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venerdì 23 settembre 2011

Carnage (2011) - Recensione

Dritto dritto dalla Mostra del cinema di Venezia arriva miracolosamente anche dalle mie parti l’ultima fatica di Roman Polanski, quel Carnage tratto dalla pièce teatrale Il dio del massacro di Yasmina Reza (anche sceneggiatrice della pellicola, assieme al regista).



Trama: due famiglie sono costrette a confrontarsi quando il figlio dei Longstreet viene picchiato con un bastone dal figlio dei Cowan. Inizialmente i toni della discussione sono concilianti e civili, ma l’idillio non dura a lungo…



Roman Polanski è un autore che personalmente amo molto, sebbene non abbia visto tutti i suoi film ma solo i più famosi e quelli un po’ più horror. Quello che mi piace della gran parte delle sue opere è la feroce ironia e la critica neppure troppo sottile della borghesia, delle piccole bugie che sono parte integrante della sua stessa esistenza. Queste due caratteristiche si ritrovano in questo Carnage, una commedia intellettuale nera, molto breve e di stampo teatrale, resa splendidamente dalla bravura di quattro attori a dir poco perfetti. Dopo una breve introduzione muta, ripresa da lontano (e che ritornerà nel finale come un cerchio perfetto), che ci introduce il motivo dell’incontro delle due famiglie, l’occhio del regista “viola” l’intimità dell’appartamento dei Longstreet e ci mostra impietosamente quello che può accadere dietro una facciata di civiltà ed apparente normalità, in un microcosmo che riflette, purtroppo, la realtà in cui viviamo.



Comincia così un film che, nonostante si svolga all’interno di un appartamento e sia assai verboso, non è per nulla statico né noioso. Il confronto tra le due famiglie da il La ad una riflessione sulla società moderna, dove i rapporti sono resi difficili dalle convenzioni imposte dalla civiltà, convenzioni che spesso seguiamo senza esserne convinti perché cozzano con il nostro fondamentale egoismo ed individualismo: è il “dio del massacro” del titolo originale che, sotto sotto, guida ogni nostra azione, anche quando sembra essere compiuta per altruismo, o per difendere qualcuno che ci sta a cuore. E’ quella volontà di  primeggiare sugli altri, sempre e comunque, di mostrarci perfetti, di mantenere le apparenze, di combattere con le unghie e con i denti per avere successo nella vita, anche a scapito della famiglia, degli amici, della serenità. I quattro protagonisti di Carnage sono, in tal senso, dei perfetti “adepti” di questo dio, anche quelli che in apparenza si battono per l’interesse dei figli e che sono più buoni e civili degli altri.



Non entrerò troppo nel dettaglio per non togliere la sorpresa a chi vuole andare a vedere il film, ma la cosa interessante di Carnage è il continuo alternarsi dei ruoli, delle “alleanze” tra personaggi, delle dinamiche di conflitto (essenzialmente quattro, oltre ovviamente all’evento scatenante iniziale: il fatto che Alan sia sempre al telefonino, la sua causa con una casa farmaceutica, i frequenti malori di Nancy, il criceto che John avrebbe abbandonato per strada). Le certezze del pubblico e i cliché vengono intelligentemente ribaltati:  il “cattivo” della pellicola è l’unico consapevole della realtà odierna e l’unico che, quindi,  segue coerentemente i suoi valori (o meglio, i suoi NON valori, visto che del figlio non gliene frega nulla, della famiglia tanto meno e non fa niente per nasconderlo, fino alla fine). In un certo senso quindi l’unico personaggio sincero e quindi relativamente positivo è lui, sicuramente più di quanto non siano gli altri tre: Nancy è debole, vanesia e schiava delle apparenze, Penelope invece è progressista e pacifista in apparenza ma in realtà è un’egoista che sfrutta i problemi del figlio solo per mostrare le sue presunte qualità, insoddisfatta della vita e con un marito felice della propria ignoranza e mediocrità, costretto a tenere alte le aspettative della moglie. Gli attori che interpretano questi quattro personaggi sono ovviamente tutti bravissimi; personalmente, adoro Christoph Waltz quindi forse non sono molto obiettiva nel dire che il migliore è sicuramente lui, tuttavia anche John C. Reilly, che solitamente non sopporto, incarna alla perfezione il difficile personaggio di John.  Però, oltre alle interpretazioni magistrali e alla storia effettivamente accattivante ed interessante, ho amato soprattutto il finale. Senza rivelarlo, dico solo che è meraviglioso assistere ad un’ora e mezza di esilaranti scene isteriche, comportamenti a dir poco grotteschi e sceneggiate da primedonne… solo per poi vedere ribadita la loro inutilità con una conclusione ironica e pungente, dove le immagini parlano da sole, senza bisogno di ulteriori dialoghi. Insomma andate a vedere Carnage perché, nel suo genere, è davvero un piccolo gioiello.



Di Christoph Waltz, che interpreta Alan Cowan, ho già parlato qui. Kate Winslet interpreta Nancy Cowan, trovate il suo trafiletto qua. Anche John C. Reilly, nei panni di John Longstreet, ha avuto modo di comparire sul Bollalmanacco qui.

Roman Polanski (vero nome Rajmund Roman Liebling) è il regista della pellicola. Un altro dei miei registi preferiti in assoluto, lo ricordo per film come Per favore non mordermi sul collo, il bellissimo Rosemary’s Baby, Chinatown, Pirati, La nona porta, Il pianista (con il quale ha vinto l’Oscar come miglior regista) e Oliver Twist. Francese, anche attore, sceneggiatore e produttore, ha 78 anni.



Jodie Foster (vero nome Alicia Christian Foster) interpreta Penelope Longstreet. Universalmente considerata come una delle attrici più potenti di Hollywood, emblema di un tipo di cinema “di massa” ma anche molto intellettuale, la ricordo per film come Due ragazzi e … un leone, Taxi Driver, Tutto accadde un venerdì, Una ragazza, un maggiordomo e una lady, Hotel New Hampshire, lo splendido Il silenzio degli innocenti (per il quale ha vinto il suo secondo Oscar come migliore attrice protagonista, il secondo era arrivato nel 1989 con Sotto accusa) , Il mio piccolo genio, Sommersby, Nell, Anna and the King, Panic Room e il recente Mr. Beaver. Ha partecipato anche a serie come Una moglie per papà, The Addams Family, X – Files e doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttrice e regista, ha 49 anni e un film in uscita.



E ora vi lascio col trailer originale del film... ENJOY!!




Pubblicato su The Ed Wooder

3 commenti:

  1. Quattro protagonisti strepitosi in un film non facile ma imperdibile

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  2. Sono d'accordo con la tua analisi. Personalmente lo ritengo uno dei lavori più interessanti di Polanki, la cui lunga carriera ha fortunatamente riservato diversi gioielli.

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