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domenica 8 luglio 2018

Tau (2018)

Spinta come sempre da uno degli ottimi articoli di Lucia, qualche sera fa ho guardato una delle ultime aggiunte al catalogo Netflix, il film Tau, diretto dal regista Federico D'Alessandro.


Trama: la giovane Julia viene rapita e sfruttata da un geniale quanto folle scienziato, per fare progredire degli esperimenti legati alle intelligenze artificiali.


Ho cominciato la visione di Tau con perplessità assortite: chi parlava di filmetto, chi di roba con un inizio talmente brutto da sembrare girato da dei bulgari (cit.), chi nominava la serie B. Non so perché ma ad un certo punto sono arrivata ad aspettarmi una roba trucida alla Baskin, senza aver forse presente la natura dei lungometraggi Netflix, normalmente assai patinati e garbati, per usare un eufemismo. Questi due aggettivi calzano perfettamente a Tau, soprattutto il primo, poiché lo stile con cui è stato girato, fotografato e "scenografato" (si può dire?) gli conferisce quella patina di nobiltà ruffiana che lo eleva dallo stato di semplice film di serie B e crea una sorta di cortocircuito mentale nello spettatore mediamente scafato. La storia di Tau, infatti, è semplicissima e i personaggi sono tagliati con l'accetta, soprattutto il cattivo da operetta interpretato da Ed Skrein, dotato della gamma emotiva e del carisma di un termosifone, malvagio "perché sì", padrone di una non ben precisata ditta che tutti i giorni esce a lavorare nonostante sia palesemente ricco sfondato, altrimenti la trama che lo prevede infinocchiato a poco a poco non andrebbe avanti.Un po' più sfaccettata, ma nemmeno troppo, è la protagonista Julia, fanciulla che vive di espedienti e che un giorno si ritrova prigioniera del folle Alex; in virtù di non si sa bene cosa, apparentemente a causa di alcuni traumi infantili, il cervello di Alex è l'ideale per sviluppare quello dell'intelligenza artificiale che sta costruendo lo scienziato, quindi la fanciulla viene sottoposta a un'infinità di test tra il difficile e il doloroso, il tutto sotto la supervisione di Tau. Ora, sarà che Tau è doppiato da Gary Oldman ma il personaggio più vivo, simpatico e reale di tutto il film, l'unico che spinge lo spettatore a preoccuparsi davvero per il suo destino (forse perché è l'unico che subisce un'evoluzione mentre gli altri due rimangono più o meno uguali), è proprio quest'entità artificiale ed incorporea, incarnata in un bell'occhio coloratusso e pixelloso e in un robot assassino che purtroppo non viene sfruttato a dovere, chissà se per problemi di budget o di censura.


Il rapporto che si viene a creare tra Julia e Tau è coinvolgente per la sua natura "formativa", con la ragazza che diventa una sorta di maestra di vita che spalanca a Tau le porte non solo della conoscenza esterna ma anche dell'autocoscienza, portandolo ad allontanarsi dalla sua natura artificiale e a mettere in dubbio persino la bontà del suo creatore; curioso, insicuro e a tratti persino pauroso, Tau diventa sempre più intrigante e calamita l'attenzione dello spettatore più di quanto non faccia la bella confezione preparata da Federico D'Alessandro. Costui è figlio del MCU, ha imparato tanto lavorando come storyboarder e si vede: il regista è più interessato al contenitore che al contenuto, ama giocare con ombre profonde e colori al neon, rende l'occhio di Tau quasi ipnotico con quel mix di oro, rosso e verde (a me continuava a tornare in mente Doctor Strange, giuro...), ricerca le simmetrie e l'eleganza in ognuno degli ambienti che compongono la casa di Alex, con dispendio di superfici riflettenti, schermi giganti di Garlandiana memoria e luci soffuse. Insomma, D'Alessandro infiocchetta parecchio una storia semplice e a suo modo "rozza", che probabilmente negli anni '80 sarebbe stata realizzata con dovizia di particolari trucidi e ambientata in tre asettici set tutti uguali, e rischierebbe di farla diventare spocchiosa al limite dell'antipatico se non fosse per il personaggio titolare. Fortunatamente, la storia scorre abbastanza liscia e coinvolgente, incagliandosi qua e là giusto quando i due umani sono costretti ad interagire, e questo esercizio di stile diventa una coccola per gli occhi mentre il cervello si rilassa e si diverte, possibilmente senza fare troppo le pulci alla suspension of disbelief in vacanza. Dunque, se cercate un film per passare una serata in estiva letizia, Tau potrebbe essere quello che fa per voi... aggiungo solo un appunto a chi magari non ama gli horror: non fatevi ingannare dalla maggior parte delle foto presenti in rete, ché sembrerebbe quasi di avere a che fare con l'ennesimo emulo di Saw. Tolta qualche goccia di sangue all'inizio, Tau è completamente innocuo e non fa paura nemmeno per sbaglio, sfortunatamente per noi splatteromani all'ultimo stadio.


Di Maika Monroe (Julia) e Gary Oldman (voce di Tau) ho parlato ai rispettivi link.

Federico D'Alessandro è il regista della pellicola. Uruguayano, si è fatto le ossa come storyboarder per il Cinematic Universe della Marvel ed è al suo primo lungometraggio come regista.


Ed Skrein interpreta Alex. Inglese, ha partecipato a film come Deadpool e a serie quali Il trono di spade. Anche regista e sceneggiatore, ha 35 anni e tre film in uscita, tra cui Alita: Angelo della battaglia.


Se Tau vi fosse piaciuto recuperate Ex Machina. ENJOY!

8 commenti:

  1. Nonostante Oldman, penso proprio che salterò.

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    1. Oldman si sente ma non si vede. E' sempre un bel sentire ma lo preferisco "completo" :P

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  2. Beh, della confezione sinceramente ne faccio a meno, anche se bella.
    Salto anche io...

    Moz-

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    1. Mi spiace sia passato il messaggio sbagliato però! Secondo me una visione disimpegnata la merita :)

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  3. Io dico meh, mi è sembrato davvero un Ex Machina dei pover(issim)i

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    1. Vuole un po' fare il verso a Garland ma tutto sommato tra i due film non si possono fare paragoni :)

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  4. Tutti che saltano, a me un po' intriga. :-P

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