Pagine

mercoledì 17 aprile 2019

Il terzo uomo (1949)

Siccome il 23 aprile partirò per Vienna, ho deciso di recuperare un film talmente famoso che la città gli ha dedicato persino un museo, ovvero Il terzo uomo (The Third Man), diretto nel 1949 dal regista Carol Reed.


Trama: uno scrittore di romanzi pulp va a Vienna su invito del suo migliore amico Harry ma arriva giusto in tempo per sapere che quest'ultimo è stato investito da una macchina ed è morto. L'incidente però nasconde molti punti oscuri e lo scrittore decide di indagare...



Il terzo uomo è un film famosissimo. Un film cult, di quelli inseriti in ogni classifica cinematografica che si rispetti. Era ovvio quindi che non l'avessi mai visto, ci mancherebbe. Ma, come si dice, meglio tardi che mai e l'importante è stato riuscire finalmente a guardare ed apprezzare questo noir (anche se forse definirlo così è improprio) sceneggiato nientemeno che da Graham Greene ed ambientato in una Vienna divisa in quattro dalle conseguenze della seconda guerra mondiale, terra di tutti e di nessuno dove le forze dell'ordine americane, russe, inglesi e francesi un po' collaborano e un po' si mettono i bastoni tra le ruote, in perfetto clima pre-Guerra Fredda. In questo scenario confuso e ovviamente pericoloso compare l'ingenuo Holly (in italiano Alga) Martins, scrittore pulp americano giunto a Vienna su invito del vecchio amico Harry Lime, il quale muore nel momento esatto in cui Alga mette piede nella città. Una serie di circostanze, che non vi dirò per non togliervi il gusto di seguire le indagini del protagonista, lo spinge a credere che Harry non abbia avuto un semplice incidente mortale, e comincia così ad indagare scoprendo a poco a poco la natura oscura di quello che credeva essere uno dei suoi migliori amici. Tra donne bellissime e tormentate, militari dei quali non è proprio saggio fidarsi, misteriosi assassini e vari personaggi dall'inquietante ambiguità, Alga comincia a giocare un gioco pericolosissimo, finendo per diventare la figura chiave di un caso ben più grosso di quanto non sembrasse all'inizio e, suo malgrado, finendo per ritrovarsi a fare la figura della pedina messa su una scacchiera difficile da comprendere, anche per chi è abituato, come lui, ad inventare storie pulp. In tutto questo, comunque, Alga non perde mai il suo sfrenato ottimismo e la convinzione di essere nel giusto, di fare parte del novero dei "buoni", e questa sua "leggerezza" si trasmette ad ogni aspetto del film che diventa così un noir dalla doppia, particolarissima atmosfera.


Se infatti il sembiante pacioso e un po' malinconico di Joseph Cotten, i suoi tentativi di diventar cavalier servente della bella Anna (un'elegantissima Alida Valli) e il delizioso tema portante composto da Anton Karas sollevano, in qualche modo, l'animo dello spettatore, così non è per lo stile ancora "espressionista" con cui Carol Reed ha diretto Il terzo uomo. Fotografato con un bianco e nero splendido e nitidissimo, all'interno del quale le ombre sembrano voler inghiottire i protagonisti, ambientato in una Vienna irriconoscibile, crogiolo di povertà, macerie e dotata di un impianto fognario labirintico, teatro del tesissimo inseguimento finale, Il terzo uomo fa ampio uso del cosiddetto Piano Olandese, quello per cui moltissime inquadrature, persino i primi piani, sono sghembi, così da trasmettere un immediato senso di inquietudine e spaesamento, lo stesso che prova indubbiamente Alga ad ogni ulteriore rivelazione su Harry e i suoi loschi traffici, ad ogni omicidio, ad ogni sguardo che lo spia da quel nero impenetrabile. Sono molte le scene indimenticabili del film, quelle che si fissano indelebili nella mente dello spettatore, in primis la già citata sequenza girata all'interno delle fogne viennesi e secondariamente quella ambientata sulla ruota panoramica, assurta a simbolo della Città, ma in generale Il terzo uomo nella sua interezza è un mirabile esempio di perizia cinematografica, sostenuta dalle performance di validi attori, sia per quel che riguarda i protagonisti (quanto è affascinante ed imponente Orson Welles, con quei primi piani ombreggiati nelle fogne? E quel discorso agghiacciante sui puntini, o quello ironico sugli orologi a cucù?) sia per quel che riguarda i personaggi secondari, perché vi sfido a dimenticare il custode tedesco o il bimbetto dalla faccia tonda che accusa Alga di omicidio. Recuperate quindi Il terzo uomo senza remore, a prescindere che abbiate o meno in previsione un viaggio a Vienna, in lingua originale o godendovi il validissimo, vecchio doppiaggio italiano.


Di Joseph Cotten (Holly Martins), Alida Valli (Anna Schmidt) e Orson Welles (Harry Lime) ho parlato ai rispettivi link.

Carol Reed è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come E le stelle stanno a guardare, Idolo infranto, Il nostro agente all'Avana, Il tormento e l'estasi e Oliver! (che gli è valso l'Oscar per la miglior regia). Anche produttore, sceneggiatore e attore, è morto nel 1976 all'età di 69 anni.


Bernard Lee, che interpreta il Sergente Paine, è famoso per essere stato M in molti film di James Bond. Il regista Carol Reed avrebbe voluto James Stewart nei panni di Alga, ma il produttore David O. Selznick è stato irremovibile e Joseph Cotten è stato scelto nel momento in cui Robert Mitchum è diventato indisponibile perché arrestato per possesso di marijuana. Detto questo, se Il terzo uomo vi fosse piaciuto recuperate L'infernale Quinlan. ENJOY!


2 commenti:

  1. Uno dei miei film preferiti - questopost mi ha fatto venire voglia di riguardarmelo.
    E tanto per fare il pedante, secondo la leggenda, almeno parte del film venne di fatto diretta da Orson Welles - che ci mise del suo anche nella sceneggiatura (il monologo sugli orologi a cucù è farina del sacco di Welles).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Avevo letto di questa presunta collaborazione con Welles ma effettivamente ho dimenticato di scriverlo nell'infoporn finale quindi grazie per averla citata :)

      Elimina