSI - Scena del crimine, Dexter, ER Medici in prima linea, Cold Case, Due uomini e mezzo, CSI: Miami, Ringer, Breaking Bad e Better Call Saul. Anche sceneggiatore, ha 71 anni e due film in uscita, tra i quali Incredibles 2.


Jason Mitchell interpreta Ronsel Jackson. Americano, ha partecipato a film come Contraband, Straight Outta Compton, Kong: Skull Island e Detroit. Ha 31 anni e due film in uscita.


Rob Morgan interpreta Hap Jackson. Americano, ha partecipato a film come Brawl in Cell Block 99 e a serie come 30 Rock, Daredevil, Luke Cage, The Defenders, Stranger Things e The Punisher. Ha due film in uscita.


Mary J. Blige interpreta Florence Jackson. Americana, più famosa come cantante che come attrice, ha partecipato a film come Rock of Ages e a serie come Ghost Whisperer e 30 Rock. Anche produttrice, ha 47 anni e un film in uscita.


10 commenti:

  1. L'offerta di Netflix migliora costantemente... bene, bene! Segnato!

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    1. Io come al solito arrivo in ritardo... dovrebbe essere disponibile già da ottobre/novembre!

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  2. Banks semplicemente mostruoso, concordo: non è per niente facile riuscire a farsi odiare così tanto!
    Il film mi è piaciuto molto con il suo universo popolato da una moltitudine di personaggi molto differenti tra loro per origine, status ma soprattutto per carattere ed emozioni. Con l'aggiunta di un tocco fotografico niente male, sono riusciti a catturare alla perfezione un periodo storico osservandolo dalla prospettiva degli uomini comuni. Non mi ha convinto molto la voce fuori campo ma, nonostante questo, gran gran film passato, forse, un po' in sordina su Netflix, all'ombra di mille titoli e serie tv :)
    Un saluto,
    Fede.

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    1. A me il narratore esterno non è dispiaciuto, considerato anche che non viene sfruttato in maniera esagerata. Per il resto, concordo con te, anche per il dispiacere di non averlo visto pubblicizzato a differenza di schifezze come Death Note e Bright...

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  3. In realtà Mudbound era uscito a novembre in pochi cinema selezionati. Ma diciamoci la verità, se fosse uscito su scala nazionale, in quanti l'avrebbero visto? Io e te forse, e magari ha più visibilità sulla piattaforma di Netflix. Che, per inciso, non sostituirà mai lo schermo cinematografico, ma almeno per una volta lo streaming a pagamento offre una finestra in più per far usufruire un film che sarebbe finito (ingiustamente) nel dimenticatoio in cinque minuti. L'avrei visto volentieri al cinema, ma per fortuna posso recuperarlo!

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    1. Mudbound era uscito a New York e in qualche festival, almeno così ho letto. Sì, meglio vederlo così che non vederlo distribuito affatto però è davvero un peccato, ché quelle immagini splendide avrebbero meritato una sala adeguata :)

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  4. Per quanto brava, anche a me la candidatura della MJB è sembrata un po' eccessiva.

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