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venerdì 1 novembre 2024

Woman of the Hour (2023)

Incuriosita da un po' di pareri positivi, ho recuperato Woman of the Hour, recentemente uscito su Netflix, diretto nel 2023 dalla regista Anna Kendrick.


Trama: Sheryl, attrice in difficoltà, viene ingaggiata per essere la concorrente single della trasmissione televisiva The Dating Game. Tra i tre pretendenti maschi, però, si nasconde un pericolosissimo serial killer...


Non sono una di quelle persone che va matta per il true crime, ma ammetto di avere (credo come tutti) un po' di morbosa curiosità verso quelle storie vere talmente allucinanti da spingere a mettere in discussione la già scarsa fiducia verso l'umanità e la legge. Rientra nel novero la vicenda di Rodney Alcala, che negli anni '70 ha stuprato e ucciso un numero imprecisato di donne (vi rimando alla pagina Wikipedia per farvi un'idea di quanta incertezza ancora ci sia sul numero delle sue vittime, è sconcertante), riuscendo a farla franca al punto da partecipare persino al popolarissimo programma televisivo The Dating Game. Chi, come me, è una vecchia degli anni '80, ricorderà Marco Predolin e Corrado Tedeschi, sulle reti del biscione, impegnati a condurne la versione italiana, ovvero Il gioco delle coppie. Le regole erano semplici: un single, di entrambi i sessi, cercava di trovare l'anima gemella ponendo domande a tre contendenti anonimi e alla fine del gioco, in base alle risposte, sceglieva "chi portarsi a casa", ovvero con chi andare a fare il viaggio messo in palio. Era un programma basato su un concetto idiota, perché io mai andrei a fare un weekend con una persona che neppure conosco; infatti, nel 1978, la povera "bachelorette" della settimana, Cheryl Bradshaw, ha rischiato di uscire col serial killer Rodney Alcala, risultato vincitore della puntata. La Bradshaw ha fortunatamente rifiutato l'appuntamento (e chissà cosa sarebbe successo se avesse accettato) e Alcala è tornato alla sua vita di tutti i giorni, continuando a stuprare e uccidere donne per un altro paio d'anni. Per il suo film d'esordio come regista, Anna Kendrick si è messa in gioco proprio con questa inquietante vicenda, usandola come fulcro di una riflessione più ampia su quanto sia pericoloso e frustrante essere donne in una società maschilista, dove sì, il peggio che può capitare è un serial killer, ma ogni giorno c'è da combattere contro complimenti indesiderati, consigli non richiesti, molestie travestite, indifferenza e cattiveria, contro un dolore che potrà arrivare in qualsiasi forma. "Quale di voi mi farà del male?" è la domanda più importante di tutte, d'altronde. 


La Kendrick sceglie una narrazione non lineare né cronologica, mostrando sprazzi dell'orrore inflitto da Alcala alle sue vittime, alternati alla vicenda chiave del Dating Game. Questa struttura, da una parte, amplifica il senso di angoscia che deflagra nel pre-finale al cardiopalma, durante il quale si arriva a temere seriamente per la vita di Sheryl in una sequenza di rara finezza, ambientata in un bar; dall'altra, consente allo spettatore di toccare "con mano" la differenza tra le maschere indossate dai due protagonisti. Sheryl, per raggiungere il sogno di diventare attrice, reprime i suoi pensieri reali, nascondendoli dietro la maschera della ragazza modesta e accondiscendente, che non fa mai domande scomode. Ciò che scatena l'empatia e alimenta ancor più l'inquietudine, è la triste verosimiglianza delle situazioni in cui viene a trovarsi Sheryl, nelle quali tutte, in misura più o meno maggiore, siamo incappate almeno una volta nella vita, e la sua temporanea ribellione nel corso di The Dating Game è qualcosa di estremamente godurioso, ma anche pericoloso. Questo perché Alcala cela invece la sua natura di predatore proprio sfruttando la necessità delle sue vittime di credere che esistano ancora uomini incapaci di nuocere, se non addirittura pronti ad accettarle a braccia aperte con tutti i loro pregi e difetti. Intelligente ed acculturato, Alcala coglie in un attimo ciò che la sua vittima desidera, lo usa contro di lei fino alle estreme conseguenze, e viene fregato solo quando trova qualcuno in grado di giocare secondo le sue stesse regole. Al netto delle situazioni romanzate per ovvi motivi di sceneggiatura (modalità e personalità dei coinvolti all'interno del Dating Game in primis) ciò che mostra la Kendrick è fin troppo verosimile e mette paura, perché ben poco è cambiato dagli anni '70, il che rende la vicenda di un'attualità sconcertante. 


Oltre a questo, Woman of the Hour è un bel film anche a livello formale. La sceneggiatura cura la caratterizzazione dei personaggi secondari, consentendo di brillare anche ad attori con brevissimo tempo sullo schermo, i dialoghi sono naturali, la regia elegante e attenta sia ai diversi "tempi" che scandiscono la vicenda (non ci sono sbavature tra momenti thriller, assai riusciti, la riproposizione quasi documentaristica di una puntata di The Dating Game e persino sequenze di commedia che strappano una sincera risata) che a costumi, scenografie e colori, enfatizzati da una fotografia splendida. Per essere un'opera prima è di alto livello e, in quanto attrice, la Kendrick è riuscita a tirare fuori il meglio dai suoi colleghi sul set. Prendete Daniel Zovatto. Mi rendo conto solo ora di averlo visto in tantissimi altri film e di essermelo dimenticato, mentre la sua interpretazione di Rodney Alcala colpisce per un'intensità che non sconfina mai in overacting e da vita a un personaggio inquietante nella sua normalità; leggenda vuole che Cheryl Bradshaw abbia rifiutato di uscire con Alcala perché lo trovava "creepy" e che gli altri due concorrenti non fossero proprio a suo agio con lui, e Zovatto dà proprio quest'impressione, di un uomo non così strano da far fuggire a gambe levate, ma dotato comunque di qualcosa di "sbagliato". Anna Kendrick, neanche a dirlo, è bravissima e sembra aver trovato la sua dimensione proprio nelle protagoniste nervose e fragili di thriller al cardiopalma, e ci sono un paio di colleghe in grado di darle manforte nell'interpretazione di personaggi femminili ben caratterizzati, come Nicolette Robinson e la splendida Autumn Best. La spooky season è finita ieri, ma il mio consiglio è quello di non perdervi questo delizioso Woman of the Hour, un'ottima aggiunta a un catalogo Netflix che troppo spesso offre enormi sòle ai suoi abbonati (prossimamente vi parlerò di Don't Move, per esempio). Non è questo il caso, tranquilli!


Della regista Anna Kendrick, che interpreta anche Sheryl, ho già parlato QUI. Daniel Zovatto (Rodney) e Tony Hale (Ed) li trovate invece ai rispettivi link.


Se la storia di Alcala vi interessasse, esiste anche un film per la TV intitolato Dating Game Killer, ma onestamente non garantirei sulla qualità. Quindi vi consiglio di recuperare altri film "a tema" come Watcher, Ted Bundy - Fascino criminale e The Clovehitch Killer. ENJOY! 


6 commenti:

  1. Belli e tesi i flashback, per me meno il resto. Mi è sembrato tutto molto slegato purtroppo.

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    1. Io invece ho apprezzato molto l'uso di registri diversi, ma è una cosa soggettiva!

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  2. Io sono per i true crime e storie vere o quasi, più che altro perché mi fanno conoscere che altrimenti non conoscerei (ché di certo non mi metto su wikipedia a cercare criminali di varia natura). Woman of the hour mi è piaciuto, concordo con te su Zovatto, che pur apparendo a sprazzi rende benissimo le sfumature del suo personaggio. In generale mi è mancata un po' di coesione in tutte le parti del film

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    1. Anche tu lamenti la mancanza di coesione. Sono diventata io di bocca troppo buona?

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  3. Bell'esordio alla regia, che riesce a sfuggire alla trappola dei soliti film true crime con una certa personalità.

    E comunque, siamo sicuri che pure dal Gioco delle coppie con Marco Predolin e Corrado Tedeschi non sia passato qualche criminale? :)

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