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venerdì 7 ottobre 2022

Hatching - La forma del male (2022)

Dovrebbe essere uscito in Italia in questi giorni, ma chissà in quante sale, Hatching - La forma del male (Pahanhautoja), diretto e co-sceneggiato dalla regista Hanna Bergholm.


Trama: la piccola Tinja si ritrova a covare segretamente un uovo dopo avere ucciso l'uccello che lo aveva deposto. Quello che uscirà dall'uovo metterà a nudo tutti i difetti di una famiglia apparentemente perfetta...


Hatching è un film finlandese che ha avuto parecchio successo all'ultima edizione del Sundance. La trama è un mix tra racconto di formazione, favola nera, body horror e critica sociale, e mette a nudo tutto l'orrore delle "famiglie felici" che campano di video fasulli on line, indossando i sorrisi più raccapriccianti in ogni circostanza. Infatti la protagonista, Tinja, è una ragazzina che la madre (ex pattinatrice costretta da un incidente a mettere fine alla sua carriera) ha costretto a diventare una ginnasta, con la pretesa che la figlia vivesse al posto suo un percorso sportivo di successo; madre, donna volitiva e senza nome, persegue l'ideale di una vita perfetta fino all'estremo, circondandosi di vezzosa carta da parati a fiori, biancheria immacolata, giardini perfetti e abiti coordinati madre/figlia e padre/figlio, mantenendo una terrificante facciata di perfezione familiare dalla quale lei per prima ricava una gioia posticcia. Il film comincia con la prima delle molte vittime di questa voglia di perfezione a tutti i costi, ovvero un corvo nero che osa portare scompiglio nella sacralità di un salotto appena immortalato in video, e che per questo viene ridotto in fin di vita da madre. Costretta a un orribile gesto di pietà, Tinja si ritrova per le mani l'uovo orfano del corvo, e decide di curarlo e "covarlo" nel segreto della sua cameretta, sviluppando presto un legame empatico con la creatura non ancora nata, che comincia a nutrirsi di tutte le comprensibili emozioni negative che Tinja da sempre è costretta a reprimere. Non aggiungo altro sulla trama, che pur non brilla di inventiva ed è quindi ampiamente prevedibile, perché qualche momento scioccante Hatching ce l'ha ed è giusto goderselo, come tutte le belle favole nere.


Passando alla realizzazione, Hatching è un'opera prima che non manca di difetti, in primis una fotografia e un montaggio un po' incerti, che talvolta danno l'idea di un film fatto con due lire, comunque con tutti i "problemi" delle opere indipendenti. D'altra parte, ha anche un comparto VFX che dà dei punti a parecchie produzioni più "serie", anche perché, come avrete immaginato, a un certo punto qualcosa esce dall'uovo e quel qualcosa è stato reso alla perfezione grazie all'utilizzo degli animatronics e di vari attori che si sono accollati un trucco particolarmente raccapricciante e realistico che probabilmente avrebbe fatto la gioia di Cronenberg; nonostante l'istintivo disgusto causato dalla creatura uscita dall'uovo, c'è anche da dire che la Bergholm e tutti i coinvolti sono riusciti a renderla miserevole e commovente al punto giusto, così che, salvo un per paio di vittime collaterali che mettono tristezza, per la maggior parte del tempo si tifa per la povera bestiola denominata Alli. Anche perché, diciamolo, gli attori ingaggiati per interpretare la famiglia di Tinja sono perfetti sia nella loro isteria sottesa (Sophia Heikkilä, che interpreta madre, ricorda un po' Missi Pyle e ha proprio la faccia di una matta coi fiocchi, di quelle che sorridono fuori ma dentro urlano) che nella loro inutilità congenita (scegliete voi chi preferite massacrare di botte, se il padre clueless o il bimbo stronzo, a me vanno bene entrambi) e non è difficile sperare che Alli li faccia tutti fuori, salvando l'unica normale, Tinja, dall'infelicità perpetua. In conclusione, dalla Scandinavia è arrivato un altro bell'horrorino, di un'autrice da tenere d'occhio per il futuro. Dategli una chance, se potete!

Hanna Bergholm
è la regista e co-sceneggiatrice della pellicola, al suo primo lungometraggio. Finlandese, è anche attrice, montatrice e produttrice. Ha 42 anni.



7 commenti:

  1. Adoro il concetto "io sono l'altro" sia in letteratura che nel cinema. Rimbaud diceva: - È falso dire: io penso: si dovrebbe dire io sono pensato. Scusi il gioco di parole, io è un altro. -

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    1. Non conoscevo questa citazione, molto interessante!

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    2. Senza dubbio il film riflette la frase "le ossessioni dei genitori ricadono sui figli". Ma non solo: un po' racconto di formazione, un po' fantasy, un po' monster movie e senza dubbio molto body horror anni '80 (come Cronenberg insegna) che richiama pure i classici racconti del male di Stephen King (in particolare "La metà oscura"). Un classico "IO è un altro" di Rimbaud, dove il doppio è sia per offendere che per difendere come in questo film. Il contenuto funziona, ma la forma talvolta è didascalica e sottolinea troppo quello che è lampante. Da vedere per la particolarità (nonostante i difetti) intrinseca della storia, non male gli effetti speciali di Conor O'Sullivan e l'animatronica di Gustav Hoegen. Buon cast.

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    3. Gli effetti speciali, per il budget del film, a mio avviso sono fantastici. Finalmente qualcuno che osa tornare a qualcosa di "fisico" invece di sfruttare l'orrenda CGI.

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  2. Magari! Credo sia stato distribuito in 10 sale in tutta Italia, mannaggia a loro!

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  3. Piaciuto molto, pur coi suoi difetti!

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    1. Beh, c'è da considerare che non è una grande produzione, quindi avrà avuto un budget molto limitato, ma se non altro gli effetti speciali sono validi e la storia a mio parere è molto originale, pur seguendo terreni già battuti.

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