Pagine

mercoledì 28 luglio 2010

Predators (2010)

Non ho mai amato molto i film di fantascienza, mi annoiano. Ma da piccola ero rimasta terrorizzata dallo splendido (per quanto zamarro) Predator con il buon vecchio Schwarzenegger e così, grazie anche ad un trailer della madonna e al richiamo di nomi come Robert Rodriguez e Danny Trejo, sono andata a vedere il nuovissimo Predators di Nimród Antal, solo per rimanerne abbastanza delusa.


La trama: un gruppo di militari, assassini, mercenari con dottorino al seguito vengono scaraventati su un pianeta, senza sapere bene perché o percome. Quando cominciano a spuntare alieni rasta in ogni dove, i malcapitati capiscono di essere diventati prede in una caccia che dura da tempo immemorabile…


Parliamoci chiaro. Il mondo, e soprattutto l’America, sarebbe un posto migliore se Schwarzenegger fosse rimasto a fare film invece di impelagarsi in politica. Perché l’ex Mister Universo è un’icona degli anni ottanta, più simpatico di Stallone, più tamarro di Chuck Norris, più bello di Steven Siegal e poi, diciamocela tutta, i film che gli cucivano addosso erano praticamente perfetti nella loro assurdità. Non faceva eccezione Predator che, con due effetti speciali in croce, riusciva a mettere addosso un’ansia inaudita e a rendere il buon Schwarzy ancora più “cool” di quanto non fosse in altri film. Cosa che, purtroppo, non riesce a questo Predators, nonostante i meravigliosi effetti speciali del divino Nicotero e ad un’accozzaglia di attori di tutto rispetto. Per carità, qualche attimo di tensione c’è e almeno un personaggio è azzeccatissimo, senza contare che c’è anche qualche apprezzabile citazione del capostipite, ma la cosa finisce lì.


A dire il vero quello che rimane alla fine di Predators è un senso di spreco e di presa per il culo commerciale. Non tanto per la trama assurda, quella ci può stare: ciò che nel primo film accadeva in Amazzonia, se non sbaglio, nel nuovo capitolo si trasferisce in un pianeta che sta a metà strada tra l’isola di Lost e Pandora, e pazienza se non sapremo mai come tutti i personaggi siano finiti lì e come siano stati strappati alle loro attività. Pazienza anche se tutti, tranne il povero sfigato che si spetascia al suolo in un trionfo di budella all’inizio (l’unico personaggio ad avere avuto una reazione credibile), mostrano al massimo una blanda sorpresa nel ritrovarsi in caduta libera e su un pianeta sconosciuto. Però l’80% dei protagonisti viene sfruttato malissimo, Danny Trejo in primis, e in aggiunta sono tutti detestabili: Adrien Brody può essersi pompato come un novello Mister Muscolo, ma sicuramente non ha il phisique du role che aveva Schwarzy (non a caso non gli riesce nemmeno il trucchetto del fango…), Laurence Fishburne si palesa in un cameo che vorrebbe fare quasi il verso all’alienato Kurtz di Apocalypse Now ma lascia basiti per quanto è trash… ma mai trash, ovviamente, come la figura dello Yakuza, che vorrebbe strizzare l’occhio al diffuso amore cinematografico per l’arte delle lame giapponesi e che ci regala un duello tra katana e Predator a dir poco deprimente. Gli unici che si salvano sono Topher Grace, con il suo dottore sfigato fino all’inverosimile, e Walton Goggins nei panni di un condannato a morte particolarmente esilarante. Il resto è carne da macello, e rimane solo da capire chi verrà masticato per primo dagli alieni: non sbattetevi però, come abbiamo fatto io e la mia amica, a cercare una sequenza di morti che possa sorprendere, perché non si sono impegnati nemmeno in questo. Mi chiedo anche quale sceneggiatore possa aver deciso di infilare nel cast uno Spetsnaz (un membro dei corpi speciali russi) sentimentale e boccalone come quello che vediamo nel film: sarà che la prima volta che ho sentito questo termine è stato sulle pagine di Preacher, dove indicava un ex soldato talmente spietato da ricorrere anche al cannibalismo, ma insomma, quello di Predators ha il sembiante e la spina dorsale di Samvise Gamgee. Se dovessi dirla tutta, tra l’altro, anche gli alieni sono ormai talmente iconizzati da non fare nemmeno più paura. Cancelliamo il deludente film dalla memoria e andiamo avanti, verso l’infinito e oltre!

Nimród Antal è il regista della pellicola. Americano, trentasettenne, l’unico altro suo film a me conosciuto è Vacancy, che peraltro devo ancora vedere.


Danny Trejo interpreta il messicano Cuchillo. Dopo averlo visto in un numero sterminato di film sono arrivata ad amare questo meraviglioso caratterista. Peccato solo che le sue comparsate durino pochissimo, ma non disperiamo: sta per arrivare il tamarrissimo Machete, e lui lì dovrà esserci dall’inizio alla fine del film visto che ne è il protagonista!! Comunque se volete gustarvi le performance dell’attore californiano guardatevi L’alieno (che peraltro è anche un film bellissimo), Desperado, Heat – La sfida, il meraviglioso Dal tramonto all’alba (e i due seguiti Dal tramonto all’alba: sesso, sangue e denaro e Dal tramonto all’alba: la figlia del boia), Anaconda, Con Air, Sei giorni sette notti, Animal Factory, Spy Kids (dove interpreta già Machete, così come nei seguiti Spy Kids 2 – L’isola dei sogni perduti e Missione 3D – Game Over), il bellissimo corto Beat the Devil, C’era una volta in Messico, Anchormen: The legend of Ron Burgundy, All Saints Day: Dia de los muertos, La casa del diavolo e Halloween: The Beginning. Ha lavorato anche parecchio per la TV, come testimoniano episodi di Baywatch, NYPD, Walker Texas Ranger, X – Files, Alias e persino Desperate Housewives. Californiano, ha 66 anni e la bellezza di 17 film in uscita. Chiù Trejo pè tutti!!


Adrien Brody interpreta l’odioso Royce. Ultimamente questo attore bravissimo (ha vinto persino un Oscar come migliore attore protagonista per Il pianista) dev’essere impazzito, perché un tempo si dedicava a cazzutissimi ed indipendenti film d’autore, ora si butta via con schifezzuole assortite. Lo ricordo per film come Assassini nati, La sottile linea rossa, Summer of Sam, Bread & Roses, L’intrigo della collana, The Village, King Kong, Il treno per il Darjeeling e due pellicole che ancora aspetto di vedere, il deludente Giallo di Dario Argento e l’ispirevole Splice di Vincenzo Natali; ha inoltre prestato la voce per The Fantastic Mr. Fox. Newyorchese, ha 37 anni e cinque film in uscita.


Laurence Fishburne interpreta il sopravvissuto Noland. Universalmente conosciuto come il Morpheus della trilogia di Matrix, questo attore ha partecipato anche a film come Apocalypse Now, Il giustiziere della notte 2, Rusty il selvaggio, Il colore viola, Nightmare III – i guerrieri del sogno, Danko, King of New York, Othello, lo splendido Mystic River e Mission: Impossibile 3, inoltre ha doppiato Osmosis Jones e TMNT, mentre in tv lo troviamo ospite quasi fisso di CSI Scena del crimine, nonché in vari episodi di MASH, Miami Vice, CSI NY e CSI Miami. Americano, ha 49 anni e due film in uscita.


Topher Grace interpreta il dottorino Edwin. Diventato famoso per il ruolo di protagonista nell’ingiustamente sottovalutata sit-com That’s 70’s Show, lo ricordo in film come Traffic e Spiderman 3. Ha inoltre doppiato la versione americana del Pinocchio di Benigni (da la voce a Lucignolo) e un episodio de I Simpson. Newyorchese, ha 32 anni e tre film in uscita.


Tra gli altri attori presenti segnalo un Derek Mears, già novello Jason nel reboot di Venerdì 13 e qui nascosto da strati e strati di lattice e rasta, nei panni del Predator prigioniero dei suoi simili. Il film sarebbe stato sicuramente più interessante e “Rodrigueziano” se nel ruolo di Royce fossero stati presi Josh Brolin o Freddy Rodriguez, assieme al reduce di Lost, Jeff Fahey, nel ruolo di Noland (cast molto simile a quello di Planet Terror!), e anche se il cameo di Schwarzenegger non fosse stato tagliato dallo script, visto che il buon Arnie, a quanto pare, non ne ha voluto sapere. Comunque, piuttosto che spendere dei soldi inutili per vedere questo Predators, guardatevi l’originale Predator del 1987 e, se volete rimanere nel mood “duri e mitici” degli anni ’80, cercate il primo Rambo. E ora vi lascio all'ingannevole trailer... ENJOY!



giovedì 22 luglio 2010

Toy Story 2 (1999)

Prosegue la visione dei Toy Story, in previsione della spedizione cinematografica della settimana prossima, quando finalmente andrò a vedere il terzo capitolo. Toy Story 2, diretto nel 1999 sempre da John Lasseter, non è assolutamente inferiore al primo film, anzi.


Toy Story 2


La trama: l’arrivo di Buzz è stato ormai “metabolizzato” da Woody e gli altri giocattoli, e la vita nella cameretta di Andy pare scorrere in armonia. Woody non vede l’ora di accompagnare il padroncino al campo dei Cowboy, ma una giocata dell’ultimo minuto gli danneggia il braccio e lo costringe a stare a casa; peggio ancora, per salvare un vecchio giocattolo che sta per essere venduto al mercatino, finisce nelle mani di un collezionista senza scrupoli che ha in mente di venderlo al proprietario di un museo giapponese assieme ad altri giocattoli, protagonisti assieme al cowboy di un vecchia serie tv. Ovviamente, Buzz e gli altri partono decisi a liberare l’amico…


161f30k


Dopo il successo di Toy Story è accaduto che, come per mille altri film Disney o Pixar, si decidesse di crearne un seguito da distribuire direttamente nel circuito dell’home video. Per fortuna, le prime prove del film sono venute così bene che il progetto è stato ampliato e Toy Story 2 è diventato un film da cinema in grado di sfatare il mito dei seguiti inferiori agli originali. A dire il vero non riesco ancora a decidere se mi è piaciuto più il primo o il secondo, perché sono entrambi bellissimi, ma forse Toy Story 2 è un po’ più “adulto” ed ironico, quindi più vicino ai miei gusti attuali.


toy-story-2


La cosa bella del film è che i personaggi vengono ripresi con una coerenza assoluta; l’effetto è quello che si avrebbe andando a trovare dei vecchi amici dopo qualche tempo, con la curiosità di capire cosa è accaduto loro mentre non li abbiamo visti. Buzz è finalmente venuto a patti con la sua natura di giocattolo, ed è diventato molto più simpatico di Woody che, paradossalmente, pur essendo il protagonista è l’unico a non essersi evoluto, continuando a rimanere bloccato nella sua fobia di venire abbandonato dal padroncino Andy per qualche giocattolo migliore o, peggio, a causa del tempo che passa. Toy Story 2 è incentrato proprio su questa domanda: siccome i bambini non rimangono tali per sempre, cosa accade ai giocattoli quando i loro padroni crescono e si stancano di giocare con loro? La risposta la danno i nuovi personaggi: il laido proprietario del negozio di giocattoli, interessato solo ai soldi che può fare con gli oggetti da collezionismo, la cowgirl Jessie, abbandonata dalla padroncina e terrorizzata all’idea di tornare nel buio di uno scatolone, e il minatore Stinky Pete. E’ un punto di vista più adulto e malinconico, che ci mostra la perdita dell’infanzia, lo snaturamento della natura delle cose, l’accettazione finale di un inevitabile destino e l’idea di vivere comunque con ottimismo il tempo che ci viene concesso, assieme agli amici e alla famiglia.


Toy-Story-2-movie-03


Ovviamente, siccome gli argomenti trattati diventano più maturi, anche l’animazione e le gag evolvono di pari passo. Il personaggio di Andy rimane sempre statico e spigoloso, ma gli animali e i due adulti presenti sono molto più realistici, soprattutto il laido ciccione che si becca dei favolosi e dettagliatissimi primi piani quando Woody cerca di rubargli la chiave mentre dorme. Inoltre ora i personaggi riescono a chiudere tutti e due gli occhi contemporaneamente, il che non è poco! Carinissimi gli intermezzi con il cartone animato di Buzz Lightyear a inizio film e soprattutto lo show stile anni ‘50 di Woody & company, fatto con delle marionette (non vere, purtroppo, ma ricreate con la CG) e virato in seppia, ogni puntata conclusa con il tipico “cliffhanger” che andava tanto di moda all’epoca. Azzeccatissima l’introduzione di Mrs. Potato nel cast e, soprattutto, di Barbie, sogno “erotico” di ogni giocattolo, deliziosamente oca e assolutamente professionale nella sua versione Guida Turistica, mentre l’omaggio a Linux, con l’arrivo di un pinguinetto di gomma sfiatato, è abbastanza fiacco, così come i compagni di Woody; Jessie è fin troppo stordita e inutilmente chiassosa (anche se la canzone in cui ricorda l'amicizia con la sua padroncina mette il magone da tanto è triste...), mentre Stinky Pete viene sfruttato troppo poco. Assolutamente da Oscar invece le citazioni cinematografiche: il dinosauro che insegue la Jeep come in Jurassic Park, Buzz che salta su mattonelle sospese ricavando le note del Così parlò Zarathustra, colonna sonora di 2001 Odissea nello spazio; ma la mia preferita è quella, tratta da Guerre Stellari, in cui Zorg, arcinemico di Buzz Lightyear, prima di venire sconfitto gli confessa:”Io sono tuo padre!” con conseguente, esilarante gag finale. Altra cosa pregevolissima, durante i titoli di coda, sono le finte “papere” dal set, con la partecipazione speciale dei carinissimi personaggi di A Bug’s Life. Insomma, un altro film da vedere assolutamente… aspetto con ansia di gustarmi il 3!   


toy_story_movie-4958


Di Tom Hanks, che in originale doppia Woody, ho già parlato qui, mentre Tim Allen lo trovate qua assieme a John Lasseter, regista.


Ash Brannon è co – regista del film. Americano, in seguito ha girato da solo Surf’s Up, e ha in progetto un altro cartone animato, Turkeys, che dovrebbe venire doppiato dai fratelli Wilson e Woody Harrelson, incentrato sulla storia di due tacchini che viaggiano indietro nel tempo fino al primo giorno del ringraziamento per evitare che lo storico menu preveda il tacchino come piatto forte. Innegabilmente trash!


471112_h_ba 


Lee Unkrich è il terzo co – regista del film. Americano, ha proseguito la carriera di regista “ombra” con Monsters & Co. e Alla ricerca di Nemo, prima di venire promosso proprio con Toy Story 3, il primo film ad avere diretto da solo. Ha 43 anni.


791


Joan Cusack presta la voce, in originale, alla cowgirl Jessie. Sorella del più famoso John Cusak (con il quale recita spesso in coppia), è una delle mie attrici preferite, in particolare la adoro ne La famiglia Addams 2, dove interpreta la moglie di zio Fester, la folle Debbie. Tra gli altri suoi film ricordo Una donna in carriera, Toys – Giocattoli, Una moglie per papà, Nine Months – Imprevisti d’amore, In & Out, lo splendido ed inquietante Arlington Road – L’inganno, Alta fedeltà, Looney Tunes: Back in Action e ovviamente Toy Story 3. Americana, ha 48 anni e tre film in uscita.


joan-cusack


Wayne Knight presta la voce, in originale, al laido collezionista Al. Per la serie: “Carneade, chi era costui?”, il ciccionissimo caratterista americano interpretava lo sbirro innamorato dell’aliena nel (almeno per me) meraviglioso telefilm Una famiglia del terzo tipo e l’infame ladro di DNA giurassico in Jurassic Park. Tra gli altri suoi film ricordo Dirty Dancing, Nato il quattro luglio, Detective coi tacchi a spillo, JFK – Un caso ancora aperto, Basic Instinct, Space Jam e Rat Race, mentre per la TV lo troviamo in episodi di That’s 70s Show, CSI: NY, CSI e Nip/Tuck. Come doppiatore ha lavorato in Tarzan e Kung Fu Panda. Ha 55 anni e un film in uscita, senza contare che farà parte del cast di doppiatori della serie animata tratta da Kung Fu Panda.  


tn-500_gypsywm028139052


E ora un paio di curiosità: l’attore Kelsey Grammer, che presta la voce al vecchio Stinky Pete, è lo storico doppiatore originale di Telespalla Bob de I Simpson. Fate inoltre attenzione ad un piccolo, “insignificante” particolare che differenzia la versione USA da quella passata in Italia e nel resto del mondo: durante il discorsetto che Buzz propina agli altri giocattoli, motivandoli ad andare a salvare Woody, alle spalle dell’astronauta compare un’animazione con il mondo e dei fuochi d’artificio, ma in America alle sue spalle c’era la bandiera a stelle e strisce. Ringraziamo la Pixar che ci ha intelligentemente evitato un simile stucchevole e trashissimo patriottismo. E ora vi lascio con le già citate "papere" del film... ENJOY!


lunedì 19 luglio 2010

[Rec] (2007)

E’ proprio il caso di dirlo: minchia che paura. E’ il pensiero ricorrente e molto semplice che mi viene in mente ogni volta che finisco a vedere [Rec] della premiata ditta Jaume Balaguerò e Paco Plaza, film che entra di diritto nella mia top 10 di horror più terrificanti in assoluto. Ho già parlato del secondo episodio, ora mi ritrovo a recensire il primo, del 2007.


rec_poster


Trama: la giornalista Angela Vidal conduce un programma televisivo notturno, che mostra cosa accade “mentre gli spettatori dormono” . Il reportage che apre il film dovrebbe mostrare al pubblico un tipico turno di notte all’interno del quartier generale di una squadra di pompieri. Quando arriva la prima chiamata, Angela e il fido assistente Pablo, telecamera alla mano, seguono due pompieri fino ad un palazzo dove un’anziana signora pare essersi sentita male. Quando la vecchietta aggredisce a morsi i suoi soccorritori questi ultimi vengono a trovarsi soltanto all’inizio di un incubo senza fine…


rec03


E io che pensavo: vederlo in DVD con discontinuità non mi farà nulla. Certo, non ha avuto l’effetto devastante della prima visione al cinema, quando ho rischiato di vomitare anche l’anima con tanto di effetto cura Lodovico, per cui la nausea e il malessere mi hanno fatta immedesimare anche di più, tanto che alla fine non riuscivo quasi più a guardare lo schermo per l’ansia, però diciamo che il salto sul divano alle sette del mattino con il gatto che soffiava accanto a me rende l’idea della paura che può fare [Rec] anche preso a piccole dosi. Questo film è senza dubbio il migliore figlio di The Blair Witch Project, superiore a qualunque altro “mockumentary” sia seguito, il deludente Paranormal Activiy in primis. Vediamo però perché questo film fa così tanta paura (a me almeno).


RECSEL~1


Il confronto col secondo capitolo non regge, assolutamente. [Rec]2 se confrontato con il primo risulta palesemente finto, proprio a causa della tecnologia più “avanzata” che utilizza (il punto di vista multiplo delle telecamere, quella amatoriale dei ragazzini, ecc.). [Rec] vive invece della semplicità di una singola telecamera a mano e anche della splendida e realistica introduzione. Immaginate una reporter, carina e palesemente desiderosa di fare carriera con notizie succulente, ritrovarsi a spaccarsi i marroni con un programma che probabilmente guarderanno solo i vecchietti o gli appassionati. Immaginatevi ora che agli spettatori venga mostrato il girato senza montaggio, quindi con prove, errori, sbuffi, momenti di noia, anche risate. Una notte normalissima, noiosa nella sua banalità, con i pompieri che partono assieme a reporter e cameraman dopo 10 minuti di film per andare a risolvere quello che pensano sia un problema di routine. Lo shock di trovarsi davanti una vecchia mordace e urlante è solo la punta dell’iceberg: il bello del film è vedere le reazioni assolutamente genuine dei bravissimi attori coinvolti, in primis Manuela Velasco, semplicemente meravigliosa. Man mano che la pellicola prosegue si testimoniano dapprima l’incredulità degli abitanti del palazzo, poi il nervosismo e l’indignazione per essere stati sigillati lì dentro dalla polizia (prontamente testimoniati dalle geniali interviste di Angela che, lì per lì, pensa di trovarsi davanti lo scoop della sua vita), la paura ancora a stento controllata quando cominciano a cadere come sacchi di patate persone dalla tromba delle scale (scelta da maestro quella del regista, che ha girato la scena in questione senza avvertire gli attori di quello che stava per accadere e che ha ottenuto delle reazioni assolutamente vere) e si cominciano a vedere gli effetti del virus, e infine il terrore cieco e irrazionale che manda alle ortiche ogni aplomb professionale: da giornalista in carriera Angela si ritrova ad urlare come una pazza e implorare il cameraman di aiutarla davanti ad una telecamera che diventa l’unico mezzo di sopravvivenza in un appartamento senza più luce e palesemente abitato da “qualcosa”. Gli ultimi 10 minuti del film sono semplicemente agghiaccianti, alla faccia di quella imbecille in The Blair Witch Project che, persa in mezzo al bosco, aveva pure il coraggio di mettersi a salutare in lacrime mamma e papà lasciando le sue ultime volontà davanti alla telecamera. Ma per favore!! In una situazione così ci si squarciano le corde vocali a forza di urlare e bestemmiare, e si corre finché si hanno le gambe: paradossalmente la cosa più inverosimile di tutto [Rec], oltre al virus demoniaco, è l’idea che il cameraman in tutto quel casino non molli la macchina da presa se non quando gliela fanno cadere. Per il resto, posso dare tranquillamente voto 10 a questo horror, claustrofobico, sanguinolento e terrificante come pochi.


REC


Di Jaume Balaguerò e Paco Plaza ho già parlato qui. Il secondo sta per girare [Rec] Genesis, mentre il primo si occuperà di [Rec] Apocalypse, che dovrebbero uscire rispettivamente nel 2011 e 2012. Genesis dovrebbe occuparsi, come si evince dal titolo, della genesi del virus “demoniaco”, mentre la trama di Apocalypse è ancora top secret, ma visto il finale del secondo film è facile immaginare di cosa potrebbe trattare.


Manuela Velasco interpreta la reporter Angela Vidal. Madrilena, ha recitato a 12 anni in un film di Almodovar, La legge del desiderio, oltre ad aver partecipato anche a [Rec] 2. Ha 35 anni.


Celebrities+Attend+Premio+Revelacion+del+Cine+jVLl-TFDTyZl


Qualche curiosità: oltre ad aver generato un seguito, come tutti i film di successo anche Rec ha dato origine ad un remake americano (giusto perché gli americani non sono assolutamente capaci di apprezzare quello che viene dall’estero…) che come tutti i remake USA appiattisce e banalizza l’originale. Tra gli interpreti ci sono Jennifer Carpenter (la sorella del Dexter televisivo) nel ruolo della reporter e Jay Hernandez (il Paxton di Hostel e Hostel II) in quello del pompiere Manu (in americano Jake), mentre la regia è stata affidata ad un certo John Erick Dowdle che, guarda un po’, è uno dei registi di un film di prossima uscita che vorrei vedere, Devil. In [Rec] gli “zombie” corrono, ma se vi piace il genere date un’occhiata al capolavoro di Romero, La notte dei morti viventi, con tutti i suoi “seguiti” e aggiungete un po’ di trash con il fulciano (ma pregevolissimo!) Zombie 2. E ora vi lascio col trailer della pellicola. ENJOY!




venerdì 16 luglio 2010

Toy Story (1995)

Sto per parlare di un film che ho snobbato per anni, un po’ perché all’epoca, nel 1995, la computer graphic mi faceva semplicemente inorridire, un po’ perché Fabrizio Frizzi mi stava (e mi sta ancora..) sulle balle. Tutti motivi più che validi per evitare di vedere Toy Story di John Lasseter, ma adesso devo rimediare alla mancanza, e tutto per colpa dell’esilarante trailer e delle recensioni molto positive di Toy Story 3, che vorrei andare a vedere (se solo riuscissi a trovare una sala che non lo fa in 3D…).


1995_Toy_Story


La trama: una settimana prima del trasloco il piccolo Andy riceve in regalo un giocattolone di ultima generazione, Buzz Lightyear. Questo semina il panico tra i “vecchi” giocattoli e comincia a creare problemi soprattutto al cowboy Woody, che si vede usurpare il titolo di giocattolo prediletto. Il maldestro tentativo di tornare ai bei vecchi tempi provocherà un bel po’ di guai sia a Buzz che a Woody…


toy-story-movie-12


Un bel pezzo di antiquariato ormai questo Toy Story, non c’è che dire. Eppure, quanto mi sto pentendo di non averlo guardato prima, perché è davvero un gioiellino. Partiamo dal presupposto che la pellicola in questione è stato il primo lungometraggio ad essere stato interamente animato al computer, quindi ignoriamo le (poche) imperfezioni, come il fatto che i personaggi non riescano a chiudere entrambi gli occhi contemporaneamente, o le fattezze quasi grottesche dei pochi esseri umani e animali mostrati, e ricordiamoci che prima di allora erano stati realizzati solo dei cortometraggi a fronte di un’animazione artigianale Disney che ancora imperava. Eppure si è visto subito che, a differenza di questo nuovo 3D che rende fredda ogni pellicola che tocca, l’animazione al computer non appiattiva i film ma riusciva a regalarci personaggi espressivi e graziosi come quelli che ci hanno cresciuti da piccoli, con l’aggiunta di un maggiore realismo e colori ed effetti spettacolari.


ToyStory


Ovviamente senza una trama solida e simpatica (non a caso ci hanno messo mano Joss Whedon, creatore di Buffy e Dollhouse, e uno dei fratelli Coen, Joel) non ci sarebbe stata storia. Un’idiozia come Cappuccetto Rosso e i soliti sospetti non ci fa chiudere gli occhi davanti ai difetti di animazione ma anzi li intensifica. Toy Story invece è il classico film Disney che mescola divertimento e buoni sentimenti, ed è una sorta di intelligente metafora di quello che sarebbe avvenuto da lì a poco tempo; il bambino Andy, dopo avere giocato per anni con il Cowboy Woody lo mette da parte (senza smettere di amarlo) per il tecnologico Buzz Lightyear e lo stesso hanno fatto gli animatori che hanno messo da parte l’animazione classica, pur senza smettere di prendere esempio ed amarla, per fare il salto verso l’animazione al computer. Assieme a questa metafora c’è il classico racconto di formazione. A dire il vero, prima di vedere il film pensavo che Woody fosse il solito personaggio “alla Topolino”, odioso nella sua pedante perfezione; il cowboy invece è uno sfigato ipocrita, che vive nella gloria di essere il giocattolo preferito di Andy e agisce da leader buono e giusto solo a fronte di questa sicurezza. Quando arriva Buzz Lightyear a prendere il suo posto tutti gli altri giocattoli cominciano a deriderlo proprio perché si sono sempre sentiti adombrati e Woody si dimostra geloso, imperfetto e anche goffo come tutti gli altri. Da parte sua anche Buzz non è assolutamente come vorrebbe mostrare. Sicuro di sé, eroico, perfetto, ma con un piccolo problemino: non accetta il suo essere giocattolo, convinto com’è di essere un vero ranger spaziale. Questo da vita a un sacco di gag divertentissime, soprattutto quando Buzz si troverà a dover affrontare la triste realtà, reagendo come una donnicciola. Ma per fortuna esistono gli amici, questo è il messaggio straripetuto per tutto il film, che ci apprezzano per quello che siamo anche se non lo dimostrano con gesti eclatanti. Voto 10 ovviamente ai personaggi di contorno, soprattutto per Mr. Potato Head, bastardo come pochi e per i piccoli alieni verdi che venerano il braccio meccanico della macchinetta in cui sono rinchiusi come se fosse un dio. E ovviamente ho molto apprezzato anche l’ambientazione horror con i giocattoli “freak” del ragazzino pestifero.


toy-story-by-pixar-thumb


Spendo qualche parola per l’adattamento italiano del film. Non potendo confrontarlo con la versione originale, il doppiaggio mi sembra però molto buono; tra l’altro, se non sbaglio, dev’essere la prima volta che in Italia veniva introdotta la (spesso) dubbia abitudine di utilizzare personaggi famosi dello spettacolo per doppiare i cartoni animati. Nella fattispecie, Fabrizio Frizzi, che all’epoca te lo mettevano persino nella minestra, doppia Woody, mentre Massimo D’Apporto, altro attore che al tempo furoreggiava nelle fiction televisive, da la voce a Buzz. Le poche canzoni che fanno da colonna sonora al film, ancora retaggio dell’animazione precedente, sono cantate da Riccardo Cocciante (ed effettivamente non riescono ad essere troppo allegre, ma hanno quel sottofondo malinconico, chissà perché…). Guardate quindi con sicurezza qualsiasi versione vi capiti se non lo avete ancora fatto: se siete come me non vedrete l’ora di continuare con il secondo episodio.


toy-story-movie-still-16


Di Tom Hanks, che da la voce al cowboy Woody, ho già parlato qui.


John Lasseter è il regista della pellicola. Tra i suoi altri film ricordo A Bug’s Life – Megaminimondo, Toy Story 2 – Woody e Buzz alla riscossa e Cars – Motori ruggenti. Americano, ha 53 anni.


john_lasseter


Tim Allen presta la voce, in originale, a Buzz Lightyear, ruolo che riprenderà anche in Toy Story 2 e 3. Comico statunitense, lo ricordo soprattutto per la sit-com Quell’uragano di papà (che a me piaceva un sacco!). Tra i film in cui compare cito Santa Clause ( e i suoi due seguiti), Da giungla a giungla e Svalvolati on the road, inoltre compare anche nel telefilm Soul Man – Casa & chiesa. Ha anche doppiato un altro cartone della Pixar, Cars – Motori ruggenti. Ha 57 anni.


Tim-Allen


Wallace Shawn in originale presta la voce al tirannosauro timido Rex (anche nei sequel). Caratterista della vecchissima scuola, questo attore americano vivrà nel mio imperituro ricordo per il ruolo di Vizzini ne La storia fantastica e ovviamente come professore bastardello in Ragazze a Beverly Hills. Tra gli altri suoi film ci sono Manhattan, Hotel New Hampshire, Radio Days, Giù le mani da mia figlia, La maledizione dello scorpione di giada e La casa dei fantasmi; come doppiatore ha lavorato in In viaggio con Pippo, Monsters & Co, Gli incredibili, Chicken Little e I Griffin, senza contare che ha partecipato a telefilm come I Robinson, La tata, Clueless, Ally McBeal, Sex & The City, Desperate Housewives, ER e Gossip Girl. Americano, ha 67 anni.


wallace_shawn


R. Lee Ermey in originale presta la voce al capo dei soldatini giocattolo (anche nei sequel). “Chi ha parlato?? Chi cazzo ha parlato..???” l’incipit di uno dei più famosi, cazzuti e volgari dialoghi della storia del cinema è il suo. Lui è l’uomo che tutti vorremmo uccidere dopo appena 10 minuti di Full Metal Jacket, facendogli ingoiare branda, fucile e tutta la retorica militare: il fottutissimo Sergente Hartman. E, sebbene il nostro fosse già comparso in una pietra miliare come Apocalypse Now, ci ha marciato parecchio sul ruolo che lo ha consacrato, tanto da meritarsi ruoli, omaggi e cameo in più di un film: Mississippi Burning – le radici dell’odio, Ultracorpi – l’invasione continua, Una pallottola spuntata 33 ¾ - l’insulto finale, Se7en, Dead Man Walking – condannato a morte, Sospesi nel tempo (dove riprende proprio il ruolo di Hartman), Non aprite quella porta, X – Men – Conflitto finale, Non aprite quella porta – l’inizio, ha partecipato anche a telefilm come Miami Vice, Racconti di mezzanotte, X – Files, Scrubs, Dr. House e inoltre ha doppiato episodi de I Simpson, I Griffin, Kim Possibile e Spongebob. Americano, ha 66 anni e un film in uscita.


chainsawprem27


E ora qualche curiosità. Il ruolo di Buzz Lightyear era stato offerto, oltre che a Bill Murray (cribbio!!) e Chevy Chase, ad un altro grande comico americano, Billy Crystal, che dopo avere declinato se n’è pentito tanto da pregare poi per un’altra occasione, che è arrivata con Mosters & Co. e il personaggio di Mike. Per lo stesso ruolo si era anche pensato a Jim Carrey, con Paul Newman nel ruolo di Woody, ma pare che entrambi costassero un po’ troppo. Un piccolo embrione della storia si trova nel corto Tin Toy, sempre diretto da Lasseter: inizialmente infatti i protagonisti dovevano essere il personaggio principale del corto (diventato poi Buzz Lightyear), perduto durante un viaggio, e un pupazzo ventriloquo (diventato poi Woody), che univano le forze per tornare a casa. Un’altra stesura dello script prevedeva anche la presenza di Barbie, vista come la tosta eroina che alla fine avrebbe salvato Buzz e Woody dal cane del moccioso pestifero, ma la Mattel pensava che il film non avrebbe avuto successo e quindi ha rifiutato il permesso di utilizzare la bambola; permesso che ovviamente è stato subito concesso per Toy Story 2 e anche 3. Se vi piace il genere, ovviamente, guardatevi tutta la trilogia e aggiungeteci anche The Incredibles, Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo e Ratatouille, che sono i film Pixar che più ho amato. E ora vi lascio con il video del corto che ha ispirato il film, ovvero Tin Toy. ENJOY!!




giovedì 8 luglio 2010

P2: Livello del terrore (2007)

Siccome “qualcuno” (non faccio nomi ma è un lettore accanito…) si è stupito del fatto che il mio blog stesse diventando troppo faceto, ecco che si torna a film un po’ meno allegri e un po’ più sanguinolenti. In questo caso parlerò del semi-sconosciuto e mal distribuito P2: livello del terrore (P2), pellicola più thriller che horror diretta nel 2007 da Frank Khalfoun e scritta da Alexandre Aja e Grégory Levasseur, che sono gli stessi autori del devastante Alta Tensione, il che è tutto dire.


p2_official_movie_poster


La trama: alla vigilia di Natale la stacanovista Angela decide di fermarsi a lavorare un po’ oltre l’orario di uscita. Pessima idea. E’ quanto basta al guardiano notturno Tom, invaghitosi della bella fanciulla, per chiuderla all’interno del parcheggio interrato e farla pentire di aver messo il lavoro davanti alla famiglia e allo spirito natalizio…


rachelnichols_net-p2movie-stills007


P2 è la dimostrazione che talvolta la semplicità porta a qualcosa di buono. Intendiamoci, non è che il film in questione sia un capolavoro, però è godibile, e ben fatto. Paradossalmente ha anche una morale quasi Disneyana, per quanto tirata per i capelli; la protagonista passa attraverso un’esperienza che non può non maturarla e farle aprire gli occhi su quelle che dovrebbero essere le priorità della vita. Angela, lo si capisce dall’inizio, è una donna “in carriera”, che mette il lavoro davanti a tutto, alla famiglia e alla sua vita in primis; probabilmente più di una volta ha evitato cene e feste con scuse banali, dando un po’ la famiglia per scontata. Serve la mano del maniaco per farle capire che tutto può succedere e che basta un niente perché i familiari non li si veda mai più. Un personaggio appena tratteggiato quello della protagonista, come spesso capita nei thriller, però in un modo che porta lo spettatore a farsi dei suoi ragionamenti, e lo stesso vale per il personaggio del custode stalker, che non può essere definito un pazzo maniaco tout court. Tom è giovane e belloccio, lì per lì fa quasi tenerezza, visto che agisce per amore (malato, ma sempre amore) di Angela, indeciso se fare la parte del cavaliere che corre in soccorso della damigella in pericolo o semplicemente del fidanzatino alle prese con la cena natalizia; il personaggio, e i dialoghi che gli sceneggiatori gli mettono in bocca, sono geniali quanto l’idea trash di renderlo un appassionato di Elvis (la scena in cui canticchia e balla sulle note di un pezzo natalizio del Re, con la statuetta del cantante sulla puntina del giradischi è la migliore di tutto il film). Altra cosa apprezzabile è che la protagonista non è la solita supereroina, poveraccia, ma agisce per quanto le è consentito, anche se effettivamente la dose di sangue freddo che mostra è abbastanza surreale. Scontata l’inutilità dei personaggi di contorno, che se non sono degli inetti vengono usati come carne da macello.


P2_DAY19_0005


Passando agli aspetti più tecnici, la regia è molto classica e non si concede a troppi orpelli artistici, tranne forse nelle scene dell’ascensore allagato; come spesso accade nelle produzioni più recenti, la tecnologia è molto importante e la caccia dello stalker si basa parecchio sulle varie telecamere dell’edificio, che riprendono la malcapitata Angela mostrando anche allo spettatore quello che sta succedendo, in contemporanea, nei diversi punti dei vari garage. Il film comincia a pochi minuti dalla fine, e per la maggior parte viene raccontato come un lungo flashback. Nonostante gli autori, il thriller non è splatter come ci si aspetterebbe, anche se il pestaggio con conseguente investimento tramite auto ha un suo perché: personalmente però mi ha fatto più impressione vedere la protagonista che si scalza un’unghia tentando di prendere il telefonino. Brrr! C’è da dire però che la pellicola rispetta il genere, visto che riesce a mantenere la tensione per tutta la sua durata senza fare annoiare gli spettatori. Gli attori sono bravi, Wes Bentley soprattutto, anche se non avendo avuto modo di vederlo in inglese è difficile dare un giudizio preciso. Comunque se volete passare una serata poco impegnata e con qualche brivido lo consiglio.


Franck Khalfoun è il regista della pellicola, che è il primo degli unici due film da lui realizzati. Ha partecipato ad Alta Tensione come attore (siccome ce n’erano tipo sei, immagino lui fosse il commesso dal benzinaio…). Di lui, onestamente, non ho trovato notizia, mi spiace.


59412


Wes Bentley interpreta Tom. Per me quest’attore sarà sempre lo strano e cupo fidanzato di Thora Birch, il ragazzo che filmava borse di plastica svolazzanti nello splendido American Beauty, ogni altra sua interpretazione impallidisce davanti a questa. Tra i suoi altri film ricordo Soul Survivors e l’orrendo Ghost Rider. L’attore americano ha 32 anni e tre film in uscita.


tn2_wes_bentley_3


Rachel Nichols interpreta Angela. L’attrice americana ha partecipato a film come Scemo & più scemo – Iniziò così, Amityville Horror, Star Trek, G.I.Joe – La rinascita del Cobra e a telefilm come Sex & The City ed Alias. Ha 30 anni e tre film in uscita, tra cui il remake di Conan il Barbaro per la regia di (orrore!)Marcus Nispel. Nel cast però ci saranno anche Ron Perlman e Rose McGowan, quindi potrei anche darci un’occhiata in effetti…


rachel-nichols-20080303-384920Vi lascio con il trailer originale del film, giusto per darvi un'idea... ENJOY!