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martedì 18 dicembre 2018

Un piccolo favore (2018)

Convinta da un'amica, sabato pomeriggio sono andata al cinema a vedere Un piccolo favore (A Simple Favor), diretto dal regista Paul Feig e tratto dal romanzo omonimo di Darcey Bell.


 Trama: la vlogger Stephanie, madre single dalle mille risorse, fa amicizia con Emily, donna in carriera disnibita ed elegante. Un giorno, Emily chiede a Stephanie di andare a prendere il figlio a scuola e poi sparisce senza lasciare traccia...


Avevo liquidato Un piccolo favore come un thriller neppure troppo interessante, poi ho cominciato a leggerne molto bene e così, quando un'amica mi ha chiesto di accompagnarla a vederlo, ho accettato e la visione è stata abbastanza peculiare. Infatti, nonostante il regista Paul Feig, famoso per le commedie, non mi sarei aspettata un film in bilico tra ironica, grottesca commedia nera e thriller serio, all'interno del quale le peggiori cose vengono trattate con piglio divertito e gettate in pasto allo spettatore e ai protagonisti come se si trovassero in una puntata di Scherzi a parte. Né mi sarei aspettata il duello tra una sorta di Ned Flanders in gonnella, tutta rimedi casalinghi e sorrisi luminosi, e una femme fatale amante dei martini, con conseguente trasformazione della prima in una Nancy Drew dalle mille risorse. Ma del resto, "inaspettato" è la parola chiave di Un piccolo favore, film che mette alla prova anche il cinismo degli spettatori più smaliziati infilando un twist dietro l'altro e presentando personaggi stratificati come delle cipolle, tra scheletri nell'armadio che diventano più grossi e cattivi mano a mano che la storia prosegue e debolezze impensabili. Un piccolo favore potrebbe essere la versione cinematografica della proverbiale polvere da spazzare sotto i tappeti, un grumo di marciume all'interno di un sobborgo medio/piccoloborghese dove le cose più turpi succedono alla luce del sole e non aspettano la notte per incombere sui protagonisti; nel film, la tragedia e la morte si insinuano all’interno del colorato spazio web di una casalinga gioiosa ed ingenua, segreti inconfessabili agitano la mano passando sotto il naso dei cittadini e chi non si accorge di ciò che sta succedendo rischia o di passar per scemo oppure di venire attaccato da fantasmi in pieno giorno, mentre ogni certezza crolla e persino le pareti di casa sembrano diventare minacciose. Diamine, persino una vita apparentemente da sogno rischia di trasformarsi in un incubo ad occhi aperti.



Un piccolo favore si regge sulle sue contraddizioni e i suoi twist per quasi tutta la sua durata grazie a una coppia di attrici adorabili ed incredibilmente capaci. A Blake Lively, in effetti, “basta” essere splendida ed inarrivabile, fasciata in quegli abiti e quei tailleur che porterebbero alle lacrime chiunque abbia un minimo di buon gusto per la moda da tanto sono stilosi e splendidi (Ma cos’è quell’abitino anni ’50 col sottogonna in tulle? Ma cos’è quella finta camicia fatta di colletto e polsini? Ma cos’è, in generale, Blake Lively? Da dov’è uscita e perché non sono gnocca almeno un decimo di quanto lo è lei?), per incarnare una villainess perfetta ma anche la “bruttina” Anna Kendrick non è da meno. Trionfo di tic, risatine, imbarazzi e battutacce, la sua Stephanie è odiosa, non c’è altro modo di definirla, nonostante sia il personaggio positivo della situazione. Non è tutto oro (o perline, o pasta fimo) quello che luccica, infatti, e la signorina rischia di riservare più di una sorpresa, da perfetta acqua cheta o novella desperate housewife, e la cosa si rispecchia, sempre a proposito di abiti, nel mutare dell’abbigliamento che la caratterizza nel corso del film. Ma è meglio non aggiungere altro, anche se forse un avvertimento sarebbe opportuno farlo, senza incappare in spoiler. Tra una canzone francese anni ’60 e l’altra della strepitosa, inusuale colonna sonora, Un piccolo favore si affloscia subito dopo il twist più grande, spernacchiando sgonfio in un finale imbarazzante condito da una serie di battutacce da avanspettacolo. Diciamo che Feig non è John Waters e gli manca la sfacciata eleganza di chi a braccetto col trash ci ha camminato tutta la vita e aggiungiamo che 15 minuti di durata in meno avrebbero giovato così come il mantenimento del finale originale del romanzo… ma non stiamo a spaccare il capello, perché anche nelle sue imperfezioni Un piccolo favore è comunque un film molto divertente e ben realizzato, con due attrici in splendida forma, che merita di distinguersi dalla massa di thrillerini e commediole USA che invadono periodicamente le nostre sale.


Del regista Paul Feig ho già parlato QUI. Anna Kendrick (Stephanie Smothers), Blake Lively (Emily Nelson) e Linda Cardellini (Diana Hyland) le trovate invece ai rispettivi link.


Se Un piccolo favore vi fosse piaciuto recuperate L'amore bugiardo - Gone Girl e La ragazza del treno. ENJOY!




8 commenti:

  1. Adoro entrambe, sia la simpaticissima e carina Kendrick, che la divina Lively che sì, sembra esistere per settare uno standard di bellezza inarrivabile tanto è perfetta.Evvabbeh XD meno male che almeno gli uomini li faccio ridere,io.
    Il filmetto mi sembrava poca cosa, se mi confermi che si sgonfia ad un certo punto, magari lo recupererò un domani su Netflix all byy myyyyse-e-eeelf.
    Cheers!

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    1. Massì, l'importante è essere simpatiche!
      Come film è carino, secondo me non da Khal quindi recupera poi da sola :P

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  2. Temo un po' quel finale sbrodolato, ma mi incuriosisce tutto il resto. Il romanzo meno, ché in rete colleziona stroncature. Spero di recuperarlo entro l'anno!

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    1. Mah, ho letto il finale del romanzo e sinceramente mi è parso più sensato. Comunque fammi sapere poi!

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  3. A parte gli outfit della Lively, il film non mi ha destato il minimo interesse :/

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  4. Potrebbe essere il film giusto per riprendersi dolcemente dal pranzo di Natale

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