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venerdì 24 dicembre 2021

E' stata la mano di Dio (2021)

Non sono riuscita ad andare al cinema a vederlo, causa operazione, convalescenza e impennata di coviddi, quindi ho approfittato della sua uscita su Netflix per guardare E' stata la mano di Dio, scritto e diretto dal regista Paolo Sorrentino.


Trama: Fabio vive a Napoli coi genitori e il fratello, in un momento di pura fibrillazione, quando non si sapeva ancora se Maradona sarebbe andato a giocare nella squadra della sua città. La sua storia si snoda tra problemi familiari, tragedie e un futuro nebuloso...


Nel 1984, anno in cui è ambientato E' stata la mano di Dio, avevo tre anni. Di Messico '86 ricordo soltanto la mascotte, Pique, perché ho passato l'estate a giocare con una palla decorata proprio col buffo omino baffuto, ma della Mano di Dio ho saputo, credo, giusto un paio di anni fa. Per me, Maradona è sempre stato associato alla cocaina, forse perché nel frattempo erano arrivati gli anni '90, quelli dei vari scandali, ed ero abbastanza cresciuta per recepire le notizie dei TG ed essere permeabile agli sguardi disgustati dei miei genitori. Se si aggiunge a tutto ciò il fatto che sono nata e vissuta in Liguria e che del calcio non me n'è mai importato nulla, capirete come abbia sempre fatto un'enorme fatica a comprendere l'influenza di Maradona su Napoli e i napoletani, perché questo sportivo neppure troppo "limpido" sia stato elevato al ruolo di divinità e di speranza per più di una generazione, e benché non sia stupida e, crescendo, mi siano stati chiariti i motivi di questo amore, mi arrivano tuttora come guardando un documentario: annuisco, capisco, ma non mi sento partecipe, impossibilitata come sono a vivere il contesto di tutto ciò. Guardando l'ultimo film di Sorrentino sono partita, come sempre, svantaggiata, perché anche la napoletanità, passatemi il termine, mi è avulsa: quel mix di commedia spesso triviale, di tragedia, di esternazioni teatrali, di sacro che va a braccetto col profano, sono tutte cose che non arrivano al mio cuore stundaio di ligure pronta ad odiare il mondo e a farsi i fatti suoi, così come non mi sono mai "arrivati" i film di Troisi né il suo umorismo. Purtroppo sono fatta così, non posso farci nulla (i miei non amavano nemmeno Sordi e Totò, per dire, da qualcuno avrò preso anche se a me piacciono entrambi). E purtroppo, stavolta non è riuscito neppure Sorrentino a cambiarmi.


Ci sono molte, anzi, moltissime cose che mi sono piaciute, mi hanno affascinata o mi hanno divertita guardando E' stata la mano di Dio. Dal punto di vista tecnico, innanzitutto, non c'è nulla da dire, bisogna solo levarsi il cappello: l'ultimo film di Sorrentino è una "cartolina" di Napoli che tuttavia cartolina non è, perché celebra la città con immagini splendide, spesso iconiche ma mai banali, neppure una volta, né posticce. Emozionano i viaggi in moto di notte, i bagni nel'acqua del mare, i luoghi nascosti e misteriosi dove, nottetempo, può accadere qualunque cosa, le icone turistiche e cittadine svuotate e trasformate in universi paralleli dove possono decidersi i destini delle persone, emoziona persino un luogo come lo stadio, che ho sempre trovato squallido a livelli inverosimili. Per quanto riguarda i protagonisti del film, ci sono dei personaggi indimenticabili. L'intera famiglia di Fabietto è formata dalle persone più assurde del creato, capaci di interagire tra loro in modi esilaranti, surreali e persino drammatici, e nulla mi toglierà mai dalla testa che, in un'ideale classifica di personaggi di finzione del 2021, lo zio avvocato e la nonna volgarissima di Fabietto sarebbero ai primi posti assieme all'elegantissima, enigmatica e "spiccia" Baronessa, coi suoi modi aristocratici e la sua sensibilità tutta particolare. Lo stesso Fabietto, alter ego del regista, nella sua "normalità" è di una tenerezza infinita, perso com'è nei suoi sogni e paure di ragazzo che ancora non sa cosa fare nella sua vita e che è allo stesso tempo attirato e terrorizzato da un'infinita serie di possibilità; un ragazzo che sta ancora scoprendo il sesso, un ragazzo troppo sensibile e responsabile per vivere con serenità, un ragazzo che si ritrova tra le mani i cocci della sua esistenza dopo una tragedia terribile e non riesce a capire come rimetterli insieme. Toccato dalla mano di Dio, sì, ma senza alcun aiuto materiale, Fabietto (interpretato splendidamente da Filippo Scotti), non può fare altro che tuffarsi, come fa il fratello in mare, e sperare che tutto il suo bagaglio di esperienze e la sua voglia di raccontarle bastino per ricrearsi una vita.


Come scrivevo nel primo paragrafo, dunque, non è che non abbia capito dove volesse andare a parare Sorrentino, anche se metterla giù così è davvero brutta, però nonostante le molte cose oggettivamente belle di E' stata la mano di Dio, il suo ultimo film non mi ha toccata né coinvolta salvo in rarissimi momenti. La cosa mi fa sentire oltremodo in colpa perché scrivere ciò che vorrei, ovvero "le emozioni della tragedia vissuta dal regista non passano e si perdono in una serie di immagini poetiche ma poco coese e momenti di tragedia che paiono slegati dal contesto", mi porta a pensare "ma che ca**o ne sai tu? Hai perso i genitori com'è successo a Sorrentino? No, e allora perché vorresti dirgli di non essere stato in grado di esprimere il suo dolore, che nemmeno riesci a tenere dritto il cellulare quando fai le foto?". Per l'appunto, non posso dire una cosa simile, perché sarei "deludente" come tutti i familiari di Fabietto e meriterei tutte le botte toccate in sorte alla vecchia. Ciò detto, prendete questo post non come una recensione o una critica, ma come un monologo in cui cerco di capire un film che comunque non mi ha lasciata indifferente e che vorrei rivedere una seconda volta, magari tra qualche tempo, per capire se sono stata vittima di un momento di stanchezza o se davvero questo modo di raccontare non fa per me; il fatto che non mi abbia toccata, non significa che il film di Sorrentino sia brutto o inefficace, anzi, ed è sicuramente una delle visioni più interessanti che ci siano adesso su Netflix. A prescindere che piaccia o meno, sono felice per Sorrentino, un Autore vero che è riuscito, dopo tanti anni, a raccontare la SUA storia, sperando che sia servito ad esorcizzare un dolore impensabile. Glielo auguro davvero.


Del regista e sceneggiatore Paolo Sorrentino ho già parlato QUI mentre Toni Servillo, che interpreta Saverio Schisa, lo trovate QUA

6 commenti:

  1. A me, invece, è piaciuto moltissimo, ma i dettagli grotteschi questa volta mi hanno irritato più del solito. Era tutto così bello, delicato e poco sorrentiniano... Che boh, non servivano!

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    1. Effettivamente, a mio avviso, distolgono un po' l'attenzione dalla tragedia personale e "stonano". Ciò detto, è uno di quei film che vorrei riguardare.

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  2. Sempre sincera e mi piaci per questo, in fondo in sala o davanti a un film ci siamo solo noi con la nostra sensibilità, il nostro vissuto e la nostra apertura che non per forza ci fa arrivare tutto neanche un film così lodato dai più. È un tuo parere, soggettivo e tuo. Ancora non l'ho visto ma tramite i prossimi spettacoli al cineforum è in lista perché i pochi film di Sorrentino che ho visto mi sono piaciuti tutti. Parto senza aspettative per non rimanere delusa, ma il fatto di averlo visto così commosso mi invoglia a partecipare. Una storia così personale umanamente ti tocca, trasmetterlo in film non è detto sia un'idea vincente, vedremo.

    Ne approfitto per farti sinceri Auguri di Buone Feste e in bocca al lupo per la salute, che il 2022 ti faccia recuperare tutti i Festival persi 😉

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    1. Non mi piace scrivere recensioni "false", credo sia questo il bello di avere un blog che non legge quasi nessuno ^__*
      Spero che nel frattempo tu abbia visto il film e che ti sia piaciuto, ovviamente!

      Tanti auguri di buon 2022 anche a te, e che sia un anno pieno di buon cinema e senza troppe restrizioni!

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  3. Innanzitutto, spero che tu stia meglio... :(

    Per il resto, sarà che sono dio ritorno da un viaggio da Napoli che mi ha cambiato nel profondo e sarà che ho apprezzato particolarmente che Sorrentino abbia abbandonato gli intellettualismi che me lo hanno reso odioso, ma mi è piaciuto molto. E sono del Trentino, quindi "il sud" è un luogo per me ancora più sconosciuto e lontano, in tutti i sensi XD

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    1. Per fortuna sì, grazie mille!

      Io a Napoli vorrei tanto tornare. Ho fatto una toccata e fuga qualche anno fa che mi ha lasciato solo il dispiacere di non averla vista e vissuta meglio, quindi chissà che, tornando, non possa apprezzare di più anche un certo tipo di cinema :)

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