Pagine

venerdì 25 maggio 2018

Ermanno Olmi Day: Cantando dietro i paraventi (2003)

Siccome il 7 maggio è venuto a mancare un regista e sceneggiatore assai famoso e amato come Ermanno Olmi, la combriccola di blogger capitanata stavolta da Kris di Solaris ha deciso di rendergli omaggio. Io, dall'alto di un'ignoranza Crassa e dal desiderio di NON riguardare mai più nella vita L'albero degli zoccoli, ho scelto di parlare di Cantando dietro i paraventi, scritto e diretto da Ermanno Olmi nel 2003.


Trama: un ragazzo occidentale entra per sbaglio in un bordello cinese che funge anche da teatro e lì assiste alla rappresentazione delle avventure di un'affascinante piratessa vedova.



Di Ermanno Olmi, è inutile nasconderlo, non so praticamente nulla. Traumatizzata dalla visione adolescenziale de L'albero degli zoccoli, ho scelto consapevolmente di evitare i film dell'Autore finché non è arrivato l'amico Toto che con un On Demand mi aveva chiesto di guardare Il segreto del bosco vecchio, uno dei film a cui è più affezionato. La pellicola in questione non mi era dispiaciuta, l'avevo trovata molto poetica benché fiaccata da attori non in formissima e una messa in scena quasi televisiva, tuttavia non mi aveva fatta urlare al miracolo; lo stesso vale per Cantando dietro i paraventi, pur avendolo preferito al film col compianto Paolo Villaggio. In questo caso, infatti, le scelte di scenografia e regia le ho trovate molto curate e raffinate, o forse basta che qualcuno mi regali atmosfere orientaleggianti e io sono felice. Scherzi a parte, il fascino di Cantando dietro i paraventi sta nel suo essere leggenda orale che si fa dapprima teatro e poi cinema. La storia della Vedova Ching (personaggio realmente esistito, pare), affascinante piratessa, nasce come racconto che viene tramandato sul palcoscenico legnoso e vetusto di un bordello cinese, dove un ragazzo occidentale arriva per sbaglio e dove, tra uno spettacolo erotico e l'altro, c'è spazio per un vecchio attore che legge dalle pagine di un libro, coreografie con la spada, processi comici e battaglie navali ricostruite attraverso trucchi artigianali; ai nostri occhi viene consentito di sbirciare nell'immaginazione di un ragazzo catturato dalla magia di quel luogo sconosciuto, e ciò che lui visualizza nella mente diventa il film vero e proprio, una storia dolce e malinconica dove l'avventura è subordinata alle leggi di uomini avidi e corrotti, dove la magia risiede nella luce pallida della luna piuttosto che nella magnificenza di un astro divino incarnato dall'imperatore. A onor del vero, di scorribande non ne vediamo molte, salvo quella iniziale. Piuttosto, Olmi preferisce mostrare il "teatro" della politica, dei burattinai che nei loro luoghi di potere costringono il popolo a subire le angherie dei pirati e questi ultimi a vivere come criminali in un gioco senza fine, oppure si concentra sulla malinconica esistenza della vedova Ching, costretta dalla sete di vendetta ad una vita da reietta e a bramare l'amore e la famiglia, mentre i suoi sottoposti cercano di trarre il meglio dalla loro misera esistenza, ovviamente con le loro sole forze perché "se Dio ascoltasse le preghiere dei cani farebbe piovere ossa".


Cantando dietro i paraventi è quindi una storia di testardaggine e perdono, con un cuore profondamente pacifista (si veda la splendida sequenza nel pre-finale, quella degli aquiloni), arricchita da una cornice esotica che la rende più particolare e, forse, maggiormente appetibile per il pubblico. D'altronde, l'inizio del millennio era un periodo in cui il fascino dell'Oriente si era prepotentemente imposto sulla scena cinematografica internazionale, quindi probabilmente era il momento migliore per proporre nelle sale italiane un film simile, quasi interamente popolato da attori asiatici e accompagnato da melodie tradizionali cinesi. A spingere il pubblico nelle sale ci avrà pensato quasi sicuramente anche Bud Spencer, impegnato in uno dei ruoli più particolari della sua carriera e, se non rammento male, anche uno dei pochi in cui recita non doppiato (qui sfoggia inoltre un inedito accento spagnolo, forse perché anche Jorge Louis Borges ha scritto un racconto basato sulla storia vera della piratessa Ching); il suo ruolo è quello del Vecchio Capitano di origini spagnole, un po' narratore per il pubblico e un po' "guida" della Vedova Ching grazie alla sua esperienza di vecchio lupo di mare, un ruolo da mentore che calza alla perfezione al sembiante barbuto di un gigante buono ormai anziano come l'adorabile Bud Spencer. La presenza del vecchio Bud è stata anche per me uno dei punti di forza di Cantando dietro i paraventi, un film che ne ha parecchi benché magari non sia una di quelle pellicole capaci di catturare immediatamente il pubblico. La narrazione lenta, l'abbondanza di momenti riflessivi, il continuo passare dall'ambientazione teatrale a quella "reale" (talvolta senza molta soluzione di continuità), la protagonista che non rispecchia il canone di piratessa badass a cui potrebbe essere abituato il pubblico odierno, tutti questi elementi rischiano di scoraggiare eventuali spettatori ma la realtà è che Cantando dietro i paraventi è un fulgido esempio di come il cinema italiano non sia fatto solo di commedie pecorecce o mattoni insostenibili, ma anche di fantasia, poesia e sperimentazione capaci di superare inevitabili limiti di budget.

Come scritto nel post, Ermanno Olmi ha già fatto capolino sul Bollalmanacco con Il segreto del bosco vecchio...


Mentre a queste coordinate potete leggere come i miei colleghi hanno deciso di celebrare il famoso regista!

SOLARIS: CENTOCHIODI 
IN CENTRAL PERK: IL POSTO 
NON C'E' PARAGONE: IL SEGRETO DEL BOSCO VECCHIO 
LA FABBRICA DEI SOGNI: TORNERANNO I PRATI

18 commenti:

  1. Lo avevo visto per un'altra commemorazione, quella al grande Bud. Tanto fascino, qualche punta di lentezza c'è, ma ne ero rimasta affascinata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Affascinante è la parola giusta per questo film :)

      Elimina
  2. E' uno dei miei film preferiti (ma non penso di aver visto altro di Olmi). Tu mi rendi felice facendomi scoprire che uno dei miei scrittori prediletti ha scritto un racconto sulla vedova Ching *_*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ne avevo idea nemmeno io, felice che tu lo abbia scoperto da me :P

      Elimina
  3. Io ne vidi un pezzetto tantissimi anni fa.. mi sono sempre ripromessa di recuperarlo e vederlo per intero ma ancora non l'ho fatto! >_>

    RispondiElimina
  4. Bella iniziativa, Olmi lo meritava davvero .;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' stata una scusa per scoprire un autore che personalmente conosco davvero pochissimo!

      Elimina
  5. Avevo visto solamente un paio di film di Ermanno Olmi e questo era uno di questi, all'epoca più che altro per la presenza di Bud Spencer, per curiosità. Lo avevo trovato un bel film, non eccezionale, ma comunque valido. Bel post e bella commemorazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, credo che Bud Spencer abbia attirato più di uno spettatore occasionale, me compresa :)

      Elimina
  6. Mai visto Olmi, e me ne pento tantissimo.
    Questo, senz'altro, è uno di quelli che più mi ispira e più ricordo, ai tempi dell'uscita.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Potevi partecipare anche tu e recuperare un titolo per l'occasione :)

      Elimina
  7. E' forse un Olmi "minore", ma la grazia, la poesia, la bella morale (l'importanza del perdono) ne fanno un film delizioso. Sono contento che hai deciso di partecipare all'iniziativa, perchè ne hai compreso perfettamente lo scopo: conoscere e recuperare i lavori di un grande regista che ci ha lasciato un patrimonio artistico e umano davvero enorme.

    RispondiElimina
  8. Mi dispiace dirlo, ma l'ho dimenticato... Dovrei davvero rivederlo, che è passato davvero tanto tempo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non è un film memorabile, in effetti. Però guardarlo è piacevole :)

      Elimina
  9. Leggo in questa rece di un film in cui traspare tanta poesia, come tutti i film di Olmi :)

    RispondiElimina