Pagine

mercoledì 30 marzo 2022

La persona peggiore del mondo (2021)

Gli Oscar ormai sono stati assegnati ma qualche recensione a tema la farò ancora uscire, nelle prossime settimane. Fa parte di quelli "rimasti indietro"  La persona peggiore del mondo (Verdens verste menneske), diretto e co-sceneggiato dal regista Joachim Trier nel 2021 e candidato a due premi Oscar (Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Film Straniero).


Trama: Julie sta per compiere 30 anni e non sa cosa fare della sua vita. Gli anni passano, così come gli amanti, ma qualcosa sembra sempre mancarle.


La persona peggiore del mondo
è la commedia romantica che prende a schiaffi le commedie romantiche, non c'è altro modo di definire l'ultimo film di Joachim Trier. Il genere in oggetto è uno di quelli che non sopporto granché, eppure, alla fine, a volte mi ritrovo a guardarle queste maledette commedie romantiche, e ad apprezzarle, perché chi non vorrebbe una storia d'amore come quelle che si vedono nei film, fatte di incertezze superabili con incredibili prove d'aMMore da parte del partner, preambolo di una vita da sogno, priva di qualsiasi tipo problema terreno? Ecco, la bellezza de La persona peggiore del mondo sta nell'abilità con cui Joachim Trier prende i cliché del caso, li usa consapevolmente, e li mette di fronte alla spietatezza della realtà attraverso una protagonista che definire incontentabile ed insicura è un eufemismo. Julia, a dirla tutta, non è incontentabile ed insicura in quella maniera accattivante e tutta americana che ci propinano da anni le rom-com, ma è come potremmo essere tutti noi: non sa quale carriera universitaria scegliere, quale lavoro fare, con quale partner stare, e si ritrova a 30 anni con un pugno di mosche in mano, circondata da persone che, ovviamente, le fanno le domande meno opportune. Julia non è neppure una di quelle protagoniste che decidono di prendere in mano la propria esistenza e cambiare drasticamente. Vorrebbe, come succede a tanti di noi, ma non ha il coraggio di buttarsi, soprattutto non dopo tanti tentativi andati a vuoto, e ovviamente sogna una vita migliore, guardando sempre "oltre" quello che le viene concesso di volta in volta, e ciò si manifesta prevalentemente all'interno della propria sfera amorosa. Prima parlavo di cliché, e i due uomini della vita di Julia vengono infatti introdotti come i più classici dei colpi di fulmine: il primo avviene durante l'incontro con l'artista Aksel, "l'uomo con cui Julia era sicura avrebbe passato tutta la sua vita", più vecchio di lei e conseguentemente legato a diversi valori, il secondo durante quello con Eivind, introdotto come l'anima gemella della protagonista, un uomo che le assomiglia in tutto o quasi.


Trier
ci mostra quello che accade quando l'amore si scontra con l'incapacità cronica di avere un equilibrio, quando anche il sentimento più romantico e il coronamento dei desideri vengono "sporcati" dai problemi della vita di tutti i giorni, dalle insicurezze e, come ho scritto sopra, lo fa introducendo anche argomenti "spiacevoli", se vogliamo, come la morte, la malattia, la vecchiaia, l'annoso problema dei figli, particolarmente sentito da Julia, forse più del lavoro. Lo stile del regista, di conseguenza, si fa fluido quanto la storia che racconta; alle riprese realistiche (ma mai noiose) della vita quotidiana di chi, in quanto artista, dovrebbe di norma averne una da sogno e invece vive come una persona normale, si alternano montaggi di corteggiamento e dialoghi tipici di una rom-com (esemplare la serata che Julia passa con Eivind, dove anche i dialoghi sembrano "troppo belli per essere veri"), assieme a sequenze irreali in cui Julia si perde in sogni d'amore che farebbero l'invidia di Amélie oppure incubi indotti da funghi allucinogeni durante i quali vengono a galla tutte le paure della protagonista. Il tutto viene caricato sulle spalle di tre attori mostruosamente bravi. Renate Reinsve è stata giustamente premiata come migliore attrice a Cannes ed effettivamente la sua interpretazione di Julia è coinvolgente, incredibilmente realistica ed espressiva nonostante il personaggio in questione sia difficile da gestire, perché il rischio di trasformarlo in una macchietta insopportabile è subito dietro l'angolo; Anders Danielsen Lie, da par suo, comincia forse un po' sottotono (all'inizio resta più impresso Eivind, anche grazie alla magica serata passata con Julie), ma mano a mano che il film prosegue arriva a conquistare un enorme fetta del cuore dello spettatore, con la sua schiettezza, la sua fragilità di uomo innamorato e, sì, anche con l'arroganza tipica dell'intellettuale. La persona peggiore del mondo è dunque un film che consiglio spassionatamente. Maneggiare con cautela, ovvio, perché il rischio di riconoscersi in qualche aspetto di Julia e di finire preda dell'angoscia guardandolo c'è, ed è tangibilissimo. 


Del regista e co-sceneggiatore Joachim Trier ho già parlato QUI.


La persona peggiore del mondo
è l'ultimo pezzo della Trilogia di Oslo, di cui fanno parte Reprise (lo trovate su Netflix) e Oslo, 31. august, che purtroppo non è disponibile su nessuna piattaforma streaming e quindi sarà un po' più arduo da recuperare. ENJOY!


2 commenti:

  1. Bene, con grande tempismo e coincidenza l'ho proprio visto stasera, anzi, terminata da poco la visione, ho letto un po' di recensioni.
    Mi sono ritrovata in quanto hai scritto e il film mi è piaciuto parecchio.
    Molto bravo Trier nel delineare i personaggi anche se i due maschietti vengono centrati meglio. Inadeguatezza e instabilità delineano un po' il personaggio di lei,se inizialmente pensi che il rapporto con Aksel sia giunto al capolinea per svariati motivi e incompatibilità progettuali, poi capisci strada facendo che la storia si ripeterà indipendentemente da chi si ritroverà al fianco.
    L'ha capito bene proprio Aksel abituato ad analizzare tutto quando le chiede se lascerà anche il suo nuovo compagno, perché lei nelle situazioni difficile è portata a scappare.
    Devo dire che inizialmente durante la loro storia, i loro dialoghi così ben scritti, ho avuto la sorpresa di non stare da una parte piuttosto che dall'altra, stranamente riuscivo a capire entrambe le posizioni,e tutte e due le sentivo vere.
    Cambiano le cose nel secondo rapporto, quando capisci che si ripete lo stesso schema, quando nuovamente Julie, sente la necessità di mandare tutto all'aria. Ho sofferto per lui....
    Non solo il film mi è piaciuto, mi sono piaciuti i dialoghi e alcune scene le ho trovate davvero intriganti.
    Ecco, che un film come questo sia passato silenziosamente alla serata degli Oscar....non ho visto la maggior parte dei film in concorso, ma questo meritava senz'altro più di Coda. 👋

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, lei è un'egoista incontentabile, tuttavia non sono riuscita a volerle male, anzi. Mi ha fatto anche un po' pena e in alcuni punti mi sono anche riconosciuta con lei, sempre a sognare cose irraggiungibili, sempre insoddisfatta, sempre in ansia.
      E confermo quanto hai detto: per sceneggiatura, regia e interpretazioni, un film come questo meritava sicuramente dei riconoscimenti, con tutto che CODA mi è piaciuto, ma avrei premiato l'originalità prima dei buoni sentimenti.

      Elimina