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martedì 2 aprile 2019

Baby Killer (1974)

Con la morte di Larry Cohen ho fatto mente locale e ho notato che nel blog manca la fondamentale recensione di un caposaldo del periodo delle superiori, ovvero Baby Killer (It's Alive) da lui scritto e diretto nel 1974.


Trama: Frank e Lenore, in attesa del secondo figlio, scoprono il giorno del parto che il piccolo è un mostro dotato di zanne e artigli.


Era molto facile, negli anni delle superiori, guardare Baby Killer e riderne di gusto, catalogandolo come trash. Un film dove, di fatto, c'è abbondanza di sangue color pomodoro, il bambino mutante viene mostrato solo attraverso flash rapidi di zannine e un pianto raccapricciante, inoltre il lattaio fa una fine tristissima, non poteva non rientrare nel novero dei misconosciuti film di serie Z, quelli che ti fanno iniziare una conversazione con "Oh, ma l'hai visto quel film del bambino tutto maffo che secca il lattaio?" e giù risate a profusione. Povero Larry Cohen, scusa. In realtà Baby Killer, con tutti i suoi limiti di budget e la fotografia cupa che spesso nasconde l'animatronic del pargolo mutante, visto oggi è un signor film, per nulla banale e molto stratificato, graziato persino dalle melodie di Bernard Herrmann. Il piccolo killer, in effetti, è solo la scusa per parlare di pressione sociale, manipolazione dei media e della popolazione da parte dei "poteri forti", persino inadeguatezza genitoriale (di fatto, è il primo film in cui sento dire che sarebbe meglio non aver figli), e il protagonista del film è un uomo fortemente imperfetto, privo di tratti da eroe positivo che si riscatta, in parte, solo sul finale. Si può criticare in moltissimi modi Frank, soprattutto viste le reazioni della moglie e del figlio maggiore davanti al piccolo mostro se confrontate alle sue, tuttavia i modi in cui affronta l'ordalia che gli è capitata sono tristemente umani: Frank, padre di famiglia dalla carriera avviata e responsabile nientemeno che di un'azienda per le pubbliche relazioni, si ritrova all'improvviso giudicato come essere umano "difettoso", incapace di generare un figlio sano e portatore di qualche orribile anomalia genetica. La sua reazione, davanti alle accuse più o meno velate di dottori, datori di lavoro e polizia, è ovviamente quella di disconoscere completamente il figlio neonato e collaborare attivamente alla sua distruzione con una tenacia disperata che a volte serra lo stomaco, vuoi per il dispiacere vuoi per l'effettivo disgusto davanti a quest'uomo così determinato nell'affermare la sua estraneità alla creazione del piccolo mostro. Perché una donna, poverina, potrà anche avere le sue colpe nel generare mutanti ma è comunque una creatura fragile e dipendente (infatti Lenore, poverella, passa buona parte del film imbottita di farmaci) ma non sia mai che il maschio alfa venga tacciato di incapacità o gli vengano attribuite imperfezioni genetiche.


Unito a questo dramma molto umano, molto maschile e anche molto americano, ché con fucili e pistole si risolve tutto, c'è la terribile ambiguità di dottori, studiosi e rappresentanti di case farmaceutiche che non sanno bene cosa fare del neonato mutante. Studiarlo, per capire come sia stata possibile la sua nascita, parrebbe la cosa più sensata da fare, ma bisogna tenere conto dei risultati di tali studi, perché se uscisse fuori che proprio i medicinali, le pillole anticoncezionali in primis, sono la causa di simili mutazioni, ci sarebbero in ballo troppi interessi economici quindi sarebbe il caso di uccidere il pargolo e farne sparire il cadavere. Insomma, uno schifo diffuso che Larry Cohen riversa sullo schermo attraverso l'horror, la violazione del momento più bello per una famiglia, sfruttando un mostrino che ha l'unica colpa di essere nato con un'incontrollabile sete di sangue ma, di fatto, è un neonato che cerca solo la mamma e il papà. Davanti a tutto ciò, la pochezza delle riprese, il budget risicato, gli effetti centellinati scompaiono o, meglio, offrono allo spettatore odierno quella genuinità e quel voler far da sé (anche un po' di straforo, senza permessi, magari prendendo due piccioni con una fava mentre si sta girando un altro film) che oggi, obiettivamente, ci possiamo solo sognare e che manifestano più di ogni altra cosa la ferma volontà di fare del cinema affrontando mille difficoltà all'epoca sicuramente insormontabili. E' per questo che film come Baby Killer, ma anche Gold Told Me To e The Stuff, andrebbero rivisti con l'occhio dell'appassionato un minimo informato e non con quello dell'adolescente stronzo qual ero io all'epoca della prima visione del film; anche perché non siamo tutti Tarantino e ben pochi vengono folgorati sulla via di Damasco, ahimé. Quindi trasformate un triste evento come la morte di Larry Cohen in un'opportunità di letizia e recuperate Baby Killer... o riguardatelo, come ho fatto io.

Larry Cohen è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come God Told Me To, It Lives Again, Stuff - Il gelato che uccide, Baby Killer III, I vampiri di Salem's Lot e un episodio della serie Masters of Horror. Anche produttore e attore, è morto pochi giorni fa, all'età di 77 anni.


Frank Davis, interpretato da John P. Ryan, e il Dr. Perry, interpretato da Andrew Duggan, ritornano in It Lives Again, sequel diretto del film che prosegue la saga conclusa con Baby Killer III (il detective Perkins interpretato da James Dixon compare invece in tutte e tre le pellicole). Del film esiste anche un remake omonimo del 2009 che non ho visto e che eviterò. ENJOY!


4 commenti:

  1. Accipicchia, come ti dissi non conoscevo Cohen, ma intravedendo questo film dico ammazza! :D

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  2. Il film ha la trama quasi sputata del racconto Il Piccolo Assassino di Ray Bradbury, secondo me, il regista lo ha letto di sicuro, ed ha fatto benissimo anche perché è uno dei racconti più belli che io abbia mai letto.

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    1. Probabilmente lo ha fatto, purtroppo è un racconto che non conosco ma, ora che mi dici così, potrei anche recuperarlo!!

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