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mercoledì 5 settembre 2018

Downrange (2017)

Il mese scorso la Midnight Factory ha distribuito in home video il film Downrange, diretto e co-sceneggiato nel 2017 dal regista Ryuhei Kitamura. L'ho guardato e...


Trama: quando la loro macchina fora apparentemente una gomma, un gruppetto di ragazzi si ritrova sotto il mirino di un implacabile e crudele cecchino.


Siccome sono una bimbaminchia, ogni volta che guardo un film lo faccio sapere al mondo via Facebook. Non è solo per manie di protagonismo ma è anche per tenere un po' un diario di ciò che vedo al di là del blog, oppure raccogliere commenti/consigli in corso di visione, il che è sempre utile, almeno per quanto mi riguarda. Finito Downrange, ho preso il cellulare in mano per leggere le eventuali notifiche e ho notato che un po' di amici horrorofili avevano cliccato like sul post dedicato al film in questione. Stupita da tanto apprezzamento, ho dunque posto a questi amici la seguente domanda: "Ma avete messo il like perché vi è piaciuta questa sagra della minkia di mare?" (notare quanto sono raffinata su FB. Che pena.). Le risposte sono state tutte positive e io mi sono ritrovata come unica cretina a mettere in dubbio l'effettiva capacità di giudicare un horror, quindi ho deciso di sperimentare una recensione social e chiesto a chi è riuscito ad apprezzare un horror che in me ha suscitato solo grasse risate di regalare un proprio mini-commento ai lettori del Bollalmanacco, così da offrir loro un servizio migliore di quello che potrei offrire io. Ecco qui:


Kitamura per me è sempre da tenere d'occhio, anche perchè difficilmente ci sono registi che muovono la macchina da presa con quell'energia alla Raimi o Spiegel. La premessa è semplice, la gestazione perfetta, il bodycount maggiore di quello che ci si aspetta, e il finale...il finale è il punto dove lo spettatore bestemmia o scoppia a ridere applaudendo. Io sono rientrato nella seconda categoria. (Luca, I deliri di un horror nerd)

Downrange mi piace perché ha un ritmo forsennato, se ne frega dei personaggi, non perde neanche sei secondi del suo tempo per approfondirli, e si limita a metterli in una situazione senza via d'uscita e a massacrarli. È un horror senza pretese e pieno di sangue dove anche la mano al solito pesantissima di Kitamura fa pochi danni (Lucia, Il giorno degli zombi)

Downrange è un film senza compromessi, un incubo on the road che sembra uscito fuori dagli anni '70 che non lesina in sangue e violenza grafica. Bastardo per tutta la durata, in particolar modo il finale. Notevoli gli attori e nonostante la storia sulla carta potrebbe far pensare ad uno svolgimento statico, il regista fa di tutto per non renderlo tale. Consigliato per un'afosa notte di mezza estate. (Antonio, Alan Parker's Ride)


A mia discolpa, dico solo che guardare Downrange assieme al Bolluomo è stata un'esperienza assai divertente che però mi ha portata a mettermi nei panni di chi giustamente scoppia a ridere davanti ai più banali cliché horror e si stupisce non solo della sfiga atavica di protagonisti e comprimari ma anche, e soprattutto, della sequenza di scelte sbagliate in cui incappano i suddetti. Diciamo che è troppo facile parteggiare per un cecchino quando le sue vittime sono dei poveri mentecatti ed eventuali soccorritori incappano in figuracce degne di un maître chocolatier; oltretutto, gli attori coinvolti sono già abbastanza cani di loro e un doppiaggio italiano tra i più piatti mai uditi non aiuta lo spettatore a simpatizzare con gli assediati. Devo però riconoscere, in effetti, che Downrange non è privo di alcuni aspetti positivi: il ritmo è indiavolato, teso dall'inizio alla fine (con qualche caduta nell'inevitabile "momento strappalacrime" seguito dal "momento di lirismo nipponico", necessari a raggiungere una durata standard) e sono apprezzabili non solo la colonna sonora ma anche e soprattutto la natura anni '80 di quel boogeyman senza volto che è il cecchino, silenzioso, implacabile e privo di motivazioni come il destino infingardo, e il finale letteralmente da applauso. Per quest'ultima cosa, chiedete al Bolluomo. Anzi, lasciamo la parola a lui.

Se siete amanti delle scene sanguinolente, Downrange soddisferà la vostra voglia di vedere succo di pomodoro a fiumi con tanto d’insetti pronti ad approfittarne. Questi voraci insetti pare si siano mangiati, tuttavia, anche il pathos che contraddistingue un film horror “tradizionale”. Non è facile ambientare un’intera pellicola su un’assolata strada dove passa un’automobile ogni 8 ore e il cellulare ha campo solo in alcuni punti, pur restando nel giro di pochi metri (in pratica come avveniva a casa del povero Bruce Willis, prima che trovasse il tempo di cambiare operatore telefonico dopo aver salvato il mondo per l’ennesima volta). Pur con questa indubbia attenuante, lo sceneggiatore sembra si sia fatto prendere un po’ la mano. Appare già impari la lotta fra un cecchino in abbigliamento mimetico degno di Rambo e un gruppo di ragazzi (non proprio svegli) e “armati” solo di telefonini e selfie stick. Se poi ai malcapitati capita di tutto, incluso essere soccorsi da poliziotti sprovveduti, il rischio è quello di creare una tragicommedia. Purtroppo gli amanti del lieto fine rimarranno delusi, ma il finale è sicuramente con il “botto”, nel senso letterale del termine.
(Mirco, alias il Bolluomo)


Del regista e co-sceneggiatore Ryuhei Kitamura ho già parlato QUI.

L'edizione DVD e Bluray della Midnight Factory non ha contenuti speciali salvo il trailer ma è corredata dal libretto curato dalla redazione di Nocturno Cinema. ENJOY!

2 commenti: