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domenica 26 settembre 2010

Mordimi (2010)

Ultimamente pare che tutti i mercoledì mi portino al cinema a vedere qualche belinata. E sebbene un tempo le parodie avevano lo stesso valore “artistico” di qualsiasi altra pellicola più seria, di questi tempi sembrerebbe che basti prendere un film o un genere particolarmente famoso, seguirne pari pari trama e scene e il film è fatto. Non si sottrae a questa regola Mordimi (Vampires Suck, meraviglioso titolo americano che non viene assolutamente reso nella traduzione italiana purtroppo), parodia dei primi due film della serie Twilight, diretta dai registi Jason Friedberg e Aaron Seltzer. Premesso il fatto che simili troiate sono le prime ad essere distribuite nei cinema di tutta Italia mentre altre cose ben più degne non vengono nemmeno considerate, cercherò di ignorare il nervoso che mi provoca il solo pensiero e di recensire il film per quel che è, una cosetta divertente senza infamia né lode.

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La trama: la liceale Becca (e non Bella, come viene chiamata nei titoli di coda italiani, chissà perché…) si trasferisce nella città di Sporks e subito si innamora del bellissimo vampiro Edward Sullen. Tra le reticenze di lui, i drammi adolescenziali di lei, l’arrivo del terzo incomodo Jacob e alcune morti misteriose causate da un trio di vampiri malvagi, la storia arriva nel momento clou del ballo studentesco, dove Edward decide di rivelare la sua natura…

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Mordimi è un film simpatico, senza ombra di dubbio. Furbetto, perché cavalca la moda vampirica del momento cercando di convincere l’audience che gli autori si siano imbarcati nell’impresa perché infastiditi dal proliferare di opere mediocri imperniate sui succhiasangue, quando in verità tutta l’operazione è stata palesemente imbastita per attirare soprattutto le bimbeminkia fanatiche di Twilight che vogliono dimostrare agli amichetti di poter ridere dei loro beniamini zannuti. Vero è che probabilmente le ochette in questione non capiranno una mazza dei giochetti metafilmici presenti in Mordimi e arriveranno giusto ad apprezzare le gag più terra terra, ma chi se ne frega, alla fine il biglietto l’avranno comunque pagato e gli autori saranno considerevolmente più ricchi. Detto questo, forse io sto diventando un po’ troppo vecchia per questo genere di film: Mordimi può essere apprezzato appieno solo da chi ha visto Twilight (alcune scene, come alcuni dialoghi, ricalcano in chiave ironica i momenti salienti della saga), è vero, però rimanda anche ad altre serie culto come Gossip Girl, The Vampire Diaries, True Blood ecc. ecc. che io o non conosco o conosco solo per sentito dire. Ah, i bei tempi quando capivo al volo tutte le citazioni…

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Comunque Mordimi fa ridere, e parecchio, almeno fino a metà film. Merito di un paio di trovate geniali (Becca che sull’Ipod ascolta dei mix dai titoli evocativi come “Depressione adolescenziale” “La mia vita fa schifo” e fa partire una canzone il cui testo elenca un sacco di luoghi comuni tipo “nessuno mi capisce, sono una povera ragazza insicura e depressa” ecc. ecc.) e delle classiche, trivialissime ma esilaranti gag a base di botte gratuite e personaggi che non capiscono una mazza. Personalmente ho adorato il modo in cui viene resa l’assoluta incapacità relazionale di Edward che si nasconde davanti ad una Becca che ha ormai messo da parte le melense paroline della Meyers e si rivela per quello che è: un’adolescente preda dell’ormone impazzito il cui unico desiderio è quello di stuprarsi il vampiro in tutti i modi possibili e immaginabili. Colpa forse del padre di lei, completamente idiota, che le compra ciucci, la porta nel marsupio come fosse una neonata e la consola dopo che Edward l’ha lasciata dicendole “fattene una ragione. Tu non sarai mai Bella. Sei un cesso!”. Indovinate un po’ quale potrebbe essere quindi il mio personaggio preferito? Avete indovinato, bravissimi. Dopo la metà, comunque, il film si adagia un po’ sugli allori e le gag diventano deboli, discendendo tristemente verso un orrendo finale, che pare davvero buttato lì a caso per mancanza di idee. Per fortuna, almeno gli attori sono bravi: a differenza degli strapagati Robert Pattinson e Kristen Stewart che, per quanto possano impegnarsi, sono naturalmente inespressivi come due gatti di marmo, tanto che parodiarli è davvero come sparare sulla croce rossa, i due protagonisti di Mordimi lo devono essere per contratto quindi, anche se probabilmente non diventeranno mai famosi sono, ai miei occhi risultano molto più abili delle loro controparti. In conclusione, comunque, Mordimi non è un film da vedere al cinema; noleggiatelo se proprio non c’è nient’altro che vi ispiri o se fate parte dello sparuto gruppo di fan intelligenti di Twilight.

Jason Friedberg (a destra) e Aaron Seltzer (a sinistra) sono i registi e sceneggiatori del film. Entrambi veterani del genere, hanno già diretto Epic Movie, 3ciento – Chi l’ha duro la vince e Disaster Movie. Entrambi americani, tra i loro progetti futuri c’è uno Scary Movie 5. Friedberg ha 39 anni mentre Seltzer ne ha 36.

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Jenn Proske interpreta Becca. Al suo primo e, per ora, unico film, l’attrice americana dovrebbe avere sui 25 anni.

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Matt Lanter
interpreta Edward. A differenza della sua collega l’attore americano ha già parecchia esperienza, soprattutto in serie televisive. Ha infatti partecipato ad episodi di 8 semplici regole… per uscire con mia figlia, Heroes (nella prima serie interpretava il ragazzino invaghito di Claire che finiva per “ucciderla” mentre cercava di violentarla), CSI, Monk, Grey’s Anatomy e 90210. Inoltre ha recitato anche in Disaster Movie. Ha 27 anni e due film in uscita.

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Dietrich Bader interpreta Frank, il rincoglionitissimo padre di Becca. Attore molto attivo in campo televisivo, ha già partecipato a film come Jay & Silent Bob… fermate Hollywood!, Napoleon Dinamite e 3ciento – Chi l’ha duro la vince. Come doppiatore ha prestato la voce per L’era glaciale e serie come Gargoyles, Hercules, I Simpson, Buzz Lightyear da comando stellare, Kim Possbile e I pinguini di Madagascar, inoltre ha recitato nei telefilm Star Trek, 21 Jump Street, Cin cin, Willy il principe di Bel Air, Frasier, Settimo cielo, Monk, Curb Your Enthusiasm, CSI, CSI: Miami, Medium e Bones. Americano, ha 44 anni. Nessun film in uscita per lui, al momento, ma un paio di serie che lo vedranno di nuovo impegnato nel doppiaggio.

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E ora un paio di curiosità. Per la serie “dove ho già visto questa faccia?”, l’amichetta stronza di Becca è interpretata dall’attrice Anneliese Van der Pol, già esilarante spalla della protagonista del telefilm Raven; Crista Flanagan, apparsa praticamente in tutti i film diretti dai due registi, appare in un cameo nel ruolo della madre di Edward mentre Charlie Weber, che interpreta uno dei tre vampiri malvagi, il biondino, aveva partecipato alla quinta stagione del telefilm Buffy nel ruolo di Ben (e non a caso qui gli compare la sosia di Buffy alle spalle, cercando di impalettarlo). Comunque, se avete voglia di vedere due belle parodie di film vampirici andate sul sicuro: Per favore… non mordermi sul collo! di Roman Polanski e l’intramontabile Dracula morto e contento di Mel Brooks.  E ora vi lascio con il trailer originale del film... ENJOY!




giovedì 23 settembre 2010

Korang - La terrificante bestia umana (1969)

Il Bollalmanacco era nato come contenitore di recensioni prevalentemente trash. Ammetto che presto il progetto è svanito ed è finito per diventare una raccolta di sproloqui cinematografici personali su film anche troppo belli per essere toccati dalla mia profana tastiera, ma oggi si torna alle origini! Vi parlerò infatti di Korang – la terrificante bestia umana (La horripilante bestia humana), filmaccio messicano girato nel 1969 da René Cardona.


horripilanteTrama (mwahahah!!): mentre sul ring una luchadora messicana ne mette ko un’altra mandandola in coma, succede che il primario di un ospedale rubi dallo zoo un gorilla. Scopo del dottore in questione è quello di salvare la vita del figlio malato di leucemia, trapiantandogli in petto il cuore della bestia. Peccato che l’esperimento renderà il pacifico fanciullino un mostruoso uomo scimmia mosso da due desideri: la viulenza e u pilu. Non necessariamente in quest’ordine…


Dopo aver letto la trama spererei che il 90% dei lettori si stia impegnando proprio in questo istante a trovare il film, ma se invece non siete ancora convinti (!), continuate a leggere. Premettendo la mia assoluta ignoranza riguardo ad una filmografia particolare e varia come quella messicana, soprattutto quella risalente agli anni ’60, non dovrebbe stupire il fatto che, alla fine di Korang – la terrificante bestia umana, io sia rimasta a bocca aperta dopo essermi alternativamente spanciata dalle risate e addormentata più volte. Questo film non sarebbe nemmeno male come curiosità esotica, vista l’abbondanza di sottogeneri che mescola, tra cui l’horror, l’exploitation e le pellicole dedicate alla lucha libre, però il tutto è affossato da una trama assurda, attori al limite dell’incompetenza, effetti speciali comprati in cartoleria e un doppiaggio italiano tristemente debitore di una sovrabbondanza di rimaneggiamenti, con dei pezzi lasciati in inglese e altri in spagnolo, tanto che il figlio cambia nome almeno due volte nel corso del film (Giulius nel doppiaggio italiano, Julio in quelli rimasti in inglese/spagnolo).


Avrete a questo punto capito che Korang - la terrificante bestia umana è davvero scioccante, e non certo per il gore. Conoscendo i tempi in cui è stato girato è simpatica l’ingenuità con la quale viene colata della tempera rossa sui titoli di testa per simulare l’effetto del sangue, e sempre a proposito di sangue è commovente vedere come, in una scena, le mani del mostro sul collo di un tizio si muovano non per ucciderlo, ma per spremere la fialetta con la vernice rossa dentro. Posso anche fare finta di non vedere l’occhio di pongo scalzato dall’orbita di una delle vittime, le sbarre di cartone alla finestra, il gibbone che quando crolla addormentato si rivela essere palesemente un grosso uomo in costume da scimmia, l’attore che interpreta Julio sostituito dopo la trasformazione da una controfigura tarchiata che indossa una maschera… ma per la miseria, su alcune perle trash non posso proprio soprassedere!! Innanzitutto il dottore e l’assistente zoppo che vanno a fare "caccia grossa" allo zoo, di giorno, sperando che nessuno li veda. Ma siete deficienti? E il fulcro del film, ovvero il trapianto che scatena tutto il casino, è meraviglioso!! Tralasciando il fatto che il rinomato padre/chirurgo ha le mani talmente tremanti che è un miracolo sto cialtrone non stronchi la vita al figlio, altro che trapiantargli il cuore di un gorilla, si vede benissimo che quest'uomo sta tagliando della stoffa imbottita con del cotone (per contro si dice che le scene del secondo trapianto siano delle riprese di una reale operazione a cuore aperto, infatti fanno un po’ più impressione..). Ma poi vogliamo parlare dell’assurda anatomia sia del ragazzo che del gorilla? I loro cuori pulsano come un budino mollo anche parecchio tempo dopo che glieli hanno tolti, e il figlio in particolare si risveglia dopo un minuto dalla fine dell'operazione. Ma che diamine di anestesia ti hanno fatto, una locale??? E certo!


E quando finalmente il figlio si trasforma... orrore!Un cavernicolo con una maschera di creta in faccia e della stoppa nera sulla testa (peraltro il trucco cambia dopo la seconda operazione, all’essere crescono pure due zanne finte che gli impediscono di fare altro che bofonchiare)! Che poi bisogna anche capirlo sto povero figliuolo. E' in parte gorilla, quindi avrà un arrunchio stratosferico. In ogni luogo dove si reca incontra delle donzelle, che in questo film si fanno docce a profusione, emule della Edwige nazionale, già lì belle nude e pronte, oppure limonano come alci nel bel mezzo del parco cittadino, già semisvestite... e giustamente pretende che esse soddisfino le sue voglie represse. Se poi loro resistono al fascino bestiale e strillano come galline nonostante offrano la loro gnagna al primo passante su un piatto d’argento, il poverino è ovvio che deve massacrarle! Poi la spiegazione che da il mad doctor sulla trasformazione del figlio è da antologia e vorrei potervela citare parola per parola, ma in breve è: "ovvio che mio figlio si trasforma, caspita. Gli ho messo un cuore di gorilla, che pompa troppo sangue al cervello, glielo ha lesionato. Detto questo il sangue circola più lentamente nel suo corpo... e questo, com'è ovvio, trasforma gli uomini in bestie preda dell'istinto. Ma niente paura, ho la soluzione! Trapiantiamogli il cuore di una donna viva!" ... Ora, al di là del fatto che quest’idiozia serve a giustificare la presenza delle luchadoras nelle prime scene (visto che la loro utilità sarebbe stata assolutamente nulla altrimenti per l’economia della storia…), però scusa povero minchione: se tanto mi da tanto e un cuore di scimmia ti fa diventare la faccia da scimmia, tuo figlio non rischia di diventare un tranvione così? Nemmeno l'attore che interpreta il servo è riuscito a mantenere una faccia seria dopo questa enorme fregnaccia!! E neppure riesco io a rimanere seria mentre vi dico di cercare questo film e farvi quattro risate.

René Cardona è il regista della pellicola. La sterminata filmografia di questo autore cubano mi è praticamente sconosciuta, ma tra le sue opere giunte in Italia (se mai vorreste recuperarle, anche se non saprei davvero consigliarvi come e dove...) segnalo L’idolo vivente, Joselito in America, il trash “horror” La terrificante notte dei robot assassini, Il tesoro di Dracula, che mette dei bizzarri luchadores messicani nientemeno che alle prese col principe dei vampiri, e I sopravvissuti delle Ande (un precursore del più famoso Alive – I sopravvissuti). E’ morto di cancro all’età di 82 anni.


José Elías Moreno, qui in uno dei suoi ultimi ruoli, interpreta il folle Dr. Krallman. Caratterista Messicano, e a sua volta protagonista di un’immensa filmografia che risale agli anni ’30, in Italia dovrebbero essere stati distribuiti, tra i titoli che lo vedono presente, film come La colpa che uccide, Messico insanguinato, Abbandonata, Amore maledetto (tre film diretti da uno dei più famosi registi messicani, Emilio Fernández, che tra l’altro è anche stato il modello per la statua dell’Oscar, e contano tra gli interpreti una famosa diva del muto, Dolores Del Rio), Il romanzo di Montecristo, Buster Keaton sulla luna (che ha per protagonista, per l’appunto, l’attore citato nel titolo), Il fiume e la morte (del regista Luis Buñuel), I fratelli di ferro, 48 ore per non morire e Santana il killer dal mantello nero. E’ morto all’età di 59 anni in un incidente d’auto.


Carlos López Moctezuma interpreta il servo zoppo Goyo. Attore messicano attivo fino all’inizio degli anni ’80, anche in questo caso non credo di avere mai visto nessuno dei film a cui ha partecipato, ma in Italia dovrebbero essere arrivati La colpa che uccide, Il romanzo di Montecristo (entrambi con la partecipazione del succitato José Elías Moreno), Il mostro di Rio Escondido, Feudalismo messicano, Mexico amore e sangue per un gringhero (anche questi ultimi due film sono del regista Emilio Fernández), Delitto e castigo, Gli orgogliosi e La ribellione degli impiccati. E’ morto a 71 anni.


Una curiosità: per quanto sembri impossibile, questo film rientra nei cosiddetti “video nasty”, ovvero una lista di film ritenuti appunto osceni dalle autorità britanniche negli anni ’80, e per questo completamente banditi oppure pesantemente censurati o tagliati. Nel caso di Korang – la terrificante bestia umana, il film attirò l’attenzione della censura perché la copertina della videocassetta distribuita prima dei controlli mostrava l’immagine delle mani insanguinate di un chirurgo che reggevano un bisturi, con l’aggiunta di un’avvertenza: questo video contiene immagini di violenza estrema ed esplicita. Dopodichè il film fu privato delle scene più disturbanti (come quella dello stupro/omicidio) e tanti saluti. I produttori messicani tuttavia ne hanno girato una versione più “esplicita”, con ulteriori scene di nudo e gore, da distribuire sui mercati un po’ più tolleranti, ma francamente non so se quello che ho visto io sia il film tagliato, quello normale o quello per deviati, anche se tendo a sposare la seconda ipotesi.  E ora vi lascio con il trailer americano del film: effettivamente le immagini fanno un pò impressione viste fuori dal contesto, quindi gli animi sensibili si astengano! ENJOY!




lunedì 20 settembre 2010

Le ali della libertà (1994)

Dopo il trash de I mercenari prendiamoci una pausa e torniamo a parlare di Cinema, quello con la C maiuscola. Di un film che ho già visto almeno una decina di volte, e che non mi stancherei mai di rivedere, perché è semplicemente splendido. Parlo di Le ali della libertà (The Shawshank Redemption), diretto nel 1994 dal regista Frank Darabont e tratto dal racconto Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, scritto da Stephen King e contenuto nella raccolta Stagioni diverse, uno dei pochissimi libri del Re a non fare ancora parte della mia collezione.

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La trama: alla fine degli anni ’40 il banchiere Andy Dufresne viene condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie e dell’amante di lei. Trasferito nel carcere di Shawshank, si troverà a dovere sopravvivere ad abusi e soprusi, contando solo sulla sua forza d’animo e su un unico vero amico, l’ergastolano Red.

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Non è facile scrivere una recensione obiettiva su un film che amo così tanto. Quindi eviterò di esserlo, qual è il problema? Per quanto mi sforzi, in effetti, non riesco a trovare un solo difetto ne Le ali della libertà. Certo, si potrebbe dire che la trama è un po’ facilona, nonostante non manchino pesanti descrizioni sulla dura vita delle prigioni. Il personaggio di Andy nonostante tutto gode di parecchi piccoli privilegi che gli consentono di far filare lisci i suoi piani, e inoltre c’è una divisione talmente netta tra buoni e cattivi che ad un certo punto lo spettatore si chiede come mai tutti gli amici di Andy, Red in primis, siano in prigione visto che, umanamente, sono le persone più simpatiche e buone sulla faccia della terra. Però, ammettiamolo, chi se ne frega? Un film non è la realtà, così come un racconto a volte deve mostrarci una realtà un po’ romanzata, altrimenti apriremmo un quotidiano o ci guarderemmo un telegiornale. Quindi, ignoriamo tutti questi “difetti” e passiamo oltre.

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La storia di Le ali della libertà è semplice, universale e, per questo, bella. Andy viene condannato (ingiustamente o meno lo si scopre a metà film, ma fino ad allora non è troppo importante) per l’omicidio della moglie e dell’amante di lei. Dopo un processo sommario viene condannato all’ergastolo e chiuso nel carcere di Shawshank, dove si svolge tutta la vicenda. Il senso della film sta tutto nel titolo originale: redemption in inglese significa sia redenzione che liberazione. A dire il vero Andy non si redimerà durante il film, anzi. Paradossalmente imparerà non a diventare malvagio, ma a giocare sporco mantenendosi comunque in linea con i suoi principi. Però redimerà gli altri, ricercando insistentemente la libertà dalla prigione, un traguardo non banalmente fisico, ma mentale: attraverso il triste personaggio di Brooks (vecchietto ormai “istituzionalizzato”, come dice il saggio Red, che dopo aver passato a Shawshank gran parte della sua vita si ritrova impossibilitato ad affrontare il mondo esterno) capiamo come il carcere imprigioni innanzitutto l’animo delle persone, privandole della speranza e dell’umanità, due cose che il protagonista cercherà di ottenere disperatamente, per lui in primis ma anche per gli altri e attraverso di loro. A cominciare dal piccolo squarcio di luce rappresentato dal poster di Rita Hayworth, per poi continuare con la birra, la biblioteca, la filodiffusione de Le nozze di Figaro e infine il diploma del giovane Tommy, la ricerca della libertà da parte di Andy, vista attraverso l’occhio cinico e disilluso (ma via via sempre più meravigliato) di Red continua in un crescendo di gioie, disperazioni ed ingiustizie che si concretizzano alla perfezione in un meraviglioso ed emblematico finale.

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Al cuore della vicenda, a sostenere una solida sceneggiatura, ci sono ovviamente gli attori. Tim Robbins interpreta un meraviglioso Andy, conferendogli quell’aria snob di chi è in carcere ma sa di non appartenere affatto a quel mondo; non un eroe nel senso stretto del termine, e nemmeno un perfetto redentore, ma un ometto quasi banale in apparenza, dall’insospettabile forza d’animo. Gli fa da degnissimo contraltare Morgan Freeman, talmente adatto come attore da spingere Frank Darabont a cambiare drasticamente la storia di King: nel libro, infatti, Red è irlandese e non afroamericano. Quando, nel film, Andy gli chiede “Ma perché ti chiamano Red?”, intelligentemente il personaggio risponde “Forse perché sono irlandese” e quindi scoppia a ridere. La regia è assai curata, la macchina da presa si sofferma sui particolari apparentemente più insignificanti e ci regala un paio di scene assolutamente indimenticabili: la prima è la splendida panoramica del carcere, visto dall’alto mentre arriva il furgone che trasporta anche Andy, con tutti i convitti che si radunano, curiosi, vicino alla recinzione. La seconda scena, indubbiamente la più famosa, è quella dove Andy allarga le braccia, a petto nudo, sotto la pioggia, il viso illuminato dai lampi e rivolto verso il cielo, un’immagine splendida che riesce sempre a commuovermi, anche grazie ad una meravigliosa colonna sonora che impreziosisce tutto il film. Insomma, se non lo aveste ancora capito, vado matta per Le ali della libertà, ma come al solito la visione del film vale molto più di qualsiasi parola potrei spendere io, quindi guardatelo!

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Del regista Frank Darabont ho già parlato qui, mentre per un piccolo excursus su Morgan Freeman, che interpreta Red, potete andare qua. Il regista è alle prese con una nuova serie che debutterà in tutto il mondo il 31 ottobre e che non vedo l’ora di vedere, The Walking Dead, mentre l’attore sta per tornare sugli schermi con un action assieme al divino Bruce Willis e dovrebbe riprendere il ruolo di Lucius Fox nel prossimo Batman diretto da Christopher Nolan.

Tim Robbins interpreta Andy Dufresne. A mio avviso uno dei migliori attori americani viventi, lo ricordo per film come Quinto potere, Top Gun, Howard… e il destino del mondo, Cadillac Man, Allucinazione perversa, America oggi, il bellissimo Arlington Road – L’inganno, Austin Powers la spia che ci provava, Alta Fedeltà, il meraviglioso Mystic River (per il quale ha vinto un Oscar come miglior attore non protagonista), Anchor Man: The Legend of Ron Burgundy e Tenacious D in The Pick of Destiny. Ha recitato nelle serie tv Santa Barbara, Love Boat, Moonlighting, doppiato un episodio de I Simpson e inoltre è anche regista: suo è infatti Dead Man Walking – Condannato a morte, dove recita, tra gli altri, la ex compagna storica Susan Sarandon). Ha 52 anni e tre film in uscita.

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Bob Gunton interpreta il viscido direttore del carcere, Norton. Americano, tra i suoi film segnalo Nato il quattro luglio, JFK – un caso ancora aperto, Giochi di potere, Demolition Man, L’ultima eclissi, Ace Ventura: missione Africa, Nome in codice: Broken Arrow, Mezzanotte nel giardino del bene e del male e Patch Adams; l’attore è inoltre molto attivo per quanto riguarda le serie televisive, infatti compare in episodi di Miami Vice, Law & Order, Avvocati a Los Angeles, Star Trek: The Next Generation, Perry Mason, Ally McBeal, Oltre i limiti, Greg the Bunny, CSI, Giudice Amy, Monk, Nip/Tuck, Desperate Housewives, Numb3rs e 24. Ha 65 anni e un film in uscita.

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William Sadler interpreta il prigioniero Heywood. Per me questo attore ha una faccia conosciutissima, dato che avrò visto almeno 6 volte I racconti della cripta – Il cavaliere del male, dove interpreta uno degli sfortunati avventori del motel, ma è comparso anche in molti altri film, come Poliziotto a 4 zampe, Die Hard 2 – 58 minuti per morire, Freaked – Sgorbi, Bordello of Blood, Il miglio verde (dove compariva nei panni del papà delle due bimbe uccise), The Mist e serie tv come L’ispettore Tibbs, Pappa e ciccia, Racconti di mezzanotte, Oltre i limiti, Star Trek: Deep Space Nine, Roswell, JAG, Tru Calling, Law & Order, CSI, Numb3rs, Medium, Criminal Minds. Americano, ha 60 anni e la bellezza di dieci film in uscita.

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Clancy Brown interpreta il bastardissimo capitano Hadley. Caratterista americano dalla faccia abbastanza riconoscibile, lo potete trovare in film come Highlander, l’ultimo immortale, Cimitero vivente 2, Dead Man Walking – Condannato a morte, Starship Troopers – fanteria dello spazio, Flubber – un professore fra le nuvole e Nightmare (non l’ho mica riconosciuto lì: interpretava il padre di Quentin, ammazza quanto è invecchiato!!) o in telefilm come Hazzard, Racconti di mezzanotte, Oltre i limiti, ER, Lost e Law & Order. Ultimamente si è specializzato come doppiatore di serie animate, tanto che la sua voce si può sentire in serie come La Sirenetta, Gargoyles, L’incredibile Hulk, Estreme Ghostbusters, Hercules, i divini The Angry Beavers, Superman, Ricreazione, Buzz Lightyear comando spaziale, Le superchicche, Jackie Chan Adventures, Kim Possible, Biker Mice From Mars, Wolverine & The X-Men, American Dad!, I pinguini di Madagascar; in originale tra l’altro presta la voce al Mr. Krabs di Spongebob. Ha 51 anni, un film in uscita e tre serie animate che beneficeranno della sua voce.

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David Proval interpreta Snooze, uno dei carcerati. Proval fa parte dell’infinita schiera di caratteristi utilizzati quasi esclusivamente per ruoli da mafioso (e in questo è assolutamente magistrale nei panni dello schifoso Richie Aprile ne I Soprano) e delinquente; lo ricordo per film come Mean Streets, Scuola di mostri, Viceversa,due vite scambiate, Un poliziotto in blue jeans, Amore all’ultimo morso, Four Rooms, dove interpreta il geniale Sigfried, Relic – l’evoluzione del terrore, Attacco al potere. Per la tv lo troviamo in serie come Il tenente Kojak, Supercar, Miami Vice, Saranno famosi, Jarod il camaleonte, West Wing, Giudice Amy e Tutti amano Raymond. Americano, ha 68 anni e otto film in uscita.

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Segnalo inoltre la guest appearance, nei panni di una guardia semplice, l’attore Paul McCrane, ovvero l’odioso (ma adorabile!!) Dr. Romano di E.R.  E ora.... giusto per sdrammatizzare, beccatevi il trailer fatto con degli spezzoni di una puntata de I Griffin che omaggia palesemente il film. Scusate la blasfemia e... ENJOY!!




giovedì 16 settembre 2010

I mercenari - The Expendables (2010)

Sarà che il mio cervello è ancora stordito per le continue esplosioni. Sarà perché la mia psiche è tuttora devastata dal testosterone. Sarà perché il mio animo vacilla ancora innanzi a dialoghi di una “profondità” inarrivabile… sarà quel che sarà, sono pronta a beccarmi una marea di insulti e a dichiarare, sul mio amato Bollalmanacco, che The Expendables di Sylvester Stallone è bello. Di più. E’ divertente e, nel suo genere, pure ben fatto. E dopo essermi giocata tutti i fedeli lettori con queste affermazioni, vediamo di giustificare la mia follia.


La trama (ahah!!): un gruppo di mercenari (gli Expendables, appunto) vengono ingaggiati per andare a fare fuori un sanguinario generale in una non precisata isoletta fittizia del Sud America. BOOM!, SMASH!, SOCK! e anche ZACK! Ah sì, in realtà il generale è un semplice pupazzo, il vero cattivo è un ex agente della CIA.


Dio benedica gente come Stallone. Erano anni che non vedevo un film che mi lasciasse, alternativamente, perplessa, meravigliata e piegata in due per terra dal gran ridere. Mi dispiace dirlo, ma nemmeno Quentin con i suoi Inglorious Basterds era riuscito ad ottenere un simile risultato, perché comunque sia ero consapevole di andare a vedere un film degno, con una trama, un perché, trasudante cinefilia. Coerentissimo con i principi tarantiniani. Ma Stallone è MOLTO più coerente. Quest’uomo ha fatto una sola cosa: ha riunito tutte (o quasi) le vecchie glorie degli action anni ’80 e ha creato un giocattolone da regalare a tutti quegli spettatori che sono cresciuti con lui. Non fa nessun tentativo di rendere la cosa più “matura”, meno zamarra, di ornare il tutto con orpelli psicologici, metafisici, non indulge nemmeno nella commossa nostalgia (tranne quando Rourke spreme una lacrima) perché, CAZZO, i duri non si commuovono!!! In The Expendables troverete solo botte, botti, bottane, dialoghi al limite dell’indecenza, muscoli, sguardi assassini sostanzialmente identici a sguardi stupiti, tristi, doloranti, felici (sì, Stallone ha una sola espressione, come sempre!), sudore, tatuaggi, moto, eroi che si spaccano di mazzate senza mostrare poi un graffio (anche se pare Stallone si sia rotto il collo mentre combatteva contro Steve Austin!), inseguimenti… e che schifo, direte voi!!! NO!! Perché il buon Sly ci infila dentro un’autoironia che porta a perdonargli tutto. E’ come se lui arrivasse e dicesse: “lo so che sono un tamarro della peggior specie, ma ditemi la verità… non è esattamente quello che volete da me?” E dopo averci pensato un po’ su, lo spettatore intelligente dovrebbe semplicemente annuire con un sorrisetto stronzo sulle labbra e sfidarlo: “E va bene, bietolone, vediamo un po’ fino a che punti puoi arrivare…”. Personalmente, ho perso la sfida. Stallone supera abbondantemente ogni aspettativa, trotterellando per tutto il film a braccetto col cattivo gusto volontario ed il trash consapevole ed uscendone comunque a testa alta.


Le riunioni di vecchie glorie, si sa, sono tristi. Botte di Natale ci ha mostrato un Bud Spencer e un Terence Hill bolsi, tristi e molli, di Blues Brothers 2000 non voglio nemmeno parlare. Stallone ha invece preso gli eroi degli action movie in un momento della loro vita, e della loro carriera, in cui un simile divertissement non era solo accettabile, ma anche sensato: tralasciando Jason Statham che è ancora giovane, Dolph Lundgren, Jet Li, Steve Austin e lo stesso Sly sono ancora performanti e credibili nei loro ruoli di supermacho indistruttibili, e l’ex Rambo è stato così intelligente da “relegare” delle divinità come Mickey Rourke (che ormai si presenta sempre conciato come il suo Whiplash di Iron Man 2!), Bruce Willis e un redivivo Schwarznegger in piccoli camei, un regalino per il pubblico più esigente. Inutile dire che la parte migliore del film, almeno per me, è stata il “confronto tra Terminator, Rambo e John McClane” con Stallone e Schwarzy a punzecchiarsi con citazioni dei loro personaggi più famosi, Willis che li apostrofa con un “va bene, adesso mettetevi a fare l’amore così potete far pace!” e la stilettata finale rivolta al governatore della California “Eh, fa così perché vuol diventare Presidente”. Geniale. Geniali tutti loro ad accettare di partecipare ad un film che sicuramente non rappresenta l’apice delle loro carriere, ma che sicuramente li mostra molto più intelligenti e coerenti rispetto ad un Van Damme che ha rifiutato di comparire perché il suo ruolo era troppo poco impegnato. Ah, perché, negli altri film a cui ha partecipato i suoi ruoli erano da Oscar! Mavvaaff…! Oltre alle vecchie glorie, comunque, voto dieci al personaggio di Terry Crews con le sue pallottole in grado di smembrare un uomo con un solo colpo. Decisamente all’altezza di coltelli che mozzano mani con un solo fendente!


E ora… le note dolenti, o divertenti, che dir si voglia. Ho detto prima che la mia scena preferita era quella del confronto tra i tre grandi. In realtà, il mio cuore va all’epica immagine di uno Stallone che corre… ricolmo di muscoli, afflitto dalla perenne paresi… ma dove, dove ho già visto una simile postura? Ecco! Assomiglia un sacco a Happy Feet, la stessa grazia, la stessa agilità, lo stesso modo di correre che avrebbe un pinguino con una scopa nel ****!! E poi, ovviamente, ci sono le incongruenze nella trama. Più o meno all’inizio del film, Stallone e Statham lasciano cadere dall’idrovolante litri e litri di napalm, che ovviamente l’erede di Bruce Willis fa esplodere con una singola pallottola, distruggendo il molo dove al momento sono presenti il villain principale e più o meno 3000 soldati. Ma se lo scopo principale è fare secco il generale che vive in una sorta di isolato castello, non era più comodo fare esplodere quello con il generale dentro, invece del molo?? E seconda cosa: ma perché il cattivo scappa per due ore trascinandosi dietro la donna concupita da Stallone, salvandola da esplosioni, morte, distruzione… solo per poi puntarle una pistola alla tempia minacciando Sly di farle saltare la testa se non lo avesse lasciato andare?? Ma è insensato!! Sparale subito ed evita di trascinarti dietro un gatto appeso ai marroni!! Inoltre, a dialoghi che intrecciano sparate da macho (Ehi, dì a Pluto di stare accccuccia…), clichè pseudofilosofici (Siamo ormai vuoti dentro…), tentativi di battute ironiche (Jet Li e il suo ricorrente: A me dovete pagarmi di più perché sono piccolo!), sparate da vero supercattivone bastardo (Sei fortunata.. Papà mi ha detto che le donne non si picchiano, al limite si spingono con forza… però lui <Eric Roberts indica Steve Austin> non aveva un papà come il mio, sai. A lui non frega un cazzo che tu sia donna. Lui è una MERDA.) e perle di puro trash “romantico” (Tieni. Questo è il numero del mio conto corrente… PROSCIUGALO, per il bene della tua gente) si aggiunge anche la pochezza dell’adattamento italiano. Addirittura le parole spagnole dell’ultimo discorso del Generale sono state sottotitolate in modo sbagliato, con un “sono stato” che è diventato “questo stato”. Ma vergogna!!! Comunque, ignoratele queste imperfezioni, ed andate a vedere The Expendables, davvero. Non vi dico di spenderci 8 euro, andateci al mercoledì, quando costa meno, e non scaricatelo/prendetelo in DVD perché sono convinta che non renderebbe nemmeno la metà. Andateci con animo lieto e con l’ingenuità di bambini, non ve ne pentirete!


Di Bruce Willis, che compare in un cameo nei panni dell’agente Church, ho già parlato qui, mentre Mickey Rourke, che interpreta il tatuatore Tool, lo trovate qua. Tra i prossimi progetti del mio pelato preferito, un paio di action movie che si prospettano per la maggior parte poco interessanti, un altro film col maledettissimo Shyamalan e, forse, un quinto episodio della serie Die Hard.

Sylvester Stallone, oltre ad essere il regista e cosceneggiatore del film, interpreta Barney. Quest’uomo è entrato nella storia degli action per la sua interpretazione dell’ex militare John Rambo nella serie di film a lui dedicati, quindi la sua presenza nel film e l’ideazione dello stesso è più che legittima. Tra le sue altre pellicole segnalo Il dittatore dello stato libero di Bananas, Rocky, Rocky II, Rocky III, Rocky IV, Cobra, Tango & Cash, Rocky V, Oscar – un fidanzato per due figlie, Fermati o mamma spara, Cliffhanger – l’ultima sfida, Demolition Man, Dredd – La legge sono io, Daylight – Trappola nel tunnel, Men in Black e Rocky Balboa. Ha inoltre doppiato il cartone Z la formica e partecipato a un episodio de Il tenente Kojak. L’attore, americano di origini italiane, ha 64 anni (e a quanto pare non se li sente…) e un film in uscita.


Jason Statham interpreta Christmas. Entrato nella storia degli action come “erede” di Bruce Willis (ma col cavolo che l’inglesetto ha il suo stile…), in realtà ha cominciato lavorando con Guy Ritchie per due film, decisamente meno mainstream e molto più interessanti, come Lock & Stock e Snatch, per poi continuare con roba come The Transporter, The Italian Job e The Pink Panther – La pantera rosa. Ha 38 anni e sette film in uscita.


Arnold Schwarzenegger appare in un cameo come avversario di Barney, il mercenario Trench. Se Stallone è il re degli Action movie, l’attore austriaco è l’imperatore, basti solo pensare ai suoi Terminator, Terminator 2 – Il giorno del giudizio, Commando e Predator, solo per citarne alcuni. Prima che la sua carriera si interrompesse per seguire velleità politiche che lo hanno portato ad essere governatore della California, ha partecipato a film come Conan il barbaro, Conan il distruttore, Danko, I gemelli, Atto di forza, Un poliziotto alle elementari, Last Action Hero – l’ultimo grande eroe, True Lies, Junior, Una promessa è una promessa, Batman & Robin, Giorni contati, Terminator 3 e Il giro del mondo in 80 giorni, oltre che a un episodio dei Racconti di mezzanotte. Ha 63 anni.


Jet Li interpreta Ying Yang. L’attore cinese è la stella orientale degli action USA, conquistandosi di diritto la partecipazione in The Expendables grazie a titoli come Arma letale 4, Romeo deve morire, The One, Hero, Fearless e La mummia: la tomba dell’imperatore dragone. Ha 47 anni e un film in uscita.


Dolph Lundgren interpreta il folle mercenario Gunner. “Io ti spiezzo in due”, disse il buon Ivan Drago ad uno spappolato Rocky; volevate mica che dopo questa mitica frase lo svedesone non fosse presente alla rimpatriata? Oltre a Rocky IV lo si può vedere all’opera in Agente 007 bersaglio mobile, I dominatori dell’universo (dove interpreta He – Man, l’uomo per eccellenza!!) e Johnny Mnemonic. Ha 53 anni e due film in progetto.


Eric Roberts interpreta l’ex agente CIA Munroe. Siccome il fratellino di Julia Roberts non è mai stato una star degli action movie, posso solo supporre che la sua partecipazione sia stata voluta da Stallone per commemorare la loro collaborazione nel film Lo specialista. Tra le altre pellicole in cui compare segnalo Il rompiscatole, L’angelo del male, A morte Hollywood e Il cavaliere oscuro, mentre tra i telefilm a cui ha partecipato cito Frazier, Oz, Il tocco di un angelo, Law & Order, Perfetti… ma non troppo, CSI: Miami e Heroes. Ha 54 anni e la bellezza di tredici film in uscita.


Charisma Carpenter interpreta la fidanzata di Christmas, Lacy. Normalmente una donna in questo contesto non la menzionerei nemmeno, ma ho passato anni a vederla in tv nel ruolo della divina Cordelia, prima in Buffy poi in Angel. Attiva soprattutto nelle serie televisive, ha partecipato ad alcuni episodi di Baywatch, Streghe, Veronica Mars e CSI. Americana, ha 40 anni e due film in uscita.


Tra gli altri mercenari spiccano le figure del famosissimo wrestler “Stone Cold” Steve Austin (che interpreta Paine, la guardia del corpo di Munroe), un altro lottatore come Randy Couture (Toll Road, uno degli Expendables) e il già citato Terry Crews, che tuttavia mi pare più attore da commedie o telefilm che star degli action (in effetti al suo posto doveva esserci Wesley Snipes, che tuttavia aveva problemi con il fisco americano e non poteva andare uscire dagli USA). Questi ultimi due, in particolare, mi sembrano poveri sostituti condannati a sopperire alla mancanza di vere guest star quali sarebbero dovuti essere Steven Seagal (che ha rifiutato per problemi col produttore del film) o Chuck Norris. Se vi è piaciuto questo film, oltre a consigliarvi ogni caposaldo degli attori coinvolti, vi direi anche di riesumare quell’A – Team uscito proprio quest’anno. E ora vi lascio con il trailer del film... ENJOY!!




lunedì 13 settembre 2010

Shrek - E vissero felici e contenti

E come tutte le belle cose, anche le serie cinematografiche finiscono. A dire il vero la saga di Shrek avrebbe dovuto già finire col terzo episodio, ma evidentemente la Dreamworks ci ha ripensato e ha deciso di produrne quest’anno un quarto, Shrek – E vissero felici e contenti (Shrek – Forever After), diretto dal regista Mike Mitchell.

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La trama: l’orcone verde non ne può più. La vita familiare, all’inizio piacevole, gli sta stretta. La goccia che fa traboccare il vaso è la festa di compleanno dei tre figlioletti, a seguito della quale, dopo un litigio con la mogliettina Fiona, Shrek decide di fare un patto con l’infido Tremotino (in originale Rumpelstiltskin, ecco perché sulle proprietà del nanetto si legge la lettera R, anziché T): un giorno da orco libero in cambio di un giorno della sua infanzia. Purtroppo per l’orco, l’incauto desiderio genera un universo in cui lui non è mai nato, dove Tremotino regna sovrano.. e dove gli orchi sono fuorilegge!

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Nei fumetti della Marvel, quando le idee languono, gli scrittori ricorrono talvolta a storie ambientate nel futuro o ai cosiddetti “What if…?”, letteralmente “Cosa succederebbe se…?”. Ne nascono storie più o meno interessanti, che possono o meno inserirsi nella continuity regolare se i personaggi e il mondo in cui si muovono entrano a far parte degli innumerevoli universi alternativi, dove un minimo evento (faccio l’esempio della morte del Prof. Xavier prima di fondare gli X-Men, che ha dato vita alla devastante Era di Apocalisse) cambia tutto quello che conosciamo. Questo è quello che accade nell’ultimo capitolo di Shrek: prosciugate le idee legate al solito mondo di fiaba, gli sceneggiatori hanno deciso di dare un bel colpo di spugna e ricominciare da capo introducendo il personaggio di Tremotino, gnometto malefico capace di esaudire i desideri altrui a fronte di clausole decisamente infami, e consentendo così allo spettatore di godersi gli amati protagonisti di Shrek in versioni rivedute, corrette.. ed esilaranti. Abbiamo così un obeso Gatto con gli stivali (“Sfamami… se osi!!”) che vale da solo il prezzo del biglietto, una Fiona guerriera e uno Zenzy gladiatore, il tutto inserito nel solito gioco citazionista e parodico che nasconde il solito messaggio profondo e “serio”: mai disprezzare ciò che abbiamo, perché potremo perderlo da un momento all’altro.

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Personalmente, direi che ben venga la perdita di ciò che abbiamo avuto finora dalla saga di Shrek. Sarà che del terzo film non rammento nulla, sarà che il primo ed il secondo episodio sono inarrivabili, sarà che il montaggio iniziale di questo Shrek – E vissero felici e contenti fa tanto Ricomincio da capo e si arriva a compatire l’orco verde per il tedio di una vita sempre uguale, sempre felice, senza nemici né problemi, ma l’arrivo di un universo alternativo dona nuova linfa vitale a personaggi che ormai avevano già detto tutto quello che potevano dire. La Fiona guerriera è mille volte meglio della Fiona mammina, e anche personaggi come il Gatto, Ciuchino o addirittura Zenzy all’inizio sprofondano in gag banalotte e già viste. Per quanto riguarda i nuovi villain, sono abbastanza carini e divertenti; Tremotino viene descritto come una sorta di “boss” della mala (dotato di parrucche intercambiabili che lo rendono assai simile a uno di quei mini troll) circondato da scagnozze streghe che sono un incrocio tra quelle del Mago di Oz e il Goblin dell’Uomo Ragno, mentre la presenza del Pifferaio Magico garantisce la riuscita degli esilaranti numeri musicali che hanno fatto la fortuna dei capitoli precedenti (il ballo collettivo degli Orchi è geniale, una delle gag più belle di tutto il film).

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Tra le cose negative di un film che alla fine merita e supera comunque la sufficienza c’è un finale troppo rapido, che lascia davvero il tempo che trova e che ci riporta, molto banalmente, alla situazione iniziale con il solito party/karaoke/ballo di gruppo conclusivo che ormai non fa quasi nemmeno più ridere. Non c’è il senso di addio definitivo che si percepiva in Toy Story 3, solo la sensazione di un capitolo aggiunto tanto per accontentare i fan e concedere anche a Shrek l’ambito “trattamento 3D” (inutile come per tutti gli altri cartoni animati, ma che due palle!!). E poi, una cosa che ho notato: ma gli orchi che popolano il quarto episodio e che spuntano tutt’a un tratto dopo che il desiderio di Shrek ha cambiato la storia di Molto Molto Lontano dove diamine erano nei film precedenti? Com’è che alla fine di questo capitolo ballano e cantano assieme agli altri personaggi nel finale come se ci fossero sempre stati? E su questa inquietante domanda.. chiudo la recensione!!

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Di Mike Myers, che in originale da la voce ad uno Shrek assai scozzese, ho già parlato qui. Cameron Diaz, che doppia l’orchessa Fiona, la trovate qua.

Mike Mitchell è il regista del film. Americano, ha già diretto Gigolò per sbaglio e Natale in affitto, oltre che ad alcuni episodi di Greg The Bunny. Ha 40 anni.

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Eddie Murphy in originale presta la voce a Ciuchino. Comico americano che mi ha praticamente cresciuta negli anni ’80, attualmente un po’ in declino se devo proprio dirlo, lo ricordo per film come 48 ore, Una poltrona per due, Un piedipiatti a Beverly Hills, Il bambino d’oro, Un piedipiatti a Beverly Hills 2, Il principe cerca moglie, Ancora 48 ore, Un piedipiatti a Beverly Hills 3, l’imbarazzante Vampiro a Brooklyn, Il professore matto, Il dottor Dolittle, La famiglia del professore matto, Shrek, Il dottor Dolittle 2, La casa dei fantasmi, Shrek 2 e Shrek terzo. Aveva già lavorato come doppiatore del traghetto Mushu in Mulan mentre per la tv lo troviamo in un episodio di Star Trek: The Next Generation. Ha 49 anni e un film in uscita.

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Antonio Banderas è il doppiatore originale del Gatto con gli Stivali. Geniale e versatile attore spagnolo scoperto dal regista Pedro Almodovar, è da parecchio una star internazionale. Tra i suoi film ricordo Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Legami!, lo splendido La casa degli spiriti, Philadelphia, Intervista col vampiro, Desperado, Four Rooms, Evita, La maschera di Zorro, Spy Kids, Spy Kids 2 – L’isola dei sogni perduti, Missione 3-D: Game Over, C’era una volta in Messico, Shrek 2, The Legend of Zorro e Shrek terzo. Ha 50 anni e sei film in progetto, tra cui un film dedicato interamente al Gatto con gli stivali che dovrebbe uscire nel 2011, dal titolo Puss in Boots, per il quale è prevista anche la presenza di Salma Hayek come doppiatrice.

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Julie Andrews in originale presta la voce alla Regina, madre di Fiona. Alzi la mano e, come sempre, si vergogni, chi non ha mai visto Mary Poppins; purtroppo noi italiani non abbiamo mai avuto l’onore di sentire la splendida voce originale di questa attrice e cantante inglese, ma la protagonista che dava il titolo al film era lei. Moglie del geniale regista Blake Edwards, che per scioccare l’audience volle l’ex babysitter canterina a seno nudo per il suo S.O.B., la ricordo per altri film come Tutti insieme appassionatamente, Victor Victoria, Shrek 2 e Shrek terzo, senza contare che presterà la voce alla mamma di Gru in Cattivissimo me. Ha 75 anni.

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John Cleese in originale doppia il Re, padre di Fiona. Meraviglioso attore inglese ed ex membro dei Monty Python, segnalo tra i suoi film Brian di Nazareth, Monty Python: il senso della vita, Un pesce di nome Wanda, Frankenstein di Mary Shelley, Mowgli – Il libro della giungla, Creature selvagge, Sperduti a Manhattan, Il mondo non basta, Rat Race, Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti, La morte può attendere, Charlie’s angels: più che mai, Shrek 2, Il giro del mondo in 80 giorni, Shrek terzo e La pantera rosa 2. Per la tv ha recitato in episodi di Agente Speciale, Monty Python’s Flying Circus, Monty Python, Doctor Who, Fawlty Towers, il meraviglioso Una famiglia del terzo tipo e Will & Grace, mentre come doppiatore aveva già lavorato nei film Fievel conquista il West, L’incantesimo del lago, George re della giungla…?, Charlotte’s Web, e alla versione inglese del Pinocchio di Benigni, nei panni del Grillo Parlante. Ha 71 anni e due film in uscita.

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Inutile dire che, se vi è piaciuto il quarto episodio, vi consiglio di vedere anche i primi tre, se non lo avete già fatto. Vi lascio ora con il trailer originale del film... ENJOY!!




sabato 11 settembre 2010

436 - la profezia

Nella sterminata produzione cinematografica mondiale, vengono girati anche dei film che finiscono direttamente su dvd o cassetta, senza essere distribuiti al cinema. La maggior parte delle pellicole in questione sono degli obbrobri inguardabili, ovviamente. Questo 436: la profezia (Population 436), diretto nel 2006 dalla regista Michelle Maxwell MacLaren, sta esattamente in mezzo. Non è completamente improponibile ma neppure meraviglioso.


Trama: un impiegato dell’ufficio censimenti viene incaricato di indagare sulla cittadina di Rockwell Falls, che da tempo immemorabile ha una popolazione fissa di 436 persone. Peccato che non sia molto conveniente varcare i confini della cittadina in questione, e cercare di capire cosa si nasconde dietro a questo numero fisso…


images2Come ho detto all’inizio, 436: la profezia è un film prodotto per il mercato dell’home video. Sapete, come quei seguiti pacco dei meravigliosi film Disney, tipo Il Re Leone 2, Il ritorno di Jafar o simili, che non sono nemmeno degni di leccare le scarpe agli originali, anche a causa di budget ovviamente limitati. Quindi il film in questione non è particolarmente degno di nota, sia per quanto riguarda gli effetti speciali, sia per quanto riguarda la regia, prevalentemente di stampo televisivo ed intervallata da sporadici flash composti da inquietanti immagini apparentemente senza senso. Anche la trama in sé è abbastanza idiota ed infarcita di riferimenti alla numerologia biblica, francamente ridicoli e tirati per i capelli, e non nego che all’inizio mi è venuta voglia di smettere di guardarlo tanta era la noia che incombeva alla vista dell’ennesima cittadina sonnolenta ma misteriosa, popolata da abitanti sonnolenti ma misteriosi, con un protagonista impegnato a risolvere l’ennesimo mistero o perire nel tentativo. Una puntata di Scooby Doo, insomma, se non fosse che verso metà film ci si da una svegliata.


Infatti è quando viene finalmente mostrato cosa accade durante la plurinominata festa del raccolto che 436: la profezia comincia a diventare interessante e la follia degli abitanti diventa davvero inquietante. La razionalità dello spettatore cerca di tenere duro fino all’ultimo, ma chi è particolarmente attento riuscirà a capire almeno dieci minuti prima come andrà a finire il film ed effettivamente la soluzione è comoda ma non del tutto stupida.. posso dire che lascia con un senso profondo di correttezza matematica? Direi di sì, è la sensazione giusta. Guardare per credere. Aggiungo inoltre che le ambientazioni arcaiche e soprattutto i manicomi che ancora praticano lobotomie e affini sono come sempre di mio gusto, ciò nonostante l’uso improprio dei banjo come mezzo per sottolineare l’ingenuità e la perversione di fondo degli autoctoni ormai mi ha saturato il cervello, basta con questi clichè! Detto questo, gli attori a parte tutto non sono male, anche se la protagonista femminile, come sempre, è una moscia campagnoletta sexy e Fred Durst, che interpreta il suo fidanzato cornuto, incarna un personaggio di rara sfiga e ancor più rara mancanza di spina dorsale. In poche parole, se non avete nulla di meglio da fare guardatelo e senza troppi pregiudizi. Ci sono film ben peggiori, con questo si può passare un’oretta e mezzo di relax. Solo una cosa, però, mi chiedo.... a che pro la manfrina degli orologi che devono essere fermati e poi rimessi a posto? Mah...


Di Jeremy Sisto, che interpreta il protagonista, ho già parlato qui.

Michelle Maxwell MacLaren è la regista del film. Canadese, oltre alla pellicola in questione ha girato principalmente episodi di serie televisive, tra cui X – Files, Senza traccia, Law & Order e Lie To Me. La regista ha 45 anni e al momento è impegnata a dirigere un episodio della serie The Walking Dead, prodotta da Frank Darabont, che non vedo l’ora di gustarmi!!


Fred Durst interpreta lo sfigatissimo Bobby. Inutile dire che il motivo principale per cui ho guardato questo film è stata la sua presenza perché, nonostante i Limp Bizkit non fossero il mio gruppo preferito (un intero cd non sono mai riuscita ad ascoltarlo e prima che qualcuno lasci commenti idioti, sì: sono ignorante come una scarpa per quanto riguarda la musica, non mi vergogno a dirlo), non si può negare che avessero un front man da perderci le bave. Chiusa parentesi, il buon Fred ha anche girato qualche film e partecipato a telefilm come Dr. House. Poca roba, via. Americano, ha 40 anni.


Premiere+Speed+Racer+2008+Tribeca+Film+Festival+10ZQYB2l9dDlE ora vi lascio al trailer del film in questione... ENJOY!!